PIU' FALCHI, MENO CATAFALCHI - LADY FINANZA NON È STATA FURBETTA - LADY RODOTÀ RISPONDE ALLA DOMANDA DELLA COMPAGNA LIDIA RAVERA: "PERCHÉ NESSUNA TRA LE FEMMES FATALES DA ROTOCALCO DIMOSTRA LA BENCHÉ MINIMA ATTENZIONE ALLA MORALITÀ DEL PROPRIO PARTNER?".

Maria Laura Rodotà per il Corriere della Sera


Domanda di bambina informata, l'altra sera, sentendo un tiggì: «Ma Ricucci non è quello che voleva comprare il Corriere, che era sposato con una che si chiamava, tipo, Giovanna d'Arco?». Non Giovanna d'Arco, Anna Falchi. Adesso, in effetti, a suo modo, a rischio rogo mediatico previa processo alle intenzioni. La finnico-romagnola bella e fiorente (fiorita a lungo, «noi finlandesi ci sviluppiamo tardi», spiegò dopo un improvviso e trionfale aumento della misura di reggiseno) viene segnalata - e neanche troppo sottilmente sfottuta - in lacrime, nella casa coniugale, con mamma e fratello Sauro, avvinta all'«inseparabile gatto Dino» che dorme in una cuccia di Louis Vuitton.

Ed è un personaggio nazionale in negativo; forse per ingenuità unita a un po' di avidità e a un po' di ansia di sistemarsi; certo con qualche problema pratico. Per dire, un'immagine pubblica ormai segnata dal legame col raider finito male; e poi, sui soldi, chissà, chissà se e quanto si era fatta intestare al riparo dai guai (non tanti dei soldi di Ricucci erano veramente suoi, si teme), chissà come ne esce. E insomma, su di lei sono nati vari filoni critici. Per esempio:

a) Falchi è stata una furbetta. Non nel rastrellare azioni pericolosamente;
nello sposare un uomo dalle attività cosi poco chiare. «Perché nessuna tra le femmes fatales da rotocalco dimostra la benché minima attenzione alla moralità del proprio partner?», si chiedeva ieri la scrittrice Lidia Ravera sull'Unità. E a ripensarci: nell'estate 2005, durante le grandi manovre tra giornali e banche, la compagna adulta e vaccinata del raider più esposto avrebbe dovuto porsi delle domande.



E magari incoraggiare l'amato a seguire i propri istinti: come il dubbio, da lui sagacemente espresso, su quelli che volevano darsi a pratiche gay usando le terga degli altri, nel caso le sue. Così è andata. D'altra parte: Falchi e Ricucci stavano insieme da anni, e con uomini così le donne che fanno troppe domande non resistono a lungo, si sa (anche nel Padrino, Kay Adams Corleone faceva finta di niente per anni prima di lasciare Michael; ed era una laureata di Dartmouth, mica una sciacquetta).

b) Falchi non è stata furba per niente. Per mesi ha rilasciato interviste continue, da editora di giornali, da casalinga sexy, da donna di bon ton, da consorte piangente. Si è fatta fotografare in pose plastiche (o romantiche, al matrimonio). Negli ultimi mesi non è riuscita a contenere i pettegolezzi su una separazione da Ricucci. Un disastro comunicativo da manuale. D'altra parte: due che vivono insieme per vari anni qualcosa in comune devono pure averlo: forse la voglia di esibire e comparire, in questo caso, forse a loro piaceva.

c) Falchi non ha gusto. Critica facile: la coppia bonona loquace-buzzicone dei Castelli è andata fortissimo, faceva ridere normali e snob; anzi, inconfessabilmente, con le sue opulente burinate faceva ridere e sognare. Faceva. Perché l'unica vera morale di questa brutta storia sarà magari utile alle bambine che sanno di Ricucci e Giovanna d'Arco. Perché il modello bellona-bonona-velina che si sistemava conquistando il riccone sembra non funzionare più. Le Veline vengono lasciate dai calciatori (pare le trovino intercambiabili); le bellone hanno fidanzati in bancarotta o mariti a Regina Coeli. Quindi, belle o no, meglio studiare: economia, tenendo presente come case study cautelativo le profetiche battute di Stefano Ricucci; o comunicazioni, ricordando i passi falsi della povera Anna Falchi, Lady Finanza per cinque minuti, ora Giovanna d'Arco dei rotocalchi; stavolta non contenta di comparire, si teme.


Dagospia 21 Aprile 2006