"BUCHI", RISSE E CONSULENZE VIAGGIO NEI MISTERI DEL TOROC - I DOCUMENTI RACCONTANO IL TERRIBILE 2005 TRA DEFICIT E DIMISSIONI - I VERBALI DEL COMITATO CONSEGNATI ALLA REGIONE SVELANO TUTTE LE MANOVRE ATTORNO A TORINO 2006.
Paolo Griseri per la Repubblica-Torino
Vista dai verbali dell'Ufficio di presidenza, la navigazione di Torino 2006 è, se possibile, ancora più perigliosa di quanto non sia apparso all'esterno. Sei anni, un centinaio di riunioni, oltre mille pagine di resoconti che nei giorni scorsi sono stati consegnati alla Regione su sollecitazione dell'opposizione. Una documentazione che oggi Repubblica è in grado di anticipare.
I due capitoli più drammatici sono quelli del febbraio-marzo 2005 quando lo scontro tra l'allora direttore generale, Paolo Rota, e il suo vice, Marcello Pochettino, si conclude con l'allontanamento di ambedue. E la battaglia dell'inverno 2005 sui bilanci, quando addirittura, per qualche giorno, si paventò l'ipotesi di non svolgere i Giochi. Il conflitto Rota-Pochettino, in atto da mesi, si consuma nella riunione del 7 marzo 2005.
Il supervisore Pescante prende la parola: «Il rapporto conflittuale interno - proclama - è ormai insostenibile, anche nei confronti del Cio. Ho evitato il commissariamento ma adesso vanno presi dei provvedimenti. Caro Rota, la invito a lasciare questa riunione». Alle 12,55 il direttore generale abbandona la sala. Pescante riprende la parola: «Ribadisco la mia totale fiducia e stima a Castellani. Con grande rammarico, pur riconoscendo lo straordinario lavoro svolto in questi anni e rendendo omaggio alla sua persona, devo chiedere a Rota, nell'interesse generale, di fare un passo indietro consensuale. Chiedo la stessa cosa a Pochettino con la differenza che nel suo caso il suo comportamento etico-professionale ha avuto qualche sbavatura. Anche in questo caso però chiedo che il passo indietro sia consensuale».
Tutti concordano. Toccherà a Vaciago e Barra sostituirli. Ma chi ha diffuso le notizie sulla polemica? «Io ho diffuso alcune notizie - dice il sindaco Chiamparino - perché non era tollerabile che una parte della struttura del Toroc cercasse consensi all'esterno». I due manager sono fuori ma si consolano con la buonuscita che riusciranno a strappare. Il 17 ottobre le loro due situazioni vengono «risolte consensualmente con il pagamento ad entrambi di due annualità di stipendio: 900 mila euro per Paolo Rota e 677 mila per Pochettino».
A fine 2005 c'è il dramma del bilancio. I soldi promessi dal governo in Finanziaria non arrivano. Il disavanzo è ormai a 126 milioni. Dal 20 dicembre al 16 gennaio si susseguono 4 riunioni dell'Ufficio di presidenza. È tutto un alternarsi di speranze e delusioni: Gratta e vinci in forse, promesse di Letta che si riveleranno infondate. Solo Comune e Regione riusciranno a metterci una toppa. Non è del resto la prima volta che i vertici del Toroc si trovano a fronteggiare la crisi. Già nel 2004 alcuni consiglieri si chiedono l´un l´altro: «Ma se andiamo in rosso dobbiamo pagare noi personalmente?». Quella volta il governo interviene imponendo Pescante in cambio di un aiuto da 180 milioni.
Merita un capitolo a parte la lunga vicenda delle tensioni con il Coni. Già nel 2001 il presidente Petrucci e il segretario Pagnozzi si scontrano duramente con Castellani e il suo staff. L'occasione è la decisione di togliere alla società romana Mka l'autonomia di scelta sul sito di casa Italia a Salt Lake City. «Siete stati ingiusti con Mka», sbotterà a un certo punto Petrucci rinfacciando al Toroc la scelta di una sede diversa da quella concordata. «Era a cinque chilometri dalle gare e costava di più del sito scelto da noi», ribattono da Torino. Al Coni fanno il muso e staccano il collegamento in videoconferenza.
Più difficile approfondire il dolente capitolo delle consulenze. Divertente la trattativa con Alberto Tomba. Petrucci si preoccupa «che il nome faccia ombra agli altri atleti italiani». Per sponsorizzare i giochi la «Bomba» chiede 1,4 miliardi di lire. Il Toroc offre 150 milioni all´anno. Si medierà su 800 milioni per cinque anni, quasi il triplo di quanto viene riconosciuto al piemontese Pierino Gros. Baruffe, scontri e tanto ordinario lavoro per realizzare un evento che, alla fine, è stato un successo a livello internazionale.
Dagospia 08 Giugno 2006
Vista dai verbali dell'Ufficio di presidenza, la navigazione di Torino 2006 è, se possibile, ancora più perigliosa di quanto non sia apparso all'esterno. Sei anni, un centinaio di riunioni, oltre mille pagine di resoconti che nei giorni scorsi sono stati consegnati alla Regione su sollecitazione dell'opposizione. Una documentazione che oggi Repubblica è in grado di anticipare.
I due capitoli più drammatici sono quelli del febbraio-marzo 2005 quando lo scontro tra l'allora direttore generale, Paolo Rota, e il suo vice, Marcello Pochettino, si conclude con l'allontanamento di ambedue. E la battaglia dell'inverno 2005 sui bilanci, quando addirittura, per qualche giorno, si paventò l'ipotesi di non svolgere i Giochi. Il conflitto Rota-Pochettino, in atto da mesi, si consuma nella riunione del 7 marzo 2005.
Il supervisore Pescante prende la parola: «Il rapporto conflittuale interno - proclama - è ormai insostenibile, anche nei confronti del Cio. Ho evitato il commissariamento ma adesso vanno presi dei provvedimenti. Caro Rota, la invito a lasciare questa riunione». Alle 12,55 il direttore generale abbandona la sala. Pescante riprende la parola: «Ribadisco la mia totale fiducia e stima a Castellani. Con grande rammarico, pur riconoscendo lo straordinario lavoro svolto in questi anni e rendendo omaggio alla sua persona, devo chiedere a Rota, nell'interesse generale, di fare un passo indietro consensuale. Chiedo la stessa cosa a Pochettino con la differenza che nel suo caso il suo comportamento etico-professionale ha avuto qualche sbavatura. Anche in questo caso però chiedo che il passo indietro sia consensuale».
Tutti concordano. Toccherà a Vaciago e Barra sostituirli. Ma chi ha diffuso le notizie sulla polemica? «Io ho diffuso alcune notizie - dice il sindaco Chiamparino - perché non era tollerabile che una parte della struttura del Toroc cercasse consensi all'esterno». I due manager sono fuori ma si consolano con la buonuscita che riusciranno a strappare. Il 17 ottobre le loro due situazioni vengono «risolte consensualmente con il pagamento ad entrambi di due annualità di stipendio: 900 mila euro per Paolo Rota e 677 mila per Pochettino».
A fine 2005 c'è il dramma del bilancio. I soldi promessi dal governo in Finanziaria non arrivano. Il disavanzo è ormai a 126 milioni. Dal 20 dicembre al 16 gennaio si susseguono 4 riunioni dell'Ufficio di presidenza. È tutto un alternarsi di speranze e delusioni: Gratta e vinci in forse, promesse di Letta che si riveleranno infondate. Solo Comune e Regione riusciranno a metterci una toppa. Non è del resto la prima volta che i vertici del Toroc si trovano a fronteggiare la crisi. Già nel 2004 alcuni consiglieri si chiedono l´un l´altro: «Ma se andiamo in rosso dobbiamo pagare noi personalmente?». Quella volta il governo interviene imponendo Pescante in cambio di un aiuto da 180 milioni.
Merita un capitolo a parte la lunga vicenda delle tensioni con il Coni. Già nel 2001 il presidente Petrucci e il segretario Pagnozzi si scontrano duramente con Castellani e il suo staff. L'occasione è la decisione di togliere alla società romana Mka l'autonomia di scelta sul sito di casa Italia a Salt Lake City. «Siete stati ingiusti con Mka», sbotterà a un certo punto Petrucci rinfacciando al Toroc la scelta di una sede diversa da quella concordata. «Era a cinque chilometri dalle gare e costava di più del sito scelto da noi», ribattono da Torino. Al Coni fanno il muso e staccano il collegamento in videoconferenza.
Più difficile approfondire il dolente capitolo delle consulenze. Divertente la trattativa con Alberto Tomba. Petrucci si preoccupa «che il nome faccia ombra agli altri atleti italiani». Per sponsorizzare i giochi la «Bomba» chiede 1,4 miliardi di lire. Il Toroc offre 150 milioni all´anno. Si medierà su 800 milioni per cinque anni, quasi il triplo di quanto viene riconosciuto al piemontese Pierino Gros. Baruffe, scontri e tanto ordinario lavoro per realizzare un evento che, alla fine, è stato un successo a livello internazionale.
Dagospia 08 Giugno 2006