BERGAMO: MOGGI FACEVA USARE UN CELLULARE ANTI-INTERCETTAZIONI - IL GUARDALINEE DI MAURO: COSÌ CAPIVAMO CHI FAVORIRE - LA ZARINA FAZI URLÒ A MOGGI: "BASTA, SEI UNA SANGUISUGA" - MEANI (MILAN) ALL'ASSISTENTE: "DICO A GALLIANI CHE SEI DEI NOSTRI".

1 - MOGGI FACEVA USARE UN CELLULARE ANTI-INTERCETTAZIONI
Flavio Haver per il Corriere della Sera


Nell'interrogatorio del 25 maggio davanti ai pm di Napoli Paolo Bergamo ammette di aver ricevuto da Moggi un telefonino con scheda estera che non è stato intercettato: «...Moggi mi consegnò tra dicembre 2004 e gennaio 2005 un apparecchio cellulare contenente una scheda di nazionalità sicuramente non italiana affinché comunicassimo con tale apparecchio. Mi viene chiesto di indicare la marca e il modello del telefono cellulare e io rispondo che non lo ricordo. Mi viene chiesto attraverso quale azione materiale io effettuavo la ricarica della scheda telefonica e rispondo che, su indicazione di Moggi, digitavo un codice numerico sull'utenza cellulare sapendo che attraverso questa semplice operazione la scheda veniva ricaricata... Ho ricevuto telefonate su questa scheda solo da Luciano Moggi e da Pier Luigi Pairetto... Mi sembra di aver parlato con Pairetto per cui si è deciso di utilizzare l'apparecchio anche per nostre comunicazioni su argomenti più delicati e cioè relative a commenti più specifici sull'arbitraggio di alcune partite, con particolare riguardo ad eventuali errori commessi dagli arbitri... Mi viene chiesto se Pairetto si dotò di tale apparecchio prima o dopo il momento in cui ebbi la disponibilità dell'utenza da Moggi: probabilmente ciò avvenne dopo. Colloco in quel periodo la circostanza in quanto mi sembra di ricordare che ebbi una discussione con Carraro piuttosto animata e quindi intesi commentarla con Pairetto su un'utenza riservata... Ebbi con Carraro due discussioni piuttosto vivaci: una nel corso delle Olimpiadi di Atene, nell'agosto del 2004, e l'altra dopo la partita Roma-Juventus».

I SEGNALI - Il guardalinee Aniello Di Mauro è stato interrogato il 13 maggio: «Mi viene chiesto quali erano i segnali del sistema che ci facevano comprendere se un arbitro o un assistente fosse gradito ad alcune squadre. Il segnale più importante era quello di ripetere nel corso di una stagione più volte le gare disputate da Juventus e Milan e l'ulteriore riscontro era che se un collega, per dette squadre, fosse stato protagonista di un episodio sfavorevole, lo stesso certamente non veniva più riproposto... I segnali che facevano capire se una squadra venisse o meno favorita dai designatori possono considerarsi quelli di soffermarsi da parte degli stessi, durante i raduni e nel corso degli approfondimenti tecnici, su episodi mostratici su supporti video-magnetici, in particolare su quelli sfavorevoli alle suddette società e quasi mai quelli a loro favorevoli».

SMS NELL'INTERVALLO - L'arbitro Marco Gabriele ha avuto il faccia a faccia con i pm il 30 maggio. Ha parlato dell'infuocato Roma-Juventus 1-2, delle pesanti contestazioni dei giocatori giallorossi. Lui era il quarto uomo: «Rappresentai all'arbitro Racalbuto e agli assistenti Pisacreta e Ivaldi che i cameraman di Sky avevano riferito alle panchine che il gol di Cannavaro era stato segnato in fuorigioco. Mentre stavamo parlando all'interno degli spogliatoi mi accorsi che sul mio cellulare era arrivato un messaggio di Bergamo: "Fate attenzione, gol Juve fuorigioco"».

NUOVI INTERROGATORI - E in Procura a Napoli potrebbero esserci presto nuovi interrogatori. I difensori della «Zarina» Maria Grazia Fazi e di Bergamo, Bruno Ricciotti e Gaetano Scalise, chiederanno che vengano ascoltati nei prossimi giorni. Per collaborare? Chissà, forse.

2 - LA ZARINA FAZI URLÒ A MOGGI: "BASTA, SEI UNA SANGUISUGA" - MEANI (MILAN) ALL'ASSISTENTE: "DICO A GALLIANI CHE SEI DEI NOSTRI"
Marino Bisso e Corrado Zumino per Repubblica.it


Ecco la figura della zarina, la bionda e massiccia donna degli arbitri, stagliarsi con una sua forza ricattatoria tra le carte dell'inchiesta "Off-Side", le ottanta pagine con cui i sostituti procuratori Narducci e Beatrice hanno chiuso l'inchiesta sullo scandalo. La donna, accusata da Manfredi Martino di aver consumato nel retrobottega di Coverciano il rito dei bigliettini degli arbitri infilati nelle sfere del sorteggio, era diventata un pericolo per la cupola. Da sola, aveva scelto di giocare su due campi: la Juve e i nemici del Milan.



La posizione di Maria Grazia Fazi, meglio definita nonostante i suoi silenzi, offre nuove preoccupazioni ad Adriano Galliani. Il dirigente arbitrale Martino il 26 maggio ha raccontato ai pm: "Il rapporto particolare tra la Fazi e le società di Juve e Milan nasce nell'agosto 2003 in occasione della gara di Supercoppa Milan-Juve che si disputò a New York. La Fazi voleva a tutti i costi fare quel viaggio... la sua insistenza fu tale che i due designatori decisero di anticipare le spese del suo biglietto aereo. A New York non aveva una stanza prenotata e disse che era stata invitata dalla Juventus... Lì avviò stretti rapporti con il gruppo dirigente juventino e con il dirigente del Milan Meani...

In futuro gli avrebbe comunicato in anticipo le griglie arbitrali... La Fazi era legata anche alla Lazio... Questo atteggiamento portò al suo allontanamento dall'ufficio arbitri nel 2004: lo pretesero i dirigenti juventini quando lei telefonò all'arbitro Pieri, ritenuto strettamente legato alla Juventus, affinché non penalizzasse il Milan".

Firmò la sua fine. Ancora: "La donna era amica di De Santis, Trefoloni e Collina..." e quando "acquistò del materiale a un prezzo molto conveniente dall'arbitro Stefano Ayroldi, commerciante di sanitari, quest'ultimo venne inserito in fascia A". Alla fine la zarina entrò in conflitto con lo stesso Luciano Moggi: "La devi finire di essere una sanguisuga", gli urlò, "ti abbiamo dato tutto e tu hai preso da tutti".

Le nuove carte mettono altri carichi sulle spalle del dirigente milanista Meani. Così rassicura al telefono il guardalinee Copelli: "Parlo con Galliani, lui lo sa, gli dico: questo qui è un nostro uomo". Copelli nell'interrogatorio del 13 maggio rivela: "Se un assistente avesse voluto arbitrare un incontro del Milan non si doveva rivolgere ai designatori, ma a Meani. Io e Puglisi eravamo graditi al Milan, era evidente che contro il Chievo le designazioni erano volute dalla società rossonera".

Il poliziotto penitenziario Massimo De Santis nei racconti del guardalinee Rosario Coppola (20 maggio) "è un arbitro in grado di scegliersi gli assistenti di gradimento". E, si scopre, ha avuto un ruolo da protagonista nella storia dei Rolex regalati da Franco Sensi agli arbitri: "Fu lui che organizzò con l'allora ds della Roma, Lucchesi, i regali natalizi alla classe arbitrale, compresi i Rolex d'oro ai due designatori".

Quando De Santis scopre di essere coinvolto nell'inchiesta napoletana (ha talpe in tre procure e al Csm) "smette di arbitrare in maniera platealmente filo-Juve per non offrire conferme". Le ottanta pagine offrono nuovi elementi all'Ufficio Indagini sulla Lazio, aiutata da Carraro e dal banchiere Geronzi secondo Gazzoni Frascara, e sulla Fiorentina, per la quale si dettagliano le proposte di combine e gli interventi sugli arbitri grazie alle parole del giudice Ferri. Nella vicenda dell'iscrizione della Reggina nell'estate 2005, avvenuta "in assenza dei presupposti finanziari", si cita la fideiussione non idonea della San Remo e si indica Giacinto Facchetti come "probabile agente assicurativo intermediario".

Infine, l'ombra nefasta di Moggi sul mondo Fiat. Viene fuori da un pranzo di Natale 2004 a cui partecipò il generale Francesco Attardi (indagato): "Ascoltai Piero Ferrari figlio di Enzo, Montezemolo e l'avvocato Galassi parlar male di Moggi e del figlio, i loro comportamenti si sarebbero riflessi sul gruppo Fiat".


Dagospia 14 Giugno 2006