SOS SS - IN SOCCORSO AL GRASS IMPIOMBATO ARRIVA FRANCA RAME: "QUESTO LINCIAGGIO È INACCETTABILE" - E A CHI INVOCA LA RESTITUZIONE DEI PREMI, LADY FO RIBATTE: "ALLORA COSA DOVREBBE FARE BENEDETTO XVI? RESTITUIRE IL PONTIFICATO?"...
Questa volta il silenzio è durato due giorni. Il tempo di raccogliere le idee, dopo il diluvio di critiche scatenato dall'intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung; e ieri, Günter Grass ha parlato. «Stanno cercando di trasformarmi in una non persona». L'accusa peggiore, per uno scrittore che dell'individuo e della sua responsabilità civile ha fatto il fulcro della propria opera. «Ma proprio per questo sono grato del fatto che ci siano opinioni contrastanti e differenziate. Posso solo sperare che alcuni tra coloro che mi hanno attaccato ora leggano con attenzione il mio libro».
Sulla richiesta di restituire cittadinanze onorarie e premi, in primo luogo quello conferitogli nel 1999 dall'Accademia svedese, Grass non vuole esprimersi. «Non la finirei più con i commenti, se lo facessi». Torna, piuttosto, su un concetto per lui fondamentale: in quei due mesi scarsi che separarono il suo ingresso nelle Waffen SS dal suo ferimento, non sparò un colpo. E non partecipò a nessun delitto. Di questo, l'uomo che un tempo era la coscienza critica del Paese si dice sicuro. Più che di tutto il resto, e sembra quasi scusarsene: «Potendo fare ricorso solo al ricordo, non sono riuscito a esprimere in maniera più precisa quale sia stato il mio modo di agire a 16-17 anni. O il fatto che abbia dovuto sentirmi addosso questa macchia - perché è come una macchia che l'ho vissuta - per oltre sessant'anni, e che abbia cercato di trarne le mie conseguenze. A questo si è conformato il mio successivo comportamento, come scrittore e come cittadino ».
Ma perché quel silenzio così prolungato, signor Grass? Perché quei sessant'anni di mutismo che stanno mettendo sottosopra
Così si chiude, con una serie di punti interrogativi sospesi nell'aria, l'intervista rilasciata da GG (insieme a «BB», vale a dire Bertolt Brecht, uno degli intellettuali-simbolo della nazione tedesca) all'agenzia di stampa Dpa. Ma sono ben altre le domande rimaste a fluttuare nel vuoto pneumatico che la delusione e la rabbia hanno creato nel cuore di critici e lettori. Chissà se Grass deciderà di rispondervi giovedì sera, quando sul canale televisivo Ard, ore 22.45, andrà in onda il suo incontro con il critico Ulrich Wickert. Era in scaletta per il 7 settembre, poco dopo l'uscita dell'autobiografia (per cui la casa editrice nega qualsiasi «operazione commerciale»). Dati gli eventi, si è deciso di anticipare.
Nel frattempo, il fronte del dibattito si è spostato dal terreno intellettuale a quello politico. Se Angela Merkel ha deciso di trincerarsi dietro un no comment, i suoi compagni di partito non perdonano a Grass le critiche ad Adenauer espresse nell'intervista: «Grass ha avuto pretese per tutta la vita, soprattutto verso i politici. Le abbia verso se stesso e restituisca i premi. Nobel incluso», attacca l'esperto culturale della Cdu, Wolfgang Börnsen. Perfino tra le file della Spd, il partito per cui Grass si è schierato, serpeggia l'imbarazzo. Franz Müntefering, vicecancelliere in carica, ammette: massimo rispetto per Günter, ma avrei preferito che avesse parlato prima.
Dalla Germania, al resto del mondo. In una Polonia già in allerta per la discussa esposizione berlinese sulle deportazioni, i primi sussurri sono ormai diventati grida: «Inaccettabile che la città in cui ha avuto inizio
Quella di Grass è, secondo
C'è anche chi, come lo storico Norbert Frei, minimizza: «Non è poi gran cosa», quel periodo nelle SS. Ma il basso profilo non convince, e il «caso Grass» rimbalza sui media, soprattutto all'Est (e Politika, giornale di Belgrado, commentando le «ombre calate sull'integrità morale» dello scrittore, ricorda il suo sostegno ai bombardamenti sulla Serbia durante la guerra in Kosovo). «Aspettiamo di sapere la verità - ammonisce sul Riformista Franca Rame, voce storica della sinistra militante -. Se dovesse venir fuori che era un massacratore non gli daremo la medaglia al valore; ma questo linciaggio è inaccettabile». E a chi invoca la restituzione dei premi, la moglie del Nobel Dario Fo risponde con una battuta: «Allora cosa dovrebbe fare Benedetto XVI? Restituire il pontificato?».
Dagospia 15 Agosto 2006