STOCK OPTIONS U.S.A. - DECINE DI SOCIETÀ INDAGATE PER LE IRREGOLARITÀ DEI BENEFICI CONCESSI AI DIRIGENTI. CHI RITENEVA CHE L'ERA DEGLI SCANDALI FOSSE STATA ARCHIVIATA CON ENRON POTREBBE RICREDERSI.

Marco Valsania per "Il Sole 24 Ore"


La pioggia di scandali sulle stock options è ininterrotta e si sta trasformando in una bufera che minaccia di scuotere a lungo la Corporate America, complicando i suoi tentativi di ritrovare rapidamente un'immagine di trasparenza perduta nei crack di Enron e WorldCom. Soltanto nelle ultime ore ben quattro aziende, di diversa estrazione, hanno annunciato nuovi sviluppi nelle inchieste: la McAfee, specializzata nei software di sicurezza, ha ricevuto un'ingiunzione dai magistrati per il licenziamento del suo consigliere legale, cacciato in maggio dopo aver ricevuto opzioni sospette. Il gruppo farmaceutico Medarez ha nel frattempo comunicato che dovrà rivedere tutti i suoi bilanci a partire dal Duemila. La società del settore dell'istruzione Corinthian Colleges ha rivelato che la Securities and Exchange Commission ha avviato una prima indagine sulle sue pratiche di concessione delle opzioni. E la Marvell Technology, produttore di semiconduttori, ha reso noto un bilancio trimestrale provvisorio, in attesa del completamento di un riesame dei conti.

Le dimensioni del fenomeno di manipolazione delle stock options per gonfiare i compensi dei dirigenti - a volte con operazioni di dubbia etica, a volte in modo apertamente illegale - possono essere intuite già dalla varietà dei nomi coinvolti: ci sono le società di primo piano, quali la Apple, che ha ritardato la consegna della documentazione completa al Nasdaq sull'ultimo trimestre prevedendo correzioni ai bilanci dovute alla scoperta di problemi superiori al previsto sulle opzioni. O quali Broadcom, Home Depot, Juniper Networks, Monster Worldwide, Vitesse Semiconductor, Rambus, Cablevision. E ci sono i nomi meno noti, come McAfee, Medarex, Corinthian e Marvell.



A Wall Street, la vicenda ha ancora ripercussioni incerte. Gli investitori sembrano aver scelto una posizione attendista sui gruppi nel mirino. La natura delle irregolarità è spesso ancora oscura, alla stregua del confine tra pratiche semplicemente scorrette e altre che hanno violato leggi e regolamenti. Rimane da verificare quante aziende si siano limitate a guadagnarsi una cattiva reputazione e quante saranno invece perseguite dalla Sec e dal Dipartimento della Giustizia per reati quali la falsificazione di documenti. E bisogna vedere quante società, nel ricalcolare i costi delle opzioni, potranno limitarsi a revisioni marginali dei bilanci e quante soffriranno correzioni da centinaia di milioni di dollari. Il caso di Apple, nonostante una possibile implicazione dello stesso Steve Jobs, è sintomatico: il suo titolo, attorno a 67 dollari,oscilla sui valori di maggio, prima del più serio allarme sulle opzioni.

La prudenza nella risposta è condivisa dall'ex responsabile della Sec, Harvey Pitt, adesso alla guida di una società di consulenza. Però Pitt è anche il simbolo dei pericoli del laissez faire: rassegnò le dimissioni dall'autorità di supervisione dei mercati all'ombra di accuse sulla lentezza nel reagire agli scandali. E il continuo affiorare di casi ha ormai portato alla luce legami con una più vasta e radicata cultura aziendale di resistenza alla trasparenza che potrebbe alimentare future protratte battaglie dentro la Corporate America. Chi riteneva che l'era degli scandali fosse stata archiviata con Enron potrebbe ricredersi, anche se la nuova campagna di moralizzazione finanziaria appare più l'avvio di un conflitto a "bassa intensità" che di nuove rivoluzioni. Proprio i conflitti a bassa intensità, tuttavia, sono spesso i più cruenti. Molte aziende oggi sotto accusa per le stock options erano state anche protagoniste della lotta contro le norme che prescrivevano l'inserimento nei costi aziendali, riducendo i profitti.

Il Fasb, le autorità contabili americane, proposero la modifica nel 2004 suscitando una rivolta di executive che preannunciavano disastri, da crisi di performance e competitività a fughe di personale essenziale. Numerosi esperti sostengono che se le opzioni avessero ricevuto un trattamento più trasparente in passato, questo avrebbe quantomeno agito da deterrente contro eccessive manipolazioni a cominciare dal backdating: la pratica che sposta ad arte la data dell'opzione per farla coincidere con le quotazioni più basse del titolo, garantendo a chi le riceve automa tici profitti. Una recente inchiesta del Wall Street Journal ha scoperto che i grandi oppositori del cambiamento annoveravano aziende quali KlaTencor, United Health, Macrovision, Altera. Tutte protagoniste, per bocca dei loro dirigenti di allora, di proteste sui rischi d'una più severa contabilità.


Dagospia 21 Agosto 2006