VESPA FURIOSO: DOVREBBERO PREMIARMI, INVECE VOGLIONO TOGLIERMI UNA SERATA (E "MINACCIA" DI LASCIARE LA RAI) - MIMUN: VOGLIO PROPRIO VEDERE RIOTTA ALL'OPERA - IO AL TG5? SONO SUL MERCATO - PETRUCCIOLI: SERVONO LE 'PULIZIE DI PASQUA'.

1 - VESPA: DOVREBBERO PREMIARMI, INVECE VOGLIONO TOGLIERMI UNA SERATA
(Apcom)
- E' un Vespa tradito dal nervosismo quello che si presenta ai giornalisti a viale Mazzini per la conferenza stampa per la presentazione della nuova 'Porta a porta'. "Un programma che grazie alla provvidenza, che è il nostro datore di lavoro, ha fatto tanto successo non mi pare che debba essere punito. Poi possono esserci scelte editoriali, che non condivido ma che rispetterò". Bruno Vespa non ci sta ad accettare l'ipotesi di una riduzione del numero di serate dedicate al suo 'Porta a Porta', che secondo alcune indiscrezioni potrebbe passare da quattro a tre.

"Noi cominciamo con le nostre quattro serate, poi sono abituato a rispettare le scelte dei vertici, e se saranno fatte scelte diverse obbedirò", promette Vespa aggiungendo di sperare "di restare in Rai fino a quando il Padre Eterno mi permetterà di starci, ma se le condizioni di fiducia dell'azienda e l'ambiente di lavoro diventeranno meno confortevoli, metterò un annuncio economico e mi cercherò un altro posto".

Fiducia che verrebbe meno con la cancellazione di una serata?
"Se il pluralismo deve cominciare su Raiuno benissimo - risponde il conduttore - avremo una rete pluralista visto che le altre sono così omogenee nell'informazione". E ai giornalisti, che a viale Mazzini gli chiedono di commentare le critiche ricevute per la sua supposta 'accondiscendenza' con alcuni politici o la sua sovraesposizione, risponde irato: "Chi l'ha scritto? Dove? Tu sei una giornalista, circostanze. Voi pensate che in questo mondo non ci sia un po' di invidia per me?".

"Nessuna formula è perfetta, sui giornali il giorno dopo mi aspetto sempre le domande che non ho fatto", prosegue Vespa ribadendo che Porta a Porta andrà avanti con le sue quattro sera, "se questa formula non va bene imparerò da Ballarò che invita Fisichella che non ha mai votato per la maggioranza. Quello che mi chiedo è - aggiunge il giornalista - la strada giusta è quella di invitare persone rappresentative, come faccio io, o invitare la minoranza della minoranza? Qual è la strada giusta?

Probabilmente - nota con un certo sarcasmo - è seguire quella della trasmissione che vince, visto che Ballarò è molto ben fatta e nessuno di voi ha detto mai qualcosa contro. Che devo fare? Devo essere equivicino ad un tipo di giornalismo che non è il mio?".

Comunque Vespa assicura di non sentirsi "perseguitato": "Questo lo lascio ad altri - spiega - i moderati non sono mai perseguitati". E a chi gli chiede la ragione "dell'aggressività" del suo tono, risponde: "In genere, in un'azienda normale, una persona che fa bene viene premiata. A me invece vogliono togliere una serata. Volete che sia d'accordo, che non mi dia fastidio?".

Sulle indiscrezioni circa una riduzione del numero di serate dedicate a Porta a Porta, a Vespa viene in soccorso il direttore di rete, Fabrizio Del Noce, che fa notare: "Il Cda e il Dg possono dare un indirizzo di massima, poi è la rete che deve decidere, di certo non ci possono essere provvedimenti ad personam, questo è la legge che lo prevede".

2 - MIMUN: VOGLIO PROPRIO VEDERE RIOTTA ALL'OPERA - IO AL TG5? SONO SUL MERCATO. .
(Ansa)
- Dopo la nomina di Gianni Riotta al suo posto alla direzione del Tg1, 'mi sono preso due giorni di vacanza per evitare l'effetto statua Saddam Hussein'. Sul voto favorevole dei consiglieri Cdl: 'Non me ne importa un bel niente di come ha votato Giuliano Urbani'. Sui vertici Rai: 'Non diro' una parola contro Claudio Petruccioli e Claudio . Clemente Mimun non ha ancora deciso il suo futuro, anche se gli e' stata offerta la direzione di Rai Sport o delle Tribune e Servizi parlamentari e spiega di essere 'sul mercato'.

Ma intanto fa un bilancio con 'L'espresso' - in edicola domani - dei suoi anni al primo tg d'Italia. Il bilancio, si legge nell'anticipazione del settimanale, e' 'eccellente, straordinario, sfavillante, impressionante'. Mimun ricorda di aver avuto 'sei diversi consigli d'amministrazione e dieci diversi direttori generali, per sei anni e mezzo sotto il segno del centrosinistra, e tutti hanno sempre trovato il modo di manifestare concretamente con aumenti di merito il lavoro che facevo'. Il dispiacere, 'non aver mai visto l'azienda, le reti, e i tigi' sedersi a uno stesso tavolo per ripensare una completa rivisitazione dei palinsesti dell'informazione'.



L'ex direttore del Tg1 ricorda alcune accuse rivoltegli dalla redazione ('Lo scontro di Berlusconi con Schultz al Parlamento Ue senza audio, solo raccontato. Il pubblico aumentato per il discorso di Berlusconi all'Onu... Tutto giusto'), ma cita anche 'episodi analoghi fatti dai direttori nominati dal centrosinistra: ad esempio, i fischi all'indirizzo di Massimo D'Alema, soffocati. Basta consultare l'archivio di 'Striscia', il materiale c'e' ed e' succoso'. Nei rapporti spesso burrascosi con i colleghi del Tg1, 'non credo di aver avuto piu' problemi degli altri. E' che sono stato il piu' longevo', dice. E con il cdr: 'I sindacati criticano per definizione, ne hanno diritto e dovere. Ma uno dei componenti, Filippo Gaudenzi, si e' spinto un po' oltre, dicendo che la mia partenza e' una sorta di 25 aprile. Probabilmente, si fa forte del contributo magistrale che offre sempre su arrivi di salme, funerali di Stato e cataclismi di varia natura'.

Il miglior conduttore del Tg1? 'Non abbiamo molto in comune, ne' in politica ne' sul calcio, ma David Sassoli e' oggettivamente bravo', dice ancora all'Espresso'. E il miglior cronista politico? 'Clemente Mimun'. E poi 'Daniela Tagliafico', andata via dal Tg1: 'Era bravissima. Al Tg2 abbiamo formato una coppia straordinaria. Secondo me, le hanno suonato la carica dimenticando poi la serenata'. Quanto al famigerato 'panino' che spesso gli e' stato rimproverato, 'non vedo l'ora di assistere allo spettacolo, aspetto al varco di essere illuminato con le nuove tecniche', ironizza Mimun. 'Tanto per cominciare, anche la mia sostituzione ha seguito un metodo: quello dello spoils system, non e' stata certo una scelta editoriale. Ma da studioso voglio capire come, visto che il centrosinistra e' composto da tanti partiti e partitini, si quadrera' il cerchio'. Di Riotta 'non oso neanche farne il nome. Come Dio, non si nomina invano. Gli ho fatto gli auguri - dice ancora - ma non l'ho mai visto all'opera e quindi non ho pregiudizi verso di lui. Pero' tutti quei politici, quegli intellettuali che esultano: 'Ora cambia tutto', non sanno quello che dicono. Voglio proprio vedere'.

Il politico con cui ha avuto il rapporto piu' difficile e' stato 'Piero Fassino. Dopo un confronto piuttosto pesante e poco civile, non ci siamo parlati per cinque anni. Stimo e sono amico di sua moglie Anna Serafini e lei ha tentato piu' volte di spegnere l'incendio, ma c'e' stato poco da fare'. D'Alema si e' pubblicamente espresso per la sua sostituzione: 'Era alla Festa dell'Unita' e doveva esibire un bottino di guerra'. Sul possibile futuro a Rai Sport, 'sto riflettendo - risponde - perche' finora ho fatto un altro lavoro. E' un posto importante, ma c'e' la concorrenza enorme di Sky, c'e' Mediaset che e' fortissima. Dipende anche da quanto l'azienda e' pronta a dare una svolta e a ricominciare daccapo. Il cdr ha commentato che la scelta di Mimun era autorevole, mi ha fatto un gran piacere'. Il sogno e' dirigere il Tg5? 'Io sono sul mercato. Anche per la Rai. Non metto il coltello alla gola a nessuno, ma non mi va che nessuno lo metta a me. Non accetto, ne' buen retiro ne' forme di suicidi, ne' dolce morte'.

3 - PETRUCCIOLI: CDA RAI AFFRONTA SFIDE IN AUTONOMIA PER PRODOTTO SERVONO LE 'PULIZIE DI PASQUA'.
(Ansa)
- Il consiglio di amministrazione della Rai si puo' considerare 'ripoliticizzato' perche' nominato dal Parlamento, ma nella ricerca dell'unita' nelle decisioni ha espresso la sua autonomia. E' quanto, in sintesi, ha detto il presidente della Rai, Claudio Petruccioli, nella prima audizione davanti alla nuova Commissione di vigilanza sul servizio pubblico.
Il presidente - ascoltato insieme al direttore generale Claudio Cappon, presenti anche tutti i consiglieri d'amministrazione tranne Angelo Maria Petroni - non ha nascosto pero' 'i deficit'. 'Siamo consapevoli dei ritardi - ha aggiunto Petruccioli - nelle sfide tecnologiche, nelle innovazioni organizzative e gestionali, nella definizione di nuove strategie', e soprattutto delle mancanze 'in alcuni casi pesanti, che mostriamo rispetto a quel che ci viene giustamente chiesto dai cittadini e che un buon servizio pubblico deve saper dare'. Questo a partire dal prodotto per il quale, secondo il presidente, e' arrivato il senso di 'qualcosa di simile alle 'pulizie di Pasqua' di una volta'.

Che questo Cda, il primo nominato con la 112 del 2004 - la legge Gasparri - sia 'ripoliticizzato', e' un'osservazione 'per diversi aspetti fondata', secondo il presidente Petruccioli. Ma a suo avviso 'e' priva di fondamento, invece, la conseguenza che, quasi sempre, si fa automaticamente derivare da queste constatazioni. Non e' vero in via di principio - dice - e non e' stato vero in via di fatto che le nuove procedure di nomina e la nuova composizione del Cda si traducano inevitabilmente in una presenza ancor piu' invasiva della politica nella Rai e in una dipendenza ancora piu' vincolante del servizio pubblico radiotelevisivo dalla politica'. Ai componenti del Cda e' stato chiaro che se 'il Cda si fosse stabilmente diviso lungo le linee di separazione e di contrapposizione della politica non avrebbe potuto fare il suo dovere e si sarebbe condannato a rapida fine. Per quanto mi riguarda personalmente - ha aggiunto Petruccioli davanti alla Vigilanza - ho fondato e fondo su questa semplice convinzione il senso stesso del compito particolare che mi e' stato affidato'. Pur sapendo 'di non agire nel vuoto; sappiamo che, fra i dati della realta' che dobbiamo attentamente considerare nella nostra azione ci sono non solo interlocutori istituzionali - sostiene ancora Petruccioli - ma anche soggetti politici. Ma sappiamo anche che e' nostro dovere assumerci sempre la completa responsabilita' di cio' che facciamo e decidiamo, ed esercitare la nostra funzione in assoluta autonomia.

Diversamente, comprometteremmo le basi stesse di un servizio pubblico'. E a suo avviso 'nel suo primo anno di vita il Cda della Rai in carica e' riuscito nell'insieme a darne coerente applicazione' a questo intendimento che per il presidente ha dato risultati. 'Abbiamo gestito un periodo elettorale lunghissimo e caratterizzato da forti tensioni - ha detto ancora il presidente alla Vigilanza - senza errori troppo gravi e con una evidente volonta' di rispettare il pluralismo e di rifuggire da unilateralita' e asprezze; abbiamo affrontato una onerosa emergenza in coincidenza con la dichiarazione di incompatibilita' nei confronti del Dg Alfredo Meocci; abbiamo scelto un nuovo Dg; abbiamo avviato un impegnativo lavoro di avvicendamento e di riequilibrio in incarichi di direzione nell'azienda'. Risultati possibili 'perche' abbiamo voluto lavorare e decidere insieme e perche' siamo stati capaci di farlo.

Quanto di buono abbiamo fatto da quando siamo in carica e' dovuto ad un costante e sincero confronto, che ci ha consentito di esprimere orientamenti e volonta' univoche nella grande maggioranza dei casi. L unita' del Cda non e' un vincolo al quale ci sottomettiamo per spirito gregario o compromissorio. La consideriamo, in modo razionale, il termometro piu' preciso per misurare l'autonomia e l'equilibrio delle cose che facciamo e delle decisioni che prendiamo'. Ma non nega Petruccioli che molto c'e' da fare, a partire dal prodotto: 'Ci e' chiarissimo, fino al punto da esserne angustiati, quanto dobbiamo migliorare il prodotto che offriamo', dice. 'Non e' vero - aggiunge - che la nostra offerta sia tutta o quasi da liquidare. Molto e' piu' che accettabile, non poco e' dignitoso, qualcosa e' eccellente. Ma e' anche vero che ci sono fasce nelle quali si scende al di sotto del livello minimo di decenza: queste vanno bonificate. Il peso maggiore, pero', viene dalla bassa capacita' di innovazione, dalla ripetitivita', dal burocratismo'.

Insomma servono vere e proprie 'pulizie di Pasqua' per quanto riguarda i programmi e di affrontare anche 'la nuova sfida del pluralismo per il servizio pubblico', che consiste in 'una comunicazione a trecentosessanta gradi'. Al primo posto c'e' poi 'l'innovazione nella informazione politica'. In tutto cio' le critiche sono benvenute ma, sottolinea Petruccioli, 'negli ultimi tempi, avverto pero' una tendenza che mi sembra si stia accentuando fino a raggiungere una intensita' che a me appare pericolosa. La tendenza a far coincidere le critiche alla Rai, ai suoi programmi, con il rifiuto dell'idea stessa di servizio pubblico radiotelevisivo'. Su questo il presidente chiede una mano alla Commissione di Vigilanza


Dagospia 21 Settembre 2006