ASSALTO STAMPA PER IL FILM PIU' KAZACO - "BORAT" INVITATO IN KAZAKHSTAN - "AMMIRIAMO BUSH E ABBIAMO ADOTTATO UN SISTEMA DEMOCRATICO SIMILE A QUELLO DEL NOSTRO IDOLO. CON ALCUNE DIFFERENZE: LE DONNE NON POSSONO VOTARE, MA I CAVALLI SÌ"...
1 - ASSALTO STAMPA PER "BORAT"
Oggi la proiezione stampa del film Borat ha visto 600 persone accalcarsi nella sala Petrassi dell'Auditorium per poter vedere in anteprima la pellicola più chiacchierata e attesa del Festival. Giornalisti, uffici stampa, professionisti del settore hanno preso letteralmente d'assalto i posti in sala. Il film ha incassato gli applausi entusiastici della stampa italiana e internazionale al termine di una proiezione accompagnata da fragorose risate, ma anche da alcuni velenosi commenti.
Il film, cui il quotidiano Il Foglio di Giuliano Ferrara ha dedicato uno speciale monografico oggi in distribuzione gratuita alla Festa del Cinema, sarà presentato in anteprima al pubblico questa sera alle ore 22.30.
Il film uscirà in Italia a Marzo 2007.
2 - BORAT INVITATO IN KAZAKHSTAN.
Da "la Repubblica"
La bevanda nazionale del Kazakhstan non è l´urina di cavallo fermentata. Per provarlo, il paese ha ufficialmente invitato il comico britannico Sacha Baron Cohen - o meglio uno dei suoi alter ego artistici, Borat il sedicente reporter televisivo kazako - per fargli vedere di persona come si vive realmente in Kazakhstan, da lui descritto nei suoi show come un luogo sessista, razzista e dalle bizzarre abitudini. Il comico, ha detto il vice ministro degli Esteri kazako Rakhat Aliyev «non è mai stato qui e vorrei che venisse. Potrà fare diverse scoperte: non solo le donne possono sedersi all´interno degli autobus, ma possono perfino guidare l´auto, il vino è fatto con l´uva e gli ebrei vanno liberamente in sinagoga» ha dichiarato.
L´invito è un´apertura improvvisa dopo che le pesanti battute di Borat - dal presunto sport nazionale, dare i pugni alle mucche, alla tradizione di sparare ad un cane prima di iniziare una festa - hanno irritato a più riprese il governo e creato un caso diplomatico. Il ministero degli Esteri ha minacciato un´azione legale contro il comico, di cui è in uscita ora un film con protagonista proprio Borat, in viaggio negli Usa. E le autorità hanno chiuso il suo sito Internet, www.borat.kz. Ora, da Almaty arriva un gesto di distensione: «Dobbiamo riderci sopra anche noi», ha detto ancora il vice ministro Aliyev.
3 - TUTTI IMPAZZITI PER «BORAT».
Giovanna Grassi per il "Corriere della Sera"
Mandato a realizzare un'inchiesta in Usa dal network di Stato del suo Paese, un giornalista del Kazakhstan, Borat Sagdiyev, misogino, ma innamorato pazzo di Pamela Anderson, nonché antisemita dichiarato e capace di provare sentimenti estremi contro zingari, gay e senzatetto, entra in un negozio americano e chiede le armi più adatte per ammazzare ebrei. È una delle scene del film ferocemente satirico, una caustica parodia dell'era Bush e non soltanto, che ha già conquistato le prime pagine dei giornali Usa e arriva oggi a Roma.
Già proiettato al Festival di Toronto, il film ha un titolo volutamente sgrammaticato: Borat - cultural learnings of America for make benefit glorious nation of Kazakhstan, cioè «Borat- cose culturali imparate di America per fare beneficio gloriosa nazione di Kazakhstan». La regia è di Larry Charles, che si definisce «un filosofo pop» ed è uno dei migliori amici di Michael Moore e di Bob Dylan (infatti ha scritturato quest'ultimo per il suo Masked and Anonymous).
Il falso documentario on the road, che parte da New York, dove Borat arriva con il suo produttore per poi dirigersi da solo e dopo molte tappe verso la California, non solo sta infiammando gli animi, ma ha scatenato un incidente diplomatico perché ha protestato l'ambasciata kazaka e ha reagito male il presidente Nazarbayev. Borat, in realtà, è inglese, ebreo e all'anagrafe - classe 1971 - si chiama Sacha Baron Cohen. Noto per il programma di Channel 4 trasmesso in Usa da Hbo, «Da Ali G Show» (dove è apparso per la prima volta il suo Borat), Sacha è un vero trasformista e a giorni sarà sui nostri schermi come campione automobilistico francese e gay al fianco di Will Ferrell in "Talladega Nights".
Oggi è l'attore più corteggiato dai Festival (e "Borat", film distribuito dalla Fox, sarà proiettato oltre che alla Festa di Roma, al London Film Festival e al Los Angeles Film Festival).
«Sono venuto in Usa - dice lui - anche per sostenere il turismo del mio Paese dato che noi abbiamo le prostitute dell'Est più belle e pulite. Ammiriamo Bush e abbiamo adottato un sistema democratico simile a quello del nostro idolo. Con alcune differenze: le donne non possono votare, ma i cavalli sì».
Con somma ironia per tanta popolarità, Sacha oggi sottolinea che era apparso per una passerella in tanga a Cannes: «Ero andato sulla Croisette per vendere il mio film agli Stati Uniti perché noi adoriamo Eddie Murphy anche se la sua pelle color cioccolato ci fa davvero ridere».
Prima ancora di uscire sugli schermi americani il 3 novembre, il film ha conquistato la copertina di Entertainment Weekly con un interrogativo: «Borat è il film-personaggio più divertente di tutti i tempi o è il più offensivo?», e la rivista GQ lo ha messo in copertina, a fianco di Justin Timberlake e altri come «uomo dell' anno».
Cresce il fenomeno e Borat commenta: «Daranno il mio nome a qualche disgraziato nascituro e io dovrò assoldare alcune guardie del corpo». «Non sono vere le accuse che di certo scatenerà il mio film - ha detto recentemente Sacha al festival di Toronto - "Borat" non parla affatto male del Paese che ha dato orgogliosa nazionalità al mio giornalista e il film punta invece il dito, con il mio tour, contro la sottocultura pop e kitsch americana. Nel corso del mio viaggio incontro anche alcuni gruppi femministi Usa. Il film è contro ogni razzismo, conformismo e atteggiamento bigotto. Noi non abbiamo gladiatori o cowboy o samurai, ma leggendari nomadi. Altro che i broker di Wall Street, i fanatici Pentecostali, i leader politici, la vagina di Pamela Anderson, i viticultori improvvisati, i due campioni nudi di wrestling incontrati da Borat nel corso del suo tour. Il mio è un personaggio che piace proprio per la sua innocenza».
Ogni battuta del sovversivo Borat e del sottile Sacha - studi al Christ's College di Cambridge, giudicato in patria «il nuovo Peter Sellers», prediletto anche dalla compianta Regina Madre che più volte dichiarò di trovarlo divertente anche per una sorta di nuovo lessico e di innumerevoli slogan immessi nella lingua inglese dai suoi personaggi - è sempre sul filo di un doppio senso. Anche quando gli si chiede che rapporti abbia con Blair. «Ottimi - risponde per bocca del suo "doppio"- il Kazakhstan e la Gran Bretagna commerciano uranio».
«Faremo di tutto - ha dichiarato il ministro degli Esteri Yerzhan N. Ashykbayev - per evitare la distribuzione da noi del film». E in America, fioccano le lettere pro e contro ai critici, che scrivono: «La stupidità non è mai parsa intelligente, elegante e utile come in "Borat"».
Dagospia 20 Ottobre 2006
Oggi la proiezione stampa del film Borat ha visto 600 persone accalcarsi nella sala Petrassi dell'Auditorium per poter vedere in anteprima la pellicola più chiacchierata e attesa del Festival. Giornalisti, uffici stampa, professionisti del settore hanno preso letteralmente d'assalto i posti in sala. Il film ha incassato gli applausi entusiastici della stampa italiana e internazionale al termine di una proiezione accompagnata da fragorose risate, ma anche da alcuni velenosi commenti.
Il film, cui il quotidiano Il Foglio di Giuliano Ferrara ha dedicato uno speciale monografico oggi in distribuzione gratuita alla Festa del Cinema, sarà presentato in anteprima al pubblico questa sera alle ore 22.30.
Il film uscirà in Italia a Marzo 2007.
2 - BORAT INVITATO IN KAZAKHSTAN.
Da "la Repubblica"
La bevanda nazionale del Kazakhstan non è l´urina di cavallo fermentata. Per provarlo, il paese ha ufficialmente invitato il comico britannico Sacha Baron Cohen - o meglio uno dei suoi alter ego artistici, Borat il sedicente reporter televisivo kazako - per fargli vedere di persona come si vive realmente in Kazakhstan, da lui descritto nei suoi show come un luogo sessista, razzista e dalle bizzarre abitudini. Il comico, ha detto il vice ministro degli Esteri kazako Rakhat Aliyev «non è mai stato qui e vorrei che venisse. Potrà fare diverse scoperte: non solo le donne possono sedersi all´interno degli autobus, ma possono perfino guidare l´auto, il vino è fatto con l´uva e gli ebrei vanno liberamente in sinagoga» ha dichiarato.
L´invito è un´apertura improvvisa dopo che le pesanti battute di Borat - dal presunto sport nazionale, dare i pugni alle mucche, alla tradizione di sparare ad un cane prima di iniziare una festa - hanno irritato a più riprese il governo e creato un caso diplomatico. Il ministero degli Esteri ha minacciato un´azione legale contro il comico, di cui è in uscita ora un film con protagonista proprio Borat, in viaggio negli Usa. E le autorità hanno chiuso il suo sito Internet, www.borat.kz. Ora, da Almaty arriva un gesto di distensione: «Dobbiamo riderci sopra anche noi», ha detto ancora il vice ministro Aliyev.
3 - TUTTI IMPAZZITI PER «BORAT».
Giovanna Grassi per il "Corriere della Sera"
Mandato a realizzare un'inchiesta in Usa dal network di Stato del suo Paese, un giornalista del Kazakhstan, Borat Sagdiyev, misogino, ma innamorato pazzo di Pamela Anderson, nonché antisemita dichiarato e capace di provare sentimenti estremi contro zingari, gay e senzatetto, entra in un negozio americano e chiede le armi più adatte per ammazzare ebrei. È una delle scene del film ferocemente satirico, una caustica parodia dell'era Bush e non soltanto, che ha già conquistato le prime pagine dei giornali Usa e arriva oggi a Roma.
Già proiettato al Festival di Toronto, il film ha un titolo volutamente sgrammaticato: Borat - cultural learnings of America for make benefit glorious nation of Kazakhstan, cioè «Borat- cose culturali imparate di America per fare beneficio gloriosa nazione di Kazakhstan». La regia è di Larry Charles, che si definisce «un filosofo pop» ed è uno dei migliori amici di Michael Moore e di Bob Dylan (infatti ha scritturato quest'ultimo per il suo Masked and Anonymous).
Il falso documentario on the road, che parte da New York, dove Borat arriva con il suo produttore per poi dirigersi da solo e dopo molte tappe verso la California, non solo sta infiammando gli animi, ma ha scatenato un incidente diplomatico perché ha protestato l'ambasciata kazaka e ha reagito male il presidente Nazarbayev. Borat, in realtà, è inglese, ebreo e all'anagrafe - classe 1971 - si chiama Sacha Baron Cohen. Noto per il programma di Channel 4 trasmesso in Usa da Hbo, «Da Ali G Show» (dove è apparso per la prima volta il suo Borat), Sacha è un vero trasformista e a giorni sarà sui nostri schermi come campione automobilistico francese e gay al fianco di Will Ferrell in "Talladega Nights".
Oggi è l'attore più corteggiato dai Festival (e "Borat", film distribuito dalla Fox, sarà proiettato oltre che alla Festa di Roma, al London Film Festival e al Los Angeles Film Festival).
«Sono venuto in Usa - dice lui - anche per sostenere il turismo del mio Paese dato che noi abbiamo le prostitute dell'Est più belle e pulite. Ammiriamo Bush e abbiamo adottato un sistema democratico simile a quello del nostro idolo. Con alcune differenze: le donne non possono votare, ma i cavalli sì».
Con somma ironia per tanta popolarità, Sacha oggi sottolinea che era apparso per una passerella in tanga a Cannes: «Ero andato sulla Croisette per vendere il mio film agli Stati Uniti perché noi adoriamo Eddie Murphy anche se la sua pelle color cioccolato ci fa davvero ridere».
Prima ancora di uscire sugli schermi americani il 3 novembre, il film ha conquistato la copertina di Entertainment Weekly con un interrogativo: «Borat è il film-personaggio più divertente di tutti i tempi o è il più offensivo?», e la rivista GQ lo ha messo in copertina, a fianco di Justin Timberlake e altri come «uomo dell' anno».
Cresce il fenomeno e Borat commenta: «Daranno il mio nome a qualche disgraziato nascituro e io dovrò assoldare alcune guardie del corpo». «Non sono vere le accuse che di certo scatenerà il mio film - ha detto recentemente Sacha al festival di Toronto - "Borat" non parla affatto male del Paese che ha dato orgogliosa nazionalità al mio giornalista e il film punta invece il dito, con il mio tour, contro la sottocultura pop e kitsch americana. Nel corso del mio viaggio incontro anche alcuni gruppi femministi Usa. Il film è contro ogni razzismo, conformismo e atteggiamento bigotto. Noi non abbiamo gladiatori o cowboy o samurai, ma leggendari nomadi. Altro che i broker di Wall Street, i fanatici Pentecostali, i leader politici, la vagina di Pamela Anderson, i viticultori improvvisati, i due campioni nudi di wrestling incontrati da Borat nel corso del suo tour. Il mio è un personaggio che piace proprio per la sua innocenza».
Ogni battuta del sovversivo Borat e del sottile Sacha - studi al Christ's College di Cambridge, giudicato in patria «il nuovo Peter Sellers», prediletto anche dalla compianta Regina Madre che più volte dichiarò di trovarlo divertente anche per una sorta di nuovo lessico e di innumerevoli slogan immessi nella lingua inglese dai suoi personaggi - è sempre sul filo di un doppio senso. Anche quando gli si chiede che rapporti abbia con Blair. «Ottimi - risponde per bocca del suo "doppio"- il Kazakhstan e la Gran Bretagna commerciano uranio».
«Faremo di tutto - ha dichiarato il ministro degli Esteri Yerzhan N. Ashykbayev - per evitare la distribuzione da noi del film». E in America, fioccano le lettere pro e contro ai critici, che scrivono: «La stupidità non è mai parsa intelligente, elegante e utile come in "Borat"».
Dagospia 20 Ottobre 2006