"WAR IS NOW!", VODAFONE AZZANNA TELECOM (LA SIMPATIA RUTELLI & GUINDANI)
SANT'INTESA, IL MANUALE CENCELLI È ARRIVATO IN BANCA - IL CULO FRAU DI LUCA
LE SIGNORE VOLANTI DI CIMOLI - COME È BUONA LA CORTE DEI CONTI CON L'ENAV
SANT'INTESA, IL MANUALE CENCELLI È ARRIVATO IN BANCA - IL CULO FRAU DI LUCA
LE SIGNORE VOLANTI DI CIMOLI - COME È BUONA LA CORTE DEI CONTI CON L'ENAV
1 - "WAR IS NOW!", VODAFONE AZZANNA TELECOM (LA SIMPATIA DI RUTELLI & GUINDANI)
"War is now", e adesso guerra. Dovrà cambiare in questo modo il felice slogan pubblicitario che Vodafone ha messo sulla bocca dei due calciatori Francesco Totti e Ringhio Gattuso. Da ieri l'azienda dei telefonini guidata dal puntiglioso e vanitoso Pietro Guindani è in conflitto totale con TelecomItalia, l'azienda che piaceva tanto a Tronchetti Provera. La sfida tra i due contendenti finirà in tribunale per l'accusa di concorrenza sleale che Vodafone rivolge nei confronti di Telecom. All'origine c'è il lancio avvenuto pochi giorni fa del servizio che consente agli utenti di associare il numero di casa o di ufficio a quello del cellulare. L'operazione sembrava fatta ma dopo quattro mesi di trattative Telecom ha sospeso i negoziati per l'accesso alla rete di telefonia fissa impedendo così l'interconnessione e il nuovo servizio.
Pietro Guindani, un milanese bocconiano 48enne si è consultato con il suo predecessore Colao Meravigliao che adesso sta seduto sulla poltrona di vicepresidente del gruppo inglese, e ha deciso di sferrare l'offensiva chiedendo 525,2 milioni di risarcimento. Vodafone ha oltre 24 milioni di clienti, mentre sono 25 milioni gli utenti collegati alla linea fissa gestita da Telecom. La guerra del cellulare ripropone ancora una volta il problema della gestione da parte di Telecom della rete fissa sulla quale tutti gli operatori devono transitare lasciando a Guido Rossi e al marito di Afef l'obolo del roaming. Se Guindani ha fatto brillare la bomba è perchè ha certamente trovato anche in Italia una sponda politica che lo può aiutare a rimettere in discussione il ruolo dell'ex-monopolista Telecom. Il manager di Vodafone - come Colao - frequenta Ciccioduro Rutelli e sa di trovare nel centrosinistra più di una voce disposta a ripetere con Francesco Totti e Ringhio Gattuso il grido "War is now".
2 - LE SIGNORE VOLANTI DI CIMOLI
L'annullamento della gara per l'acquisizione della compagnia low cost "Volare", è un altro brutto colpo per l'Alitalia di Giancarlo Cimoli, il manager immobile che sembra scolpito nel marmo della sua città d'origine Massa Carrara. Il Tar del Lazio, presieduto da Pasqualino De Lise (magistrato vicino all'Opus Dei) ha emesso due sentenze con le quali si annulla non solo la gara ma anche il contratto di compravendita già stipulato da Alitalia. A Cimoli non resta che consolarsi con la stesura dell'ennesimo Piano industriale e con l'ammirazione verso le donne che dentro e intorno all'Alitalia sono riuscite a farsi spazio. Sono tre le belle signore che con grande bravura si sono ritagliate un medaglione di business e di potere. La prima si chiama Laura Cavatorta ed è una stupenda ex-assistente di volo che dovrebbe prendere in mano le redini delle Operazioni di terra, una funzione chiave presidiata finora dal manager Marco Granone (ex-FS) che tocca l'attività di 97 scali in Italia e all'estero.
Poi nella galleria dei medaglioni femminili, Cimoli ha collocato anche Ilaria Bramezza (ex-collaboratrice dell'ex-sindaco di Venezia, Paolo Costa) che pare abbia siglato un ottimo contratto con Alitalia per assistere manager e consulenti nei loro viaggi in business class. L'ultima rappresentante della "quota rosa" è Stella Locci, la donna alla quale due anni fa Giancarlo Cimoli ha affidato la realizzazione della rivista di bordo "Ulisse". Per far fronte all'inedito impegno la Locci ha costituito in Sardegna una società dal nome mitologico "Itaca" che è gestita dal fratello e punta a confezionare per Alitalia il catalogo "Griffe Air". Secondo gli uscieri del palazzo della Magliana che assistono indifferenti alle proteste sindacali, la dama bionda di Itaca si sarebbe tutelata con un contratto di ferro che prevede una penale milionaria qualora Cimoli se ne andasse e la pubblicazione delle riviste venisse sospesa.
3 - SANT'INTESA, IL MANUALE CENCELLI È ARRIVATO IN BANCA
Le signore di Torino che prendono il tè nei bar sotto i portici di piazza San Carlo ieri sono rimaste sconvolte. Da sempre hanno criticato la Roma ladrona e poltrona che con il manuale Cencelli distribuisce 103 incarichi nel Governo e migliaia di strapuntini nelle aziende pubbliche, ma lo spettacolo offerto nel corso della giornata dai vertici del SanPaolo rimette in discussione i luoghi comuni. Dopo tre riunioni nel corso delle quali sono volate parole grosse i dirigenti della Banca e della Fondazione non hanno trovato alcun accordo sulla candidatura per una delle vicepresidenze di Sant'Intesa, il gigante della finanza che nasce dall'abbraccio mortale di Abramo-Bazoli con il massiccio Enrico Salza. Al centro della disputa c'è l'irrigidimento di Carlo Callieri, l'ex-uomo Fiat che ha criticato la nascita della superbanca e non ha alcuna intenzione di mettersi da parte.
Perfino un gentiluomo di stampo sabaudo come l'avvocato Franzo Grande Stevens, presidente della Fondazione SanPaolo, non è riuscito a smontare le aspettative di Callieri e a fare largo alla candidatura di Alfonso Iozzo, l'amministratore delegato uscente del SanPaolo sul quale piovono le critiche dei torinesi per l'esito penalizzante della fusione. Se ne riparlerà oggi e dovrà scendere in campo con tutto il suo carisma Abramo-Bazoli. Lo spettacolo è al limite della decenza ed è frutto di quel dualismo della governance che oggi viene bollato su "Repubblica" in un articolo sulfureo dell'economista Alessandro Penati. Quest'ultimo prende spunto dall'intervista che Abramo-Bazoli ha concesso al "Corriere della Sera" il 15 ottobre per denunciare il rischio di ripetere nelle banche quella moltiplicazione dei pesci e delle poltrone che fa inorridire le madame torinesi.
4 - COME È BUONA LA CORTE DEI CONTI CON L'ENAV
Quando si pensa alla Corte dei Conti, l'immagine è quella di una istituzione rigorosa e polverosa con i magistrati parrucconi che ricordano le scenografie di Westminster. In realtà la Corte, istituita nel 1862 per vigilare sull'amministrazione dello Stato, è rimasta una delle poche istituzioni al riparo della politica e il suo presidente Francesco Staderini (fiorentino, 74 anni, coniugato con tre figli) non ha una voglia di passare per il maestro cattivo che applica stangate impietose. Ieri ad esempio ha dato una dimostrazione di obiettività promuovendo il bilancio e la gestione dell'Enav, la società per l'assistenza al volo che i giudici contabili hanno giudicato positivamente.
Quando dagli uffici della Corte in viale Mazzini è uscito il comunicato che esprime apprezzamento per i risultati e per l'acquisizione di Vitrociset che apparteneva a nonna Edoarda Crociani, l'amministratore delegato dell'Enav, Guido Pugliesi, si è rotolato sul pavimento per la gioia. Il manager dell'Enav si è fatto le ossa nella Stet e in TelecomItalia dove nel '97 era direttore generale. Dopo una breve esperienza alla guida della Meie e dell'ospedale San Camillo, Pugliesi (con spiccate simpatie per Pierfurby Casini) ha spiccato il volo sull'Enav rivoltando l'azienda come un guanto.
5 - IL CULO FRAU DI LUCHINO.
Il più delle volte il conflitto di interessi è un conflitto di poltrone, ma questo scandalo riguarda soprattutto i politici e i manager pubblici con i doppi e tripli incarichi. Quando si va nel privato l'orrore si trasforma in onore e merita addirittura la copertina dei giornali. E' quanto accade a Luchino di Montezemolo, superbo collezionista di poltrone sulle quali saltella con disinvoltura con qualche gaffe che in molti casi lo ha portato a confondere il suo ruolo. Adesso è il momento di Poltrona Frau, la società che sta per sbarcare a Piazza Affari con un collocamento che consente ai disoccupati e ai pendolari della Fiat di mettere il sedere al riparo dal destino. Per il presidente di Fiat, Confindustria, Ferrari, Luiss (e chi più ne ha più ne metta), la quotazione di Poltrona Frau non è soltanto un obiettivo di successo ma il coronamento di un'impresa familiare che lo vede insieme al figlio Matteo portare avanti la filosofia del lusso di cui il suo Dna è profondamente marchiato. A fargli coro c'è in prima linea la stampa confindustriale con il "Sole 24 Ore", e oggi il settimanale il "Mondo" gli dedica cinque pagine e una strepitosa copertina. Sotto il titolo (La matricola Montezemolo) del giornale del Gruppo Rcs di cui la Fiat del presidente Montezemolo è socio forte, appare una domanda che suona così: "conviene diventare soci del presidente di Confindustria?". Nella sua infinita miseria Dagospia non ha dubbi.
6 - TRIPI CHIAMA TRIPI.
C'è un altro imprenditore di Confindustria che sta mettendo il figlio in orbita. Si chiama Alberto Tripi, l'industriale romano che dentro la holding Almaviva, ha messo insieme le attività dei call center e quelle informatiche di Finsiel. Nei giorni scorsi Tripi ha riunito all'Auditorium di Roma i 200 manager della società e ha fatto capire l'intenzione di concentrare l'unità di comando di Almaviva nelle mani del figlio Marco, un manager 36enne dall'aria precocemente severa. Il padre Alberto (inventore di Lottomatica) gode di amicizie trasversali che vanno da Romano Prodi a Gianni Letta e passa con disinvoltura dagli uffici di piazza SS. Apostoli alla festa di compleanno di Maurizio Gasparri. E' un tifoso della Roma ma gli piace il canottaggio, e oltre a dedicarsi a creare il "polo informatico" italiano, è riuscito quindici giorni fa a mettere insieme Federcomin e Fita, due federazioni di Confindustria che rappresentano il mondo dell'Ict e dei servizi innovativi. Il parto è riuscito e darà vita dentro Confindustria alla più grande delle federazioni che rappresentano insieme 140mila miliardi di fatturato.
Dagospia 03 Novembre 2006
"War is now", e adesso guerra. Dovrà cambiare in questo modo il felice slogan pubblicitario che Vodafone ha messo sulla bocca dei due calciatori Francesco Totti e Ringhio Gattuso. Da ieri l'azienda dei telefonini guidata dal puntiglioso e vanitoso Pietro Guindani è in conflitto totale con TelecomItalia, l'azienda che piaceva tanto a Tronchetti Provera. La sfida tra i due contendenti finirà in tribunale per l'accusa di concorrenza sleale che Vodafone rivolge nei confronti di Telecom. All'origine c'è il lancio avvenuto pochi giorni fa del servizio che consente agli utenti di associare il numero di casa o di ufficio a quello del cellulare. L'operazione sembrava fatta ma dopo quattro mesi di trattative Telecom ha sospeso i negoziati per l'accesso alla rete di telefonia fissa impedendo così l'interconnessione e il nuovo servizio.
Pietro Guindani, un milanese bocconiano 48enne si è consultato con il suo predecessore Colao Meravigliao che adesso sta seduto sulla poltrona di vicepresidente del gruppo inglese, e ha deciso di sferrare l'offensiva chiedendo 525,2 milioni di risarcimento. Vodafone ha oltre 24 milioni di clienti, mentre sono 25 milioni gli utenti collegati alla linea fissa gestita da Telecom. La guerra del cellulare ripropone ancora una volta il problema della gestione da parte di Telecom della rete fissa sulla quale tutti gli operatori devono transitare lasciando a Guido Rossi e al marito di Afef l'obolo del roaming. Se Guindani ha fatto brillare la bomba è perchè ha certamente trovato anche in Italia una sponda politica che lo può aiutare a rimettere in discussione il ruolo dell'ex-monopolista Telecom. Il manager di Vodafone - come Colao - frequenta Ciccioduro Rutelli e sa di trovare nel centrosinistra più di una voce disposta a ripetere con Francesco Totti e Ringhio Gattuso il grido "War is now".
2 - LE SIGNORE VOLANTI DI CIMOLI
L'annullamento della gara per l'acquisizione della compagnia low cost "Volare", è un altro brutto colpo per l'Alitalia di Giancarlo Cimoli, il manager immobile che sembra scolpito nel marmo della sua città d'origine Massa Carrara. Il Tar del Lazio, presieduto da Pasqualino De Lise (magistrato vicino all'Opus Dei) ha emesso due sentenze con le quali si annulla non solo la gara ma anche il contratto di compravendita già stipulato da Alitalia. A Cimoli non resta che consolarsi con la stesura dell'ennesimo Piano industriale e con l'ammirazione verso le donne che dentro e intorno all'Alitalia sono riuscite a farsi spazio. Sono tre le belle signore che con grande bravura si sono ritagliate un medaglione di business e di potere. La prima si chiama Laura Cavatorta ed è una stupenda ex-assistente di volo che dovrebbe prendere in mano le redini delle Operazioni di terra, una funzione chiave presidiata finora dal manager Marco Granone (ex-FS) che tocca l'attività di 97 scali in Italia e all'estero.
Poi nella galleria dei medaglioni femminili, Cimoli ha collocato anche Ilaria Bramezza (ex-collaboratrice dell'ex-sindaco di Venezia, Paolo Costa) che pare abbia siglato un ottimo contratto con Alitalia per assistere manager e consulenti nei loro viaggi in business class. L'ultima rappresentante della "quota rosa" è Stella Locci, la donna alla quale due anni fa Giancarlo Cimoli ha affidato la realizzazione della rivista di bordo "Ulisse". Per far fronte all'inedito impegno la Locci ha costituito in Sardegna una società dal nome mitologico "Itaca" che è gestita dal fratello e punta a confezionare per Alitalia il catalogo "Griffe Air". Secondo gli uscieri del palazzo della Magliana che assistono indifferenti alle proteste sindacali, la dama bionda di Itaca si sarebbe tutelata con un contratto di ferro che prevede una penale milionaria qualora Cimoli se ne andasse e la pubblicazione delle riviste venisse sospesa.
3 - SANT'INTESA, IL MANUALE CENCELLI È ARRIVATO IN BANCA
Le signore di Torino che prendono il tè nei bar sotto i portici di piazza San Carlo ieri sono rimaste sconvolte. Da sempre hanno criticato la Roma ladrona e poltrona che con il manuale Cencelli distribuisce 103 incarichi nel Governo e migliaia di strapuntini nelle aziende pubbliche, ma lo spettacolo offerto nel corso della giornata dai vertici del SanPaolo rimette in discussione i luoghi comuni. Dopo tre riunioni nel corso delle quali sono volate parole grosse i dirigenti della Banca e della Fondazione non hanno trovato alcun accordo sulla candidatura per una delle vicepresidenze di Sant'Intesa, il gigante della finanza che nasce dall'abbraccio mortale di Abramo-Bazoli con il massiccio Enrico Salza. Al centro della disputa c'è l'irrigidimento di Carlo Callieri, l'ex-uomo Fiat che ha criticato la nascita della superbanca e non ha alcuna intenzione di mettersi da parte.
Perfino un gentiluomo di stampo sabaudo come l'avvocato Franzo Grande Stevens, presidente della Fondazione SanPaolo, non è riuscito a smontare le aspettative di Callieri e a fare largo alla candidatura di Alfonso Iozzo, l'amministratore delegato uscente del SanPaolo sul quale piovono le critiche dei torinesi per l'esito penalizzante della fusione. Se ne riparlerà oggi e dovrà scendere in campo con tutto il suo carisma Abramo-Bazoli. Lo spettacolo è al limite della decenza ed è frutto di quel dualismo della governance che oggi viene bollato su "Repubblica" in un articolo sulfureo dell'economista Alessandro Penati. Quest'ultimo prende spunto dall'intervista che Abramo-Bazoli ha concesso al "Corriere della Sera" il 15 ottobre per denunciare il rischio di ripetere nelle banche quella moltiplicazione dei pesci e delle poltrone che fa inorridire le madame torinesi.
4 - COME È BUONA LA CORTE DEI CONTI CON L'ENAV
Quando si pensa alla Corte dei Conti, l'immagine è quella di una istituzione rigorosa e polverosa con i magistrati parrucconi che ricordano le scenografie di Westminster. In realtà la Corte, istituita nel 1862 per vigilare sull'amministrazione dello Stato, è rimasta una delle poche istituzioni al riparo della politica e il suo presidente Francesco Staderini (fiorentino, 74 anni, coniugato con tre figli) non ha una voglia di passare per il maestro cattivo che applica stangate impietose. Ieri ad esempio ha dato una dimostrazione di obiettività promuovendo il bilancio e la gestione dell'Enav, la società per l'assistenza al volo che i giudici contabili hanno giudicato positivamente.
Quando dagli uffici della Corte in viale Mazzini è uscito il comunicato che esprime apprezzamento per i risultati e per l'acquisizione di Vitrociset che apparteneva a nonna Edoarda Crociani, l'amministratore delegato dell'Enav, Guido Pugliesi, si è rotolato sul pavimento per la gioia. Il manager dell'Enav si è fatto le ossa nella Stet e in TelecomItalia dove nel '97 era direttore generale. Dopo una breve esperienza alla guida della Meie e dell'ospedale San Camillo, Pugliesi (con spiccate simpatie per Pierfurby Casini) ha spiccato il volo sull'Enav rivoltando l'azienda come un guanto.
5 - IL CULO FRAU DI LUCHINO.
Il più delle volte il conflitto di interessi è un conflitto di poltrone, ma questo scandalo riguarda soprattutto i politici e i manager pubblici con i doppi e tripli incarichi. Quando si va nel privato l'orrore si trasforma in onore e merita addirittura la copertina dei giornali. E' quanto accade a Luchino di Montezemolo, superbo collezionista di poltrone sulle quali saltella con disinvoltura con qualche gaffe che in molti casi lo ha portato a confondere il suo ruolo. Adesso è il momento di Poltrona Frau, la società che sta per sbarcare a Piazza Affari con un collocamento che consente ai disoccupati e ai pendolari della Fiat di mettere il sedere al riparo dal destino. Per il presidente di Fiat, Confindustria, Ferrari, Luiss (e chi più ne ha più ne metta), la quotazione di Poltrona Frau non è soltanto un obiettivo di successo ma il coronamento di un'impresa familiare che lo vede insieme al figlio Matteo portare avanti la filosofia del lusso di cui il suo Dna è profondamente marchiato. A fargli coro c'è in prima linea la stampa confindustriale con il "Sole 24 Ore", e oggi il settimanale il "Mondo" gli dedica cinque pagine e una strepitosa copertina. Sotto il titolo (La matricola Montezemolo) del giornale del Gruppo Rcs di cui la Fiat del presidente Montezemolo è socio forte, appare una domanda che suona così: "conviene diventare soci del presidente di Confindustria?". Nella sua infinita miseria Dagospia non ha dubbi.
6 - TRIPI CHIAMA TRIPI.
C'è un altro imprenditore di Confindustria che sta mettendo il figlio in orbita. Si chiama Alberto Tripi, l'industriale romano che dentro la holding Almaviva, ha messo insieme le attività dei call center e quelle informatiche di Finsiel. Nei giorni scorsi Tripi ha riunito all'Auditorium di Roma i 200 manager della società e ha fatto capire l'intenzione di concentrare l'unità di comando di Almaviva nelle mani del figlio Marco, un manager 36enne dall'aria precocemente severa. Il padre Alberto (inventore di Lottomatica) gode di amicizie trasversali che vanno da Romano Prodi a Gianni Letta e passa con disinvoltura dagli uffici di piazza SS. Apostoli alla festa di compleanno di Maurizio Gasparri. E' un tifoso della Roma ma gli piace il canottaggio, e oltre a dedicarsi a creare il "polo informatico" italiano, è riuscito quindici giorni fa a mettere insieme Federcomin e Fita, due federazioni di Confindustria che rappresentano il mondo dell'Ict e dei servizi innovativi. Il parto è riuscito e darà vita dentro Confindustria alla più grande delle federazioni che rappresentano insieme 140mila miliardi di fatturato.
Dagospia 03 Novembre 2006