LE GENERALI ALZANO IL FORTINO ANTI-OPA E SCHIERANO LE TRUPPE - IN CAMPO C'È ANCHE DE AGOSTINI: MANI VICINE AL GRUPPO DI NOVARA AVREBBERO GIÀ RASTRELLATO IL 4% DELLA COMPAGNIA - ZALESKI PUNTEREBBE A SALIRE FINO AL 5%...
Camilla Conti per "Finanza & Mercati"
La Borsa continua a scommettere su nuovi venti di guerra pronti a scuotere il Leone. E il Leone si prepara ad alzare le mura chiamando all'adunata l'esercito amico. DeAgostini in testa. A Piazza Affari le Generali hanno chiuso la seduta di ieri mettendo a segno un nuovo balzo del 2,08% a 32,91 euro con volumi vivaci (oltre 20,7 milioni di azioni pari all'1,62% del capitale) dopo avere raggiunto un massimo di 33,11 euro. Si tratta del nuovo top 2006 per il titolo Generali che non vedeva questi livelli dal settembre 2001.
Le azioni risentono ancora della speculazione su un possibile compratore estero e su un'accelerazione del piano di buy back, ma nelle sale operative non si esclude che qualche azionista, in vista dell'assemblea di primavera, stia già arrotondando le quote. Come Romain Zaleski che punterebbe a salire fino al 5% ma «dovrebbe esserci in azione anche Consortium insieme a Mediobanca», aggiunge un trader. «Di certo se il titolo si muove così c'è sotto qualcosa», fa notare un altro operatore. Già, ma che cosa?
Nelle ultime due settimane non è passato inosservato un movimento sostenuto tra gli strumenti derivati ed è proprio sul campo dei prodotti strutturati che si starebbe costruendo la difesa del Leone contro l'eventuale incursione in arrivo dall'Italia o dall'estero. E qui entra in gioco DeAgostini. Secondo quanto risulta a F&M, mani vicine al gruppo di Novara avrebbero già rastrellato, facendo leva sui derivati e attraverso Banca Imi, un pacchetto di circa il 4% della compagnia. Si concretizza così l'impegno della società guidata da Marco Drago ad acquistare una partecipazione delle Generali rivelato da F&M nel giugno scorso e contenuto nelle pieghe dell'accordo fra le due società sulla cessione della Toro per 3,8 miliardi. L'impegno aveva, appunto, un duplice effetto: rafforzare il Leone con l'incorporazione di Toro e allargare, con l'ingresso di DeAgostini nel capitale, la cintura di sicurezza degli alleati su cui poter contare in caso di scalate ostili. Su Toro, peraltro, è ancora in corso l'Opa obbligatoria iniziata il 13 novembre (chiude il 12 dicembre) mentre manca il verdetto dell'Antitrust che potrebbe arrivare entro una settimana.
Nell'agenda del gruppo triestino è infine fissata per il 15 dicembre l'esecuzione dei piani di stock granting e stock option della controllata Banca Generali riservati ai promotori finanziari, ai manager di rete, ai dirigenti e ai relationship manager del gruppo. Più in particolare, i piani di stock option sono due per un totale di oltre 5,5 milioni di opzioni su titoli Banca Generali. Le opzioni, esercitabili in tempi diversi, saranno assegnate al prezzo medio dell'anno precedente la data di assegnazione dei diritti stessi; gli assegnatari hanno l'obbligo di acquistare azioni Banca Generali per un valore di almeno la metà della plusvalenza eventualmente realizzata.
Dagospia 01 Dicembre 2006
La Borsa continua a scommettere su nuovi venti di guerra pronti a scuotere il Leone. E il Leone si prepara ad alzare le mura chiamando all'adunata l'esercito amico. DeAgostini in testa. A Piazza Affari le Generali hanno chiuso la seduta di ieri mettendo a segno un nuovo balzo del 2,08% a 32,91 euro con volumi vivaci (oltre 20,7 milioni di azioni pari all'1,62% del capitale) dopo avere raggiunto un massimo di 33,11 euro. Si tratta del nuovo top 2006 per il titolo Generali che non vedeva questi livelli dal settembre 2001.
Le azioni risentono ancora della speculazione su un possibile compratore estero e su un'accelerazione del piano di buy back, ma nelle sale operative non si esclude che qualche azionista, in vista dell'assemblea di primavera, stia già arrotondando le quote. Come Romain Zaleski che punterebbe a salire fino al 5% ma «dovrebbe esserci in azione anche Consortium insieme a Mediobanca», aggiunge un trader. «Di certo se il titolo si muove così c'è sotto qualcosa», fa notare un altro operatore. Già, ma che cosa?
Nelle ultime due settimane non è passato inosservato un movimento sostenuto tra gli strumenti derivati ed è proprio sul campo dei prodotti strutturati che si starebbe costruendo la difesa del Leone contro l'eventuale incursione in arrivo dall'Italia o dall'estero. E qui entra in gioco DeAgostini. Secondo quanto risulta a F&M, mani vicine al gruppo di Novara avrebbero già rastrellato, facendo leva sui derivati e attraverso Banca Imi, un pacchetto di circa il 4% della compagnia. Si concretizza così l'impegno della società guidata da Marco Drago ad acquistare una partecipazione delle Generali rivelato da F&M nel giugno scorso e contenuto nelle pieghe dell'accordo fra le due società sulla cessione della Toro per 3,8 miliardi. L'impegno aveva, appunto, un duplice effetto: rafforzare il Leone con l'incorporazione di Toro e allargare, con l'ingresso di DeAgostini nel capitale, la cintura di sicurezza degli alleati su cui poter contare in caso di scalate ostili. Su Toro, peraltro, è ancora in corso l'Opa obbligatoria iniziata il 13 novembre (chiude il 12 dicembre) mentre manca il verdetto dell'Antitrust che potrebbe arrivare entro una settimana.
Nell'agenda del gruppo triestino è infine fissata per il 15 dicembre l'esecuzione dei piani di stock granting e stock option della controllata Banca Generali riservati ai promotori finanziari, ai manager di rete, ai dirigenti e ai relationship manager del gruppo. Più in particolare, i piani di stock option sono due per un totale di oltre 5,5 milioni di opzioni su titoli Banca Generali. Le opzioni, esercitabili in tempi diversi, saranno assegnate al prezzo medio dell'anno precedente la data di assegnazione dei diritti stessi; gli assegnatari hanno l'obbligo di acquistare azioni Banca Generali per un valore di almeno la metà della plusvalenza eventualmente realizzata.
Dagospia 01 Dicembre 2006