DOVE BAZOLI HA BISOGNO, ZALESKI INTERVIENE: HA PUNTELLATO IL NUOVO AZIONARIATO DELLA SANTA INTESA, HA MESSO UN CHIP SU GENERALI, STA PILOTANDO LE NOZZE TRA MITTEL E HOPA - L'INARRESTABILE ASCESA DI UN FINANZIERE CHE LAVORA IN UN SEMINTERRATO.

Ettore Livini per "la Repubblica"


Il suo «salotto buono» è un seminterrato. Poco più di un´ottantina di metri quadri a una rampa di scale dalla cucina di casa. Un´efficientissima assistente, due locali un po´ bui con alle pareti - unica concessione al lusso - qualche quadro d´epoca pre-rinascimentale. Romain Zaleski è in Italia da un po´ più di 15 anni, ha guadagnato 3 miliardi, ma non ha cambiato le sue abitudini. Nel '90 gestiva da casa sua (una villetta appena fuori Milano) un business da qualche centinaio di milioni di lire. Oggi da quelle due stanze tira le fila di un impero che vale più di 6 miliardi e spazia dall´Italia alla Francia, dall´energia (Edison e Asm) alla siderurgia (Arcelor-Mittal) fino a Telecom e alla sua passione più recente, le banche. Una fortuna costruita un euro alla volta. Grazie a tanti blitz fortunati in Borsa, a un buon intuito, ma anche alla fitta rete di relazioni che gli ha spalancato le porte del credito di casa nostra (e non solo), garantendogli i finanziamenti per le sue scorribande azionarie.

Il suo esordio nel Belpaese è stato subito in grande: appena arrivato dalla Francia ha provato a scalare nientemeno che la Falck, controllata da un granitico patto di famiglia e sotto la tutela della Mediobanca di Enrico Cuccia. Sembrava uno sprovveduto a digiuno di cose finanziarie italiane. Invece ha avuto ragione. Il patto dei Falck ha iniziato a scricchiolare, Mediobanca ha pilotato la società verso Montedison e Zaleski è uscito da un apparente cul de sac con il portafoglio gonfio. Era solo l´inizio. Lui ci ha preso gusto. Ha fiutato aria di guerra su Foro Buonaparte, si è fatto prestare un po´ di soldi dalla Banca Intesa di Giovanni Bazoli (al suo fianco sin dagli anni 90) e ha iniziato a rastrellare titoli Montedison, diventando l´ago della bilancia per l´ingresso di Edf nel capitale. Una partita da cui è uscito con almeno 1,4 miliardi di guadagni.



Da allora è stato un crescendo. Un po´ finanziato con i mezzi propri, molto con i soldi delle banche. Dal suo seminterrato ha condizionato (guadagnando 400 milioni) la battaglia russo-indiana per l´acciaio di Arcelor. Poi ha iniziato a comprare piccole ma nevralgiche partecipazioni a Piazza Affari: Telecom (1,8), Generali (oltre il 2%), Mps e Bpi. Rivedendo anche le regole del suo rapporto con Bazoli. Oggi Intesa non è più l´hausbank e finanzia «solo» un quarto dei debiti di Zaleski (secondo indiscrezioni poco meno di 1,5 miliardi) mentre altre banche straniere (soprattutto francesi) e probabilmente Unicredit (per il recente esercizio dei warrant Edison) hanno iniziato ad affiancare la Tassara.

Il legame con il presidente di Intesa, ridimensionato alla voce finanziamenti, si è rafforzato su un altro fronte. Dove Bazoli ha bisogno, Zaleski interviene. Ha puntellato il nuovo azionariato della superbanca dopo le nozze con Sanpaolo. Ha messo un chip su Generali, sta pilotando le nozze tra Mittel e Hopa, un matrimonio che potrebbe aumentare ancora la forza di fuoco finanziaria a disposizione di questa santa alleanza. Questa volta però il rischio è più alto. Solo in Intesa Zaleski ha immobilizzato quasi 3,5 miliardi. «Di soldi ne ho - dice lui - ho 6,7 miliardi in azioni e solo 4 miliardi di debiti». Non solo. La sua Carlo Tassara ha 1,2 miliardi di patrimonio e nelle due holding olandesi di casa, Tanagra e Ajanta, è entrato a fine 2005 un dividendo da 1,3 miliardi (eredità della partita Edison) per ora investito solo in parte nella ricapitalizzazione della cassaforte italiana.

Zaleski conta anche sul suo intuito. «Passera è un grande manager - confida - e da Intesa avrò grandi soddisfazioni». Qualcuna, in effetti, se la sta già togliendo. Il primo 1,5% della banca l´ha comprato a valori inferiori del 45% a quelli attuali. Su Generali ha una plusvalenza già di qualche centinaio di milioni. Gli investimenti cambiano, il mito del «fiuto» di Zaleski sembra per ora destinato a continuare


Dagospia 24 Gennaio 2007