AN, IL CATALOGO DELLE PALLE - RONCHI LE HA DI CASHMERE - BUONTEMPO DI SHETLAND - GASPARRI DI FUSTAGNO - LANDOLFI DI BUFALA CAMPANA - MATTEOLI DI FINOCCHIONA - MELONI DI PELUCHE - LA RUSSA DI CANE CIRNECO - MUSSOLINI, FUORI CONCORSO, DI ORBACE.
Pietrangelo Buttafuoco per "Panorama"
È tutto un giramento di palle Alleanza nazionale in questi giorni. Palle metaforiche ovviamente. Da quando Daniela Santanchè, che ha il pallino della discussione in mano, ha liquidato i dirigenti del suo partito, «Quelli, ohibò, hanno le palle di velluto», bocciati perché proni a Gianfranco Fini, dentro An è cominciata la catalogazione delle suddette palle divise per tipologia.
Altro che velluto. Ci sono anche le palle di cashmere: sono quelle di Andrea Ronchi, l'elegante portavoce di Fini. «Una bellissima battuta» racconta Giorgia Meloni, vicepresidente della Camera «purtroppo non è mia». La battuta infatti è di Gianni Alemanno, che insieme con altri suoi colleghi, durante una cena di parlamentari, ha compilato un'esilarante schedatura degli attributi virili in crescendo di metafora.
I tessuti fanno da discrimine. Sono palle di shetland, dunque lana lunga e ruvida, quelle di Teodoro Buontempo. Di fustagno, quindi attrezzate di noncuranza e comodità, quelle di Maurizio Gasparri, di shatush (che è pur sempre una cosa proibita, lana ricavata dalla barba di pecora) sono invece quelle di Nino Strano, uomo ghiotto di vizi e perciò con annesse piume di struzzo, mentre quelle di Adolfo Urso sono palle di organza. Palle di pashmina per Italo Bocchino.
Le palle d'orbace (la lana sarda delle divise fasciste), pur fuori concorso, spettano ad Alessandra Mussolini, ma non ci sono solo i tessuti. Alemanno, per dire, da ex ministro dell'Agricoltura s'è aggiudicato le palle di mucca pazza.
Derivate e genuine sono quelle di Mario Landolfi, l'ex ministro delle Comunicazioni. Palle di bufala appunto, originale e doc di Mondragone. Anche Ignazio La Russa, ex promoter di Santanchè, ha attributi zoomorfi: palle di cane cirneco per la precisione. Il cirneco è un cane autoctono dell'Etna, vive dalle parti di Ragalna e Paternò, i luoghi dei La Russa.
La marchiatura dei gioielli difficilmente prescinde dalle caratterizzazioni territoriali. Altero Matteoli, toscano, ha infatti palle di finocchiona, il messinese Mimmo Nania ha palle di ricotta lavorata con cannella. Salvatore Sottile, l'altro messinese, ha quelle di pignoccata. Trattasi di dolce zuccheroso da sgranocchio.
Ovviamente ci sono quelli che ancora, malgrado la svolta moderata e liberale, incuranti dell'esame sempre aperto per entrare nella famiglia europea del Partito popolare, mostrano con orgoglio la tempra del tempo che fu. Dunque a Roberto Menia, triestino, palle di militaresco piombo. E la sua figura la fa anche Donato Lamorte, capo della segreteria di Fini: nientemeno che palle di cactus.
E ci sono i fiori di cactus, ossia le signore che dentro An ormai la sanno sempre più lunga. Giusto per la notazione regionalistica Adriana Poli Bortone, sindaco di Lecce, ha avuto affidate le palle di lampascioni (tuberi pugliesi). Palle di peluche, ma per via della sua giovanissima età, Giorgia Meloni. Donna Assunta Almirante ha ovviamente il punteggio più alto essendo riconosciuta pari al Colleoni (che ne aveva tre). E campionessa infine, Flavia Perina, direttore del Secolo: «Palle comunque quadrate».
Così secondo il catalogo dei camerati, oops, dei moderati. Con le palle.
Dagospia 26 Gennaio 2007
È tutto un giramento di palle Alleanza nazionale in questi giorni. Palle metaforiche ovviamente. Da quando Daniela Santanchè, che ha il pallino della discussione in mano, ha liquidato i dirigenti del suo partito, «Quelli, ohibò, hanno le palle di velluto», bocciati perché proni a Gianfranco Fini, dentro An è cominciata la catalogazione delle suddette palle divise per tipologia.
Altro che velluto. Ci sono anche le palle di cashmere: sono quelle di Andrea Ronchi, l'elegante portavoce di Fini. «Una bellissima battuta» racconta Giorgia Meloni, vicepresidente della Camera «purtroppo non è mia». La battuta infatti è di Gianni Alemanno, che insieme con altri suoi colleghi, durante una cena di parlamentari, ha compilato un'esilarante schedatura degli attributi virili in crescendo di metafora.
I tessuti fanno da discrimine. Sono palle di shetland, dunque lana lunga e ruvida, quelle di Teodoro Buontempo. Di fustagno, quindi attrezzate di noncuranza e comodità, quelle di Maurizio Gasparri, di shatush (che è pur sempre una cosa proibita, lana ricavata dalla barba di pecora) sono invece quelle di Nino Strano, uomo ghiotto di vizi e perciò con annesse piume di struzzo, mentre quelle di Adolfo Urso sono palle di organza. Palle di pashmina per Italo Bocchino.
Le palle d'orbace (la lana sarda delle divise fasciste), pur fuori concorso, spettano ad Alessandra Mussolini, ma non ci sono solo i tessuti. Alemanno, per dire, da ex ministro dell'Agricoltura s'è aggiudicato le palle di mucca pazza.
Derivate e genuine sono quelle di Mario Landolfi, l'ex ministro delle Comunicazioni. Palle di bufala appunto, originale e doc di Mondragone. Anche Ignazio La Russa, ex promoter di Santanchè, ha attributi zoomorfi: palle di cane cirneco per la precisione. Il cirneco è un cane autoctono dell'Etna, vive dalle parti di Ragalna e Paternò, i luoghi dei La Russa.
La marchiatura dei gioielli difficilmente prescinde dalle caratterizzazioni territoriali. Altero Matteoli, toscano, ha infatti palle di finocchiona, il messinese Mimmo Nania ha palle di ricotta lavorata con cannella. Salvatore Sottile, l'altro messinese, ha quelle di pignoccata. Trattasi di dolce zuccheroso da sgranocchio.
Ovviamente ci sono quelli che ancora, malgrado la svolta moderata e liberale, incuranti dell'esame sempre aperto per entrare nella famiglia europea del Partito popolare, mostrano con orgoglio la tempra del tempo che fu. Dunque a Roberto Menia, triestino, palle di militaresco piombo. E la sua figura la fa anche Donato Lamorte, capo della segreteria di Fini: nientemeno che palle di cactus.
E ci sono i fiori di cactus, ossia le signore che dentro An ormai la sanno sempre più lunga. Giusto per la notazione regionalistica Adriana Poli Bortone, sindaco di Lecce, ha avuto affidate le palle di lampascioni (tuberi pugliesi). Palle di peluche, ma per via della sua giovanissima età, Giorgia Meloni. Donna Assunta Almirante ha ovviamente il punteggio più alto essendo riconosciuta pari al Colleoni (che ne aveva tre). E campionessa infine, Flavia Perina, direttore del Secolo: «Palle comunque quadrate».
Così secondo il catalogo dei camerati, oops, dei moderati. Con le palle.
Dagospia 26 Gennaio 2007