VERONICA, UNO 'SCANDALO PATRIMONIALE' (E "LA REPUBBLICA" ERA L'ARMA PERFETTA)
DRAGHI NON DIGERISCE L'ACCROCCO DI BAZOLI E SALZA - DUELLO BOCCONI E TRENTO
LA TENAGLIA FRANCESE SU BNL SI STRINGE (ABETE TEME) - TRASPORTI: DE LISE IN PISTA

1 - DRAGHI NON DIGERISCE L'ACCROCCO 'DUAL BAND' DI BAZOLI E SALZA
Quando sabato sera sono usciti dalla cena di gala che ha concluso il Forex di Torino, le centinaia di rappresentanti di banche e merchant bank internazionali erano alticci. Tra agnolotti ai tartufi, bottiglie di Barolo e giandujotti è stato un incontro memorabile. Alle libagioni erano assenti i grandi banchieri che a fine mattinata avevano avuto l'onore di pranzare insieme al Governatore seduti sui quattro tavoli indicati dal cerimoniale. Accanto a Mario Draghi c'erano Cesare Geronzi, Gianluigi Gabetti, il massiccio Enrico Salza, Abramo-Bazoli e Galateri di Genola; di fronte, erano stati sistemati Pietro Modiano, Alessandro Profumo, il "risanatore" Matteuccio Arpe, e Luigino Abete di lobby-continua.

Durante la colazione l'aria dei banchieri era piuttosto mesta. Draghi non li ha risparmiati e ha mandato segnali precisi picchiandoli in testa per gli alti costi dei servizi bancari. Ma il missile più inatteso il Governatore lo ha indirizzato nei confronti di Sant'Intesa, quando ha espresso senza mezzi termini la sua preoccupazione sul modello dualistico di governance. Secondo gli uscieri di via Nazionale che adorano il Governatore per le nuove divise (il cui costo si aggira sul milione di euro) le parole di Draghi erano senza alcun dubbio indirizzate all'accrocco messo in piedi da Abramo-Bazoli ed Enrico Salza per la governance della Superbanca. Gli uscieri aggiungono che il messaggio forte è stato indirizzato anche nei confronti di Mediobanca e degli altri istituti dove in queste ore si sta studiando di applicare il modello duale che distribuisce le poltrone al vertice delle banche.

La reazione di Abramo-Bazoli, che insieme a Corrado Passera aveva incontrato Draghi in una saletta riservata del centro congressi del Lingotto, non si è fatta attendere: "siamo consapevoli che si tratta di portare avanti un esperimento pilota". C'è un po' di ingenuità in queste parole che introducono un significato "relativo" in un modello dietro il quale si è cercato un equilibrio tormentato per salvare le poltrone di Milano e di Torino. Non è immaginabile infatti che la Superbanca - chiamata a primeggiare nel panorama finanziario italiano - consideri "un esperimento pilota" l'assetto di vertice. Un anno fa a Cagliari, in occasione del Forex, il Governatore aveva invocato "aggregazioni, senza personalismi e senza localismi". Il modo con cui si è arrivati all'abbraccio tra Abramo-Bazoli ed Enrico Salza non deve averlo convinto.

2 - LA TENAGLIA DEI FRANCESI SU BNL SI STRINGE (ABETE TEME)
Luigino Abete ha ripreso a sudare. Chi l'ha visto sabato a Torino, seduto in prima fila per ascoltare Draghi, aggiunge che il presidente di Bnl è di nuovo ingrassato. Gli succede sempre così quando è nervoso e il sarto rischia di impazzire. Il multiforme Luigino è terribilmente incazzato con Paolino Mieli per il colpo basso che il "Corriere della Sera" gli ha inferto proprio sabato, quando si svolgeva a Torino la kermesse dei mille banchieri. Il giornale ha dedicato un ampio articolo al blitz improvviso di Baudouin Prot, il numero uno di Paribas che il giorno prima si era presentato intorno alle 16 negli uffici del Centro servizi della BNL alla periferia di Roma.

La visita del 56enne capo di Paribas è stata così improvvisa da spiazzare l'assente Luigino Abete. Monsieur Prot, cavaliere della Legion d'Onore e capo di Paribas dal marzo 2000, è entrato nel caveau e nel call center di BNL. Non è stata una passeggiata priva di significato. E non è stato privo di significato il pesante riferimento che il "Corriere della Sera" ha fatto alla sospensione dei due top-manager (Riccardo Luchi e Guido Grassi) che sono stati sospesi e sostituiti per i 100 milioni di buco delle operazioni sui titoli. La tenaglia dei francesi su BNL si stringe e Luigino teme che la sua presidenza di "rappresentanza" sia ormai al capolinea.

3 - GARANTE PER I TRASPORTI: DE LISE IN PISTA
Sarà battaglia grossa per le Authority. Dopo l'approvazione nell'ultimo Consiglio dei ministri del disegno di legge per la riforma, è prevista la nascita di un nuovo Garante per i Trasporti che dovrà controllare un settore delicato e importante. Il nuovo presidente avrà poteri di regolazione su strade, autostrade, ferrovie, aeroporti; dovrà vedersela con i ministri Tonino Di Pietro e Alessandro Bianchi, e bacchettare all'occorrenza gli operatori del settore. Per questa carica il nome che circola è quello di Pasqualino De Lise, il magistrato presidente del Tar del Lazio, in odore di Opus Dei, che ha presieduto senza brillare la commissione per la riforma dell'Authority di Palazzo Chigi.



Pasqualino ha alle spalle 34 anni di alti incarichi amministrativi. Le prime esperienze le ha fatte al ministero dei Lavori Pubblici con il mitico consigliere Giovanni Torregrossa, l'uomo che inventò l'istituto giuridico della "concessione". De Lise giocava a tennis con Torregrossa, poi ha preso a giocare in proprio come capo di gabinetto in altri ministeri, finché nell'82 fu nominato presidente del Tar della Toscana, ma non prese servizio perchè il defunto ministro Goria lo chiamò al Tesoro. L'uomo è alto, furbo, parla un italiano piuttosto incerto, ma ha fama di grandi ambizioni. Quando scoppiò Calciopoli si fece lestamente da parte dicendo che le vicende di Moggi&Company riguardavano la giustizia sportiva e non quella amministrativa. Adesso è in pista per un'Authority sulla quale gli appetiti sono numerosi.

4 - VERONICA, UNO SCANDALO PATRIMONIALE (E "LA REPUBBLICA" ERA L'ARMA PERFETTA)
L'intellighentia radical chic è inorridita quando ha letto la lettera di Veronica Lario su "Repubblica". Sul povero Ezio Mauro, che viene indicato da più parti come uno degli autori (in duplex con il vice Dario Cresto-Dina) dell'ultimatum coniugale, sono piovute telefonate e messaggi di sdegno con l'accusa nemmeno troppo celata di aver trasformato il giornale in una versione di "Novella2000". L'irritazione è stata così forte da indurre Eugenio Scalfari a prendere la penna ieri in difesa del suo giornale. Il grande Eugenio - che pochi giorni fa è stato visto passeggiare a Parigi insieme al principe Caracciolo e a Carlo Perrone, in missione per "Libération" - ha scritto: "Noi abbiamo ricevuto una lettera inviataci dalla moglie di un uomo pubblico...non abbiamo né carpito un documento privato, né stimolato l'autrice a pubblicarlo...qualche collega di altri giornali si è chiesto che cosa ci fosse dietro e l'ha chiesto a "Repubblica" quasi che noi fossimo depositari di eventuali retroscena e quindi strumentalizzati da interessi estranei alla nostra deontologia".

Ha ragione il Fondatore: la pubblicazione della lettera è stato un scoop che ha alzato le vendite di "Repubblica" del 25%. Un atto dovuto, un colpo giornalistico che ha preso in contropiede il "Corriere della Sera" e tutti i giornali. Per ciò che riguarda gli "eventuali retroscena" non c'è bisogno di "Repubblica", basta Dagospia che nella sua infinita miseria è riuscita a capire questa semplice equazione: lo scandalo "matrimoniale" di Veronica e Silvio è soprattutto uno scandalo "patrimoniale". E il quotidiano di Mauro era l'arma perfetta per sparare alle palle del Cavaliere.

Da parte sua, Veronica è stata abilissima: sotto il bla-bla perfetto della dignità, rispetto, gallismo gagarello c'è solo la storia, cominciata un anno fa, che riguarda la spartizione dell'impero del Cavaliere, di tutto l'impero, non soltanto di quella Holding di Fininvest dentro la quale i figli di Veronica sono già garantiti. Forse è bene ricordare ancora una volta (magari l'ultima) che poche settimane fa il Cavaliere ha subito un delicato intervento a Cleveland. Al suo capezzale c'era solo la figliola Eleonora che vive negli Usa. A Macherio, Segrate, Cologno Monzese c'erano tutti, figli di primo e di secondo letto. In attesa.

5 - IL MORETTI DI IERI, IL MORETTI DI OGGI
Mauro Moretti ha un problema. Non riguarda i rapporti con Innocenzo Cipolletta che sono tornati sereni, ma il braccio di ferro con i sindacati iniziato venerdì scorso. Con mano sapiente il manager, ex-sindacalista Cgil, tira fuori una ad una le linee del nuovo piano industriale 2007-2011. La fotografia dell'azienda ha il colore del rosso, un buco di bilancio di oltre 2 miliardi e debiti per circa 8 miliardi. I sindacati godono da morire di fronte alle difficoltà del loro ex-collega assurto alla poltrona di capo-azienda. E lo aspettano al varco quando dovrà annunciare 8.000 nuovi esuberi. Fu lui, Moretti a guidare le battaglie e le trattative che dall'epoca di Necci e di Cimoli hanno ridotto di oltre 100.000 unità il numero degli impiegati e dei ferrovieri. Nella riunione di venerdì il manager di Rimini non ha tirato fuori i numeri, ma ha preferito sparare a zero sulla Tav annunciando che i contratti con le imprese dell'Alta Velocità saranno stracciati. Mentre parlava qualche sindacalista malizioso si è chiesto: "perchè non l'ha fatto quando era a capo di RFI, la Rete Ferroviaria Italiana?"

6 - DUELLO ALL'ULTIMO FESTIVAL TRA BOCCONI E TRENTO
Alla Bocconi, la madre di tutti i sapientoni, non ci stanno e preparano l'offensiva di maggio. Quando a giugno dell'anno scorso Mario Monti e il rettore dell'Università, Angelo Provasoli, hanno visto il successo del Festival dell'Economia di Trento, sono stati trafitti da quel volgare sentimento che è l'invidia. Quel Festival ha spiazzato i sapientoni della Bocconi: oltre 100mila persone si sono riversate nella città per ascoltare economisti, scienziati e perfino Tommaso Padoa-Scoppia. Il promotore del Festival, Tito Boeri (economista bocconiano che le studentesse chiamano "Tom Cruise") è pronto a replicare e per giugno ha previsto un'altra edizione alla quale parteciperà il premio Nobel Gary Becker. Di fronte a questo annuncio è scattata la controffensiva della Bocconi che ha previsto per maggio un colossale Forum con oltre 100 economisti, imprenditori, manager e politici. L'iniziativa è stata presentata con enfasi smisurata con il titolo "Economia e società aperta". E toccherà a Mirca Giacoletto Papas, la pr della Bocconi, gonfiarla come se fosse il Summit del secolo.


Dagospia 05 Febbraio 2007