RAI, UN GIORNO IN PRETURA - LA PROCURA CHIUDE L'INCHIESTA SUL CASO MEOCCI: I CINQUE CONSIGLIERI INDAGATI PER ABUSO D'UFFICIO RISCHIANO IL RINVIO A GIUDIZIO - INTANTO, CONTINUA A MANCARE L'ACCORDO SULLE NOMINE PROPOSTE DA CAPPON.
Giovanna Cavalli per il "Corriere della Sera"
L'indagine sui cinque consiglieri Rai della Cdl è chiusa. Il pm Adelchi D'Ippolito ieri ha depositato gli atti. Ed ora Angelo Petroni e Giuliano Urbani (FI), Giovanna Bianchi Clerici (Lega), Marco Staderini (Udc) e Gennaro Malgieri (An), indagati per abuso d'ufficio nel caso Meocci, hanno 20 giorni per presentare memorie o farsi interrogare.
Dopo di che si procederà all'archiviazione o al rinvio a giudizio. Perché quel 4 agosto 2005 (con il no dei colleghi del centrosinistra Carlo Rognoni, Sandro Curzi e Nino Rizzo Nervo e l'astensione del presidente Petruccioli) nominarono direttore generale dell'azienda Alfredo Meocci che, da ex commissario dell'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, era incompatibile con l'incarico. Come poi stabilì la stessa Agcom e confermò il Consiglio di Stato, infliggendo alla Rai una multa di 14,3 milioni di euro e una da 373.000 all'ex dg.
L'ennesimo capitolo della saga Meocci arriva mentre sono in ballo nomine importanti per viale Mazzini. Coincidenza non fortuita secondo i capigruppo Cdl in Vigilanza Giorgio Lainati (FI), Alessio Butti (An) e Dario Galli (Lega): «Proprio alla vigilia di un consiglio che dovrebbe occuparsi di presunte nomine urgenti il pm deposita gli atti dell'inchiesta contro i consiglieri del centrodestra, provvedimento che di solito è l'anticamera del rinvio a giudizio». Il loro sospetto è che «si voglia usare un braccio giudiziario per superare le riserve della maggioranza e mandare a casa il Cda della Rai».
Mentre tutto ciò accadeva i consiglieri erano chiusi in un incontro informale con il dg Claudio Cappon, che ha ripresentato le sue 6 «priorità qualificanti». Alberto Barbera a Rai Cinema, Giovanni Minoli a RaiDue, Carlo Freccero a Rai Sat (deleghe editoriali) con Antonio Marano amministratore delegato, Pietro Gaffuri alla New Media e per la Sipra Antonio Baravalle, attuale responsabile marketing di Alfa Romeo e Lancia.
Fumata nerissima. «Ma non c'è muro contro muro, i nostri avversari non sono trinariciuti o yes men di Cappon, c'è soltanto varietà di punti di vista», la spiega Giuliano Urbani. «Decideremo tenendo presente che siamo servizio pubblico e che abbiamo un piano industriale». Urbani non vede bene Barbera a Rai Cinema: «È un critico competente ma io da ex bocconiano non potrei mai metterlo ad amministrare». E come presidente sempre di Rai Cinema propone Luciana Castellina.
Sul rischio di rinvio a giudizio: «Chiaro che ormai si va davanti al giudice. Una manovra contro di noi? Sarebbe una mostruosità, roba da Congo belga prima dell'indipendenza». Intanto il sindacato Usigrai sulle nomine invita la Rai a privilegiare risorse interne. Oggi riunione ufficiale del Cda.
Dagospia 20 Febbraio 2007
L'indagine sui cinque consiglieri Rai della Cdl è chiusa. Il pm Adelchi D'Ippolito ieri ha depositato gli atti. Ed ora Angelo Petroni e Giuliano Urbani (FI), Giovanna Bianchi Clerici (Lega), Marco Staderini (Udc) e Gennaro Malgieri (An), indagati per abuso d'ufficio nel caso Meocci, hanno 20 giorni per presentare memorie o farsi interrogare.
Dopo di che si procederà all'archiviazione o al rinvio a giudizio. Perché quel 4 agosto 2005 (con il no dei colleghi del centrosinistra Carlo Rognoni, Sandro Curzi e Nino Rizzo Nervo e l'astensione del presidente Petruccioli) nominarono direttore generale dell'azienda Alfredo Meocci che, da ex commissario dell'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, era incompatibile con l'incarico. Come poi stabilì la stessa Agcom e confermò il Consiglio di Stato, infliggendo alla Rai una multa di 14,3 milioni di euro e una da 373.000 all'ex dg.
L'ennesimo capitolo della saga Meocci arriva mentre sono in ballo nomine importanti per viale Mazzini. Coincidenza non fortuita secondo i capigruppo Cdl in Vigilanza Giorgio Lainati (FI), Alessio Butti (An) e Dario Galli (Lega): «Proprio alla vigilia di un consiglio che dovrebbe occuparsi di presunte nomine urgenti il pm deposita gli atti dell'inchiesta contro i consiglieri del centrodestra, provvedimento che di solito è l'anticamera del rinvio a giudizio». Il loro sospetto è che «si voglia usare un braccio giudiziario per superare le riserve della maggioranza e mandare a casa il Cda della Rai».
Mentre tutto ciò accadeva i consiglieri erano chiusi in un incontro informale con il dg Claudio Cappon, che ha ripresentato le sue 6 «priorità qualificanti». Alberto Barbera a Rai Cinema, Giovanni Minoli a RaiDue, Carlo Freccero a Rai Sat (deleghe editoriali) con Antonio Marano amministratore delegato, Pietro Gaffuri alla New Media e per la Sipra Antonio Baravalle, attuale responsabile marketing di Alfa Romeo e Lancia.
Fumata nerissima. «Ma non c'è muro contro muro, i nostri avversari non sono trinariciuti o yes men di Cappon, c'è soltanto varietà di punti di vista», la spiega Giuliano Urbani. «Decideremo tenendo presente che siamo servizio pubblico e che abbiamo un piano industriale». Urbani non vede bene Barbera a Rai Cinema: «È un critico competente ma io da ex bocconiano non potrei mai metterlo ad amministrare». E come presidente sempre di Rai Cinema propone Luciana Castellina.
Sul rischio di rinvio a giudizio: «Chiaro che ormai si va davanti al giudice. Una manovra contro di noi? Sarebbe una mostruosità, roba da Congo belga prima dell'indipendenza». Intanto il sindacato Usigrai sulle nomine invita la Rai a privilegiare risorse interne. Oggi riunione ufficiale del Cda.
Dagospia 20 Febbraio 2007