"PANORAMA" CON VISTA SUL CINEMA: "CIAK, MI FAI UN SAFFO!"

Piera Detassis per Panorama, in edicola domani


L'amore è una cosa meravigliosa. E persino infima, crudele, tanto che un'infinita sciarpa di seta bianca potrebbe diventare il prossimo oggetto erotico del nostro desiderio. In una delle scene più calde di Killing Me Softly, Uccidimi dolcemente, diretto da Chen Kaige, Joseph Fiennes, torbido scalatore che «ti scoperà dolorosamente», se ne serve come in un rituale per festeggiare le nozze con la diafana Heather Graham. Avvolge il pezzo di stoffa bianco al collo di lei, lo fa scorrere attorno ai chiodi del caminetto e mentre fa l'amore tira e allenta le due estremità per simulare uno strangolamento che lascia la donna umiliata, eccitata, stordita. Fra le tante scene torride del film tratto dal romanzo Dolce e crudele di Nicci French questa è già di culto, anzi, se possiamo osare, di stracult.

Le prossime settimane cinematografiche si affidano al mélo perverso, un po' Cime tempestose e un po' Lolita, ma, per carità, in versione lesbo, con il macigno della tragedia in agguato e quel tocco alla Hitchcock (ogni paragone è assolutamente casuale) versante Marnie o Io ti salverò. Basterebbero i titoli a parlare chiaro, Killing Me Softly appunto, con sapiente sfumatura sadomaso al cuore di panna oppure Lost and delirious (Perdute e deliranti), in sala ad aprile con il titolo più saggio L'altra metà dell'amore, un college-movie diretto da Lea Pool.

Qui la rivelazione, sempre nel fiore degli anni, è Piper Perabo, la bellissima già vista in Le ragazze del Coyote Ugly, che cade ossessivamente innamorata della compagna di stanza, da cui viene poi tradita e sconfessata. Tra nudi femminili intrecciati, poesie di elogio al potere dell'amour fou e fughe notturne nella foresta in compagnia di uccelli rapaci, si consuma l'ennesimo delirio amoroso. Piccole donne crescono e scoprono il piacere dell'umiliazione e della dominazione, prima ancora che l'amore appagante. E se Reese Witherspoon, la nuova e impegnatissima (è anche produttrice) Doris Day d'America, tenta il riscatto delle platinate con una commedia allegra e pop, La rivincita delle bionde, il suo modello di ragazza femminile quanto emancipata sembra già sorpassato.

Quest'anno vanno le diafane tormentate, dissolute, adolescenti torbide e disturbate, pronte ad annientarsi per un filo di sesso e non certo «per un filo di perle, un filo di tacco, un filo di trucco» come insegnavano le mamme. Non più le bad girl pestifere, combattenti e perfide che hanno segnato le stagioni appena trascorse, ma la loro derivazione consunta e decadente. Heather Graham, che si è fatta notare volteggiando nuda sui pattini in Boogie Nights di Paul Thomas Anderson, il più bel film mai fatto sul porno, resta l'interprete migliore dell'eterna adolescente (anche se di anni ne ha già 31), Lolita consapevole e orgogliosa di esserlo e sembrarlo, aliena da troppa palestra, un po' sdilinquita e sottomessa e per questo molto sexy. «Sono cresciuta sexy, sono vissuta sexy, mi pensano sexy. Mi rimproverano di interpretare troppi ruoli estremi e troppo erotici. Ma cosa ci posso fare? Semplicemente questo versante mi interessa, ne sono curiosa». E proprio a causa di questo «vizietto» ha rotto ogni rapporto con la famiglia, contraria.

Ma le divine oscure del presente cinematografico sono, senz'ombra di dubbio, Naomi Watts e Laura Harring, pronte a viaggiare nei sottofondi della notte lynchiana in Mulholland Drive, tra amnesie, stato ipnotico, incubo persecutorio e sesso ambiguissimo, assai perverso, quasi sempre consumato tra loro, con baci e carezze talmente svogliati da sembrare eroticissimi. Due apparizioni femminili che ci riportano sulle «strade perdute» non solo di David Lynch, ma anche di Vertigo la donna che visse due volte visto che la bionda Naomi (nota finora a pochi per il demente Tank Girl dov'era una guerriera futurista) nel film si sdoppia a volontà, incerta tra bontà e perfidia.

Il mix sovraeccitato tra sensualità e delitto torna in dosi massicce ad aprile col melodramma brasiliano a forti tinte Il cuore criminale delle donne di Aluizio Abranches, racconto di tre figlie mandate dalla madre a vendicare, ciascuna a modo suo, ciascuna con il proprio killer, l'omicidio feudale degli uomini di famiglia. Un cuore nero, poco raccomandabile, è anche quello della regina vampira (interpretata da Aaliyah, la giovanissima cantante pop morta in un incidente aereo) che succhia il sangue dei maschi durante il sesso in Queen of the damned, sequel di Intervista col vampiro, sempre ispirato dai racconti di Anne Rice e uscito con successo, nonostante le critiche virulente.

Sontuosa rappresentazione delle più disparate passioni femminili, con cadavere al centro come unica presenza maschile, è anche il superlodato e superpromozionato 8 femmes del regista francese rivelazione François Ozon, omaggio dichiarato ai mélo di Douglas Sirk. Le otto donne bloccate in casa con il morto e sospettose l'una dell'altra sono, nell'ordine, Catherine Deneuve, Fanny Ardant, Emmanuelle Béart, Isabelle Huppert, Virginie Ledoyen, Danielle Darrieux, Ludivine Sagnier, Firmine Richard. Nel film, Catherine e Fanny si arrotolano e si baciano sul tappeto rosso, intrecciando i reggicalze d'epoca. Ma sull'amore saffico che unisce a sorpresa due signore del cinema d'Oltralpe come Ardant e Deneuve spicca la bellezza imbronciata di Emmanuelle Béart, abbigliata da cameriera fetish, emula della Jeanne Moreau di Diario di una cameriera. Insolente e perversa, in cerca di una padrona che la domini, è il prototipo della ragazza in uniforme che ispira tutti i sensi e tutti i sessi. Dal 5 aprile, Emmanuelle Béart raddoppia in quanto a torbidezza interpretando Nathalie, trentenne inquieta di La Répétition: l'incontro con un'amica le fa scoprire la sua inclinazione saffica.

Quando anche le star perbene e in età si lasciano andare, vuol dire che la soglia fatale è superata. Ora si attende la sensualità noir del nuovo film di Brian De Palma che fin dal titolo si annuncia irreparabile: Femme fatale interpretato da Antonio Banderas e da Rebecca Romijn Stamos, che presto vedremo, con caschetto nero alla Luise Brooks, in Rollerball. Per mantenere alta la tensione, comunque, circolano già le immagini oltraggiose dall'americano Secretary (La segretaria), sottotitolo L'amore fa male, dove Maggie Gyllenhaal (il ruolo era stato rifiutato con disgusto da Christina Ricci, Sarah Polley, Juliette Lewis, Kate Hudson e Reese Whiterspoon) sprofonda in una storia di dominazione al servizio del suo principale James Spader al quale porge la posta a quattro zampe e da cui si lascia sculacciare sulla scrivania in una scena che viene già annunciata come lo shock dell'anno.

Ultima frontiera: l'amore come offerta devota di sé e dissoluzione. A resistere sono ormai solo gli uomini che o continuano ad andare in guerra (vedere il riquadro a fianco) o sono spauriti e fragili come nel prossimo film di Pedro Almodóvar Hable con ella, dove scoprono il piacere liberatorio delle lacrime e del sentimento puro ed estatico. Un passo indietro per recuperare le forze. E l'equilibrio.


Dagospia.com 14 Marzo 2002