LADY PRODI SI INCAZZA CON "REPUBBLICA" - IL CDR GRUPPO ESPRESSO BASTONA IL "CORRIERE DI ROMAGNA" - VANITY BONO - 8 MARZO SENZA L'UNITÀ - SICUREZZA STRADALE DI CARTA - CALABRESE: ECCO IL MIO NUOVO "PANORAMA" TRA BLOG E GRANDI INCHIESTE.
1 - CDR GRUPPO ESPRESSO, E' UN INSULTO LA FOTO DEL CORRIERE DI ROMAGNA
(ANSA) - Il coordinamento dei Cdr del Gruppo Espresso esprime in una nota ''la propria indignazione per la pubblicazione, sulla prima pagina di oggi, mercoledi' 7 marzo, del 'Corriere di Romagna' di una fotografia 'dedicata' alla Festa delle Donne che appare soltanto un gratuito insulto all'universo femminile''. Per questo il Coordinamento dei cdr ''chiede al Gruppo Editoriale L'Espresso, che detiene, per ora, una quota significativa della proprieta' del quotidiano romagnolo, di adoperarsi affinche' i responsabili di una cosi' incredibile e inaccettabile scelta editoriale vengano immediatamente allontanati dalla responsabilita' di dirigere un giornale e una redazione che sappiamo rifiutare una logica di voler a tutti i costi creare scandali anche a discapito del rispetto umano e sociale''. Inoltre il Coordinamento ''invita l'Associazione Stampa dell'Emilia Romagna e l'Ordine dei giornalisti a verificare se ci sono i presupposti per un'azione disciplinare nei confronti dei responsabili''.
2 - SICUREZZA STRADALE: DA 3 QUOTIDIANI STESSO APPELLO AL GOVERNO
(ANSA) - Oggi tre quotidiani, 'Il Corriere della sera', 'La Repubblica' e 'La Stampa', pubblicano nelle rispettive rubriche dei loro opinionisti, un identico appello al governo affinche' adotti efficaci provvedimenti contro il dilagare delle morti per incidenti stradali e le stragi del sabato sera in particolare, che, viene ricordato, dall' inizio dell'anno hanno provocato la morte di ''piu' giovani italiani (138) che in tutte le missioni militari dal 1945 in poi (106)''. E' inutile inasprire le pene, dice in sostanza l'appello, se non ci sono le auto di polizia e carabinieri che dovrebbero controllare il territorio, dissuadendo gli ubriachi a salire in auto e sottoponendo i sospetti alla prova del palloncino. In Germania e in Francia, si sottolinea, le stragi del sabato sera non esistono piu', proprio perche' e' stato deciso di mettere una pattuglia di agenti davanti ai locali a rischio. ''Cosa costa imitarli?'' prosegue l' appello: ''nelle casse dello stato ci sono 37 miliardi di entrate fiscali extra: potremmo permetterci di usarne qualcuno per pagare gli straordinari alle forze dell'ordine. Coraggio, ministri Amato, Bianchi e Melandri - conclude - fatelo per i ragazzi e anche per i genitori: passano le notti in bianco in attesa di una porta che si apre''.
3 - VANITY BONO
L'editoria piace a Bono. Il cantante degli U2 sarà direttore di un numero speciale di "Vanity Fair", quello di luglio, dedicato all'Africa. Sarà ospite della redazione per promuovere la sua campagna mondiale RED, che si dedica alla lotta all'Aids e alla povertà. Continua l'impegno di Bono, che però nel frattempo è diventato azionista al 40 per cento del gruppo Forbes, la bibbia del capitalismo, la rivista che celebra lusso e ricchezza. Lasciando di stucco molti suoi fan, che lo vedevano come un paladino dei diseredati del mondo.
(http://francescamariabersani.leonardo.it/blog)
4 - 8 MARZO SENZA L'UNITÀ: I GIORNALISTI SCIOPERANO PER IL RIFIUTO DI PUBBLICARE - A PAGAMENTO - UNA LETTERA APERTA AI LETTORI SUL FUTURO DEL GIORNALE
Da "l'Unità" - Abbiamo a più riprese manifestato grande preoccupazione per il futuro del giornale, e i lettori più affezionati lo sanno. Abbiamo chiesto spiegazioni su progetti, investimenti, linea editoriale. Non abbiamo ottenuto risposte. Per questo motivo avevamo chiesto la pubblicazione a pagamento di una lettera aperta ai lettori, pubblicazione che ci è stata rifiutata.
Vi riportiamo il testo in questo comunicato sindacale.
«Questo è un appello che non avremmo voluto scrivere. Vorremmo certezze, un progetto che garantisca sin da ora il futuro dell'Unità come grande giornale d'informazione, perché oggi ancora lo è. E invece non abbiamo nulla in mano per potervelo dire. Vorremmo esclusivamente scrivere sul nostro e vostro giornale articoli. E invece da tempo, da troppo tempo siamo costretti ad occuparci anche di altro. In queste ore la proprietà dell'Unità sta decidendo i destini della testata. Noi non possiamo dirvi, ora, se questo giornale rimarrà in edicola in futuro sette giorni su sette; non sappiamo se allo stallo degli ultimi sei mesi si sostituirà una fase di rilancio.
Abbiamo chiesto spiegazioni e nessun chiarimento c'è stato dato. Noi non chiediamo privilegi, non chiediamo la luna. Vogliamo un progetto vero, vogliamo essere messi nella condizione di lavorare con tranquillità per dare ogni giorno un alto significato all'euro che spendete per acquistarci in edicola. Vogliamo efficienza, vogliamo che il giornale sia in edicola lì dove deve essere, vogliamo che finisca il gioco dei rinvii su iniziative annunciate e poi dimenticate. Vogliamo un giornale che possa offrirsi ricco ai lettori, un primo giornale così come è oggi, autorevole, fiero della sua autonomia, con una sua originale lettura dei fatti. Vogliamo che l'Unità resti uno strumento forte e visibile di battaglie civili e politiche. Vogliamo che questo patrimonio della storia del Paese non venga ancora una volta costretto in un cono d'ombra: stavolta nessuno ci concederà una prova d'appello.
Oggi non abbiamo nulla da darvi se non le nostre preoccupazioni e la nostra voglia di dire: Adesso, basta! La redazione dell'Unità ha pagato un prezzo alto in termini salariali per la riapertura del giornale esattamente sei anni fa. Ha continuato a fare sacrifici negli ultimi due anni quando è iniziata una preoccupante fase di contrazione di copie. Adesso, vogliamo chiarezza».
Parole semplici, dirette, animate da un alto senso di responsabilità e di orgoglio per il giornale in cui lavoriamo e in cui vorremmo lavorare ancora a lungo. Ci è stato opposto un rifiuto, così come ci è stata negata qualsiasi altra spiegazione ulteriore.
Per questo motivo abbiamo deciso di scioperare. Care lettrici e cari lettori, l'8 marzo - Festa della donna, non troverete l'Unità in edicola. Un giorno in cui volevamo esserci, non ci saremo. Pensiamo, a difesa di una causa giusta.
Le redattrici e i redattori dell'Unità
5 - CALABRESE: ECCO IL MIO NUOVO "PANORAMA" TRA BLOG E GRANDI INCHIESTE.
(Adnkronos) - "La funzione dei newsmagazine in Italia ormai e' stata superata non solo dai quotidiani, ma da tv, radio, blog, telefonini: quantita' spaventose d'informazioni". Lo afferma il direttore di 'Panorama' Pietro Calabrese in una lunga intervista a 'Libero' alla vigilia dell'uscita in edicola del settimanale con il nuovo restyling."Ho pensato -dice- di riformare una testata storica con alle spalle 25 anni di successi. Nel primo numero -anticipa Calabrese- parleremo di intercettazioni o di Bush equiparato all'imperatore Adriano e altro", spiega il direttore, precisando che il settimanale sara' diviso in tre parti. Nella prima, "si selezionano le notizie piu' importanti per il lettore" afferma, poi c'e' la seconda con "5-6 avvenimenti, fatti, personaggi, temi; nella terza -prosegue Calabrese- c'e' la nuova scommessa, con due pagine di blog. Ogni giornalista -dice- avra' un blog. E i blogger che porteranno notizie -precisa calabrese- verranno pubblicati".
6 - UNA CHIACCHIERATA E LE OPINIONI SUI DICO
Lettera di Flavia Franzoni Prodi a Repubblica
Caro Direttore, sono sempre stata rigorosa nel non intervenire, neppure come normale cittadina, su temi che fossero nell'agenda di governo o del dibattito parlamentare. Io non faccio politica ma, soprattutto, voglio evitare che quanto dico venga utilizzato, per attribuire mie personali opinioni al Presidente del Consiglio, come inevitabilmente avverrebbe dato che stiamo tanto insieme. Altrimenti perché tanto interesse per le mie opinioni?
Particolare rigore mi sono posta sul tema, "politicamente sensibile", dei "dico" che pure interessano la mia professione di docente di politiche sociali. Per questo non ho mai accettato di parlarne benché sia stata interpellata in più occasioni.
Oggi leggo alcune mie opinioni in un'intervista che non mi è mai stata chiesta e che non è mai stata fatta. Io non considero intervista infatti qualche occasionale e tranquilla parola scambiata (in questo caso una settimana fa) in un incontro casuale per strada con una persona con cui ho tante volte chiacchierato senza dovermi tutelare per il fatto che è una giornalista. Tra l'altro in compagnia di una sua amica che ha parlato del proprio caso personale di coppia convivente per scelta.
E' a lei che ho chiesto, per capire io stessa, perché non ci si sposa più. Così siamo venute a riflettere sulla diversa idea di libertà che caratterizza le nuove generazioni. Noi sceglievamo un percorso assumendocene la responsabilità nel tempo benché, ovviamente, con risultati diversi. Oggi tutto è più spezzettato, come se si volessero rinnovare le scelte di responsabilità di giorno in giorno?
Insomma, una semplice chiacchierata privata che mi dispiace aver dovuto leggere (tra l'altro priva di alcune parti e perciò inevitabilmente fuorviante), sul giornale. Se fosse stata un'intervista avrei avuto almeno la possibilità di spiegare fino in fondo quel che penso. E' questo il mestiere del giornalista? Se è questo mi dispiace.
Ancora di più mi dispiace che la giornalista sia una donna. Oggi, alla vigilia dell'8 marzo, i quotidiani sono pieni di riflessioni sulla solidarietà femminile e su una possibile, diversa, modalità di relazioni tra le donne. Mi addolora prendere atto che non è così in questo caso, segno purtroppo che in nome della competizione professionale tutto si sta omologando.
RISPONDE CONCITA DE GREGORIO
Flavia Franzoni Prodi ha avuto con me un colloquio sul tema dei Dico che questo giornale ha riportato fedelmente nella forma in cui si è svolto. La signora ha una specifica competenza in materia e le sue personali opinioni non sono state attribuite, com'è ovvio, ad altri che a lei. Mi sorprende il ricorso alle categorie della «solidarietà femminile» e della «competizione professionale»: non mi paiono pertinenti nel caso di una docente di politiche sociali e di una giornalista che discutono di un «tema politicamente sensibile», per entrambe e per i lettori assai rilevante. (cdg)
Dagospia 08 Marzo 2007
(ANSA) - Il coordinamento dei Cdr del Gruppo Espresso esprime in una nota ''la propria indignazione per la pubblicazione, sulla prima pagina di oggi, mercoledi' 7 marzo, del 'Corriere di Romagna' di una fotografia 'dedicata' alla Festa delle Donne che appare soltanto un gratuito insulto all'universo femminile''. Per questo il Coordinamento dei cdr ''chiede al Gruppo Editoriale L'Espresso, che detiene, per ora, una quota significativa della proprieta' del quotidiano romagnolo, di adoperarsi affinche' i responsabili di una cosi' incredibile e inaccettabile scelta editoriale vengano immediatamente allontanati dalla responsabilita' di dirigere un giornale e una redazione che sappiamo rifiutare una logica di voler a tutti i costi creare scandali anche a discapito del rispetto umano e sociale''. Inoltre il Coordinamento ''invita l'Associazione Stampa dell'Emilia Romagna e l'Ordine dei giornalisti a verificare se ci sono i presupposti per un'azione disciplinare nei confronti dei responsabili''.
2 - SICUREZZA STRADALE: DA 3 QUOTIDIANI STESSO APPELLO AL GOVERNO
(ANSA) - Oggi tre quotidiani, 'Il Corriere della sera', 'La Repubblica' e 'La Stampa', pubblicano nelle rispettive rubriche dei loro opinionisti, un identico appello al governo affinche' adotti efficaci provvedimenti contro il dilagare delle morti per incidenti stradali e le stragi del sabato sera in particolare, che, viene ricordato, dall' inizio dell'anno hanno provocato la morte di ''piu' giovani italiani (138) che in tutte le missioni militari dal 1945 in poi (106)''. E' inutile inasprire le pene, dice in sostanza l'appello, se non ci sono le auto di polizia e carabinieri che dovrebbero controllare il territorio, dissuadendo gli ubriachi a salire in auto e sottoponendo i sospetti alla prova del palloncino. In Germania e in Francia, si sottolinea, le stragi del sabato sera non esistono piu', proprio perche' e' stato deciso di mettere una pattuglia di agenti davanti ai locali a rischio. ''Cosa costa imitarli?'' prosegue l' appello: ''nelle casse dello stato ci sono 37 miliardi di entrate fiscali extra: potremmo permetterci di usarne qualcuno per pagare gli straordinari alle forze dell'ordine. Coraggio, ministri Amato, Bianchi e Melandri - conclude - fatelo per i ragazzi e anche per i genitori: passano le notti in bianco in attesa di una porta che si apre''.
3 - VANITY BONO
L'editoria piace a Bono. Il cantante degli U2 sarà direttore di un numero speciale di "Vanity Fair", quello di luglio, dedicato all'Africa. Sarà ospite della redazione per promuovere la sua campagna mondiale RED, che si dedica alla lotta all'Aids e alla povertà. Continua l'impegno di Bono, che però nel frattempo è diventato azionista al 40 per cento del gruppo Forbes, la bibbia del capitalismo, la rivista che celebra lusso e ricchezza. Lasciando di stucco molti suoi fan, che lo vedevano come un paladino dei diseredati del mondo.
(http://francescamariabersani.leonardo.it/blog)
4 - 8 MARZO SENZA L'UNITÀ: I GIORNALISTI SCIOPERANO PER IL RIFIUTO DI PUBBLICARE - A PAGAMENTO - UNA LETTERA APERTA AI LETTORI SUL FUTURO DEL GIORNALE
Da "l'Unità" - Abbiamo a più riprese manifestato grande preoccupazione per il futuro del giornale, e i lettori più affezionati lo sanno. Abbiamo chiesto spiegazioni su progetti, investimenti, linea editoriale. Non abbiamo ottenuto risposte. Per questo motivo avevamo chiesto la pubblicazione a pagamento di una lettera aperta ai lettori, pubblicazione che ci è stata rifiutata.
Vi riportiamo il testo in questo comunicato sindacale.
«Questo è un appello che non avremmo voluto scrivere. Vorremmo certezze, un progetto che garantisca sin da ora il futuro dell'Unità come grande giornale d'informazione, perché oggi ancora lo è. E invece non abbiamo nulla in mano per potervelo dire. Vorremmo esclusivamente scrivere sul nostro e vostro giornale articoli. E invece da tempo, da troppo tempo siamo costretti ad occuparci anche di altro. In queste ore la proprietà dell'Unità sta decidendo i destini della testata. Noi non possiamo dirvi, ora, se questo giornale rimarrà in edicola in futuro sette giorni su sette; non sappiamo se allo stallo degli ultimi sei mesi si sostituirà una fase di rilancio.
Abbiamo chiesto spiegazioni e nessun chiarimento c'è stato dato. Noi non chiediamo privilegi, non chiediamo la luna. Vogliamo un progetto vero, vogliamo essere messi nella condizione di lavorare con tranquillità per dare ogni giorno un alto significato all'euro che spendete per acquistarci in edicola. Vogliamo efficienza, vogliamo che il giornale sia in edicola lì dove deve essere, vogliamo che finisca il gioco dei rinvii su iniziative annunciate e poi dimenticate. Vogliamo un giornale che possa offrirsi ricco ai lettori, un primo giornale così come è oggi, autorevole, fiero della sua autonomia, con una sua originale lettura dei fatti. Vogliamo che l'Unità resti uno strumento forte e visibile di battaglie civili e politiche. Vogliamo che questo patrimonio della storia del Paese non venga ancora una volta costretto in un cono d'ombra: stavolta nessuno ci concederà una prova d'appello.
Oggi non abbiamo nulla da darvi se non le nostre preoccupazioni e la nostra voglia di dire: Adesso, basta! La redazione dell'Unità ha pagato un prezzo alto in termini salariali per la riapertura del giornale esattamente sei anni fa. Ha continuato a fare sacrifici negli ultimi due anni quando è iniziata una preoccupante fase di contrazione di copie. Adesso, vogliamo chiarezza».
Parole semplici, dirette, animate da un alto senso di responsabilità e di orgoglio per il giornale in cui lavoriamo e in cui vorremmo lavorare ancora a lungo. Ci è stato opposto un rifiuto, così come ci è stata negata qualsiasi altra spiegazione ulteriore.
Per questo motivo abbiamo deciso di scioperare. Care lettrici e cari lettori, l'8 marzo - Festa della donna, non troverete l'Unità in edicola. Un giorno in cui volevamo esserci, non ci saremo. Pensiamo, a difesa di una causa giusta.
Le redattrici e i redattori dell'Unità
5 - CALABRESE: ECCO IL MIO NUOVO "PANORAMA" TRA BLOG E GRANDI INCHIESTE.
(Adnkronos) - "La funzione dei newsmagazine in Italia ormai e' stata superata non solo dai quotidiani, ma da tv, radio, blog, telefonini: quantita' spaventose d'informazioni". Lo afferma il direttore di 'Panorama' Pietro Calabrese in una lunga intervista a 'Libero' alla vigilia dell'uscita in edicola del settimanale con il nuovo restyling."Ho pensato -dice- di riformare una testata storica con alle spalle 25 anni di successi. Nel primo numero -anticipa Calabrese- parleremo di intercettazioni o di Bush equiparato all'imperatore Adriano e altro", spiega il direttore, precisando che il settimanale sara' diviso in tre parti. Nella prima, "si selezionano le notizie piu' importanti per il lettore" afferma, poi c'e' la seconda con "5-6 avvenimenti, fatti, personaggi, temi; nella terza -prosegue Calabrese- c'e' la nuova scommessa, con due pagine di blog. Ogni giornalista -dice- avra' un blog. E i blogger che porteranno notizie -precisa calabrese- verranno pubblicati".
6 - UNA CHIACCHIERATA E LE OPINIONI SUI DICO
Lettera di Flavia Franzoni Prodi a Repubblica
Caro Direttore, sono sempre stata rigorosa nel non intervenire, neppure come normale cittadina, su temi che fossero nell'agenda di governo o del dibattito parlamentare. Io non faccio politica ma, soprattutto, voglio evitare che quanto dico venga utilizzato, per attribuire mie personali opinioni al Presidente del Consiglio, come inevitabilmente avverrebbe dato che stiamo tanto insieme. Altrimenti perché tanto interesse per le mie opinioni?
Particolare rigore mi sono posta sul tema, "politicamente sensibile", dei "dico" che pure interessano la mia professione di docente di politiche sociali. Per questo non ho mai accettato di parlarne benché sia stata interpellata in più occasioni.
Oggi leggo alcune mie opinioni in un'intervista che non mi è mai stata chiesta e che non è mai stata fatta. Io non considero intervista infatti qualche occasionale e tranquilla parola scambiata (in questo caso una settimana fa) in un incontro casuale per strada con una persona con cui ho tante volte chiacchierato senza dovermi tutelare per il fatto che è una giornalista. Tra l'altro in compagnia di una sua amica che ha parlato del proprio caso personale di coppia convivente per scelta.
E' a lei che ho chiesto, per capire io stessa, perché non ci si sposa più. Così siamo venute a riflettere sulla diversa idea di libertà che caratterizza le nuove generazioni. Noi sceglievamo un percorso assumendocene la responsabilità nel tempo benché, ovviamente, con risultati diversi. Oggi tutto è più spezzettato, come se si volessero rinnovare le scelte di responsabilità di giorno in giorno?
Insomma, una semplice chiacchierata privata che mi dispiace aver dovuto leggere (tra l'altro priva di alcune parti e perciò inevitabilmente fuorviante), sul giornale. Se fosse stata un'intervista avrei avuto almeno la possibilità di spiegare fino in fondo quel che penso. E' questo il mestiere del giornalista? Se è questo mi dispiace.
Ancora di più mi dispiace che la giornalista sia una donna. Oggi, alla vigilia dell'8 marzo, i quotidiani sono pieni di riflessioni sulla solidarietà femminile e su una possibile, diversa, modalità di relazioni tra le donne. Mi addolora prendere atto che non è così in questo caso, segno purtroppo che in nome della competizione professionale tutto si sta omologando.
RISPONDE CONCITA DE GREGORIO
Flavia Franzoni Prodi ha avuto con me un colloquio sul tema dei Dico che questo giornale ha riportato fedelmente nella forma in cui si è svolto. La signora ha una specifica competenza in materia e le sue personali opinioni non sono state attribuite, com'è ovvio, ad altri che a lei. Mi sorprende il ricorso alle categorie della «solidarietà femminile» e della «competizione professionale»: non mi paiono pertinenti nel caso di una docente di politiche sociali e di una giornalista che discutono di un «tema politicamente sensibile», per entrambe e per i lettori assai rilevante. (cdg)
Dagospia 08 Marzo 2007