KABUL, ARRESTATO DAI SERVIZI AFGANI IL MEDIATORE DI EMERGENCY - I FAMILIARI DELL'AUTISTA UCCISO MINACCIANO LA PARTENZA DI MASTROGIACOMO - SISMI E ROS IN CAMPO POI LA FARNESINA: TRATTA SOLO GINO STRADA -DIFESA TAGLIATA FUORI, IL GELO DI PARISI CON D'ALEMA.

1 - KABUL, ARRESTATO IL MEDIATORE DI EMERGENCY
Lashkargah (Afghanistan) - La figura chiave nella trattativa per la liberazione di Daniele Mastrogiacomo, Rahmatullah Hanefi, capo del personale dell'ospedale di Emergency a Lashkargah in Afghanistan meridionale, è stato arrestato questa mattina all'alba da agenti dei servizi segreti afgani. Lo ha detto Peace Reporter nel suo sito. Hanefi ora è detenuto e sotto interrogatorio nella sede della National Security di Lashkargah. Gino Strada, fondatore di Emergency, ha subito chiesto il suo immediato rilascio al locale capo dei servizi e al governatore della provincia di Helmand.

Strada: «E' grottesco» - «È una cosa grottesca e provocatoria che chi ha maggiormente contribuito alla liberazione di Daniele si trovi oggi arrestato del governo afghano», ha dichiarato Strada a Peace Reporter. Il quotidiano online che per primo lunedì aveva dato la notizia della liberazione dell'inviato di Repubblica, ha detto che del fatto è stato immediatamente informato l'ambasciatore italiano a Kabul, Ettore Sequi, che si è subito messo in contatto con i vertici dei servizi afghani. «Mi hanno detto - ha detto Sequi a Peace Reporter - che si tratta di una normale procedura per sentire una persona informata dei fatti nell'ambito dell'inchiesta che la magistratura afgana ha aperto sul caso Mastrogiacomo. Garantiscono che Hanefi verrà presto rilasciato».

2 - I FAMILIARI DELL'AUTISTA UCCISO MINACCIANO LA PARTENZA DI MASTROGIACOMO
Da Corriere.it - Centinaia di persone tra familiari e conoscenti dell'autista afghano di Daniele Mastrogiacomo - che è stato ucciso alcuni giorni fa - si sono radunati martedì mattina fuori dell'ospedale di Emergency in cui si trova il giornalista italiano liberato lunedì, per chiedere notizie del suo autista e il motivo della sua uccisione.
I manifestanti hanno gridato "Morte a Rahamatullah!", il capo dell'ospedale di Emergency, e hanno minacciato di non consentire che il giornalista italiano raggiunga l'aeroporto -- dove deve imbarcarsi su un volo diretto a Kabul per poi raggiungere l'Italia -- fino a quando non li incontrerà e non spiegherà loro cos'è successo al suo autista, Syed Agha.

Mastrogiacomo ha trascorso la notte nell'ospedale di Emergency dopo essere stato liberato dai talebani in seguito a oltre due settimane di prigionia, durante la quale è stato accusato di essere una spia ed è stato minacciato di essere ucciso. Agha è stato sgozzato giovedì scorso dopo che un tribunale talebano lo ha accusato di essere una spia, secondo quanto hanno detto alcuni esponenti dei ribelli. Il suo corpo non è stato ancora recuperato.

Mastrogiacomo dovrebbe giungere oggi a Kabul, secondo quanto riferito dall' ambasciatore italiano Ettore Francesco Sequi. «(E') in buone condizioni di salute», ha detto Sequi ai giornalisti ieri sera. «E' davvero in buone condizioni fisiche». I talebani hanno detto che Mastrogiacomo è stato liberato dopo che il governo afghano ha liberato quattro dei cinque leader dei ribelli, tra cui il fratello del mullah Dadullah.

3 - SISMI E ROS IN CAMPO POI LA FARNESINA: TRATTA SOLO GINO STRADA - DIFESA TAGLIATA FUORI, IL GELO DI PARISI CON D'ALEMA
Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera



Il silenzio del ministro Arturo Parisi, che nel giorno della festa non si unisce al coro dei ringraziamenti, la dice lunga sul clima che si è creato all'interno del governo durante le ultime fasi della trattativa. Perché la Difesa è stata tagliata fuori dal negoziato affidato interamente a Gino Strada e perché agli uomini del Sismi non è stato consentito neanche di garantire la «messa in sicurezza» dell'ostaggio dopo la consegna ai volontari di Emergency. Per liberare l'inviato di Repubblica Daniele Mastrogiacomo ha fatto tutto «il canale umanitario».

E adesso può rivendicare il merito di aver chiuso l'operazione in due settimane sia pur con un prezzo altissimo: la consegna di cinque talebani che erano detenuti a Kabul e in tutta fretta sono stati scarcerati per ordine del governo afghano. Lo scambio di prigionieri avviene ieri mattina. Tre ore dopo Daniele è nell'ospedale di Lashkar Gah. La foto che lo mostra vestito da talebano e abbracciato a Strada appare l'ultimo riconoscimento ai rapitori prima del viaggio verso casa. La fine di una mediazione che il 13 marzo ha certamente avuto il suo momento di svolta. Sono le 10 di mattina quando il ministro degli Esteri Massimo D'Alema arriva alla procura di Roma. Ai magistrati chiede che il campo sia lasciato libero. A Kabul ci sono i carabinieri del Ros e gli uomini del Sismi che lavorano con inglesi e americani. Due giorni dopo il sequestro hanno localizzato la zona dove il giornalista è segregato, ma l'ipotesi di afghani e britannici di intervenire con un blitz è stata respinta dal governo italiano che ha già chiesto a Emergency di attivare i suoi contatti.

La condizione posta da Strada è chiara: nessuna interferenza, tratto da solo. E così, quando le sue fonti promettono la consegna di un video che fornisca la prova in vita, il titolare della Farnesina gli spiana la strada. Il coordinamento resta affidato unicamente al responsabile dell'unità di crisi Elisabetta Belloni. Il giorno dopo arriva il filmato. Daniele viene mostrato da solo, può appellarsi al governo e rassicurare la famiglia. Le richieste presentate appena qualche giorno prima dal mullah Dadullah che ha rivendicato il sequestro - una settimana di tempo per fissare la data del ritiro delle truppe e per rilasciare alcuni prigionieri - non vengono ribadite. Ma l'ottimismo dura poco. Il giorno dopo i sequestratori tentano di alzare il prezzo. Spediscono una cassetta registrata con la voce di Daniele che chiede aiuto e dello stesso Dadullah che fissa un ultimatum di due giorni. Destinataria del messaggio è l'agenzia di stampa Pajhwok. Il pressing dell'Italia sul governo afghano per ottenere il rilascio dei detenuti passa per gli Stati Uniti che alla fine concedono il via libera al presidente Hamid Karzai. Sabato mattina, al termine di una riunione presieduta dall'ambasciatore Ettore Sequi arriva il decreto di scarcerazione per tre talebani. I primi due vengono trasferiti all'ospedale di Emergency. Si mette a punto l'accordo per lo scambio. Si rincorrono le voci che Daniele sarà liberato all'alba del giorno dopo. Ma nella notte arriva l'intoppo. Il terzo detenuto rifiuta di lasciare il carcere. Dopo l'arresto ha collaborato svelando il possibile rifugio del mullah Omar, teme che vogliano giustiziarlo.

I sequestratori a questo punto rilanciano. Chiedono altre tre scarcerazioni. La trafila ricomincia, i messaggi minacciosi si fanno insistenti. Repubblica ha aperto da giorni un canale parallelo che passa per un reporter di Kandahar. È lui a ricevere ben tre ultimatum. Le sue fonti mostrano di essere attendibili, i rischi appaiono altissimi. Le autorità afghane firmano un nuovo decreto. «Le condizioni per il rilascio sono state soddisfatte», comunica la Farnesina domenica pomeriggio prima di chiedere il silenzio stampa. Strada intima al governo di far ripartire gli uomini del Sismi che sono a Lashkar Gah: «Se non posso agire da solo - minaccia - mollo tutto». Ieri mattina vola a Kabul, preleva gli altri talebani e torna all'ospedale. Lo scambio dei prigionieri viene garantito da due volontari di Emergency in un luogo segreto. Tre ore dopo Daniele chiama la moglie Luisella.




Dagospia 20 Marzo 2007