SPUTTANOPOLI BY DAGOSPIA - SBAGLIA CHI ANNUNCIA IL DISARMO DEL PETTEGOLEZZO. IL CASO SIRCANA CI HA PORTATO LONTANISSIMO DALLE STORIELLE ROSA. C'È PUZZA DI TRAME OSCURE, DI ZONE GRIGIE, DI SERVIZI DEVIATI. IN MEZZO UN POVERO VIP CHE NON PUÒ PIÙ SCOPARE.
Stefania Berbenni per "Panorama"
Capacità di sintesi: 10. Di analisi: 9. Di preveggenza: 8 e mezzo. Negli ultimi mesi Dagospia ha dimostrato di essere il miglior osservatorio e osservatore del Paese. Il sito, visitato da quasi 4 milioni e mezzo di persone a febbraio e da circa 300 mila al giorno, sta a internet come Le iene alla tv: racconta l'Italia che non si vuol far raccontare e spesso lo fa prima dei quotidiani e della tv, e meglio. Gli ultimi scoop: lo scandalo in Banca d'Italia e il caso Telecom. È imbattibile nell'anticipare valzer delle poltrone e miserie nazionali.
Prendiamo l'inchiesta di Henry John Woodcock. Roberto D'Agostino, anima del sito, l'ha tripartita battezzandola in base agli ingredienti: «Vallettopoli» finché in scena c'erano soubrette disinvolte; «Puttanopoli» con chiaro riferimento a letti scaldati a pagamento; «Sputtanopoli» quando i nomi sono diventati pesanti, primo fra tutti Silvio Sircana, portavoce di Romano Prodi e del governo (lo è ancora, mentre si scrive).
E la quarta fase quale sarà? Da quello che spunta di giorno in giorno, è chiaro che la cosa non finirà dopodomani, ci saranno nuove puntate, una peggio dell'altra.
Puntate del romanzaccio nazionalpopolare in fase di scrittura... Anche telenovela e thriller. Manca solo il morto e poi è meglio dei libri di John Grisham, James Ellroy, Andrea Camilleri.
Spieghi meglio. Non si capisce chi tenga il bandolo della matassa in mano, sento puzza di trame oscure, di zone grigie, di fronde. Mi viene più in mente Mino Pecorelli e il clima di presunti ricatti ai politici degli anni Ottanta. Il caso Sircana si colora di giallo, giallo, giallo di ora in ora. E qual è il ruolo della Rcs Mediagroup? Compra le foto calde del portavoce, a una cifra record (100 mila euro), e le tiene nel cassetto per quattro mesi. E nessuno dei vertici dice di sapere nulla, né Antonello Perricone né Piergaetano Marchetti (fino a martedì 20 marzo, giorno in cui si scrive). E Paolo Mieli, direttore del Corriere della sera, che parte ha? La prossima puntata si chiamerà «Corrieropoli».
Insomma, altro che gossip, sta dicendo? Un po' di dietrologia è d'obbligo, qui non si sta parlando di pettegolezzo. C'è qualcuno che da sopra decide i giochi. Che mette fango nel ventilatore e tutti ne rimangono insudiciati.
Che Italia è, quella delle ultime cronache? La solita. Dei Vittorio Colao che vengono spiati, del Sismi, l'Italia da giallo Mondadori. Italia dei Borgia, percorsa da veleni. È un paese che fa paura. Che mi mette paura. Sbaglia chi fa il processo al gossip, chi annuncia il disarmo del pettegolezzo. Il caso Sircana ci ha portato lontanissimo dalle storielle rosa. Non a caso si è messo il bavaglio alla stampa, il garante della privacy Francesco Pizzetti, noto costituzionalista, in questa vicenda è stato solo l'«uomo di Prodi»: si è rivelato velocissimo a calpestare l'articolo 21 sulla libertà di stampa. E come corollario, trovo sintomatico l'atteggiamento all'indirizzo di Maurizio Belpietro, direttore del Giornale: prima tutti a dargli addosso per aver fatto arrivare alle cronache la vicenda Sircana, ora il coro ha cambiato tonalità e inneggia al vincitore, al meritorio difensore della libertà di stampa. Anche questo vorrà dire pur qualcosa, la pecora nera Belpietro, anzi il pecorone, è diventato un agnello...
Come ha detto Flavio Briatore, si può gettare fango su tutti tranne che sui politici? Quando il politico si sente in pericolo, si infila le mutande d'acciaio.
E di mutande che ballano ce ne sono di ogni tipo. Quelle dei trans però inquietano assai: perché? De gustibus... Il punto è un altro, le preferenze sessuali non c'entrano. Il fatto è che chi appartiene al mondo dei cosiddetti vip non può più scopare, gli tocca fare la vita del monachello, perché in un attimo il suo nome è su internet, o nel tam-tam dei messaggini. Ha privilegi, soldi, ma chiude bottega. Chi ricopre poi cariche pubbliche deve scordarsi le dita nel naso al semaforo aspettando il verde, e deve fare a meno dei giri notturni gagliardi. Sei un vip, hai l'autista, hai la tessera della Freccia alata ma in un batter di ciglia finisci nella Feccia alata.
Perché l'inchiesta di Potenza sta suscitando tanto scandalo e interesse? È più avvincente di un grande film, di un capolavoro di suspense. La prova arriva dal palinsesto: Matrix, Porta a porta, Otto e mezzo hanno mantenuto come argomento Vallettopoli nel giorno in cui hanno liberato Daniele Mastrogiacomo, si sono ben guardati dal cambiare la puntata in corsa perché questa storiona fa impennare l'Auditel, come ha anche dimostrato Aldo Grasso nella sua rubrica. Il pubblico ha capito che l'arresto di Fabrizio Corona è solo la prefazione di quello che la scorsa settimana Panorama ha definito «romanzaccio nazionalpopolare». Che è la punta dell'iceberg.
Il pm Woodcock, Corona, Lele Mora... Ora c'è anche l'archivio segreto in ballo e si sta inasprendo il testa a testa fra Belpietro e Mieli. Ancora: che sta succedendo? Cominciamo da Woodcock, uno che piace alle donne e meno ai politici. È presente grazie alla sua assenza, per sottrazione di sé. Corona e Lele Mora? Qui siamo di fronte a gente accusata di farti fotografare per estorcerti denaro. E poi il giro delle ragazze a pagamento...
La sacra corona del gossip... Tutto questo non ha niente a che fare con il fru-fru del pettegolezzo, il can-can divertente delle indiscrezioni, del voyeurismo mediatico, né con il «mielismo», ovvero quel modo di fare giornalismo montando polemiche, rivalità, inzuppando le pagine del giornale di gossip, la nota formula che qualcuno ha sintetizzato nell'immagine «mettere la minigonna al Corriere».
Nulla è ciò che appare dunque? Si fa il processo alla presunta gogna mediatica alla quale sono sottoposti personaggi famosi mentre il marcio è da cercare altrove? Qui sono tutti a togliersi gli schizzi di fango mentre c'è chi continua a buttarlo nel ventilatore: buste che arrivano anonime ai giornali con foto e stralci di verbali, pressioni a fotografi e testimoni.
Per esempio? È stato un grave errore convincere il paparazzo Max Scaffone a ritrattare le dichiarazioni rilasciate al pm: ridicolo! E invece il Corriere ci ha provato uscendo pochi giorni fa con un'intervista nella quale dice che non esistono le foto di Silvio Sircana, che era una sbruffonata. Il tutto mentre arrivavano in molti giornali le immagini incriminate, senza contare che la Rcs le aveva già nel cassetto, da novembre.
Morale? Il Festival di Woodcock galopperà, ci farà fare le ore piccole davanti alla tv, avrà uno share più alto di quello di Sanremo. Dimentichiamoci di scopare per un po', Bruno Vespa ed Enrico Mentana ci terranno svegli per qualche mese. Ormai il re è nudo. Impossibile rivestirlo.
Dagospia 23 Marzo 2007
Capacità di sintesi: 10. Di analisi: 9. Di preveggenza: 8 e mezzo. Negli ultimi mesi Dagospia ha dimostrato di essere il miglior osservatorio e osservatore del Paese. Il sito, visitato da quasi 4 milioni e mezzo di persone a febbraio e da circa 300 mila al giorno, sta a internet come Le iene alla tv: racconta l'Italia che non si vuol far raccontare e spesso lo fa prima dei quotidiani e della tv, e meglio. Gli ultimi scoop: lo scandalo in Banca d'Italia e il caso Telecom. È imbattibile nell'anticipare valzer delle poltrone e miserie nazionali.
Prendiamo l'inchiesta di Henry John Woodcock. Roberto D'Agostino, anima del sito, l'ha tripartita battezzandola in base agli ingredienti: «Vallettopoli» finché in scena c'erano soubrette disinvolte; «Puttanopoli» con chiaro riferimento a letti scaldati a pagamento; «Sputtanopoli» quando i nomi sono diventati pesanti, primo fra tutti Silvio Sircana, portavoce di Romano Prodi e del governo (lo è ancora, mentre si scrive).
E la quarta fase quale sarà? Da quello che spunta di giorno in giorno, è chiaro che la cosa non finirà dopodomani, ci saranno nuove puntate, una peggio dell'altra.
Puntate del romanzaccio nazionalpopolare in fase di scrittura... Anche telenovela e thriller. Manca solo il morto e poi è meglio dei libri di John Grisham, James Ellroy, Andrea Camilleri.
Spieghi meglio. Non si capisce chi tenga il bandolo della matassa in mano, sento puzza di trame oscure, di zone grigie, di fronde. Mi viene più in mente Mino Pecorelli e il clima di presunti ricatti ai politici degli anni Ottanta. Il caso Sircana si colora di giallo, giallo, giallo di ora in ora. E qual è il ruolo della Rcs Mediagroup? Compra le foto calde del portavoce, a una cifra record (100 mila euro), e le tiene nel cassetto per quattro mesi. E nessuno dei vertici dice di sapere nulla, né Antonello Perricone né Piergaetano Marchetti (fino a martedì 20 marzo, giorno in cui si scrive). E Paolo Mieli, direttore del Corriere della sera, che parte ha? La prossima puntata si chiamerà «Corrieropoli».
Insomma, altro che gossip, sta dicendo? Un po' di dietrologia è d'obbligo, qui non si sta parlando di pettegolezzo. C'è qualcuno che da sopra decide i giochi. Che mette fango nel ventilatore e tutti ne rimangono insudiciati.
Che Italia è, quella delle ultime cronache? La solita. Dei Vittorio Colao che vengono spiati, del Sismi, l'Italia da giallo Mondadori. Italia dei Borgia, percorsa da veleni. È un paese che fa paura. Che mi mette paura. Sbaglia chi fa il processo al gossip, chi annuncia il disarmo del pettegolezzo. Il caso Sircana ci ha portato lontanissimo dalle storielle rosa. Non a caso si è messo il bavaglio alla stampa, il garante della privacy Francesco Pizzetti, noto costituzionalista, in questa vicenda è stato solo l'«uomo di Prodi»: si è rivelato velocissimo a calpestare l'articolo 21 sulla libertà di stampa. E come corollario, trovo sintomatico l'atteggiamento all'indirizzo di Maurizio Belpietro, direttore del Giornale: prima tutti a dargli addosso per aver fatto arrivare alle cronache la vicenda Sircana, ora il coro ha cambiato tonalità e inneggia al vincitore, al meritorio difensore della libertà di stampa. Anche questo vorrà dire pur qualcosa, la pecora nera Belpietro, anzi il pecorone, è diventato un agnello...
Come ha detto Flavio Briatore, si può gettare fango su tutti tranne che sui politici? Quando il politico si sente in pericolo, si infila le mutande d'acciaio.
E di mutande che ballano ce ne sono di ogni tipo. Quelle dei trans però inquietano assai: perché? De gustibus... Il punto è un altro, le preferenze sessuali non c'entrano. Il fatto è che chi appartiene al mondo dei cosiddetti vip non può più scopare, gli tocca fare la vita del monachello, perché in un attimo il suo nome è su internet, o nel tam-tam dei messaggini. Ha privilegi, soldi, ma chiude bottega. Chi ricopre poi cariche pubbliche deve scordarsi le dita nel naso al semaforo aspettando il verde, e deve fare a meno dei giri notturni gagliardi. Sei un vip, hai l'autista, hai la tessera della Freccia alata ma in un batter di ciglia finisci nella Feccia alata.
Perché l'inchiesta di Potenza sta suscitando tanto scandalo e interesse? È più avvincente di un grande film, di un capolavoro di suspense. La prova arriva dal palinsesto: Matrix, Porta a porta, Otto e mezzo hanno mantenuto come argomento Vallettopoli nel giorno in cui hanno liberato Daniele Mastrogiacomo, si sono ben guardati dal cambiare la puntata in corsa perché questa storiona fa impennare l'Auditel, come ha anche dimostrato Aldo Grasso nella sua rubrica. Il pubblico ha capito che l'arresto di Fabrizio Corona è solo la prefazione di quello che la scorsa settimana Panorama ha definito «romanzaccio nazionalpopolare». Che è la punta dell'iceberg.
Il pm Woodcock, Corona, Lele Mora... Ora c'è anche l'archivio segreto in ballo e si sta inasprendo il testa a testa fra Belpietro e Mieli. Ancora: che sta succedendo? Cominciamo da Woodcock, uno che piace alle donne e meno ai politici. È presente grazie alla sua assenza, per sottrazione di sé. Corona e Lele Mora? Qui siamo di fronte a gente accusata di farti fotografare per estorcerti denaro. E poi il giro delle ragazze a pagamento...
La sacra corona del gossip... Tutto questo non ha niente a che fare con il fru-fru del pettegolezzo, il can-can divertente delle indiscrezioni, del voyeurismo mediatico, né con il «mielismo», ovvero quel modo di fare giornalismo montando polemiche, rivalità, inzuppando le pagine del giornale di gossip, la nota formula che qualcuno ha sintetizzato nell'immagine «mettere la minigonna al Corriere».
Nulla è ciò che appare dunque? Si fa il processo alla presunta gogna mediatica alla quale sono sottoposti personaggi famosi mentre il marcio è da cercare altrove? Qui sono tutti a togliersi gli schizzi di fango mentre c'è chi continua a buttarlo nel ventilatore: buste che arrivano anonime ai giornali con foto e stralci di verbali, pressioni a fotografi e testimoni.
Per esempio? È stato un grave errore convincere il paparazzo Max Scaffone a ritrattare le dichiarazioni rilasciate al pm: ridicolo! E invece il Corriere ci ha provato uscendo pochi giorni fa con un'intervista nella quale dice che non esistono le foto di Silvio Sircana, che era una sbruffonata. Il tutto mentre arrivavano in molti giornali le immagini incriminate, senza contare che la Rcs le aveva già nel cassetto, da novembre.
Morale? Il Festival di Woodcock galopperà, ci farà fare le ore piccole davanti alla tv, avrà uno share più alto di quello di Sanremo. Dimentichiamoci di scopare per un po', Bruno Vespa ed Enrico Mentana ci terranno svegli per qualche mese. Ormai il re è nudo. Impossibile rivestirlo.
Dagospia 23 Marzo 2007