LELE MORA? NON MI HA MAI DATO L'IMPRESSIONE DI UN FURFANTE. ANZI
È REATO PROPORRE A UNA CELEBRITÀ DI ACQUISTARE LE SUE FOTOGRAFIE?
CI SONO POTERI CHE SE SEI TROPPO IN ALTO MANOVRANO PER FARTI SCIVOLARE.

Giovanni Audiffredi per "Vanity Fair" in edicola domani

Certo che è inquietante sapere di essere stata spiata. Ti senti violata. È come quando subisci un furto. Ma che cosa ci puoi fare? Ti arrabbi e poi passa. Anche perché io non ho nulla da nascondere. Quindi non ho paura. Con Marco ci abbiamo persino riso sopra».
Afef ha appena terminato di scrivere la lettera che ha deciso di affidare a Vanity Fair per rispondere, punto per punto, alle dichiarazioni rese dagli indagati dell'inchiesta Telecom - e pubblicate sui quotidiani pochi giorni fa -, dichiarazioni in cui spiegavano perché anche lei, la moglie dell'ex presidente del colosso delle telecomunicazioni, era stata sottoposta a intercettazioni illegali. La versione originale della lettera è in francese: «Ora vi tocca tradurla, guai a voi se non fate un buon lavoro». E parte il primo sorriso di un'intervista dove spesso, nelle risposte, lei sdrammatizza con un po' di sense of humour.

In più passi della lettera lei lamenta di essere stata spesso vittima di calunnie e malignità. È invidia o razzismo?
«La mia è una miscela esplosiva. Sono araba, figlia di musulmani, faccio Tv, mi sono sposata con un bell'uomo, che molte belle donne italiane desideravano. È comprensibile che ci sia un po' di invidia. Ma il razzismo è un'altra cosa, il razzismo è intollerabile. E, comunque, la donna forte, quella sicura di sé, non invidia, non guarda le altre. Tra l'altro la gelosia ti fa invecchiare male. Ti si rovina la pelle. Ti vengono le rughe. Io mi astengo».

Come ha vissuto gli ultimi mesi di bufera?
«Sono serena. Anche perché, in questa vicenda, sono una vittima, lo ripeto, non ho nulla da nascondere».

Ma la situazione difficile, i titoli dei giornali, avranno avuto ripercussioni in famiglia.
«Sì. Nel senso che io e mio marito ci siamo legati ancora di più. Credo in lui. Non mi ha mai delusa. Lealtà, fiducia, etica, moralità: questi sono i cardini del nostro rapporto. Lo sono per il nostro nucleo familiare, lo sono nei confronti del mondo esterno».

Ci sarà pur stato un momento di turbamento.
«Certo, quando vedi i giornali non puoi rimanere impassibile. Credo però sia "normale" che persone in vista come Marco e me siano oggetto di denigrazione e di veleni. Fa parte di un tragico gioco».

Non ha mai paura?
«Sono gli altri che devono avere paura di me. Ho un carattere un po'... animalesco. Se mi fai una carezza sono dolce. Se mi tiri un calcio, reagisco».

Suo marito ha parlato di «una zona grigia del Paese che manovra per avere il sopravvento». Lei che ne pensa?
«Che ha ragione. Fa parte della triste storia della nostra Italia (Afef ha la cittadinanza dal 1992, ndr). La zona grigia c'è, e vive alla grande. Ci sono poteri che, quando sei troppo in alto, manovrano per farti scivolare».

Voltafaccia ne ha subiti tanti in questi ultimi tempi?
«I miei amici sono pochissimi. E non mi sento tradita. Protetta, casomai. Quella degli amici che ci hanno girato le spalle è una sciocchezza. Non considererei amiche le persone che lavorano con Marco. Sono professionisti, non li giudico. Nel lavoro un giorno uno sta con te, il giorno dopo contro. È una questione di politica. I manager vanno e vengono».

Ma ci saranno sicuramente persone che magari prima vi facevano gran sorrisi e che ora invece si defilano.
«Queste cose le noti quando fai vita mondana. Entri in un salotto e, a seconda della tua popolarità, vedi le facce che cambiano. Noi non abbiamo di queste frequentazioni. Abbiamo un piccolo gruppo, inossidabile, di amici veri».

E suo figlio, che ora ha quasi 16 anni, non ha risentito della situazione?
«Non credo che abbia colto molto. A quell'età ti occupi di altre cose».

Sta diventando un uomo. Preoccupata per lui? È una madre ansiosa?
«Samy protesta perché non lo faccio andare in discoteca: solo qualche volta al sabato pomeriggio, e solo con un "angelo custode" alle costole. Gli do libertà, ma controllo. Voglio sapere chi sono gli amici, da dove vengono. Non voglio che pensi di poter fare ciò che vuole. Troppi ragazzi, oggi, hanno perso il senso della misura. Finirà il liceo e poi vorrei che andasse all'università a Londra. Magari potessi andarci anch'io».

Schiaffoni volano?
«Ancora no. Ma gli ho detto che è a rischio. Lui risponde che chiamerà Telefono Azzurro. E io gli faccio notare che collaboro con quell'associazione, quindi è come se chiamasse me».

Di sesso avete mai parlato?
«Una sola volta. Ho tirato fuori l'argomento profilattici. Sapeva tutto. Discorso chiuso».

Ma lei lo spia?
«Ho paura, come tutte le mamme, però gli do fiducia. E faccio qualche controllino. È dura farmela».



Torniamo alle malignità. Fra le tante cose che le vengono rinfacciate, c'è il fatto di essere ricca.
«Diciamo che non ho problemi con il mutuo».

Non faccia così che si rende antipatica.
«Senta, scherzi a parte: guadagno bene, ma non rubo nulla. Io stavo bene anche prima di sposare Marco. Non mi è mai mancato niente. Non ho la passione per le auto di lusso, mi sposto su una Mini. Viaggio sia in business class che in economy. Mi vesto con i jeans, una camicia e un pull di cashmere. Non è vero che mi diverto a fare shopping - gratis, magari - nel quadrilatero della moda. Le barche non mi piacciono, piacciono a Marco. Forse dormo più volentieri in un albergo a cinque stelle, questo sì. Non organizzo maxi party. Al massimo una cena semplice per otto. E non vado in giro coperta di diamanti».

Scusi, e quella vera che porta al dito? Brillanti taglio baguette, saranno una ventina.
«Questa? Ma è finta! Vede che cosa fa la suggestione? Come cambia la percezione della realtà a seconda di chi abbiamo davanti? Io, comunque, non sono dipendente dalla ricchezza».

Questo è un discorso che fanno i veri ricchi.
«Ma con il denaro ho davvero un rapporto normale. I miei soldi non li investo in Borsa: neanche per idea. Marco mi prende in giro su come gestisco i miei guadagni. Voglio sapere sempre quanto ho sul conto. Risparmio per la vecchiaia: il vero lusso è invecchiare bene. Voglio potermi permettere una badante come dico io».

Suo marito dovrebbe essere in grado di procurargliene una più che adeguata.
«E se nella vita, un giorno, non dovessi più stare con Tronchetti?».

Questo è uno scoop!
«(Ride) La pianti, facciamo i seri. Il denaro, mio e altrui, lo rispetto. E me lo guadagno».

Altro rimprovero che le viene mosso: ma che bisogno ha di lavorare?
«Trovo triste e mortificante l'idea di donne che ambiscono a fare le mantenute. Ho iniziato a lavorare a 19 anni. Tengo la mente attiva, conosco persone nuove, imparo, vivo. Il lavoro è vita. Il lavoro è rispetto. Il lavoro è libertà. Lo è per tutti, e va pagato a tutti. Anche a quelli che i soldi già ce li hanno».

È vero che viene ben pagata da una grande maison di gioielli per fare da testimonial?
«Sono sotto contratto da due anni. Guadagno il cachet standard che prendono le top model. Non ci vedo nulla di strano».

Ora lavora con Gene Gnocchi. Su Raidue fate la Grande Notte. E avete anche vinto l'Oscar della Tv.
«Grande soddisfazione. Abbiamo avuto un'ottima critica. Non facciamo grandi ascolti, siamo un programma di nicchia, ma abbiamo dimostrato che per avere successo non è necessario sbancare l'audience».

È stato Gnocchi che l'ha aiutata a tirare fuori la sua indole più ironica?
«Gene è un fuoriclasse. Sono la prima a prendermi in giro, ma certo lui ha un modo di ironizzare che non è mai inutilmente crudele».

Senta, ma quei balletti un po' arrangiati che fa in Tv. Ma lei sa fare l'odalisca o no?
«Sì che so ballare. Ma non posso. In un programma satirico non puoi fare tutto perfetto. Devi inciampare, parlare in modo sbagliato. Cosa che peraltro mi viene naturale. C'è un "dialetto Afef", fatto di francese, italiano, inglese e una spruzzata di arabo. L'importante è intendersi».

Spiata non è proprio come essere paparazzata, però poco ci manca. Lei che ne pensa di questa Vallettopoli? Una delle ragazze del vostro programma, Cecilia Capriotti, è stata coinvolta in questo scandalo.
«E mi dispiace molto. A me è sempre sembrata una bravissima ragazza. Non mi piace giudicare le persone prima che i processi siano iniziati e finiti. Troppa gente in Italia paga il prezzo del "sentito dire"».

La Capriotti è della scuderia di Lele Mora. Di lui che pensa?
«Non mi ha mai dato l'impressione di un furfante. Anzi, ha fama di essere sempre stato molto protettivo con i suoi artisti».

E di Fabrizio Corona, l'agente dei paparazzi in carcere? Mai avuto a che fare con lui?
«Mai. Però non capisco quale sia il reato nel proporre a una celebrità di acquistare le sue fotografie prima di offrirle a un giornale di gossip. Sono d'accordo con Diego Della Valle: se uno vuole ritirare delle foto per tutelare la propria privacy, non c'è nulla di male. Dipende molto dal modo con cui certe cose ti vengono proposte. Una cosa è certa, però: sulla privacy, nel nostro Paese, c'è molta confusione e poca tutela. Si fidi, io ne so qualcosa».


Dagospia 10 Aprile 2007