ARNAULT SISTEMA I FIGLI: È IL TURNO DI DELPHINE - ARMANI: A MILANO MEGLIO I MOBILI DELLA MODA - IL BUTLER DI TOM NON SA CHI È ANNA - WINTOUR PARTY - GLI ANNI '70 SECONDO I WEINSTEN (E RACHEL ZOE) - BAMBI NON FA PPR - KARL IN VETRINA.

Fashion Victims per "Prima Comunicazione" (www.primaonline.it)


1 - LA REGINETTA DELLE STAMPE
- Si mormora, e almeno mentre scrivo si dice, che la nomina è in stand by, che presto Delphine Arnault, la primogenita-delfina di papà Bernard, che un anno fa si è sposata con il rampollo dei Vallarino Gancia, sarà nominata presidente di Pucci, uno dei tanti marchi di proprietà di famiglia.
Senza grazie e senza perché, infatti, e con il solo motivo che quel posto è destinato a sua figlia, Bernard Arnault ha dato il benservito, e anche tanti soldi - naturalmente si dice, ma in questo caso la cifra è sempre poco rispetto a quanto ha fatto - a Catherine Vautrin, la donna che aveva portato Pucci al successo commerciale e mediatìco inventandolo quasi da zero.

E così Delphine, che da anni è la responsabile degli accessori di Dior, tra poco sarà la signora assoluta di un marchio tutto suo, senza tanti altri presidenti che si mettono di mezzo. Così lei può dare libero sfogo alla sua vera passione: il comando. Bellina e determinata, ha studiato alla scuola McKinsey che le ha insegnato quello che sa insegnare meglio: fregarsene degli altri quando si vuole raggiungere un proprio obiettivo. E lei non è andata tanto per il sottile: voleva una presidenza e l'ha ottenuta. A scapito di una che ha lavorato con profitto per anni, inventandosene di tutti i colori e di tutte le stampe, su un marchio che appariva decotto anche quando era vivo ancora il Marchese.

Come un vero re, democratico certo ma dicono anche un po' despota, dopo aver fatto finalmente fuori - che neanche lui la poteva più sopportare - la sua consigliera di sempre Concetta Lancieaux, ora il padre padrone del gruppo omonimo che possiede la Christian Dior Sa, attraverso la quale controlla oltre il 40% del Lvhm e il 100% della Christian Dior Couture (poi dicono le scatole cinesi...), insomma ora Bernard Arnault sta mettendo veramente a posto i suoi figli. Almeno quelli grandi, quelli del primo matrimonio (sempre i più fortunati, quelli). L'altro figlio di primo letto, Antoine, l'ha fatto responsabile della comunicazione di Louis Vuitton (un posto da capo per fargli fare esperienza: almeno i rampolli Agnelli cominciavano dalla fabbrica). Ma ora è lei, la primogenita del cuore, a raggiungere la prima presidenza. E meglio le si adattava un trono, visto che già la chiamano la `reginetta delle stampe'. Quelle di Pucci, Qa va sans dire.

2 - MODA E MOBILI - In un corsivo firmato sul Corriere di Milano all'apertura del Salone del mobile, Giorgio Armani sostiene che "Milano diventa più bella durante la settimana del design", perché è tutto più vitale, "saltano le barriere sociali (capperi!: ndr) e di età e i giovani, di cui si parla sapendone pochissimo, diventano protagonisti". Poi va avanti dicendo che la settimana della moda è più incerta, meno sfavillante e viene vista dai milanesi con meno simpatia. E conclude: "Partecipando attivamente a entrambe le manifestazioni, ne sento tutta la differenza e mi chiedo come sia possibile invertire il flusso di corrente e portare vitalità, dinamismo, leggerezza, nella nostra pur sempre importantissima fashion week". Per la serie "fatti una domanda, datti una risposta", Armani dovrebbe conoscere anche la causa della noia che provoca la settimana della moda a Milano, essendone un protagonista dall'inizio. E anche uno dei maggiori responsabili di quell'aria spocchiosa e autoreferenziale della moda milanese.

Si chiede come fare per coinvolgere la città? Parla lui che ha costruito un mausoleo nell'ex fabbrica della Nestlé in via Bergognone, con tanto di firma dell'architetto Tadao Ando, e lo tiene chiuso come un forziere: mai che abbia aperto il suo teatro per qualcosa che non fosse una sua celebrazione, una sua sfilata o una proiezione di un film dove ci sono i suoi abiti (è vero, la stessa cosa fanno Dolce & Gabbana con l'ex cinema Metropol e Versace con l'ex cine-teatro Alcione, tutti chiusi come forzieri che conservano il nulla: ma in questo caso, essere in tanta compagnia è doppiamente colpevole).

Per rendere più vitale la settimana dei vestiti, il consapevole Armani potrebbe cominciare a spendere un po' di soldi per organizzare qualcosa che coinvolga la città che così, magari, quelli che non vanno alle sfilate lo guardano con maggiore simpatia. Ma certo, in questa nuova ubriacatura milanese che il mobile è meglio dell'abito, volevate che Giorgio non si rendesse protagonista della solita zappata sui piedi? Cosa non si farebbe per vendere un cassettone in più. Soprattutto se poi i giornali certificano e non criticano.

3 - ANNA E LA SERVITÙ - Alla festa di inaugurazione del negozio di Tom Ford su Madison Avenue a New York, lo spettacolo è stato grandioso. Sembrava come un ricevimento fatto in casa. E devo dire che è stato veramente bellissimo. Tanto che c'era anche il butler inglese personale di Tom (sarebbe il suo maggiordomo privato; ma anche i commessi sono vestiti come maggiordomi) che è una persona meravigliosa ma che, secondo me, non ha ancora capito che lavoro fa il suo principale, perché della moda lui non ne vuole sapere. Quindi, con quell'aria professionale che solo i butler inglesi sanno assumere quando si credono di essere loro i veri padroni di casa, si aggirava fra la folla un po' indispettito perché tutti toccavano i vestiti appesi.



A un certo punto ho visto che parlava con Anna Wintour e che lui si scriveva qualcosa sulla mano. Con un po' di lusinga (serve sempre in questi casi) sono riuscita a farmi dire che problema c'era con quella signora. Lui, timido timido, mi ha detto che siccome l'aveva vista con quell'aria così 'pretentious' (che in italiano sarebbe boriosa o arrogante) le aveva chiesto se faceva parte del mondo della moda. E lei gli ha risposto: "In un certo senso, sì", sempre con quell'aria pretentious che l'ha un po' offeso. Allora lui le ha chiesto il nome, per controllare, e mi ha mostrato la mano per vedere se io la conoscevo: c'era scritto Anna Wintour. "Sì, la conosco. Ma non preoccuparti, non è una che conta molto", gli ho detto per tranquillizzarlo.

4 - IL PARTY DI ANNA - Per l'annuale gala del Constume Institute del Metropolitan Museum, che ormai tutti chiamano il 'party di Anna', la Wintour ha voluto, invece, che tutti fossero coscienti della sua influenza planetaria.
Ha ordinato, ad esempio, che il suo giornale si occupasse direttamente dei vestiti di dieci donne a suo giudizio influenti, tra cui l'attrice Kate Bosworth, la (pare) ereditiera Byrdie Bell (ma non c'entra coi telefoni) e Irina Lazarenau, la nuova hip model lanciata da "Vogue". In più ha, come dire, suggerito a Olivier Theyskens di regalare un abito di Nina Ricci della sua ultima collezione a Lauren Davis, la chairwoman degli 'amici del Constume Institute' che era in vendita nello show room di Parigi a 27.900 dollari. Poi ha fissato i prezzi dei tavoli per la cena e ha deciso che dovevano costare a partire da 65mila dollari fino a 150mila dollari perché quest'anno vuole battere il record dei 4 milioni e mezzo di dollari raccolti l'anno scorso da donare al museo. E alla fine, chi c'era ha goduto del suo abbozzato sorriso, chi non c'era continua a disperarsi.

5 - NUOVI LAZZARO AVANZANO - La sindrome di 'Lazzaro alzati e cammina' colpisce ancora: i fratelli Weinstein, quelli per intenderci che avevano fondato la Miramax, attraverso una loro società hanno ordinato a Halston - uno dei pochi stilisti che l'America può vantare di definire con questo nome e il grande ispiratore della moda di Tom Ford quando faceva Gucci - di ritornare in vita dopo anni e anni di niente. E siccome il poveretto non è più tra noi dal 1990, ha preso le sembianze di Rachel Zoe, la più famosa vestierista (un mestiere che gli americani chiamano stylist) delle star hollywoodiane. Siccome la Zoe è una specialista nel trasformare qualsiasi vestito in un look tardo anni Settanta, i due fratelli con grande fiuto degli affari hanno pensato che fosse lei quella più adatta a far rivivere quella moda che poi e scoppiata soprattutto negli anni dello Studio 54.

Non mi resta che aspettare il debutto della collezione per la primavera 2008 e tirare fuori dai bauli quelli miei vecchi: come se fossi la protagonista di 'Favolose Nullità' che parlava con i vestiti, ordinerò anche a loro "alzatevi e camminate". E sono sicura che saranno all'avanguardia.
P.S. Mi dicono che anche Roberta di Camerino è stata comprata dal marchio per le ragazzine Miss Sixty. In questo caso, vista la cifra che pare sia stata pagata, l'invocazione sarebbe da cambiare: "Lazzarona, alzati e cammina".

6 - BAMBI NON FA PPR - Il quasi quotidiano MfFashion, nella sua nuova direzione, ha fatto lo scoop del secolo: Hedi Slimane ha firmato con il Gruppo Ppr per fare la propria linea, ha scritto. Naturalmente non era vero (o non era ancora vero) e lo scoop è stato smentito. In realtà, dopo aver confermato che lui praticamente non lavora più all'interno di Dior dallo scorso luglio e che le ultime collezioni le disegnava da casa sua, Bambi Slimane sta vagliando varie offerte. Ne ha sul tavolo anche una del gruppo Richemont, quello di Cartier. Tiè!

7 - LUNA ROSSA DI RABBIA - Si fanno invitare, vanno, si fanno i viaggi e poi, appena non viene messa una balia a loro disposizione, si lamentano e intingono le tastiere nel veleno. Il viaggio, organizzato da Prada a Valencia per la festa d'inizio della Louis Vuitton Cup dove c'è la sua Luna Rossa, è stato un disastro. Le giornaliste si sono lamentate perché sono dovute arrivare lì con una compagnia low cost (che è l'unica che fa il volo diretto) e che una volta sull'aereo si sono dovute pagare il caffè, come si fa su qualsiasi volo low cost. Arrivate a Valencia, non hanno trovato la solita balia che le prelevava all'aeroporto per portarle in albergo e tenerle per la manina come fossero bambine. Apriti cielo!

Poi, quando la sera nella festa fatta al mercato e allestita dall'architetto di Miuccia, la star dell'architettura Rem Koolhaas, non riuscivano a trovare da mangiare perché loro sono abituate a essere servite e riverite, beh, non c'hanno visto più e, rodendosi di invidia perché la signora è rimasta chiusa nel privé con le star di Hollywood e con la stampa americana, ne hanno scritto di tutti i colori. Oh bella, hanno scritto, che dico... Ne ha scritto chi ne aveva il coraggio, perché la maggior parte ha saputo fare il solito pettegolezzo (chi si crede di essere Miuccia, eccetera, eccetera). Perfino il Corriere si è nascosto dietro il solito dito, riportando in una 'corta' il velenoso pezzo di EI Mundo, che è comunque della stessa proprietà ed è diretto dal compagno della stilista spagnola Agatha Ruiz de la Prada.

8 - KARL IN VETRINA - Il mese scorso, Karl Lagerfeld è rimasto per una giornata chiuso in una vetrina dei grandi magazzini Printemps a Parigi. Seduto su una poltrona composta con qualche centinaio dei suoi 300mila libri, dice che i passanti lo guardavano come una bestia curiosa. In realtà, loro, i passanti, non sapevano che lui si sentiva come il re al suo risveglio, contornato da servi e cortigiani. C'est la vie.


Dagospia 22 Maggio 2007