DI(ZION)ARIO EROTICO - L'ORGIA NON PIACE ALL'UOMO (LA FEMMINA HA TRE ORIFIZI, IL MASCHIO UN CAZZO SOLO)
Da "Di(zion)ario erotico" di Massimo Fini, pubblicato da Marsilio nell'aprile 2000.
ORGIA
Per molti è un mito, una meta, un sogno proibito. Ha il posto d'onore nei film porno di quart'ordine che si concludono immancabilmente con una grande ammucchiata. In realtà è quanto di più lontano dall'erotismo si possa dare. Come un sole troppo violento uccide i colori e un'abbuffata i sapori, il carnaio dei corpi variamente intrecciati annulla le sfumature e i dettagli che sono invece essenziali al gioco erotico. L'eros ha bisogno di concentrazione e si potrebbe anche dire che si sostanzia nella fissazione, a volte ossessiva, di alcuni particolari. L'orgia invece, nella migliore delle ipotesi, quando non è una triste gozzoviglia di impiegati del catasto convertiti a quella pericolosa fesseria che è la "coppia aperta", è dispersiva, caotica, panica, sfrenata.
In quanto tale può piacere alle donne (nell'immaginario di molte c'è la fantasia di essere possedute da più uomini contemporaneamente, mentre il viceversa è molto più raro, anche per un fattore banalmente fisiologico oltre che psicologico: la femmina ha tre orifizi, il maschio un cazzo solo). Può piacere quindi alla donna, ma non all'uomo. L'uomo, proprio perché più coinvolto nell'erotismo, ha bisogno, nel rapporto, di filarsi una sua storia, di farsi il suo film, di seguire rituali piuttosto rigidi e ripetitivi che lo portino all'erezione, mentre la donna si abbandona con molta più naturalezza alla propria sessualità.
L'orgia non solo elimina il dettaglio ma anche l'individualità. Nell'ammucchiata tutti i corpi si equivalgono e perdono valore. La fica è, più o meno, uguale in tutte le donne. L'uomo - a meno che non sia della categoria del "purché respirino" - non cerca la fica, spesso anzi gli organi sessuali femminili, se proposti a freddo, lo disgustano. L'uomo vuole una fica collegata a un certo viso, alla delicatezza di un lineamento, alla grazia di un gesto, a un timbro di voce e, insomma, alla personalità di una particolare donna. Ciò che sconvolge l'uomo, che lo eccita fino al parossismo, è andare a scoprire ciò che razionalmente, com'è ovvio, sa, ma che emotivamente rifiuta di credere: che anche quella donna, che per qualche motivo lo ha attratto, fra le gambe ha la fica. Che cioè è un animale.
Scrive Cesare Pavese in La luna e i falò'. «Pensavo alla faccia di Irene e di Silvia e mi dicevo che anche loro pisciavano». E in un altro passo aggiunge: «La cosa che non mi capacitava, a quei tempi, era che tutte le donne sono fatte in un modo, tutte cercano un uomo. È così che dev'essere, dicevo pensandoci; ma che a tutte, anche le più belle, anche le più signore, gli piacesse una cosa simile mi stupiva». Sì, per quanto possa sembrare strano, l'uomo si stupisce che anche le donne piscino, che anche quelle che lo affascinano abbiano la fica. L'inesausto gioco dell'uomo è di sbucciare la donna per svelare la femmina, per scoprire l'inaudito: che davvero, sotto, ha la fica. E poiché ce l'ha il gioco finisce sempre con una soddisfazione deludente: la soddisfazione è di averla ridimensionata a femmina, la delusione è che, se ce l'ha, è, in fondo, uguale a tutte le altre. Il motivo del piacere è lo stesso della delusione. È l'eterna "fourchette" in cui si dibatte il maschio.
In ogni caso nell'orgia è eliminato uno degli elementi fondamentali del gioco: il disvelamento della sessualità, dell'animalità della donna, di tutte le donne che vi partecipano, perché nell'ammucchiata, nel tumulto e nella confusione dei corpi, nella stessa ideologia sottesa a questa pratica, tale disvelamento è scontato, previsto, è un già dato.
Cosa diversa dall'orgia e dall'amore di gruppo è quando in una riunione di più persone un solo soggetto è preso di mira e ricondotto alla sua sessualità (il caso classico è quello dello strip-tease, vedi Nudo, ma naturalmente il gioco può essere anche molto più pesante). Qui la personalità, i dettagli e la stessa animalità di lei tornano ad avere un valore, vengono anzi enfatizzati dal fatto che sono esposti all'osservazione concentrica di più sguardi, alla curiosità divorante di molti invece che di uno solo.
Dagospia.com 17 Aprile 2002
ORGIA
Per molti è un mito, una meta, un sogno proibito. Ha il posto d'onore nei film porno di quart'ordine che si concludono immancabilmente con una grande ammucchiata. In realtà è quanto di più lontano dall'erotismo si possa dare. Come un sole troppo violento uccide i colori e un'abbuffata i sapori, il carnaio dei corpi variamente intrecciati annulla le sfumature e i dettagli che sono invece essenziali al gioco erotico. L'eros ha bisogno di concentrazione e si potrebbe anche dire che si sostanzia nella fissazione, a volte ossessiva, di alcuni particolari. L'orgia invece, nella migliore delle ipotesi, quando non è una triste gozzoviglia di impiegati del catasto convertiti a quella pericolosa fesseria che è la "coppia aperta", è dispersiva, caotica, panica, sfrenata.
In quanto tale può piacere alle donne (nell'immaginario di molte c'è la fantasia di essere possedute da più uomini contemporaneamente, mentre il viceversa è molto più raro, anche per un fattore banalmente fisiologico oltre che psicologico: la femmina ha tre orifizi, il maschio un cazzo solo). Può piacere quindi alla donna, ma non all'uomo. L'uomo, proprio perché più coinvolto nell'erotismo, ha bisogno, nel rapporto, di filarsi una sua storia, di farsi il suo film, di seguire rituali piuttosto rigidi e ripetitivi che lo portino all'erezione, mentre la donna si abbandona con molta più naturalezza alla propria sessualità.
L'orgia non solo elimina il dettaglio ma anche l'individualità. Nell'ammucchiata tutti i corpi si equivalgono e perdono valore. La fica è, più o meno, uguale in tutte le donne. L'uomo - a meno che non sia della categoria del "purché respirino" - non cerca la fica, spesso anzi gli organi sessuali femminili, se proposti a freddo, lo disgustano. L'uomo vuole una fica collegata a un certo viso, alla delicatezza di un lineamento, alla grazia di un gesto, a un timbro di voce e, insomma, alla personalità di una particolare donna. Ciò che sconvolge l'uomo, che lo eccita fino al parossismo, è andare a scoprire ciò che razionalmente, com'è ovvio, sa, ma che emotivamente rifiuta di credere: che anche quella donna, che per qualche motivo lo ha attratto, fra le gambe ha la fica. Che cioè è un animale.
Scrive Cesare Pavese in La luna e i falò'. «Pensavo alla faccia di Irene e di Silvia e mi dicevo che anche loro pisciavano». E in un altro passo aggiunge: «La cosa che non mi capacitava, a quei tempi, era che tutte le donne sono fatte in un modo, tutte cercano un uomo. È così che dev'essere, dicevo pensandoci; ma che a tutte, anche le più belle, anche le più signore, gli piacesse una cosa simile mi stupiva». Sì, per quanto possa sembrare strano, l'uomo si stupisce che anche le donne piscino, che anche quelle che lo affascinano abbiano la fica. L'inesausto gioco dell'uomo è di sbucciare la donna per svelare la femmina, per scoprire l'inaudito: che davvero, sotto, ha la fica. E poiché ce l'ha il gioco finisce sempre con una soddisfazione deludente: la soddisfazione è di averla ridimensionata a femmina, la delusione è che, se ce l'ha, è, in fondo, uguale a tutte le altre. Il motivo del piacere è lo stesso della delusione. È l'eterna "fourchette" in cui si dibatte il maschio.
In ogni caso nell'orgia è eliminato uno degli elementi fondamentali del gioco: il disvelamento della sessualità, dell'animalità della donna, di tutte le donne che vi partecipano, perché nell'ammucchiata, nel tumulto e nella confusione dei corpi, nella stessa ideologia sottesa a questa pratica, tale disvelamento è scontato, previsto, è un già dato.
Cosa diversa dall'orgia e dall'amore di gruppo è quando in una riunione di più persone un solo soggetto è preso di mira e ricondotto alla sua sessualità (il caso classico è quello dello strip-tease, vedi Nudo, ma naturalmente il gioco può essere anche molto più pesante). Qui la personalità, i dettagli e la stessa animalità di lei tornano ad avere un valore, vengono anzi enfatizzati dal fatto che sono esposti all'osservazione concentrica di più sguardi, alla curiosità divorante di molti invece che di uno solo.
Dagospia.com 17 Aprile 2002