TUTTO IL RESTO E' CALIFANO - 'STI COMUNISTI, MAI INVITATO A CANTA' ALLE LORO FESTE E POI SE SO' RUBATI LA MIA CANZONE PIÙ FAMOSA... MA ORA ME SO' PRESO LA RIVINCITA: DAL PARTITO MI HANNO CHIESTO DI ANDARE A CANTARE PER LORO" - CRAXI INCORNICIATO D'ORO.

Elsa Muschella per il Corriere della Sera


«Meno male che ce stanno 'sti ragazzi, il mio pubblico che mi ama alla follia... perché se penso a 'sti comunisti che manco m'hanno mai invitato a canta' alle loro feste e poi se so' rubati la mia canzone più famosa... ». Il Califfo è appena tornato nella sua casa di Roma da Crotone, dove lo hanno accolto «come un re» e gli hanno anche consegnato un premio alla carriera.

Sessantanove anni a settembre, «vissuti uno per uno», Franco Califano non riesce a capire perché la «Rinascita» del Pdci debba passare proprio sulla sua pelle: per lo slogan della festa nazionale della cultura, il partito di Oliviero Diliberto ha scelto «Tutto il resto è noia», indimenticato cult della canzone italiana e mai tramontato inno personale del Maestro. «Sì, ma ora me so' preso la rivincita: dal partito mi hanno chiesto di andare a cantare per loro una di queste sere».

L'idolo incontrastato di almeno tre generazioni di ragazzi di destra si esibirà su un palco sotto una cascata di bandiere falce e martello? «Ci sono ancora gli ultimi dettagli da definire, ma m'hanno chiamato loro: e io ce vado sì! È una vita che mi escludono dalle feste dell'Unità e da tutti i loro concerti di piazza: perché non m'hanno mai invitato? Io non aspetto altro. Per me è una vittoria. Anche se canterò per i ragazzi, per il mio pubblico, mica perché so' d'accordo con loro: sono un liberale, io...».



Talmente liberale che venerdì scorso non ci ha pensato su mezzo secondo e ha deciso di «autografare» il suo sì al referendum: «Ne avrei messe venti, di firme: la nuova legge elettorale ci vuole, anche se lor signori della politica dovrebbero farla tutti insieme. Ma tanto qua ognuno si fa gli interessi propri e buonanotte a quelli dell'Italia... Non c'è più amore per la patria, siamo dei cialtroni. E ai nostri politici je piace la poltrona».

Oddio, per carità, di brave persone ce ne sono tante. Persino a sinistra: «Che, Prodi non è uno bravo? Il suo problema è che non ha deciso con chi stare. Mastella pure, è uno molto pratico. Di Pietro potrebbe anche starmi bene a livello di onestà e poi me piace Enrico Letta... Ma da soli, perché messi assieme fanno troppo casino». Se pensa alla ragion di Stato, però, il suo cruccio più grande è l'assoluta impossibilità che rinasca un altro Bettino Craxi.

Nel suo salotto romano, il Califfo ha persino voluto che una fotografia del leader socialista troneggiasse dai ghirigori di una grande cornice d'oro : «L'unico e l'ultimo grande uomo d'Italia: il socialismo è e rimane Craxi, tutto un altro pianeta. Un galantuomo, che sapeva commuoversi anche se la gente non l'ha mai saputo». Dopo di lui, a sinistra, «il nulla».

Almeno in Italia. Perché tra suoi i miti contemporanei, Califano inserisce a sorpresa anche un'icona laburista: «Le mie 4 B sono Berlusconi, Briatore, Bush e Blair. Ma Blair solo perché è la sinistra di Craxi. Un decisionista. Uno co' le palle, per intenderci».
Ora che però, almeno per una serata soltanto, gli tocca passare dall'ex primo ministro inglese a Diliberto, una canzone potrà pure darla in prestito - senza rancore - al Pdci: «E come no, eccola è già pronta: "La musica è finita"».


Dagospia 16 Luglio 2007