LANCIO DI GALLINE TRA DUE MERCEDES: L'EX FURBETTO E' PRONTO A MORDERE ANNA
FACEVA FILMETTI E CALENDARI. L'HO TRASFORMATA IN UN'ARTISTA. M'È COSTATA CARA
UNA BELLA RAGAZZA, MA FUORI DI TESTA. NON AVEVA MANCO IL MEDICO DELLA MUTUA

Sabina Donadio per "Chi"
 
"Voglio che esca il cuore, è capace?», domanda Stefano Ricucci prima di iniziare l'intervista che segue. Il cuore di Ricucci. Bersaglio facile? Mica tanto. Perché l'uomo che lascia entrare il fotografo di "Chi" nella sua casa dell'Argentario, Villa Feltrinelli (non una qualunque), è un tipo impegnativo, ma questa volta ha deciso di mettersi in gioco. Non solo a parole, basta guardare le foto. Lui è uno che ama il rischio, le belle donne (la più bella l'ha impalmata proprio qui, nel luglio del 2005).
 
Di sogni Stefano deve averne fatti tanti da ragazzino, quando da San Cesareo partiva alle 6 del mattino per prendere i tre pullman che lo portavano a Roma, in piazza Venezia, dove c'era la scuola per odontotecnici che frequentava. Il primo gradino della sua scalata. Una scalata che non è ancora finita e che lo vedrà arrivare nella City, visto che ha deciso di fare affari "solo" a Londra. Oggi se la ride, lanciando due galline in aria, come a dire: "Ma chissenefrega, io sto alla grande! Meglio di voi".
 
Tempo di bilancio, lo sa?
«Di che parla? Ho già rilasciato al Sole 24 ore l'intervista in materia finanziaria».
 
Bilancio emotivo-sentimentale: è in attivo? Anna Falchi, sua moglie, l'ha mollata, quindi...
«Rifarei tutto quello che ho fatto: ne è valsa la pena. Anna è stata un grande, grandissimo amore».
 
Quando vi siete separati?
«Noi non siamo affatto separati. Lei è ancora mia moglie legalmente. Certo, da due mesi non viviamo più insieme: ma, come marito, non le faccio mancare niente».
 
Parla di soldi o di amore?
«I primi certamente non glieli nego. Quanto all'amore, c'è stata troppa delusione».
 
Effettivamente la Falchi ha più volte ammesso di sentirsi molto delusa da lei.
«Lei? E io che dovrei dire? Per cinque anni le sono stato accanto in maniera assoluta. Mi sono fatto carico di Anna, dei suoi sogni, delle sue aspettative, della sua famiglia: quando sono stato travolto dai miei guai giudiziari, lei mi è stata accanto nei mesi della mia detenzione come mi aspettavo che facesse. E di questo gliene sarò sempre grato. Poi è crollata. Rilasciando interviste a destra e a manca, in cui diceva che stava male. E io, che dovevo dire?».
 
Beh, lei, uscito dal carcere, ha pensato solo a trovare il modo di rialzarsi economicamente e legalmente, trascurando la donna che aveva accanto. Comprensibile, ma non encomiabile.
«Ma che deve fare un uomo che si sposa il 9 luglio e il 1° agosto vede che un terremoto gli distrugge tutto quello che ha costruito in 25 anni di lavoro? Ingiustamente, poi. Era il minimo che lottassi come un leone: la mia donna doveva starmi vicino. Fidarsi di me. Io le dicevo che avrei sistemato tutto: non mi ha voluto credere e si è lasciata travolgere. Ma caspita, ti ho fatto fare la bella vita per tanti anni, stammi vicino anche quando le cose si complicano! Non posso più dedicarti il tempo che ti dedicavo prima? Comprendi che è "solo" momentaneo!».
 
Alla Falchi piacevano i suoi soldi?
«Sarò ingenuo, ma per lei non era determinante che li avessi. Si è innamorata di me per tante altre ragioni. Oh, io sono uno che sa stare al mondo. Sono simpatico, spiritoso. E molto ambizioso. Tutte cose che alle donne piacciono».
 
E il resto non guasta, anzi.
«Ho contribuito a rendere Anna migliore: questo è innegabile. L'ho conosciuta che faceva filmetti e calendari. L'ho spinta a fare teatro, a selezionare, a diradare le serate in discoteca. Le ho permesso di comprare vestiti bellissimi, che lei portava divinamente, di avere borse di Hermès, gioielli favolosi. Beh, ho fatto molto per trasformarla in quello che è oggi. A lei piace definirsi artista? È costata cara questa artista, mi creda».
 
Quando l'ha conosciuta, com'era?
«Una magnifica ragazza, che era appena scesa dalla moto di uno che impennava per mestiere (Max Biaggi, ndr), ma totalmente fuori di testa. Non aveva manco il medico della mutua. Volubile, umorale, fragile. Mi sono innamorato di lei, ho capito che aveva sofferto molto per l'abbandono di suo padre. Vede, il problema è tutto qui. Anna non si fida degli uomini: quando mi hanno arrestato, si è sentita abbandonata come era successo nella sua infanzia. Continuavo a pregarla di fidarsi di me. Tutto inutile. Si è comportata come una ragazzina, non come una donna matura».
 
La ama ancora, si capisce da come parla di lei.
«L'amerò sempre e sarò sempre un punto di riferimento per lei. Ma non potremo mai più vivere insieme tranquilli».
 
L'amore per Ricucci: mi dica che cosa intende.
«È una cosa su cui devi investire. Devi saper fare rinunce. Ci vuole complicità estrema e una grande capacità di sapersi annullare nell'altro. Non devi pensare singolarmente. Se entri in bagno e vedi che c'è un solo asciugamano per il viso, corri a prenderne un altro, perché sai che servirà a me. Tu prendi l'asciugamano? Io magari pago il mutuo della casa che hai comprato».
 
Sempre là finisce: questione di soldi anche il sentimento?
«No. Questione di mezzi: io arrivo dove tu non puoi e viceversa».
 
Quanto le è costata sua moglie?
«Tanto. Ma più che altro per il sistema che le ruotava intorno».
 
Di che sistema parla?
«Lei voleva un figlio proprio quando io ero impegnato a rimettere le cose a posto. I figli si devono crescere, mentre io ero troppo concentrato su altro. Ma la verità è che Anna i figli ce li ha già».
 
Che dice?
«Cinque per l'esattezza: sua madre, suo fratello, la moglie e le due figlie di Sauro. Tutti a carico di Anna. Senza di lei quelli muoiono e siccome lei è buona come il pane, non li abbandonerà mai. A costo di dover rinunciare anche alla sua stessa vita. E sono tutte delle gran brave persone, mi creda. Ma erano davvero ingombranti: chi prende Anna, prende tutto il pacchetto. Sa quante vacanze ho fatto con mia moglie da solo? Due: per il resto sono sempre stato con loro. Con loro e con le loro esigenze. Ora sono preoccupato: mi domando come farà Anna a sostenere tante spese, tanti bisogni. Io provvederò sempre a lei. Ma solo a lei».
 
Ha ripreso a lavorare.
«Complimenti: Ballando con le stelle, il film con Lino Banfi, le serate in discoteca. Accipicchia!».
 
Qualsiasi cosa si faccia con impegno è degna di rispetto.
«Sono contento. Ma Anna doveva continuare a fare teatro e deve rilasciare meno interviste. L'ho seguita anche nei teatri minori, le sono stato accanto, coprendola di rose e attenzioni in giro per tutta l'Italia. Aspettandola nei camerini e frequentando un mondo che non mi apparteneva. Incoraggiandola sempre. Ma il sistema Falchi ha vinto anche su di me».
 
Parla della famiglia?
«Ho provato a far lavorare Sauro nella mia società: gli ho offerto un lavoro dignitoso. Duemila e cinquecento euro al mese e la prospettiva di crescere. Ma doveva arrivare in ufficio alle 9 del mattino e starci fino alla sera: ha resistito qualche mese. Lui si sveglia tardi e quei soldi li fa in una sera, portando la sorella in qualche discoteca».
 
Senza questo "sistema impegnativo" le cose fra voi sarebbero andate diversamente?
«Non mi avrebbe mai lasciato. Sì, ne sono certo. Ma è assurdo parlarne: loro sono tutta la sua vita».
 
La sua, di famiglia, non è stata proprio affettuosa con sua moglie.
«Gente semplice, i miei genitori. In cinquant'anni non hanno mai dormito l'uno lontano dall'altro. Come potevano legare con il mondo di Anna, dove, se uno di loro diceva una cosa che alla madre di lei non piaceva, quella si alzava urlando e se ne andava piangendo? Con Anna che le correva dietro».
 
Anna dice spesso di essersi innamorata di uno che vendeva case, ma che poi si è trasformato in uno scalatore di banche...
«Mai venduto case. Ho sempre fatto quello che faccio: finanza, finanza immobiliare. E stare con lei mi ha creato un sacco di problemi. Io lavoro con gente seria, vedere il fondoschiena lucido della tua donna su un calendario che trovi all'edicola non è il massimo per chi fa il mio mestiere e deve essere credibile. E non lo dico per gelosia. Solo perché non è bello».
 
Ha pianto per Anna?
«Un sacco di volte».
 
Perché non riprova a conquistarla?
«L'incantesimo si è rotto: i cocci non mi piacciono. Non servirebbe rimetterli insieme per stare bene».
 
In questa casa ci sono ancora le cose di sua moglie?
«Qualche vestito. Le scarpe e le pantofole. Anche una paperella in bagno».
 
Come sta? Mi dica la verità.
«Dopo trent'anni che mi occupo di tutti e di far star bene chi amo, ho voglia di pensare a me. Non l'ho mai fatto prima. Voglio essere leggero, divertirmi. Voglio godermi mio figlio. Ha passato parte dell'estate con me, in questa casa: siamo stati benissimo».
 
Che cosa vuole adesso?
«Ridere».
 
Ridere di cuore. Già, anche Ricucci pare essersi accorto di averlo, meglio tardi che mai.




Dagospia 12 Settembre 2007