LUCIA ANNUNZIATA È CLEMENTE CON MASTELLA - "LUI È IL PERFETTO CAPRONE ESPIATORIO DI TUTTO QUELLO CHE NON VA NEL SISTEMA, MA È UN BERSAGLIO TROPPO FACILE IN UN PAESE "ILLEGALE" DOMINATO DALLE CORPORAZIONI, IN CUI IL 48% DELL'ECONOMIA È IN NERO".
Lucia Annunziata per "La Stampa"
Mastella prende l'aereo di Stato per andare alla Formula Uno, va in vacanza in barca con famosi e ricchi imprenditori amici, e si fa anche fotografare mentre galleggia sul mare tranquillo, sistema moglie e figli in posti politici, compra una megacasa a costo scontato. Mastella è tutto questo, con in più una caratura, sottile ma non poi tanto.
Una caratura che deriva dalla sua attuale posizione politica: è (agli occhi della destra) il padre dell'indulto, nonché (agli occhi della sinistra) l'autore di una richiesta di «punizione» di un giovane giudice che indaga su di lui nonché sul governo di cui è parte.
Aggiungiamo la ribalderia delle sue minacce di crisi di governo, in proporzione esattamente rovesciata al peso elettorale del suo partito, e si capisce bene perché Mastella è tutto quello che può essere dato in pasto con gusto all'attuale ondata di antipolitica: il suo esercizio del privilegio senza accortezza, e la sua navigazione a braccio su un crinale di spinto pragmatismo, lo rendono perfetto simbolo di tutto quello che non va nel sistema.
Tutte queste ragioni lo rendono però anche perfetto simbolo di qual è la potenziale deriva che la giustissima protesta antipolitica può imboccare: la strada della semplificazione. Dove, puntando il dito sul simbolo più semplice, si permette a molti altri, con uguali responsabilità dentro la nostra società, di rivestire i panni delle vergini.
Una plastica rappresentazione di tutto questo si è potuta ammirare l'altra sera in televisione a Ballarò, quando il direttore del Giornale, Belpietro, ha fatto la sua morale al ministro Mastella, con convinzione e coraggio. Lo stesso Belpietro tuttavia, in anni precedenti, non ha applicato la stessa convinzione a un'altra deformazione del sistema da parte della politica, quale il conflitto d'interessi di Silvio Berlusconi, leader ben più rilevante (ieri, oggi e domani) di Mastella.
Insomma, in un'Italia in cui i salari arretrano, è giusto che il salario e i privilegi dei politici, uomini e donne inviati in Parlamento per rappresentare proprio coloro i cui salari diminuiscono, siano monitorati e ristretti. Ma non vorremmo che le bastonature dei Mastella di tutto il mondo diventassero una sorta di deviazione del traffico.
L'Italia è un Paese in cui il 48 per cento circa, cioè quasi la metà, dell'economia è in nero. Quanta illegalità, quanto potere, quanta distanza sociale nutre questa netta divisione del nostro Paese fra chi opera legalmente e chi opera illegalmente? Altro esempio: quante corporazioni in Italia gestiscono con assoluta immobilità il loro potere di controllo di mercato? E quanto contribuisce questo controllo a creare condizioni di lavoro ineguali?
Se di privilegi, ingiustizia, incapacità e storture si parla, basta allargare lo sguardo e si vedrà che i favoleggiati 13 mila euro netti al mese dei parlamentari, pur somma importante, impallidiscono rispetto ai guadagni e alle distanze sociali che tale sistema genera ogni giorno.
Certo, questo non è un invito a giustificare la politica. Il fatto che, come spesso ripetono ora i politici per difendersi, ci siano tante «caste» non è ovviamente una scusa per i limiti e i vizi della Casta. Basta che ci si ricordi che la politica non è l'unica responsabile, e che la protesta può diventare uno di quei giochi circensi con cui Nerone teneva buona la plebe.
Dagospia 27 Settembre 2007
Mastella prende l'aereo di Stato per andare alla Formula Uno, va in vacanza in barca con famosi e ricchi imprenditori amici, e si fa anche fotografare mentre galleggia sul mare tranquillo, sistema moglie e figli in posti politici, compra una megacasa a costo scontato. Mastella è tutto questo, con in più una caratura, sottile ma non poi tanto.
Una caratura che deriva dalla sua attuale posizione politica: è (agli occhi della destra) il padre dell'indulto, nonché (agli occhi della sinistra) l'autore di una richiesta di «punizione» di un giovane giudice che indaga su di lui nonché sul governo di cui è parte.
Aggiungiamo la ribalderia delle sue minacce di crisi di governo, in proporzione esattamente rovesciata al peso elettorale del suo partito, e si capisce bene perché Mastella è tutto quello che può essere dato in pasto con gusto all'attuale ondata di antipolitica: il suo esercizio del privilegio senza accortezza, e la sua navigazione a braccio su un crinale di spinto pragmatismo, lo rendono perfetto simbolo di tutto quello che non va nel sistema.
Tutte queste ragioni lo rendono però anche perfetto simbolo di qual è la potenziale deriva che la giustissima protesta antipolitica può imboccare: la strada della semplificazione. Dove, puntando il dito sul simbolo più semplice, si permette a molti altri, con uguali responsabilità dentro la nostra società, di rivestire i panni delle vergini.
Una plastica rappresentazione di tutto questo si è potuta ammirare l'altra sera in televisione a Ballarò, quando il direttore del Giornale, Belpietro, ha fatto la sua morale al ministro Mastella, con convinzione e coraggio. Lo stesso Belpietro tuttavia, in anni precedenti, non ha applicato la stessa convinzione a un'altra deformazione del sistema da parte della politica, quale il conflitto d'interessi di Silvio Berlusconi, leader ben più rilevante (ieri, oggi e domani) di Mastella.
Insomma, in un'Italia in cui i salari arretrano, è giusto che il salario e i privilegi dei politici, uomini e donne inviati in Parlamento per rappresentare proprio coloro i cui salari diminuiscono, siano monitorati e ristretti. Ma non vorremmo che le bastonature dei Mastella di tutto il mondo diventassero una sorta di deviazione del traffico.
L'Italia è un Paese in cui il 48 per cento circa, cioè quasi la metà, dell'economia è in nero. Quanta illegalità, quanto potere, quanta distanza sociale nutre questa netta divisione del nostro Paese fra chi opera legalmente e chi opera illegalmente? Altro esempio: quante corporazioni in Italia gestiscono con assoluta immobilità il loro potere di controllo di mercato? E quanto contribuisce questo controllo a creare condizioni di lavoro ineguali?
Se di privilegi, ingiustizia, incapacità e storture si parla, basta allargare lo sguardo e si vedrà che i favoleggiati 13 mila euro netti al mese dei parlamentari, pur somma importante, impallidiscono rispetto ai guadagni e alle distanze sociali che tale sistema genera ogni giorno.
Certo, questo non è un invito a giustificare la politica. Il fatto che, come spesso ripetono ora i politici per difendersi, ci siano tante «caste» non è ovviamente una scusa per i limiti e i vizi della Casta. Basta che ci si ricordi che la politica non è l'unica responsabile, e che la protesta può diventare uno di quei giochi circensi con cui Nerone teneva buona la plebe.
Dagospia 27 Settembre 2007