"LA MIA GRIGIA VITA CON CHIARA" - NEGLI INTERROGATORI DI ALBERTO STASI EMERGE UN RAPPORTO CON LA FIDANZATA MOLTO "ORDINARIO" E POCO PASSIONALE: "CI TELEFONAVAMO DUE-TRE VOLTE ALLA SETTIMANA, MA NON SEMPRE AVEVAMO ARGOMENTI DI CUI PARLARE".
Piero Colaprico e Oriana Liso per "la Repubblica"
Dal 13 agosto al giorno del fermo, Alberto Stasi ha risposto più volte alle domande di carabinieri e magistrati. Questa è una sintesi di quanto ha detto.
Un amore per caso
Si sono conosciuti quando lui aveva 15 anni e lei 17, si ritrovano per strada a Garlasco alla fine di agosto del 2003. Chiacchierano dell'università, dai libri si passa a parlare di altro, il 16 ottobre si mettono assieme. "Inizialmente - spiega Alberto - il nostro rapporto era comunque rivolto a conoscerci meglio".
La routine di coppia
Chiara e Alberto hanno un rapporto basato anche su una bella intesa fisica, ma ingabbiato più dai tempi del lavoro e dello studio che da quelli dello stare assieme e del divertirsi. Si vedevano solo il sabato sera e "ci telefonavamo due-tre volte alla settimana, mentre per il resto ci facevamo degli squilli e ci mandavamo degli sms. [...] Questo perché non sempre avevamo argomenti di cui parlare al telefono".
Le confidenze
"Chiara non mi ha mai detto di avere un'amica del cuore. [...] Con me parlava di tutto, sia delle cose quotidiane, come il fatto di voler comprare dei vestiti o andare alla fiera di Milano, sia quando uno di noi due era triste ne parlava con l'altro". Uno dei motivi di tristezza era il lavoro che Chiara aveva trovato appena laureata in una società di Pavia oppure, come capita a tutti i figli, le discussioni in famiglia.
"Come il 4 agosto, quando ero ancora a Londra, con Messenger (il programma che permette di "parlarsi" via Internet, ndr) le avevo detto che una volta arrivato in Italia, quella sera verso mezzanotte e mezza, potevamo uscire per fare un giro insieme, ma lei mi aveva risposto che non si poteva perché era troppo tardi e i suoi dovevano partire la mattina alle cinque e aveva già avuto una discussione con loro".
Le liti assenti
"Io e Chiara non abbiamo mai avuto litigi seri ma solo qualche piccolo screzio. Non le ho mai dato uno schiaffo né mai messo le mani addosso", mette a verbale Alberto. Non approfittano di ogni occasione per vedersi. Come la sera del 5 agosto quando i genitori di Chiara sono già in vacanza. "Quella sera non sono rimasto da Chiara sia perché i miei genitori erano ancora a casa sia perché le avevo chiesto di lasciarmi tranquillo fino al martedì successivo perché dovevo preparare un colloquio di lavoro. [...]
Chiara comunque, anche se avrebbe preferito che io mi fermassi di più, era comunque contenta di questa opportunità e quindi non si è arrabbiata". E ancora, pochi giorni dopo: "Dovevo scrivere la tesi, avevo una scadenza per il 17 agosto. Chiara mi ha detto che si annoiava a stare in casa da sola, ma non abbiamo discusso".
I genitori
Sono fidanzati da quattro anni, ma Chiara e Alberto non hanno alcuna voglia di fare i "fidanzati in casa". "Non ho mai pranzato o cenato a casa sua insieme ai suoi e nemmeno lei con i miei genitori". Il motivo? "Io e Chiara volevamo così, non volevamo fare come le coppie del Sud che fanno le presentazioni ufficiali a tutta la famiglia e poi eravamo in imbarazzo a farci vedere come coppia davanti alle rispettive famiglie".
I regali
Sono doni senza pretese, discreti come era Chiara, quelli che le fa Alberto: "Le ho regalato un orso di peluche con il nastrino di Harrods che è nella sua camera e che le ho spedito da Londra quando sono stato là a luglio, poi un ciondolo della Breil a forma di dentino e un paio di orecchini pendenti. Poi una maglietta tipo pigiama rossa con un cuore di tulle. Alcuni completini intimi. Non le ho regalato nessun anello".
Gli ultimi giorni
Ad agosto Chiara e Alberto trascorrono giorni sereni. La sera del 7, dopo un colloquio di lavoro a Milano, la sera Alberto va da lei. "Ho messo nello zainetto un pantaloncino corto e una maglietta intima, lo spazzolino, le ciabatte, tre dvd che volevamo vedere e sono andato a casa di Chiara. [...] Finito il film siamo andati a dormire, io nel letto del fratello e Chiara nel suo, perché non volevamo dormire nel letto dei suoi genitori e lei non aveva voglia di aprire il divano letto matrimoniale". Anche la notte del 10 dormono a casa di Chiara, ma non la sera dopo, perché lei "deve dar da mangiare ai gatti".
La vigilia dell'omicidio
"Ho trascorso il giorno di domenica 12 agosto a casa mia a scrivere la tesi sul mio pc portatile. Chiara è venuta da me intorno alle 17 con la sua macchina, io ho continuato a studiare e lei ha guardato riviste e sentito un po' di musica. Verso le 19.30 abbiamo deciso di comprare delle pizze e mangiarle a casa di Chiara. Io ero ancora in pigiama dalla mattina... ".
Comprano le pizze, lui si rimette al computer anche a casa di Chiara, "ero vestito con un paio di pantaloncini corti beige, una polo a righe orizzontale blu scuro con delle righe gialle e le scarpe Lacoste di colore bronzo, lo stesso identico abbigliamento che avevo il 13 agosto". A mezzanotte e dieci "ho detto a Chiara che volevo andare a casa perché avevo sonno. Chiara mi ha detto rimanere ancora un po', abbiamo visto "Sex and the city", verso l'una ho spento e Chiara mi ha accompagnato fuori dalla porta".
La mattina del 13
"Avevo messo la sveglia alle 9 come d'abitudine e la seconda sveglia alle 9.30. Mi sono alzato e alle 9.45 ho fatto uno squillo al cellulare di Chiara senza averne risposta. Preciso che questo squillo alla mattina quando ci alzavamo o lo facevo io o lo faceva Chiara. Non mi sono preoccupato del fatto che non avesse risposto. Ricordo che tra le 9.30 e le 10 mia mamma ha chiamato sul numero fisso di casa mia e io ho risposto, la nostra conversazione è durata poco. Mi sono messo a scrivere la tesi e verso le 10.45 ho fatto un altro squillo al cellulare di Chiara e non ho avuto risposta.
Ho continuato a scrivere la tesi sino alle 12.20 circa, quando ho chiamato Chiara dall'utenza fissa della mia abitazione, sia sul cellulare che sul numero di casa. Ho fatto squillare i telefoni per un po'". Chiara non risponde, ma Alberto dà mangiare al cane, si prepara un bel piatto di farfalle, alle 13.31 chiama ancora e "allora ho cominciato a preoccuparmi e ho deciso di recarmi a casa sua. Ricordo che la sera prima, quando ci siamo lasciati, mi aveva detto che forse sarebbe andata a trovare la nonna a Groppello Cairoli in una casa di riposo".
La cantina di Chiara
Alberto arriva a casa di Chiara, nota "che il led rosso dell'antifurto non era acceso", la chiama invano, scavalca, vede il disordine e il sangue. "Non ho guardato dove mettevo i piedi", arriva a dare un'occhiata nel box, infine si accorge della "porta che da alla cantina", la apre, "ricordo che la luce era spenta. Non ho acceso la luce. Ho visto una macchia di sangue ubicata leggermente alla mia destra sul tratto di muro che si congiunge con i gradini della scala. Mi sono fermato un istante e sono sceso due gradini circa. Mi sono inclinato con il busto leggermente in avanti e guardando verso la sinistra delle scale ho visto il corpo di Chiara.
L'ho vista con il pigiama rosa, ho visto abbastanza il viso di Chiara, ricordo una parte bianca. Appena l'ho vista sono scappato. Mi sono girato per risalire i gradini e sono andato di corsa verso la porta d'ingresso... Non mi sono avvicinato a Chiara perché non ho voluto toccarla, ho avuto paura, una sensazione mai provata in vita mia. Ho anche urlato".
Questi sono i punti cruciali: le sue scarpe sono prive di qualsiasi macchia di sangue, ormai rappreso; e se la luce era spenta, come ha potuto vedere il colore del pigiama e il volto? Ma è davvero entrato in casa?
I carabinieri
Alberto va in caserma, torna con due militari: "I due carabinieri hanno visto il cancello pedonale chiuso e mi hanno chiesto come avessi fatto a entrare. Ho detto che avevo scavalcato il muretto. Quindi entrambi hanno scavalcato e io sono rimasto fuori e non sono più entrato in quella casa... Ho capito che Chiara era morta solo quando l'ambulanza è arrivata e non è andata via con lei", ma siccome un carabiniere gli ha detto che la portano via in ambulanza, "ho avuto la certezza della morte di Chiara solo quando ho firmato il primo verbale delle mie dichiarazioni e ho letto la parola "il cadavere".
La mamma di Chiara
"Dopo un po', mentre ero ancora fuori sulla strada davanti all'abitazione di Chiara mi ha chiamato la mamma di Chiara chiedendomi piangendo se era vero".
Il sangue mestruale
Le scarpe di Alberto non erano sporche di sangue, ma il Dna di Chiara, quasi certamente originato dal sangue, è stato trovato dai Ris sui pedali della bici usata da Alberto. Come lo giustifica: "Non so, forse posso aver calpestato sangue mestruale dentro casa di Chiara", dice. E gli avvocati chiedono di sospendere l'interrogatorio.
Dagospia 03 Ottobre 2007
Dal 13 agosto al giorno del fermo, Alberto Stasi ha risposto più volte alle domande di carabinieri e magistrati. Questa è una sintesi di quanto ha detto.
Un amore per caso
Si sono conosciuti quando lui aveva 15 anni e lei 17, si ritrovano per strada a Garlasco alla fine di agosto del 2003. Chiacchierano dell'università, dai libri si passa a parlare di altro, il 16 ottobre si mettono assieme. "Inizialmente - spiega Alberto - il nostro rapporto era comunque rivolto a conoscerci meglio".
La routine di coppia
Chiara e Alberto hanno un rapporto basato anche su una bella intesa fisica, ma ingabbiato più dai tempi del lavoro e dello studio che da quelli dello stare assieme e del divertirsi. Si vedevano solo il sabato sera e "ci telefonavamo due-tre volte alla settimana, mentre per il resto ci facevamo degli squilli e ci mandavamo degli sms. [...] Questo perché non sempre avevamo argomenti di cui parlare al telefono".
Le confidenze
"Chiara non mi ha mai detto di avere un'amica del cuore. [...] Con me parlava di tutto, sia delle cose quotidiane, come il fatto di voler comprare dei vestiti o andare alla fiera di Milano, sia quando uno di noi due era triste ne parlava con l'altro". Uno dei motivi di tristezza era il lavoro che Chiara aveva trovato appena laureata in una società di Pavia oppure, come capita a tutti i figli, le discussioni in famiglia.
"Come il 4 agosto, quando ero ancora a Londra, con Messenger (il programma che permette di "parlarsi" via Internet, ndr) le avevo detto che una volta arrivato in Italia, quella sera verso mezzanotte e mezza, potevamo uscire per fare un giro insieme, ma lei mi aveva risposto che non si poteva perché era troppo tardi e i suoi dovevano partire la mattina alle cinque e aveva già avuto una discussione con loro".
Le liti assenti
"Io e Chiara non abbiamo mai avuto litigi seri ma solo qualche piccolo screzio. Non le ho mai dato uno schiaffo né mai messo le mani addosso", mette a verbale Alberto. Non approfittano di ogni occasione per vedersi. Come la sera del 5 agosto quando i genitori di Chiara sono già in vacanza. "Quella sera non sono rimasto da Chiara sia perché i miei genitori erano ancora a casa sia perché le avevo chiesto di lasciarmi tranquillo fino al martedì successivo perché dovevo preparare un colloquio di lavoro. [...]
Chiara comunque, anche se avrebbe preferito che io mi fermassi di più, era comunque contenta di questa opportunità e quindi non si è arrabbiata". E ancora, pochi giorni dopo: "Dovevo scrivere la tesi, avevo una scadenza per il 17 agosto. Chiara mi ha detto che si annoiava a stare in casa da sola, ma non abbiamo discusso".
I genitori
Sono fidanzati da quattro anni, ma Chiara e Alberto non hanno alcuna voglia di fare i "fidanzati in casa". "Non ho mai pranzato o cenato a casa sua insieme ai suoi e nemmeno lei con i miei genitori". Il motivo? "Io e Chiara volevamo così, non volevamo fare come le coppie del Sud che fanno le presentazioni ufficiali a tutta la famiglia e poi eravamo in imbarazzo a farci vedere come coppia davanti alle rispettive famiglie".
I regali
Sono doni senza pretese, discreti come era Chiara, quelli che le fa Alberto: "Le ho regalato un orso di peluche con il nastrino di Harrods che è nella sua camera e che le ho spedito da Londra quando sono stato là a luglio, poi un ciondolo della Breil a forma di dentino e un paio di orecchini pendenti. Poi una maglietta tipo pigiama rossa con un cuore di tulle. Alcuni completini intimi. Non le ho regalato nessun anello".
Gli ultimi giorni
Ad agosto Chiara e Alberto trascorrono giorni sereni. La sera del 7, dopo un colloquio di lavoro a Milano, la sera Alberto va da lei. "Ho messo nello zainetto un pantaloncino corto e una maglietta intima, lo spazzolino, le ciabatte, tre dvd che volevamo vedere e sono andato a casa di Chiara. [...] Finito il film siamo andati a dormire, io nel letto del fratello e Chiara nel suo, perché non volevamo dormire nel letto dei suoi genitori e lei non aveva voglia di aprire il divano letto matrimoniale". Anche la notte del 10 dormono a casa di Chiara, ma non la sera dopo, perché lei "deve dar da mangiare ai gatti".
La vigilia dell'omicidio
"Ho trascorso il giorno di domenica 12 agosto a casa mia a scrivere la tesi sul mio pc portatile. Chiara è venuta da me intorno alle 17 con la sua macchina, io ho continuato a studiare e lei ha guardato riviste e sentito un po' di musica. Verso le 19.30 abbiamo deciso di comprare delle pizze e mangiarle a casa di Chiara. Io ero ancora in pigiama dalla mattina... ".
Comprano le pizze, lui si rimette al computer anche a casa di Chiara, "ero vestito con un paio di pantaloncini corti beige, una polo a righe orizzontale blu scuro con delle righe gialle e le scarpe Lacoste di colore bronzo, lo stesso identico abbigliamento che avevo il 13 agosto". A mezzanotte e dieci "ho detto a Chiara che volevo andare a casa perché avevo sonno. Chiara mi ha detto rimanere ancora un po', abbiamo visto "Sex and the city", verso l'una ho spento e Chiara mi ha accompagnato fuori dalla porta".
La mattina del 13
"Avevo messo la sveglia alle 9 come d'abitudine e la seconda sveglia alle 9.30. Mi sono alzato e alle 9.45 ho fatto uno squillo al cellulare di Chiara senza averne risposta. Preciso che questo squillo alla mattina quando ci alzavamo o lo facevo io o lo faceva Chiara. Non mi sono preoccupato del fatto che non avesse risposto. Ricordo che tra le 9.30 e le 10 mia mamma ha chiamato sul numero fisso di casa mia e io ho risposto, la nostra conversazione è durata poco. Mi sono messo a scrivere la tesi e verso le 10.45 ho fatto un altro squillo al cellulare di Chiara e non ho avuto risposta.
Ho continuato a scrivere la tesi sino alle 12.20 circa, quando ho chiamato Chiara dall'utenza fissa della mia abitazione, sia sul cellulare che sul numero di casa. Ho fatto squillare i telefoni per un po'". Chiara non risponde, ma Alberto dà mangiare al cane, si prepara un bel piatto di farfalle, alle 13.31 chiama ancora e "allora ho cominciato a preoccuparmi e ho deciso di recarmi a casa sua. Ricordo che la sera prima, quando ci siamo lasciati, mi aveva detto che forse sarebbe andata a trovare la nonna a Groppello Cairoli in una casa di riposo".
La cantina di Chiara
Alberto arriva a casa di Chiara, nota "che il led rosso dell'antifurto non era acceso", la chiama invano, scavalca, vede il disordine e il sangue. "Non ho guardato dove mettevo i piedi", arriva a dare un'occhiata nel box, infine si accorge della "porta che da alla cantina", la apre, "ricordo che la luce era spenta. Non ho acceso la luce. Ho visto una macchia di sangue ubicata leggermente alla mia destra sul tratto di muro che si congiunge con i gradini della scala. Mi sono fermato un istante e sono sceso due gradini circa. Mi sono inclinato con il busto leggermente in avanti e guardando verso la sinistra delle scale ho visto il corpo di Chiara.
L'ho vista con il pigiama rosa, ho visto abbastanza il viso di Chiara, ricordo una parte bianca. Appena l'ho vista sono scappato. Mi sono girato per risalire i gradini e sono andato di corsa verso la porta d'ingresso... Non mi sono avvicinato a Chiara perché non ho voluto toccarla, ho avuto paura, una sensazione mai provata in vita mia. Ho anche urlato".
Questi sono i punti cruciali: le sue scarpe sono prive di qualsiasi macchia di sangue, ormai rappreso; e se la luce era spenta, come ha potuto vedere il colore del pigiama e il volto? Ma è davvero entrato in casa?
I carabinieri
Alberto va in caserma, torna con due militari: "I due carabinieri hanno visto il cancello pedonale chiuso e mi hanno chiesto come avessi fatto a entrare. Ho detto che avevo scavalcato il muretto. Quindi entrambi hanno scavalcato e io sono rimasto fuori e non sono più entrato in quella casa... Ho capito che Chiara era morta solo quando l'ambulanza è arrivata e non è andata via con lei", ma siccome un carabiniere gli ha detto che la portano via in ambulanza, "ho avuto la certezza della morte di Chiara solo quando ho firmato il primo verbale delle mie dichiarazioni e ho letto la parola "il cadavere".
La mamma di Chiara
"Dopo un po', mentre ero ancora fuori sulla strada davanti all'abitazione di Chiara mi ha chiamato la mamma di Chiara chiedendomi piangendo se era vero".
Il sangue mestruale
Le scarpe di Alberto non erano sporche di sangue, ma il Dna di Chiara, quasi certamente originato dal sangue, è stato trovato dai Ris sui pedali della bici usata da Alberto. Come lo giustifica: "Non so, forse posso aver calpestato sangue mestruale dentro casa di Chiara", dice. E gli avvocati chiedono di sospendere l'interrogatorio.
Dagospia 03 Ottobre 2007