ASSALTO ALLA BANCA DEL CINEMA - I FONDI STATALI FANNO GOLA ANCHE A SPIKE LEE, WENDERS E SALEMME. MA I (MISERI) 60-70 MLN, NON DOVREBBERO SOSTENERE GLI EMERGENTI O I PRODOTTI DI NICCHIA? - CERTO È CHE POCHI FORTUNATI RICEVERANNO POCO, ANZI POCHISSIMO.
Luca Mastrantonio per "Il Riformista"
Ormai è una rincorsa al poco oro rimasto,viste le razionalizzazioni promesse da Rutelli. Una corsa più pazza del mondo, in stile Klondike, con registi e produttori che si stanno avventando sugli ultimi filoni di finanziamento pubblico per il cinema italiano. Lunedì prossimo verranno annunciati dal ministero dei Beni culturali i nomi dei film che per «interesse culturale» hanno chiesto di accedere al fondo di garanzia entro la fine dell'anno. Un fondo che si aggira sui 60-70 milioni di euro annui, divisi in quattro bandi. Insomma, i soldi che devono aiutare il cinema italiano sono l'equivalente di una produzione medio-grande hollywoodiana. Eppure queste briciole - per ogni film non si dovrebbe andare oltre i 2 milioni di euro - vorrebbero essere raccolte dai pesci grandi.
A raccogliere voci di corridoio, tra case di produzione e distribuzione, si va delineando un quadro più paradossale del solito. E potrebbe essere difficile prendersela con i soliti noti, come Citto Maselli, tanto per intenderci, rappresentante di quel cinema d'autore che ha bisogno di aiuti finanziari per sopravvivere. Perché ci sarebbero soprattutto nomi notissimi, per questo più insoliti. Il fondo di garanzia, infatti, è pensato per produzioni difficili, di autori emergenti o di nicchia, che hanno difficoltà a produrre e venire distribuiti. Eppure se lo contenderebbero anche big italiani e stranieri dai profili impensabili, perché venerati maestri o surfisti del mercato. E per il loro peso cine-politico e mediatico potrebbero avere la meglio.
Partendo dall'estero, ci sarebbero Wim Wenders, Abbas Kiarostami e Spike Lee,che potrebbero aspirare, oltre ai soldi, al bollino «i.c.» (interesse culturale) che oltre ad alcune agevolazioni fornisce una "patente italiana" che permette di venire inseriti nelle quote nazionali obbligatorie di distribuzione. Almeno la Achab film, che produce The shooting Palermo, di Wenders, girato tra Germania e Sicilia, è italiana. Il film, comunque, che racconta di un fotografo in crisi esistenziale che a Palermo scopre il piacere della vita e dell'amore, ha ricevuto anche soldi pubblici tedeschi. Kiarostami, in Copia conforme, prodotto dalla Bibì film tv, racconta la storia di una giuria cinematografica:l'italianità del film è dovuta allo spunto autobiografico fiorentino.
Per gli italiani, il rumour più gustoso riguarda il film di Vincenzo Salemme,S.m.s. Sotto mentite spoglie - tette e culi a volontà e un ironia dozzinale - anche se non chiedesse soldi,perché già prodotto e distribuito, oltre che pensato solo per il mercato, sarebbe ridicolo - ma non comico - se richiedesse il riconoscimento dell'«i.c.», l'interesse culturale, con agevolazioni, in questo caso ex post, e derivati che comporta.
Un nome che pure si fa è quello di Michele Soavi, con Il sangue dei vinti. Tra gli altri papabili, o «pappabili», ci dovrebbe essere sicuramente Luca Guadagnino, perché il suo Io sono l'amore era stato presentato alla scorsa sessione ma era stato rinviato, per motivi istruttori. Per chi non lo ricordasse, beato lui, è il regista della versione cinematografica di Melissa P, mega prodotto e mega distribuito in Italia, e con esiti inferiori alle aspettative. L'occasione grossa l'ha avuta, perché dovrebbe togliere spazio a qualche sconosciuto? Ma il nome più spiazzante è quello di Ferzan Ozpetek, autore di culto e reduce dalla giuria di Venezia, dove, tra l'altro, la madrina è stata proprio quell'Ambra Angiolini che lui ha lanciato sul grande schermo con Saturno contro. Sarebbe veramente singolare scoprire che Ozpetek ha bisogno di un aiuto economico per il suo Un giorno perfetto.
A proposito di nomi celebri, potrebbe esserci persino Marco Bellocchio, con Vincere, storia del figlio "maledetto" che Mussolini ha avuto dalla sua anestestica. Il regista dei Pugni in tasca è prodotto dalla Offside film ma è difficile immaginarlo in fuorigioco. Non mancheranno, probabilmente, veterani come Antonio Capuano e Giovanna Gagliardo, mentre Pasquale Corsicato farebbe solo la figura dell'eterno ri-emergente. Chiunque sarà, si contenderà i pochi soldi del Fondo di garanzia. Per meriti che devono attenere alla qualità filmica del copione, del regista e del cast proposto. Eppure, qualcuno, nell'imminenza delle primarie per il Pd e della festa del cinema di Roma, suggerisce possibili letture politiche dei film. Un po' come è avvenuto per le liste e le segreterie tra Ds e Margherita in chiave Pd.
Tra case produttrici e registi amici, tra Fandango e dintorni, potrebbero profilarsi scelte che assomiglino a dorsali veltroniane e rutelliane. Più defilate, probabilmente, Rifondazione e Pdci. Anche in queste «primarie» per i fondi, dunque, ci sarà una competizione viziata da pesi specifici diversi. L'unico dato certo è che pochi fortunati riceveranno poco e, forse, in proporzione, pochissimo. A spartirsi una cifra intorno ai 15 milioni di euro ci sono una ventina di film. E quel poco sarà tanto meno quanto più grande sarà il regista e l'investimento per il suo film. La beffa sarebbe che quei soldi non vadano a un giovane sconosciuto, che magari svoltava, ma a un big per il quale film, costosissimo, ci pagano giusto i cestini.
Dagospia 12 Ottobre 2007
Ormai è una rincorsa al poco oro rimasto,viste le razionalizzazioni promesse da Rutelli. Una corsa più pazza del mondo, in stile Klondike, con registi e produttori che si stanno avventando sugli ultimi filoni di finanziamento pubblico per il cinema italiano. Lunedì prossimo verranno annunciati dal ministero dei Beni culturali i nomi dei film che per «interesse culturale» hanno chiesto di accedere al fondo di garanzia entro la fine dell'anno. Un fondo che si aggira sui 60-70 milioni di euro annui, divisi in quattro bandi. Insomma, i soldi che devono aiutare il cinema italiano sono l'equivalente di una produzione medio-grande hollywoodiana. Eppure queste briciole - per ogni film non si dovrebbe andare oltre i 2 milioni di euro - vorrebbero essere raccolte dai pesci grandi.
A raccogliere voci di corridoio, tra case di produzione e distribuzione, si va delineando un quadro più paradossale del solito. E potrebbe essere difficile prendersela con i soliti noti, come Citto Maselli, tanto per intenderci, rappresentante di quel cinema d'autore che ha bisogno di aiuti finanziari per sopravvivere. Perché ci sarebbero soprattutto nomi notissimi, per questo più insoliti. Il fondo di garanzia, infatti, è pensato per produzioni difficili, di autori emergenti o di nicchia, che hanno difficoltà a produrre e venire distribuiti. Eppure se lo contenderebbero anche big italiani e stranieri dai profili impensabili, perché venerati maestri o surfisti del mercato. E per il loro peso cine-politico e mediatico potrebbero avere la meglio.
Partendo dall'estero, ci sarebbero Wim Wenders, Abbas Kiarostami e Spike Lee,che potrebbero aspirare, oltre ai soldi, al bollino «i.c.» (interesse culturale) che oltre ad alcune agevolazioni fornisce una "patente italiana" che permette di venire inseriti nelle quote nazionali obbligatorie di distribuzione. Almeno la Achab film, che produce The shooting Palermo, di Wenders, girato tra Germania e Sicilia, è italiana. Il film, comunque, che racconta di un fotografo in crisi esistenziale che a Palermo scopre il piacere della vita e dell'amore, ha ricevuto anche soldi pubblici tedeschi. Kiarostami, in Copia conforme, prodotto dalla Bibì film tv, racconta la storia di una giuria cinematografica:l'italianità del film è dovuta allo spunto autobiografico fiorentino.
Per gli italiani, il rumour più gustoso riguarda il film di Vincenzo Salemme,S.m.s. Sotto mentite spoglie - tette e culi a volontà e un ironia dozzinale - anche se non chiedesse soldi,perché già prodotto e distribuito, oltre che pensato solo per il mercato, sarebbe ridicolo - ma non comico - se richiedesse il riconoscimento dell'«i.c.», l'interesse culturale, con agevolazioni, in questo caso ex post, e derivati che comporta.
Un nome che pure si fa è quello di Michele Soavi, con Il sangue dei vinti. Tra gli altri papabili, o «pappabili», ci dovrebbe essere sicuramente Luca Guadagnino, perché il suo Io sono l'amore era stato presentato alla scorsa sessione ma era stato rinviato, per motivi istruttori. Per chi non lo ricordasse, beato lui, è il regista della versione cinematografica di Melissa P, mega prodotto e mega distribuito in Italia, e con esiti inferiori alle aspettative. L'occasione grossa l'ha avuta, perché dovrebbe togliere spazio a qualche sconosciuto? Ma il nome più spiazzante è quello di Ferzan Ozpetek, autore di culto e reduce dalla giuria di Venezia, dove, tra l'altro, la madrina è stata proprio quell'Ambra Angiolini che lui ha lanciato sul grande schermo con Saturno contro. Sarebbe veramente singolare scoprire che Ozpetek ha bisogno di un aiuto economico per il suo Un giorno perfetto.
A proposito di nomi celebri, potrebbe esserci persino Marco Bellocchio, con Vincere, storia del figlio "maledetto" che Mussolini ha avuto dalla sua anestestica. Il regista dei Pugni in tasca è prodotto dalla Offside film ma è difficile immaginarlo in fuorigioco. Non mancheranno, probabilmente, veterani come Antonio Capuano e Giovanna Gagliardo, mentre Pasquale Corsicato farebbe solo la figura dell'eterno ri-emergente. Chiunque sarà, si contenderà i pochi soldi del Fondo di garanzia. Per meriti che devono attenere alla qualità filmica del copione, del regista e del cast proposto. Eppure, qualcuno, nell'imminenza delle primarie per il Pd e della festa del cinema di Roma, suggerisce possibili letture politiche dei film. Un po' come è avvenuto per le liste e le segreterie tra Ds e Margherita in chiave Pd.
Tra case produttrici e registi amici, tra Fandango e dintorni, potrebbero profilarsi scelte che assomiglino a dorsali veltroniane e rutelliane. Più defilate, probabilmente, Rifondazione e Pdci. Anche in queste «primarie» per i fondi, dunque, ci sarà una competizione viziata da pesi specifici diversi. L'unico dato certo è che pochi fortunati riceveranno poco e, forse, in proporzione, pochissimo. A spartirsi una cifra intorno ai 15 milioni di euro ci sono una ventina di film. E quel poco sarà tanto meno quanto più grande sarà il regista e l'investimento per il suo film. La beffa sarebbe che quei soldi non vadano a un giovane sconosciuto, che magari svoltava, ma a un big per il quale film, costosissimo, ci pagano giusto i cestini.
Dagospia 12 Ottobre 2007