"RAPPORTO INFORMATIVO SULLA CRIMINALITA` NEL SETTORE DELL'INTRATTENIMENTO"
DAL SISDE AL FILM MUTANDE PAZZE: SVILUPPI STORICI E SENTIMENTALI DELL'ALCOVA RAI
BOMBASTICA EDIZIONE AGGIORNATA DELLA STORIA SESSUALE D'ITALIA BY CECCARELLI

E' in libreria "Il letto e il potere - Storia sessuale d'Italia da Mussolini a Vallettopoli bis", di Filippo Ceccarelli (Longanesi). Edizione aggiornata, con molti capitoli nuovi, del cult del 1994. Anticipiano un capitolo.

Il VIAGRA TELEVISIVO (SVILUPPI STORICI E SENTIMENTALI DELL'ALCOVA RAI)

Se ogni civilta` ha la sua archeologia e i propri miti fondativi, la Seconda Repubblica televisiva e gossipivara coltiva le sue radici nel leggendario dossierone che il Servizio segreto civile, il SISDE, assemblo` sul finire degli anni '80 con l'intestazione, invero piuttosto vaga di: « Rapporto informativo sulla criminalita` nel settore dell'intrattenimento ». Classico scavo in profondita`, le cui scoperte pero` non sono mai venute alla luce. Circostanza che ne ha accresciuto il misterioso alone, proiettandolo in un'epoca ormai cos?` vertiginosamente lontana da far quasi tenerezza.

L'Italia dei partiti e non ancora delle tribu`, l'Italia dei grigi telefoni predigitali, delle audiocassette e di uno spionaggio tutto sommato ancora abbastanza casereccio. Comunque un malloppo rilegato di circa 200 pagine, piu` una decina di mappe che delineavano la geografia delle relazioni e un capitolo piu` voluminoso e anche preveggente intitolato « RAI-fiction ». Oltre alle solite (e trascurate) indicazioni sugli appalti, sulle combines ai festival, sui favori resi agli sponsor, sulle protezioni a questo o a quell'artista, tutto lascia credere che il rapportane illustrasse per la prima volta con molteplici esempi lo scambio paradigmatico che da sempre regola il meno confessabile fra i codici dell'azienda RAI: da una parte potenti maschi vogliosi, dall'altra donne disponibili a soddisfare quelle voglie, ma non gratis.

Il successo televisivo, si sa, e` un efficacissimo afrodisiaco. E ieri come oggi l'implicito prezzo convenuto - dalla comparsata all'ospitata, dalla particina nel telefilm alla conduzione del programma in prima serata - va calibrato a seconda del rango del patrono, della concorrenza di altri maschi, dell'ambizione di altre femmine, del momento politico e anche del caso e della fortuna, sempre che di fortuna si tratti.

Certo i potenti pre-Tangentopoli non immaginavano che gia` a quei tempi c'era chi prendeva nota. Gli «impiccetti» paratelevisivi, d'altra parte, erano ritenuti secondari, peccati veniali, almeno rispetto alle grandi ruberie di quella stagione. Per cui, liberi dalle cure del pentapartito, «festeggiavano a champagne l'attricetta di turno e nell'euforia », secondo le testimonianze, «si facevano pure fotografare in pose poco onorevoli». Tanto per cambiare.

Non che ci fosse proprio bisogno delle escavazioni del SISDE per arrivare alla certezza che l'azienda di viale Mazzini RAI era divenuta (anche) un'alcova di Stato, con tanto di stratificazioni geologiche del potere. Ma nel 1992 usc?` un film: non bello, decisamente, anzi trash fin dal biglietto da visita con cui si presentava agli spettatori, Mutande pazze. L'opera prima - e unica - dell'allora «lookologo» di Arbore e futuro fondatore del gossip on line Roberto D'Agostino.

Vi si narrava in buona sostanza la storia di tre donne che si vendevano per raggiungere la celebrita` nel piccolo schermo. E le mutande del titolo erano tutt'altro che scriteriate. C'era la figura della quarantenne intelligente e bella (interpretata da Monica Guerritore) che per ottenere una trasmissione tutta sua si concedeva a un parlamentare e poi, intuita la vocazione masochistica del direttore generale, anche a quest'ultimo. Che pero` veniva di colpo sostituito, e lei doveva ricominciare la trafila. C'era poi la valletta che come un'infinita` di vere e future veline si chiamava Alessia. Dal nulla, ma con la risoluta complicita` della madre, Alessia bruciava le tappe della popolarita` passando dal letto di un oscuro funzionario RAI a quello di un ministro. E c'erano infine le erotiche peripezie di una prorompente fotomodella di provincia che si vedeva soffiare l'agognatissima parte in un film del famoso regista Crass da un'amica, morigerata studentessa con velleita` intellettuali. Ma con splendido sedere.

Il tutto si concludeva a sberle nel corso di una serata televisiva di gala, dove il pubblico poteva pure ammirare la controfigura di Sgarbi malmenato, e l'autentico Aldo Busi che attraversava lo schermo completamente nudo. Il plot di Mutande pazze era quello che era; e a parte la Guerritore, che e` una vera attrice, non si puo` dire che il cast si rivelasse all'altezza. Eppure, assai piu` che per lo spessore filmico, a tre lustri di distanza la pellicola resta impressa nella memoria per l'antiveggente e straordinaria aderenza alla realta` della cronaca; o anche, se si preferisce, della vita. Con il che, sia pure di sfuggita, converra` notare che fra le principali interpreti del film di D'Agostino una finira` effettivamente per fidanzarsi con un presidente della RAI; e un'altra, sempre molto bella ma meno fortunata, si ritrovera` coinvolta de relato nella giostra delle piu` maldicenti intercettazioni a sfondo televisivo.

Ora, sulla rovente e rovinosa mistura che segna i rapporti tra il potere politico e il servizio pubblico esiste un'ampia bibliografia. Fino alla noia e` stranoto che al tempo dei partiti chi vinceva i congressi, e adesso le elezioni, comunque vuole occupare e al piu` presto prendere possesso della RAI come se fosse la terra del latte e del miele. E in questo senso dedica tesori di energia e di furbizia per piazzare dietro le cancellate di viale Mazzini i propri uomini; e strenuamente comincia a rompere l'anima ai dirigenti, ai direttori di rete e di testata per imporre questa o quella scelta strategica, questo o quel programma, questi o quegli altri artisti, o conduttori, o giornalisti, e giu` fino alle ragazzette che leggono l'oroscopo o le previsioni del tempo oppure appaiono mute e discinte in qualche video-show. Superiori motivazioni hanno generato un cos?` ricco control lo della RAI da parte del potere: ricerca del consenso, tutela dei propri interessi e cos?` via.

Ma forse c'e` qualcosa di piu`, e di non detto. Qualcosa che attiene al naturale arbitrio del comando e che l?` dentro, piu` che altrove, consente di dare libero sfogo, pure biologico, ai propri desideri. S?`, proprio quelli. Un pieno riconoscimento, un equo risarcimento dopo tante fatiche. Una specie di seconda giovinezza che spinge i valorosi e stanchi conquistatori della RAI a scoprirsi finalmente per quello che sono: potenti. In tutti i sensi. Questo e` molto umano, riguarda adulti maggiorenni e vaccinati, e come per le diverse storie che animano una monografia per forza di cose un po' maniacale, merita un sovrappiu` di comprensione. Di fronte alle leggi della natura, oltretutto, i conquistadores si comportano tutti piu` o meno allo stesso modo.

Eppure impressiona una certa regolarita`. Galeotta sembra rivelarsi la presidenza dell'ente pubblico televisivo, e anche la direzione generale, e un po' pure quella di RAI-fiction e cos?` via, scendendo per li rami: «Gli amori RAI», ha scritto una osservatrice sempre molto attenta come Antonella Amendola, «sono una sindrome imperscrutabile, ma ineluttabile, tipo l'aviaria. Colpiscono trasversalmente, in maniera democratica, a destra e a sinistra».

Il punto e` che forse proprio questa generalita` d'intenti comporta dei rischi supplementari: «Perche´ si trova questo nell'ordine delle cose», scolpisce maestosamente Niccolo` Machiavelli, «che mai non si cerca fuggire uno inconveniente che non si incorra in uno altro». Brutalmente adattato all'alcova radiotelevisiva: se alla RAI si becca, si busca e si rimorchia come in nessun altro luogo di potere, va detto nella maniera piu` chiara e netta che la medesima RAI e` anche - pare dopo la Curia, ma certo prima del Transatlantico di Montecitorio - il piu` micidiale e rigoglioso vivaio di pettegolezzi, maldicenze, lettere anonime e veleni che sia dato immaginare in Italia e forse anche in Europa.

Nella pratica quotidiana questo significa che l'eros dirigenziale e` pedinato, e braccato, e spintonato, e pure incessantemente distorto e ardentemente fantasticato, se necessita: e sempre necessita all'ombra del cavallo morente o pimpante, la scultura in bronzo che Messina realizzo` quando l'azienda si trasfer?` a viale Mazzini.

Molta acqua e` passata sotto i ponti del Tevere dai tempi di Ettore Bernabei, cos?` austeri da aver generato imperiture leggende di castigatezza dei costumi. La piu` famosa delle quali tramanda la storia di un dirigente e di una segretaria sorpresi nottetempo da un vigilante ad amoreggiare in ufficio. Con il risultato che il giorno dopo Bernabei si trovo` sulla scrivania tre lettere. La prima conteneva il rapporto della guardia giurata che raccontava il risultato della ispezione, mentre nelle altre due c'era la richiesta immediata di una licenza matrimoniale da parte del dirigente e della segretaria.

Ecco, sul finire del secolo scorso quel morigeratissimo clima si era davvero molto piu` che edulcorato. I nuovi potenti sembravano considerare l'azienda di viale Mazzini come un'opportunita` necessariamente allegra, un ponte verso il mondo sfavillante dello spettacolo, una grande occasione per conoscere di persona la gente piu` strana e lontana dai loro interessi professionali o di potere. Una rampa di lancio per viaggi, feste, festival, cocktail, premiazioni, presenzialismi di qualsiasi taglia. O almeno, questo un po' appariva all'esterno durante la presidenza del professore di Diritto costituzionale Roberto Zaccaria.



In realta` stava per partire la linguacciuta macchina. E infatti prima si diffondono le voci, poi fioccano articoletti d'assaggio, quindi arrivano le prime paparazzate. Morale, il presidente viene ripreso a cena con la Guerritore. A quel punto il dispositivo prevede: altri articoli piu` circostanziati; accorata, inutile e crudele intervista alla moglie di lui;8 occhiuti senatori di Alleanza nazionale che presentano interrogazioni parlamentari in nome di presunti favoritismi. Temerario, il ministro Gasparri minaccia addirittura un libro bianco sulle « fidanzate » della RAI. Ha detto una volta lo stesso Zaccaria parlando in generale: «Le polemiche sulla TV sono come la carta che brucia nel camino. Prima una grande fiammata e poi si spegne tutto».

L'immagine e` giusta, oltre che veridica, ma i tizzoni restano accesi sotto la cenere o, com'e` piu` probabile, c'e` sempre qualcuno pronto ad attizzarli.
E cos?`, quando nel 2001 il centrodestra vince le elezioni e dopo un po' Zaccaria e` costretto ad abbandonare la postazione, non passa nemmeno un anno che il suo successore, l'emerito presidente della Corte costituzionale Antonio Baldassarre, si ritrova nella stessa condizione di piacevole disagio e confortevole imbarazzo.

Con la regolarita` di un orologio si e` rimessa infatti in moto la ridda intorno alla presunta sfera affettiva del nuovo presidente del centrodestra, che per giunta gode del placet della Conferenza episcopale. E dunque: prima notiziole ammiccanti sui rotocalchi o sul web, proteste, querele. Poi foto rapinate al ristorante o in automobile; quindi richieste di convocazione, stavolta da parte di deputati del centrosinistra, della Commissione parlamentare di Vigilanza. Senza contare le solite valutazioni a mezzo stampa o Internet sulla differenza di eta` che intercorre fra l'illustre giurista, 62 anni, e la bella subrettina ventitreenne che lavora a una trasmissione chiamata - pensa tu - I fatti vostri.

La sarabanda pettegola va avanti per mesi e mesi, davvero poco piacevoli per i protagonisti. Dagli e dagli, per cercare di liberarsi da un chiacchiericcio che non da` piu` tregua, la «noncoppia» accetta infine di deporre al tribunale del gossip. Spiega allora la valletta che il presidente della RAI e` il suo «angelo custode». Aggiunge il presidente che la valletta e` «la figlia che non ho mai avuto».

Tutto in realta` procede secondo la norma: solo in modo un po' piu` ridicolo del consueto. In fondo va meglio, due anni dopo, al direttore generale Flavio Cattaneo che, risultando sposato, seppur debitamente concupito, aspetta di dimettersi prima di rendere in qualche modo pubblica, insieme alla separazione coniugale, la travolgente storia d'amore con una delle attrici piu` desiderate del Paese, Sabrina Ferilli.

In quest'ultimo caso, semmai, una qualche forma d'imbarazzo poteva sorgere dal fatto che l'ex direttore generale e` arrivato a suo tempo alla RAI per conto del centrodestra, mentre la Ferillona e` una accesa simpatizzante post-comunista. E tuttavia, come s'intuisce, le frecciate di Cupido sorvolano i muraglioni del periclitante bipolarismo radiotelevisivo.

Ma gia` il pentolone di viale Mazzini ribolle di nuovo, pronto a servire altri stuzzicanti e indigesti piattini. Si tratta stavolta di intercettazioni telefoniche, la prima succosa tranche che emerge nel quadro dell'inchiesta del pubblico ministero anglo-napoletano John Henry Woodcock, da Potenza. Un procedimento giudiziario che fin dai primi giorni passa alla cronaca con il nome, in realta` gia` abusato una decina d'anni prima, di Vallettopoli. Come nella vicenda di Merola e Sabani, il rilievo della faccenda si rivelera` tanto meno grave sul piano penale, quanto piu` sfolgorante, nella sua vivida e spontanea esposizione, prende forma un ritratto d'ambiente. Non propriamente interno all'ente televisivo, ma parallelo, o intrecciato, o sovrapposto al potere politico.

Salvatore Sottile lavora da anni come portavoce del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Gianfranco Fini. E ` un siciliano insieme affabile e guardingo, di buona esperienza con giornali e giornalisti. Come molte persone del suo partito, che hanno vissuto una lunga stagione nel disprezzo e nella discriminazione, conserva una sorta di istintiva diffidenza combinata a una gran voglia di vivere e di approfittare degli agi della sua nuova condizione.

Si sente di colpo importante, e lo e` pure. Vecchi e improvvisati camerati lo chiamano di continuo per chiedergli favori, raccomandazioni, incontri con il capo. Ma questo stato di incredulo appagamento gli ha pure acceso un desiderio che e` un nodo scorsoio. E che finira` col perderlo. Non e` facile delineare le caratteristiche di questa sua disposizione d'animo che e` anche corporea. Se sia un residuo inestinguibile di fascismo: il sesso come un trofeo, vitalismo ardito, riposo del guerriero, cultura del bordello. O se sia letterario, siculo, brancatiano.

O forse Sottile va incontro alla sua personale disavventura politica proprio perche´ gli si sono indeboliti e mischiati gli ideali della gioventu` con quelli del successo, del consumo, dell'omologazione televisiva. Non c'e` miglior capro espiatorio di chi, gia` cordialmente invidiato dagli stessi suoi compagni d'avventura, chiude occhi e orecchie ai lampi e alle sirene d'avvertimento. Da tempo la secolarizzazione nera si e` spinta abbastanza in avanti, sulla frontiera sdrucciolevole della mondanita` e della dolce vita. Torte, feste, gente allegra. E nessun'altra azienda piu` della RAI incoraggia gli slittamenti, dischiude le crepe, accumula lo sporco.

Nel 2005 addirittura sul Secolo d'Italia, il quotidiano di AN, ha trovato ospitalita` una scivolosa polemica sull'abbondanza di «squinzie» che approdano alla direzione dei programmi per l'estero, sotto il controllo del partito di Fini. L'anno seguente, in un'assemblea convocata proprio a due passi da viale Mazzini, l'attore Luca Barbareschi, che ha fatto parte degli organi dirigenti, protesta vibratamente contro l'inefficacia della linea per cos?` dire televisiva del partito: «Siamo stati capaci solo di portare in video delle zoccole».

La parola e` pesante, ma esattamente su questo si tende la rete del Grande Ascolto. La solita storia: sesso in cambio di protezione per cos?` dire televisiva. Ragazze da immettere in questo o in quello spettacolo.
Nel giugno 2006 il portavoce del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri finisce agli arresti domiciliari. Troppo facilmente, perche´ poi le maggiori imputazioni cadono. E tuttavia la condanna sta gia` tutta nella rivelazione delle sue chiacchiere. Ne viene fuori un quadretto insieme comico e terrificante. Un maschilismo indefesso e protervo. Una foia cos?` smisurata da risultare perfino sospetta. Fin dal mattino Sottile si agita e telefona per organizzarsi in un certo modo la serata. Lo dice chiaro chiaro: «Chi ci trombiamo oggi?» Oppure: «Troviamo un po' di troie, vedi un po'!» O anche: «Ci facciamo fare un bel pompino, va!»

Intendiamoci. Sottile svolge anche un sacco di altre mansioni. Ma il nuovo rango di portavoce gli ha creato attorno tutto un network di interlocutori che forse ritiene perfino amici e che comunque hanno l'aria dei compagni di baldoria. Funzionari RAI, pure loro debitamente smaniosi di spintarella, che gli reggono il gioco e lo fanno sentire simpatico, autorevole. Oppure artisti anche bravi, ma messi da parte, che piagnucolano per tornare in TV: «Me lo fai fa', Salvato`, 'sto contratto?» Vicini o lontani dal video, sia gli artisti che i funzionari sembrano disporre dei contatti giusti. Donne adatte, magari pure a soddisfare le voglie di Salvato`. In altre parole: ruffiani. Piu` dottamente: mezzani, paraninfi, prosseneti, lenoni - la` dove la risonante varieta` dei termini a disposizione del vocabolario indica che si tratta di un'antica figura che l'arcaismo del potere post-moderno ha riportato graziosamente in auge.

Colpisce il linguaggio di uno di questi mediatori, probabilmente a sua volta geloso di altri che svolgono lo stesso genere di servizi in ambito televisivo. Parlando di una ragazza - «molto carina, un metro e 70, bionda» - il tipo dice che un certo conduttore, invero prodigo di piacenti ospiti nelle ore notturne, «la voleva dare in pasto» a un alto dirigente RAI. Ignaro delle risonanze cannibaliche, Sottile afferra al volo l'implicita valorizzazione del soggetto. Ma piu` in generale si da` da fare, valuta, soppesa, fa lo spiritoso, l'intenditore. «Roba fresca», dice. Di una certifica che e` una «porcella DOC». Di un'altra, pure convocata in gran fretta alla Farnesina, s'improvvisa brusco, ma in fondo benevolo press-agent. Di un'altra ancora che vogliono spedirgli stabilisce che e` «piccola, ma carina: compatta, come la Smart».

Donne, roba, animali, automobili. La sa lunga, lui, povero Sottile! Una delle sue favorite si chiama Elisabetta Gregoraci. E ` una graziosa mora di Soverato che con un colpo di scena degno del preveggente film di D'Agostino, proprio grazie alle intercettazioni e ai conseguenti e assai poco gradevoli interrogatori, riesce finalmente a raggiungere questo benedetto successo. Dopo che la RAI l'ha messa al bando con una specie di editto fuori tempo massimo, la difende cavallerescamente pure l'ex presidente Berlusconi. E la Gregoraci ottiene spazio sulle reti Mediaset. Gira anche degli spot e si accompagna «nientemeno» che a Flavio Briatore.

Fino ad allora semisconosciuta, quattro anni prima ha partecipato come aspirante-velina alle impietose selezioni televisive andate in onda in un programma di Teo Mammuccari. Alla giornalista Candida Morvillo e` rimasta impressa, fra le tante, per il particolare abbigliamento con cui si e` presentata: dei micropantaloncini con il disegno di due mani stampate sul retro. Quando si dicono i segni, per non dire le piu` sbilenche e azzeccate profezie.


Dagospia 23 Ottobre 2007