DOLCINO AL VELENO PER GENCHI - FAVI, IL PROCURATORE GENERALE (PROVVISORIO) DI CATANZARO, HA REVOCATO L'INCARICO AL SUPERPERITO CHE LAVORAVA PER DE MAGISTRIS - IL MOTIVO? HA UTILIZZATO TABULATI TELEFONICI DI PARLAMENTARI COPERTI DA IMMUNITÀ.

Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera"


Tra i motivi che hanno spinto il procuratore generale di Catanzaro facente funzioni (il vero titolare arriverà a giorni) a revocare gli incarichi di consulenza nell'inchiesta "Why not" al perito Gioacchino Genchi, ci sono i sospetti di un utilizzo forse troppo disinvolto di tabulati telefonici e intercettazioni di alcuni parlamentari.

Il dottor Dolcino Favi ha scritto un provvedimento motivato, nel quale si esprimono dubbi su come l'esperto informatico del pubblico ministero Luigi de Magistris (a sua volta estromesso dall'indagine attraverso l'avocazione) abbia acquisito ed elaborato i contatti di telefoni che - come lo stesso Genchi ha scoperto e comunicato - venivano utilizzati da deputati e senatori coperti dall'immunità.

Il consulente s'è più volte difeso rivendicando di essersi sempre mosso nell'ambito della legalità, ma la questione è di quelle destinate a provocare ulteriori polemiche. Anche perché, a causa della pluralità di incarichi ricevuti da Genchi e dai risultati dei suoi lavori, sono emerse connessioni tra l'inchiesta di Catanzaro ormai passata di mano e altre indagini in corso presso le Procure di Milano, Reggio Calabria e Salerno. In particolare quella milanese sul presunto spionaggio illegale e quella reggina sulla fuga di notizie nel procedimento per l'omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Fortugno.

Nelle relazioni svolte dal perito appena destituito, si trovano diversi accenni ai contatti telefonici di parlamentari. Anche perché per stabilire che un determinato apparecchio sia effettivamente in mano a un deputato o un senatore, il perito ha dovuto svolgere una serie di accertamenti al termine dei quali ha stabilito che si trattava di dati coperti dall'immunità. A cominciare dal telefonino di uno dei più noti indagati nel procedimento che fu di de Magistris, l'avvocato e senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli.



Ma è capitato anche col telefonino del deputato calabrese di Forza Italia Jole Santelli, sottosegretario alla Giustizia nella scorsa legislatura, di cui si parla nel voluminoso rapporto su una fuga di notizie nell'inchiesta (anch'essa sottratta a de Magistris) chiamata Poseidone. Tra le chiamate fatte e ricevute dall'avvocato Pittelli il 10 maggio 2005, ce ne sono alcune con un cellulare intestato al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia.

«Dallo sviluppo abbiamo accertato che era molto verosimilmente in uso al sottosegretario di Stato, on. Santelli» scrive Genchi. E aggiunge: «Ci asteniamo da ulteriori commenti», salvo considerare che sull'apparecchio di Pittelli «ruotano le triangolazioni telefoniche coi magistrati di Catanzaro e con importanti cariche istituzionali, in concomitanza con quella che profiliamo essere stata la fuga di notizie».

Per attribuire il cellulare all'onorevole Santelli, Genchi ha dovuto «leggere» tutte le telefonate fatte e ricevute da quel numero, nonché controllare - attraverso le informazioni pubblicate dal sito internet del deputato - la presenza dell'allora sottosegretario a convegni, dibattiti o comizi con i segnali trasmessi dal telefonino, per verificare che fosse nella stessa zona in cui si trovava il deputato. Un'accumulazione di dati che assomiglia molto a un'indagine impedita dall'immunità. Ma secondo il perito è legittima, poiché l'autorizzazione al Parlamento va chiesta, eventualmente, per utilizzarli nell'indagine, non per acquisirli e stabilire l'uso effettivo di un telefonino che può andare in mano a chiunque, indipendentemente dall'intestazione o dall'assegnazione «ufficiale».

Un problema analogo si pone per i numeri e le telefonate dei magistrati di Catanzaro, sui quali è competente a indagare la Procura di Salerno. Ma nella relazione di Genchi a de Magistris si fanno riferimenti e valutazioni sui contatti del procuratore Mariano Lombardi (tutt'ora il capo di de Magistris, anche se il ministro Mastella ha chiesto al Csm di trasferire entrambi). Genchi ha concluso che Lombardi è, con Pittelli, il probabile artefice della fuga di notizie sull'inchiesta Poseidone, che rese vane le perquisizioni del 2005.

«Il fatto che sia stato il procuratore Lombardi - ha scritto nella sua relazione - peraltro con il cellulare di servizio, a chiamare, persino ripetutamente, l'avv. Pittelli mentre questi brigava con gli indagati, come molto verosimilmente ha brigato, per neutralizzare le iniziative di indagine di un pm della stessa Procura, assume a parere di chi scrive una gravità inaudita». De Magistris ha trasmesso la relazione alla Procura di Salerno, dove ha denunciato Lombardi e dove è stato a sua volta denunciato. Per svolgere le indagini, i magistrati di quella città hanno affidato a Genchi nuove perizie e attendono nuove relazioni.


Dagospia 02 Novembre 2007