GAGATE SU GAGOSIAN - INFURIA LA BUFERA SUL VELTRONI INGINOCCHIATO AD ARTE (IL FORUM DEL SITO EXIBART) - ECCO COME IL FURBO GALLERISTA CALIFORNIANO HA FATTO I SOLDINI (VENDENDO OPERE CHE NON POSSEDEVA).

Il nostro articolo di ieri: http://dagospia.excite.it/articolo_index_36600.html


1 - ECCO COME IL FURBO GAGOSIAN HA FATTO I SOLDINI
Angela Vettese per il "Domenicale" de "Il Sole 24 Ore"


Si dice che Larry Gagosian fosse un giovane audace. Dopo i suoi studi in arte, in California, capì anzitutto che gli era più congegnale venderla che farla. Si narra che per anni abbia girato tra ricchi collezionisti con fotografie di opere inarrivabili. Se allettava il potenziale compratore faceva di tutto per vendergli il lavoro. A quel punto scattava il piano acquisto e la medesima opera di seduzione: occorreva entrare in possesso dell'opera che aveva già venduto. Quelle sue prime mosse lo hanno portato dalla felice condizione del mercante che non ha galleria, quindi nemmeno spese, né opere né capitale immobilizzato, alla condizione ancor più felice di chi ha un mucchio di capitale mobile e immobile e, di gallerie, addirittura ne ha sette. L'ultima è nata a Roma in questi giorni.

Naturalmente lo spazio scelto è fantastico: 750 metri quadri di sapore hollywoodiano proprio a Roma, una città dove anche le migliori gallerie d'arte contemporanea stanno dentro a garages, appartamenti e scantinati. Gli architetti chiamati a sistemare quella che era una banca sono Caruso e St. John, molto amati anche in area Tate Britain. Sfarzo anche a Roma, quindi, sebbene austero come vuole l'estetica del tutto-bianco. All'esterno il pubblico è accolto da un piccolo colonnato; all'interno si apre una sala da favola, un cuore ovale lungo 23 metri, largo 13 e alto 6. Per ora ospita delle grandi opere di Cy Twombly e non poteva esserci artista più azzeccato: un grande vecchio dell'arte internazionale, che ha saputo mantenere la qualità dai tempi dell'informale postbellico, ma anche un americano che ha scelto Roma come patria.

Non rimane che chiedersi che impatto avrà sull'indolente mercato italiano l'arrivo di un asso pigliatutto come questo. Molto dipenderà da quale dei suoi programmi possibili Gagosian sceglierà per l'Italia. Nessun gallerista come lui, infatti, ha proposto al suo pubblico una scelta altrettanto vasta. Così come nessuno ha offerto mai a un artista la possibilità di fare parte di un determinato settore del mondo dell'arte. Gagosian li incarna tutti.

La sua politica sembra infatti spiegare le teorie del sociologo Howard Becker sulla pluralità dei «mondi dell'arte»: non un unico circolo, ma molti e dispersi nel mondo, da chi ama i classici delle avanguardie storiche ai nostalgici della pittura neoespressionista, da chi rincorre la sperimentazione degli anni settanta a chi ama i video, le performance, le opere interattive dei nostri anni. La differenza di Gagosian rispetto ad altri galleristi è che lui, questi segmenti di cultura che sono anche segmenti di mercato, ha voluto appunto coprirli tutti.

La ricetta del suo successo, paradossalmente, sembra stare in una grande umiltà: se ha dei gusti personali non si vedono. La prima mostra, nel 1985, la dedicò a una collezione già fatta, quella dei coniugi Tremaine. Fino al 1996 ha condiviso una galleria con Leo Castelli, al quale ha fatto da giovane di bottega che guarda e impara. Gli unici denominatori comuni degli artisti che rappresenta sono un curriculum inappuntabile, con grandi mostre e attenzioni dei critici più credibili, nonché la capacità di reggere mostre di grande impegno.

Gagosian non si arrende davanti a nulla: lavora con sonori rompiscatole (pare che Rachel Whiteread lo sia), con artisti che concedono pochissimo della loro produzione (Richard Hamilton gli darebbe solo stampe), con giovani che pretendono produzioni costose, come Douglas Gordon e Piotr Ulkanski, ma anche con sempreverdi dagli estate complicati come Francis Bacon, Andy Warhol, Joseph Beuys (tra gli italiani ha scelto Francesco Vezzoli, Vanessa Beecroft e Alighiero Boetti). Come il grande Kahnweiler, il gallerista che aiutò Picasso, Gagosian ha la pazienza di aspettare che le opere arrivino da lui.

Diversamente dal quel pioniere, l'americano non è un cane da tartufi: vuole per il suo elenco solo nomi che qualcun altro prima di lui ha già testato. Sapendo che una mostra da lui, una vendita milionaria, un suo cenno possono spostare le fortune di un artista in modo decisivo, quantomeno sul breve-medio termine: nessuno è esente dalle mode e nemmeno Larry, che sa condizionarle ma accetta anche qualche boomerang. Forse allora non è il gambler della leggenda. Audace sì, ma su una base sicura. Gioca su molti tavoli, primo e secondo mercato, ricompra oggi quello che ieri ha venduto, fa passare in un anno un artista dalla categoria giovani a quella dei classici. Tutte le vecchie regole nelle sue mani si sbriciolano e lui ne rifà di nuove. Artista o collezionista, chi viaggia con lui sta sul treno più potente del mondo. Ma non è più un'avventura.

2 - ECCO COME IL SITO DELL'ARTE ACCOGLIE IL "MECENATE" DI VELTRONI
Da www.exibart.com


17/12/2007
giofra, mantova

Non è che Gag è li per il tesoretto? Si sa che Veltroni è di manica larga... con i soldi nostri...

17/12/2007
Uno che guarda

Mamma mia quanto rosicate! Finalmente arriva una galleria degna di tale nome e non uno scantinato con due quadrucci appesi al muro con dentro un/una gallerista che si da arie da grande intellettuale. Sempre di commercianti si tratta, solo che Gagosian lo sa fare meglio... e voi rosicate.

17/12/2007
Arnaldo Romani Brizzi, Roma/Italia

Apprezzo davvero la motivazione dell'articolo. Siamo terra invasa - vero è che abbiamo perduto la seconda guerra mondiale e che, da allora, paghiamo i danni (a dire il vero anche giustamente). Vero è che siamo in tempo di invasioni barbariche anche quando con marchio di alta classe. Lo scandalo è non tanto che politici esibizionisti accorrano, ma che accorrano direttori e operatori di musei che, per principio di correttezza dicono, non mettono piede nelle gallerie romane nemmeno quando vengono presentati artisti di altissimo livello. Le gallerie romane, eroiche da sempre, ringraziano. Ma qualcuno qualche maledizione la lancerà, prima o poi.

17/12/2007
Musalovesvintage

Sindaco e vicepremier sono soltanto dei pupazzi ...
Condivido ciò che avete scritto !

17/12/2007
francesco Franci, Roma

http://www.vrttiopera.it
Entrambi i "politici" sapevano che c'erano le telecamere dei vari TG di potere. Ancora il buon vecchio Berkeley "Esse est percipi". La sottocultura dell'apparire, ovunque e comunque.
Il potere, sempre più bieco, controlla la comunicazione di massa, e cosi' controlla anche la cultura, ed il "mercato" della cultura.
Basta! ci siamo veramente scocciati.



17/12/2007
Jawoll

Grande dagospia, grandissimo exibart!!!
Complimenti, come non condividere.

17/12/2007
Gagospia

grandioso Dago !!!

17/12/2007
Redazione

Non diciamo cretinate, per quanto riguarda la mostra vi sarà una regolare recensione.

16/12/2007
Edoardo

L'articolo è in se anche condivisibile per quanto riguarda l'inchino dei potenti, ma della mostra non ci raccontate niente?
Dopo avere annunciato più volte in anteprima l'apertura di Gagosian a Roma, non ci dite niente dello spazio, dell'allestimento, delle opere, di Twombly, e magari anche degli altri ospiti, a parte i politici che poi, tutto sommato, a chi interessano davvero?
Dateci la polpa, non la buccia....
Per concludere solo una domanda: ok per la critica ai potenti, ma per curiosità, come mai il giornalista non ha firmato l'articolo?

16/12/2007
Caroline

Leggete dagospia: memorabile il titolo!
GAGATE SU GAGOSIAN....

16/12/2007
gian

Pensate un po' cosa rimarà di tutto questo birignao tra cento anni o forse anche meno.
Sia dei politici che dei galleristi...

16/12/2007
Paoletta

Sieti ridicoli quanto veltroni. Ma se seguite la notizia da mesi caricando l'attesa che vi aspettate? Si sa che più si parla di qualcosa più si attira attenzione. Informazione sarebbe stata dare il giusto spazio, non inseguire l'evento come avete fatto voi, inchinandovi allo straniero. Per le altre gallerie mica avete fatto lo stesso. Questo non fa bene all'arte, perché non si parla di arte ma di politicastri, mercanti e poco altro. E scagliate pure la pietra contro gli altri per cercare di salvarvi. Ma per favore.

16/12/2007
marco

Attenzione a tutta questa euforia.
Gagosian non è a Roma per vendere ma per comprare.
Vedete.
m.

16/12/2007
marida tagliabue, italy

http://www.laleonessa.org
Asssolutamente d'accordo con l'articolista, ma non mi pare ci sia da meravigliarsi, ci si inchina ai cosiddetti grandi che dan lustro a chi deve farsi vedere bravo e colto ! MA PER PIACERE !

16/12/2007
Terry May

http://terry-may.spaces.msn.com/
Lo "stile", in caduta libera, percorre le strade del "trendy" e della capitale... wow!..come diceva quella canzone?!.."fatece largo che passamo noi...sti giovanotti de 'sta Roma bella..semo ragazzi fatti cor pennello e le regazze famo innamora'.."

16/12/2007
Marco

Il fatto in sè di esserci andati non sarebbe negativo... se fossero andati a far visita anche a musei e gallerie italiane. Almeno convincessero l'americano a proporre anche arte italiana

16/12/2007
FERRARI PIERLUIGI

http://www.saatchi-gallery.co.uk/yourgallery/artist/details.php?id=3574.html
E' buon auspicio...ROMA forse acquisisce un ruolo internazionale nell'arte...speriamo...
pero non solo le stesse grandi firme... che noia,
Anche qualche nostrano artista , tipo il sottoscritto, a bella posta ignorato.
Un po di attenzione, PLEASE.- GRAZIE

16/12/2007
john, roma

I was there...fantastic.

15/12/2007
michele landi, roma

E' solo la riproposizione in macro di ciò che avviene quotidianamente nel nostro piccolo mondo. Chiuso, autoreferenziale e tremendamente provinciale. Tutto ciò che viene da fuori e chic, quello che abbiamo in casa è merda.
Continuiamo così... facciamoci del male.

15/12/2007
Marco

Già, poteva farsi vedere anche dagli altri. Siamo andati a fare gli omaggi ai nostri padroni :


Dagospia 17 Dicembre 2007