DAGO-BUSINESS - ALITALIA LOCAL, MENGOZZI GLOBAL; DOPO LO SCANDALO ENRON, LA GRANDE FINANZA USA SOTTO SCHIAFFO PER GLI IMBROGLI DELLA MERRYLL LYNCH.
Dopo tanto torcicollo, aria di decollo per Alitalia. Il bilancio sta per raggiungere il pareggio, l'Air France è entrata nel consiglio di amministrazione, a sua volta la compagnia di bandiera ha fatto il suo ingresso in Confindustria, quindi l'amministratore delegato Francesco Mengozzi ha ricevuto dalle manine di Giancarlo Elia Valori la delega come responsabile della globalizzazione all'interno dell'Unione degli Industriali di Roma. Globalizzazione? Proprio quando l'Alitalia si è per così dire regionalizzata, Mengozzi diventa global? Infatti, i voli intercontinentali in direzione di Australia, Sudamerica, Estremo Oriente sono stati soppressi al fine di tagliare costi superflui. Visto che la Delta copre le tratte con il Nord America e l'Air France tutto il resto, la strategia dell'Alitalia è diventata local: solo voli per Europa e Medio Oriente. In compenso, Mengozzi fa il global.
Il conflitto d'interessi della Merryll Lynch: ora trema tutta la grande finanza
Eugenio Occorsio per Affari & Finanza
Alle tre del mattino di martedì scorso, dopo sette ore ininterrotte di riunione, Eliot Spitzer, procuratore generale di New York, ha dato il sospiratissimo assenso: «E va bene, vi dichiarate non colpevoli». Purché, non l'ha detto ma certamente lo pensava, la finiamo qui. David Komansky, Ceo della Merrill Lynch, ha spento l'ennesima sigaretta (è rimasto l'ultimo chainsmoker d'America), si è alzato e finalmente ha sorriso mentre stringeva la mano al magistrato. Ma il più contento di tutti era Richard Grasso, presidente del New York Stock Exchange: si era assunto l'inusuale ruolo di mediatore fra la più importante banca d'investimento di Wall Street e la giustizia proprio perché si giungesse ad un accordo pregiudiziale, motivando questo suo intervento eccezionale con l'importanza della Merrill Lynch: andava assolutamente fermata una vicenda che stava avendo effetti sempre più devastanti per l'intera comunità finanziaria.
E' finita così un'agonia che durava da dieci mesi, tanto è durata l'inchiesta di Spitzer per conflitto d'interessi, che è costata alla Merrill Lynch il 30% di quotazione in Borsa (a tanto ammonta la svalutazione del titolo nei dieci mesi) e soprattutto un colpo d'immagine pesantissimo, senza contare il downgrade che ha immancabilmente subito da parte delle "colleghe" di Wall Street e la perdita di chissà quanti clienti. Ma l'immagine in qualche modo ora cercherà di recuperarla (e a tal fine ha ingaggiato le migliori agenzie d'America specializzate nell'emergency recovery). Non è quello che preoccupa: la Merrill Lynch ha insistito così tanto perché potesse dichiararsi non colpevole del reato di "truffa da confilitto d'interessi", una deroga rispetto alla regola per cui un accordo preliminare di questo tipo presuppone che ci si sia dichiarati colpevoli, per avere un'arma di difesa in più rispetto alla pioggia di cause civili che ora le intenteranno le centinaia di risparmiatori che si sono sentiti (giustamente in molti casi) truffati, e hanno comprato azioni fasulle dopo che gli analisti dell'autorevole finanziaria le avevano consigliate.
Non sapevano che era tutto un imbroglio: i consigli erano dettati in molti casi non da una genuina certezza che quel titolo era buono, ma dagli interessi dell'altra branca della Merrill Lynch, quella dell'investment banking, che intanto stava organizzando qualche operazione (collocamento in Borsa, aumento di capitale, fusione, acquisizione) per la stessa società. Spitzer, per scoprirlo, si è fatto riesumare dagli esperti informatici (tutti hacker scatenati ora al soldo della giustizia) centinaia di email interne, dalle quali è emerso in modo incontrovertibile il reato. In una di queste, un analista si prendeva gioco dei risparmiatori trattandoli come dei "gonzi" che avevano bevuto i suoi consigli e avevano comprato un titolo-bidone, il tutto per fare gli interessi del collega-banchiere che era il destinatario della mail. E così in decine di casi, in cui gli analisti avevano dato consigli assolutamente inappropriati sui titoli da comprare in Borsa, le società stesse e la loro situazione patrimoniale.
I ricorsi dei risparmiatori, si era calcolato, potevano costare alla Merrill Lynch fino a 4 miliardi di dollari, una cifra di fronte alla quale impallidiscono i 100 milioni che ha accettato di pagare come multa, 48 dei quali andranno allo stato di New York e i restanti 52 ad altri stati. Pur confermando che l'intesa non significa che intende ammettere di aver commesso infrazioni in mala fede, la finanziaria ha chiesto scusa agli investitori "per le comunicazioni inadeguate emerse dall'inchiesta". La banca d'affari ha assicurato che, sulla base dell'accordo con i giudici, realizzerà una serie di cambiamenti strutturali per rafforzare la divisione tra attività di ricerca e investment banking, e soprattutto per migliorare la trasparenza in tutta la delicata matassa dei molteplici rapporti intrattenuti con i clienti che emettono azioni e quelli che vi investono.
Tra le iniziative previste figura la creazione di un nuovo sistema elettronico che monitorizzi tutte le comunicazioni fra le due branche della finanziaria, l'avvio di un piano per la creazione di un nuovo comitato di consulenza con il compito di esaminare tutti i rating delle azioni quanto a obiettività e integrità, nonché la nomina di un organismo di controllo che verifichi che tutto questo sia realizzato effettivamente. Inoltre lo stipendio degli analisti e i loro bonus saranno "completamente staccati" dalle attività di banca d'investimento e dipenderanno unicamente dai servizi agli investitori. «Forniremo agli investitori ricerche stilate sulla base di nuove norme di indipendenza», ha assicurato Komanski.
La partita per quanto riguarda Wall Street è però appena agli inizi: l'inchiesta di Spitzer prosegue e coinvolge altri nomi prestigiosi tra cui Salomon Smith Barney, Morgan Stanley, Credit Suisse First Boston, Lehman Brothers, Bear Stearns, Ubs PaineWebber. «La nostra indagine ha affermato il giudice continuerà e verrà estesa a tutte le società operanti in Borsa». Con tono fermo ha aggiunto, in piena conferenza stampa, rivolgendosi a tutti gli "interessati": «Vi consiglio di verificare la vostra posta elettronica e i vostri documenti e di venire da noi per una conversazione serena». Chi vuole intendere, intenda. Per ora, la Goldman Sachs ha fatto sapere di aver nominato un ombudsman Gdi tutto rispetto come Gerald Corrrigan, ex amministratore delegato della Federal Reserve Bank di New York, col compito di trattare dei possibili conflitti di interessi con gli analisti. Ma la corsa a sapere quale sarà il prossimo "indagato eccellente" è già partita.
Dagospia.com 29 maggio 2002
Il conflitto d'interessi della Merryll Lynch: ora trema tutta la grande finanza
Eugenio Occorsio per Affari & Finanza
Alle tre del mattino di martedì scorso, dopo sette ore ininterrotte di riunione, Eliot Spitzer, procuratore generale di New York, ha dato il sospiratissimo assenso: «E va bene, vi dichiarate non colpevoli». Purché, non l'ha detto ma certamente lo pensava, la finiamo qui. David Komansky, Ceo della Merrill Lynch, ha spento l'ennesima sigaretta (è rimasto l'ultimo chainsmoker d'America), si è alzato e finalmente ha sorriso mentre stringeva la mano al magistrato. Ma il più contento di tutti era Richard Grasso, presidente del New York Stock Exchange: si era assunto l'inusuale ruolo di mediatore fra la più importante banca d'investimento di Wall Street e la giustizia proprio perché si giungesse ad un accordo pregiudiziale, motivando questo suo intervento eccezionale con l'importanza della Merrill Lynch: andava assolutamente fermata una vicenda che stava avendo effetti sempre più devastanti per l'intera comunità finanziaria.
E' finita così un'agonia che durava da dieci mesi, tanto è durata l'inchiesta di Spitzer per conflitto d'interessi, che è costata alla Merrill Lynch il 30% di quotazione in Borsa (a tanto ammonta la svalutazione del titolo nei dieci mesi) e soprattutto un colpo d'immagine pesantissimo, senza contare il downgrade che ha immancabilmente subito da parte delle "colleghe" di Wall Street e la perdita di chissà quanti clienti. Ma l'immagine in qualche modo ora cercherà di recuperarla (e a tal fine ha ingaggiato le migliori agenzie d'America specializzate nell'emergency recovery). Non è quello che preoccupa: la Merrill Lynch ha insistito così tanto perché potesse dichiararsi non colpevole del reato di "truffa da confilitto d'interessi", una deroga rispetto alla regola per cui un accordo preliminare di questo tipo presuppone che ci si sia dichiarati colpevoli, per avere un'arma di difesa in più rispetto alla pioggia di cause civili che ora le intenteranno le centinaia di risparmiatori che si sono sentiti (giustamente in molti casi) truffati, e hanno comprato azioni fasulle dopo che gli analisti dell'autorevole finanziaria le avevano consigliate.
Non sapevano che era tutto un imbroglio: i consigli erano dettati in molti casi non da una genuina certezza che quel titolo era buono, ma dagli interessi dell'altra branca della Merrill Lynch, quella dell'investment banking, che intanto stava organizzando qualche operazione (collocamento in Borsa, aumento di capitale, fusione, acquisizione) per la stessa società. Spitzer, per scoprirlo, si è fatto riesumare dagli esperti informatici (tutti hacker scatenati ora al soldo della giustizia) centinaia di email interne, dalle quali è emerso in modo incontrovertibile il reato. In una di queste, un analista si prendeva gioco dei risparmiatori trattandoli come dei "gonzi" che avevano bevuto i suoi consigli e avevano comprato un titolo-bidone, il tutto per fare gli interessi del collega-banchiere che era il destinatario della mail. E così in decine di casi, in cui gli analisti avevano dato consigli assolutamente inappropriati sui titoli da comprare in Borsa, le società stesse e la loro situazione patrimoniale.
I ricorsi dei risparmiatori, si era calcolato, potevano costare alla Merrill Lynch fino a 4 miliardi di dollari, una cifra di fronte alla quale impallidiscono i 100 milioni che ha accettato di pagare come multa, 48 dei quali andranno allo stato di New York e i restanti 52 ad altri stati. Pur confermando che l'intesa non significa che intende ammettere di aver commesso infrazioni in mala fede, la finanziaria ha chiesto scusa agli investitori "per le comunicazioni inadeguate emerse dall'inchiesta". La banca d'affari ha assicurato che, sulla base dell'accordo con i giudici, realizzerà una serie di cambiamenti strutturali per rafforzare la divisione tra attività di ricerca e investment banking, e soprattutto per migliorare la trasparenza in tutta la delicata matassa dei molteplici rapporti intrattenuti con i clienti che emettono azioni e quelli che vi investono.
Tra le iniziative previste figura la creazione di un nuovo sistema elettronico che monitorizzi tutte le comunicazioni fra le due branche della finanziaria, l'avvio di un piano per la creazione di un nuovo comitato di consulenza con il compito di esaminare tutti i rating delle azioni quanto a obiettività e integrità, nonché la nomina di un organismo di controllo che verifichi che tutto questo sia realizzato effettivamente. Inoltre lo stipendio degli analisti e i loro bonus saranno "completamente staccati" dalle attività di banca d'investimento e dipenderanno unicamente dai servizi agli investitori. «Forniremo agli investitori ricerche stilate sulla base di nuove norme di indipendenza», ha assicurato Komanski.
La partita per quanto riguarda Wall Street è però appena agli inizi: l'inchiesta di Spitzer prosegue e coinvolge altri nomi prestigiosi tra cui Salomon Smith Barney, Morgan Stanley, Credit Suisse First Boston, Lehman Brothers, Bear Stearns, Ubs PaineWebber. «La nostra indagine ha affermato il giudice continuerà e verrà estesa a tutte le società operanti in Borsa». Con tono fermo ha aggiunto, in piena conferenza stampa, rivolgendosi a tutti gli "interessati": «Vi consiglio di verificare la vostra posta elettronica e i vostri documenti e di venire da noi per una conversazione serena». Chi vuole intendere, intenda. Per ora, la Goldman Sachs ha fatto sapere di aver nominato un ombudsman Gdi tutto rispetto come Gerald Corrrigan, ex amministratore delegato della Federal Reserve Bank di New York, col compito di trattare dei possibili conflitti di interessi con gli analisti. Ma la corsa a sapere quale sarà il prossimo "indagato eccellente" è già partita.
Dagospia.com 29 maggio 2002