MOGLI AGITATE: DOPO LADY FASSINO E MISS PROFUMO, TOCCA ALLA BINI SMAGHI
DIANA BRACCO RISCHIA DI FARE UNA BRUTTA FIGURA SUL VOLO ALITALIA-AIRONE
LA POLTRONA SFONDATA DEL CERCHIOBOTTISTA LUCA-LUCA - RICICCIA MARZANO

1 - MOGLI AGITATE: DOPO LADY FASSINO E DOMINATRIX PROFUMO, TOCCA ALLA SIGNORA BINI SMAGHI
Sono numerose le mogli di personaggi politici ed economici che si agitano per farsi spazio.
Le più vivaci sono in questo momento Laura Serafini, incazzata col consorte Piero Fassino, reo di non agitarsi granché per la di lei ennesima candidatura alla Camera, e la temibile Sabina Ratti che sta a fianco di Alessandro Profumo. Quest'ultima è particolarmente agitata perché cerca a tutti i costi di entrare nelle liste del Partito Democratico e di far valere la sua esperienza professionale all'Eni dove si occupa di internal audit.

Oltre alle mogli agitate ci sono però quelle più discrete che preferiscono far sentire la loro voce senza mettere avanti il pedigree coniugale e professionale. Una di queste è la signora Veronica De Romanis, che ha sposato Lorenzo Bini Smaghi, l'italiano membro dell'esecutivo della BCE a Francoforte. La De Romanis collabora da tempo al sito degli economisti "LaVoce.info" e fa parte del consiglio degli esperti del ministero dell'Economia. Ieri è apparsa una sua lettera sul "Corriere della Sera" in cui, con toni garbati e fermi, ha denunciato lo spettacolo avvilente del Parlamento italiano.

La signora De Romanis denuncia lo spettacolo del Senato dove la mortadella e gli sputi si sono incrociati con scene che la stampa tedesca ha bollato come "l'ora dei clown". Ma ciò che più dà fastidio alla moglie di Bini Smaghi è che questi gesti volgari siano stati definiti semplicemente goliardici. In Germania, dove lei vive in questo momento, le offese al Parlamento avrebbero meritato lezioni più dure.

2 - DIANA BRACCO RISCHIA DI FARE UNA BRUTTA FIGURA
Diana Bracco, la sciura della chimica che presiede Assolombarda e adora i tailleur a pallini, rischia di fare una brutta figura.
Da quando si è messa in testa di cavalcare la battaglia per la Malpensa e AirOne, questa donna determinata e forte ha cercato di creare intorno alla Compagnia di Carlo Toto una cordata di imprenditori milanesi disposti a cacciare i soldi. Negli ultimi dieci giorni la Bracco ha promosso due incontri con quelli che dovrebbero essere i capitani coraggiosi da affiancare a Corradino Passera, il banchiere innamorato di AirOne e disposto a salvare Carlo Toto.

Ieri pomeriggio nella sede di Assolombarda la rappresentanza delle imprese milanesi era meno qualificata di quella che si è ritrovata giovedì scorso presso la sede della Borsa di Milano. Mancava Tronchetti Provera che ha mandato in avanscoperta il suo uomo della comunicazione Antonio Calabrò, e al posto di Corrado Passera c'era Gaetano Miccichè, il numero 3 di BancaIntesa che non fa mistero del suo scetticismo sul progetto della nuova AirOne.

A difendere la sciura della chimica e dei cosmetici non c'è nemmeno il "Sole 24 Ore", il giornale di Confindustria dove la Bracco è un pezzo da 90, che oggi non dedica nemmeno una riga all'incontro in Assolombarda. L'unico quotidiano che continua a parlare di marcia su Roma e su Alitalia, è rimasto "MF" che anche oggi titola: "Alitalia, Bracco guida la carica dei 50".
Un titolo azzeccato che fa venire in mente la famosa "Carica dei 101" dove Meryl Streep indossava gli stessi abiti a pallini neri che piacciono tanto a Diana Bracco.

3 - LA POLTRONA SFONDATA DI MONTEZEMOLO
Sbaglia chi pensa che Luchino di Montezemolo sia in ansia per l'esito della campagna elettorale.
Dopo la lettera inviata sabato scorso al "Sole 24 Ore" in cui ha escluso categoricamente "qualunque impegno e qualunque scelta di carattere partitico o di schieramento", il presidente della Fiat si è ripreso la sua libertà d'azione e dall'alto delle numerose poltrone (non gratuite) assiste al balletto della politica pronto a bacchettare e ad ammiccare secondo le convenienze.



Le sue convinzioni sono spettinate come i capelli, e dietro il suo pensiero umido e caldo affiora la volontà di dimostrare che lui è soprattutto un imprenditore. Se poi le circostanze dovessero chiamarlo a un dicastero importante come Industria e Commercio Estero, allora Luchino potrebbe saltare sul carro del vincitore senza pregiudizi ideologici.

L'uomo è fatto così e a Roma si dice che un uomo così tiene un piede in una scarpa e l'altro nella ciavatta, ma queste sono espressioni volgari perché adesso al pluripresidente interessa soltanto portare a termine nel modo più brillante il suo mandato in Confindustria per dimostrare che la sorte delle imprese gli sta più a cuore di quella degli schieramenti.

Ieri a Maranello ha esaltato i risultati della Ferrari che nel 2007 ha venduto 800 esemplari in più rispetto all'anno precedente e anche se il titolo della sua PoltronaFrau ha perso dall'inizio dell'anno quasi il 36%, Montezemolone batte l'Italia in lungo e in largo per chiudere in bellezza i quattro anni di Confindustria. A viale dell'Astronomia stanno spalancando le porte alla moretta di Mantova Emma Marcegaglia che dovrà raccogliere lo scettro degli imprenditori. Accanto a lei Luchino vorrebbe che rimanesse nella carica di direttore generale Maurizio Beretta, il parroco di campagna che sperava di trovare nel vecchio amico Franco Marini la via d'uscita per un incarico di governo.
La parola d'ordine in Confindustria è "stare alla finestra". Poi si vedrà.

4 - RICICCIA MARZANO
C'è un uomo che da una settimana nel suo ufficio di Villa Borghese respira a pieni polmoni.
È Antonio Marzano, l'ex-ministro delle Attività Produttive del secondo governo Berlusconi, che nel luglio 2005 è diventato presidente del Cnel e si è insediato nella splendida villa Lubin dentro il parco più bello di Roma. Con il ritorno di Berlusconi al governo questo economista romano 73enne potrebbe ritrovare finalmente un ruolo importante. Non c'è dubbio infatti che negli ultimi anni il Cnel è stato messo nel dimenticatoio e ha perso quel ruolo di incontro tra le forze sociali previsto dall'articolo 99 della Costituzione.

Da più parti si è chiesto che cosa ci stiano a fare 121 consiglieri, e qualcuno ha invocato la soppressione di questo organo che vivacchia tra studi e convegni di scarso rilievo.
Questa domanda se la sono posta martedì scorso Giuliano Amato e le altre autorità convenute per celebrare i 50 anni del Cnel nella cornice di villa Borghese. Per Antonio Marzano, che concluderà il suo mandato nel 2010, non c'è alcun dubbio: il Cnel deve sopravvivere e con un governo Berlusconi potrebbe rappresentare la sede dove le forze sociali (imprenditori e sindacati) darebbero vita al teatrino della concertazione.

6 - I MORTI SUL LAVORO AL "SOLE"
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che nella redazione del "Sole 24 Ore" si è aperto da ieri un serrato dibattito sul tema delle morti bianche nei cantieri e la sicurezza del lavoro. Alcuni redattori ritengono che la testata di Confindustria sia troppo appiattita sulla difesa delle aziende. E a testimonianza della loro tesi indicano il giornale di ieri dove la notizia dei tre operai morti lunedì scorso è stata riportata in due righe soltanto".



Dagospia 13 Febbraio 2008