SENZA CASINI, BACCINI & TABACCI, STORACE, FERRARA, SILVIO RISCHIA IL BAGNO
FATALE È STATA LA MOSSA DI WALTERSTEIN JR DI AMMANETTARSI CON DI PIETRO
IL DUPLEX CON FINI COSTA CARO: FUORI DALLE PALLE MASTELLA E SANTADECHÈ
FATALE È STATA LA MOSSA DI WALTERSTEIN JR DI AMMANETTARSI CON DI PIETRO
IL DUPLEX CON FINI COSTA CARO: FUORI DALLE PALLE MASTELLA E SANTADECHÈ
Fabrizio Roncone per il Corriere della Sera
Antonio Socci, senta: non trova che nel Partito della libertà cominci a esserci, come dire? una strana sensazione di... «Non indugi, tanto i giri di parole, in politica, non servono. Lo scriva: c'è paura. Comincia a esserci paura». Paura. «Una preoccupazione forte, crescente... nata dalla consapevolezza che la partita elettorale è dura e la vittoria, tutt'altro che sicura».
Le ragioni della paura? «Intanto, basta sommare i voti potenziali del Pd a quelli che porterà Di Pietro. E poi c'è il problema Veltroni ». Sembra in forma, lucido, ha sparigliato con l'idea di andare da solo e adesso... «Lo sa anche lui, Veltroni, dico, di essere in forma. L'ho osservato attentamente l'altra sera, in tivù». Da Vespa, a Porta a porta. «Esatto. Vede: intanto c'è che, mediaticamente, Veltroni è un fuoriclasse. Poi c'è che la forbice dei voti, con Di Pietro, s'è ristretta e così...».
Il pericolo diventa un fatto - quasi - matematico. Socci, scrittore cattolico, intellettuale di area centrodestra, parla per intuito, dice con chiarezza una cosa che in via dell'Umiltà (Forza Italia) e in via della Scrofa (Alleanza nazionale), nei quartieri generali del Pdl, verificano invece, di ora in ora, con la calcolatrice.
Per capirci. Giuliano Ferrara, se davvero va da solo, può prendere tra lo 0,5% e l'1%. L'Udc, che con Tabacci e Baccini era accreditata intorno al 6%, può stare intorno al 5%. Ne consegue che Tabacci e Baccini (La Rosa bianca) possono arrivare all'1%. Poi c'è Francesco Storace: diciamo intorno al 2%. Se provate a sommare, si arriva al 9%. Tutti voti che il Cavaliere rischia di perdere. «Un rischio che, Silvio, conosce».
Padre Gianni Baget Bozzo, tra i fondatori di Forza Italia, è uno dei maggiori consiglieri di Silvio Berlusconi. «L'ho sentito giusto ieri mattina, al telefono». E cosa le ha detto, padre? «Silvio è ossessionato dall'idea di lasciare una traccia nella storia politica di questo Paese. Dunque, per riuscirci, non poteva che andare da solo, con un partito unico. Senza i vincoli, per capirci, dei Fini e dei Casini...».
Così, però, rischia. «E lo sa, lo sa benissimo. Silvio sa che la battaglia politica, stavolta, sarà durissima e dall'esito tutt'altro che scontato». C'è il rischio concreto, lei dice, della sconfitta. «È un rischio che Silvio deve correre. Andare da solo, per offrire una seria prospettiva di governo, comporta molte difficoltà...». Tipo? «C'è la variabile di Ferrara, e poi ci sono i cattolici: si schiereranno con l'Udc, l'Udeur, con quelli della Rosa bianca, o sceglieranno il Pdl?».
Interrogativo che rimbomba in via dell'Umiltà. Secondo piano. Dove c'è la Beatrice Lorenzin, 35 anni, bel viso simpatico, l'aria svelta da coordinatrice dei giovani di FI che vuole, spera di candidarsi alla Camera. Sta organizzando le manifestazioni cui dovrà partecipare il Cavaliere. Ma i discorsi dei grandi capi li ha sentiti, è una che parla con i Bondi, con i Cicchitto, e siccome anche lei la politica la mastica bene, fa un ragionamento tondo, cosciente, preoccupato.
«Fossimo andati a votare con il vecchio caravanserraglio della grande coalizione, avremmo vinto a mani basse. Io dico che saremmo stati al 60%. Una roba, mi trema la voce a dirlo, bulgara». Invece... «Berlusconi ha scelto di andare da solo, e questo, purtroppo, ha un prezzo ». Che rischia d'essere salato. «Senta, io potrei dirle che sbaraglieremo Veltroni, ma non è così. Questa sarà una campagna elettorale delicata, piena di sorprese. Io, perciò, suggerisco di farci trovare pronti».
Ecco, appunto. Non casualmente, Marcello Veneziani, scrittore e intellettuale di destra, avverte: «Eviterei marce trionfalistiche. Eviterei di considerare Berlusconi già premier». Prudenza. «Parecchia. Il rischio della sconfitta sa dov'è?». Lo dica lei. «Nella dispersione dei voti. Rischio possibile, bisogna vedere cosa faranno quelli di Casini». Lei è pessimista. «Realista. In politica, il realismo, è tutto ».
Uno realista è Paolo Guzzanti (FI), pronto a ricandidarsi al Senato. «Purtroppo, questa campagna elettorale è tutt'altro che scontata. Me l'aspetto in salita. La scelta di Berlusconi, solo alla guida d'un partito, è politicamente nobile ma elettoralmente pericolosa ». Rischio di sconfitta? «Diciamo che, tra noi, non ho sentito dire a nessuno che stravinceremo...».
Sente questi discorsi, Lino Iannuzzi (tra cinque giorni compie ottant'anni, con la forza di un ragazzo) mentre sta uscendo dalla sua bella casa davanti al Senato, abitata da gatti intelligentissimi e frequentata dai politici che contano.
«Cosa vuol sapere?». C'è questo clima che un po' sta cambiando e... «Colpa di quello lì». Chi? «Veltroni. S'è alleato con Di Pietro, ma si può?». Si può. «E infatti noi siamo basiti...». Siamo, chi? «Io, Silvio, Marcello...». Marcello Dell'Utri? «E certo! Di Pietro si porta dietro un suono sinistro che...».
Dagospia 15 Febbraio 2008
Antonio Socci, senta: non trova che nel Partito della libertà cominci a esserci, come dire? una strana sensazione di... «Non indugi, tanto i giri di parole, in politica, non servono. Lo scriva: c'è paura. Comincia a esserci paura». Paura. «Una preoccupazione forte, crescente... nata dalla consapevolezza che la partita elettorale è dura e la vittoria, tutt'altro che sicura».
Le ragioni della paura? «Intanto, basta sommare i voti potenziali del Pd a quelli che porterà Di Pietro. E poi c'è il problema Veltroni ». Sembra in forma, lucido, ha sparigliato con l'idea di andare da solo e adesso... «Lo sa anche lui, Veltroni, dico, di essere in forma. L'ho osservato attentamente l'altra sera, in tivù». Da Vespa, a Porta a porta. «Esatto. Vede: intanto c'è che, mediaticamente, Veltroni è un fuoriclasse. Poi c'è che la forbice dei voti, con Di Pietro, s'è ristretta e così...».
Il pericolo diventa un fatto - quasi - matematico. Socci, scrittore cattolico, intellettuale di area centrodestra, parla per intuito, dice con chiarezza una cosa che in via dell'Umiltà (Forza Italia) e in via della Scrofa (Alleanza nazionale), nei quartieri generali del Pdl, verificano invece, di ora in ora, con la calcolatrice.
Per capirci. Giuliano Ferrara, se davvero va da solo, può prendere tra lo 0,5% e l'1%. L'Udc, che con Tabacci e Baccini era accreditata intorno al 6%, può stare intorno al 5%. Ne consegue che Tabacci e Baccini (La Rosa bianca) possono arrivare all'1%. Poi c'è Francesco Storace: diciamo intorno al 2%. Se provate a sommare, si arriva al 9%. Tutti voti che il Cavaliere rischia di perdere. «Un rischio che, Silvio, conosce».
Padre Gianni Baget Bozzo, tra i fondatori di Forza Italia, è uno dei maggiori consiglieri di Silvio Berlusconi. «L'ho sentito giusto ieri mattina, al telefono». E cosa le ha detto, padre? «Silvio è ossessionato dall'idea di lasciare una traccia nella storia politica di questo Paese. Dunque, per riuscirci, non poteva che andare da solo, con un partito unico. Senza i vincoli, per capirci, dei Fini e dei Casini...».
Così, però, rischia. «E lo sa, lo sa benissimo. Silvio sa che la battaglia politica, stavolta, sarà durissima e dall'esito tutt'altro che scontato». C'è il rischio concreto, lei dice, della sconfitta. «È un rischio che Silvio deve correre. Andare da solo, per offrire una seria prospettiva di governo, comporta molte difficoltà...». Tipo? «C'è la variabile di Ferrara, e poi ci sono i cattolici: si schiereranno con l'Udc, l'Udeur, con quelli della Rosa bianca, o sceglieranno il Pdl?».
Interrogativo che rimbomba in via dell'Umiltà. Secondo piano. Dove c'è la Beatrice Lorenzin, 35 anni, bel viso simpatico, l'aria svelta da coordinatrice dei giovani di FI che vuole, spera di candidarsi alla Camera. Sta organizzando le manifestazioni cui dovrà partecipare il Cavaliere. Ma i discorsi dei grandi capi li ha sentiti, è una che parla con i Bondi, con i Cicchitto, e siccome anche lei la politica la mastica bene, fa un ragionamento tondo, cosciente, preoccupato.
«Fossimo andati a votare con il vecchio caravanserraglio della grande coalizione, avremmo vinto a mani basse. Io dico che saremmo stati al 60%. Una roba, mi trema la voce a dirlo, bulgara». Invece... «Berlusconi ha scelto di andare da solo, e questo, purtroppo, ha un prezzo ». Che rischia d'essere salato. «Senta, io potrei dirle che sbaraglieremo Veltroni, ma non è così. Questa sarà una campagna elettorale delicata, piena di sorprese. Io, perciò, suggerisco di farci trovare pronti».
Ecco, appunto. Non casualmente, Marcello Veneziani, scrittore e intellettuale di destra, avverte: «Eviterei marce trionfalistiche. Eviterei di considerare Berlusconi già premier». Prudenza. «Parecchia. Il rischio della sconfitta sa dov'è?». Lo dica lei. «Nella dispersione dei voti. Rischio possibile, bisogna vedere cosa faranno quelli di Casini». Lei è pessimista. «Realista. In politica, il realismo, è tutto ».
Uno realista è Paolo Guzzanti (FI), pronto a ricandidarsi al Senato. «Purtroppo, questa campagna elettorale è tutt'altro che scontata. Me l'aspetto in salita. La scelta di Berlusconi, solo alla guida d'un partito, è politicamente nobile ma elettoralmente pericolosa ». Rischio di sconfitta? «Diciamo che, tra noi, non ho sentito dire a nessuno che stravinceremo...».
Sente questi discorsi, Lino Iannuzzi (tra cinque giorni compie ottant'anni, con la forza di un ragazzo) mentre sta uscendo dalla sua bella casa davanti al Senato, abitata da gatti intelligentissimi e frequentata dai politici che contano.
«Cosa vuol sapere?». C'è questo clima che un po' sta cambiando e... «Colpa di quello lì». Chi? «Veltroni. S'è alleato con Di Pietro, ma si può?». Si può. «E infatti noi siamo basiti...». Siamo, chi? «Io, Silvio, Marcello...». Marcello Dell'Utri? «E certo! Di Pietro si porta dietro un suono sinistro che...».
Dagospia 15 Febbraio 2008