DE PROFUNDIS DE MAGISTRIS - "WHY NOT: NESSUNA PROVA SU MASTELLA E PRODI" - CLEMENTE: "E ADESSO CHI MI RIPAGHERÀ? IL MIO CALVARIO GIUDIZIARIO E POLITICO È NATO A CATANZARO".

1 - "WHY NOT: NESSUNA PROVA SU MASTELLA E PRODI"
Carlo Macri per il Corriere della Sera

La Procura generale di Catanzaro ha chiesto al gip l'archiviazione per le accuse riguardanti il presidente del Consiglio Romano Prodi e l'ex ministro della Giustizia Clemente Mastella.

Entrambi erano stati iscritti nel registro degli indagati dal sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Luigi de Magistris, che ipotizzava nei loro confronti l'accusa di abuso d'ufficio. Il presidente Prodi e l'ex ministro erano indagati nell'ambito dell'inchiesta Why not condotta dal pm catanzarese, sulle presunte frodi milionarie ai danni dell'Unione Europea. L'indagine era stata successivamente avocata dal procuratore facente funzioni Dolcino Favi. Per il pg c'era un evidente conflitto d'interessi perché de Magistris aveva iscritto nel registro degli indagati il ministro Mastella, dopo che quest'ultimo aveva chiesto al Csm il suo trasferimento cautelare.

L'indagine era finita sul tavolo di un pool di magistrati, coordinati dal procuratore generale Vincenzo Iannelli che, come primo atto, ha inviato il fascicolo relativo alla posizione dell'ex ministro Mastella ai colleghi della Procura di Roma. La procura generale aveva ipotizzato che il presunto reato commesso dall'ex Guardasigilli si fosse verificato durante la sua permanenza al ministero di via Arenula. I magistrati romani sono stati di parere opposto e senza interpellare il tribunale dei ministri, hanno rispedito le carte ai colleghi di Catanzaro.

Sia il presidente Romano Prodi e sia l'ex Guardasigilli finirono nel registro degli indagati per una loro presunta amicizia con Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere del Sud Italia, principale imputato nell'inchiesta Why Not. Durante una perquisizione in casa dell'imprenditore, in una agenda, furono trovati dei numeri di telefono riconducibili, secondo l'accusa, al premier e all'ex ministro. In particolare Clemente Mastella era stato tirato in ballo per alcune telefonate a Saladino, ma dall'esame di quelle telefonate - hanno stabilito i magistrati di Roma - c'era solo la prova di un rapporto d'amicizia.



Con la richiesta di archiviazione la procura generale ha sciolto i dubbi sull'ipotesi accusatoria anche per Prodi. Il presidente del Consiglio, infatti, non ha avuto, per i magistrati, nessun ruolo in quel «comitato d'affari» che avrebbe dovuto gestire i fondi europei. L'iscrizione nel registro degli indagati era stata decisa perché dal riscontro dei tabulati telefonici è risultato che alcune persone indagate, e considerate vicine a Prodi quando questi era presidente della Commissione Europea, utilizzavano un telefono che risultava in uso al premier. Gran parte dell'inchiesta Why Not è fondata sulle intercettazioni telefoniche. In più occasioni il Tribunale della Libertà intervenendo su questa prova specifica ha usato la mano pesante indicando la «fumosità » del quadro probatorio.

2 - MASTELLA: "E ADESSO CHI MI RIPAGHERÀ? IL MIO CALVARIO GIUDIZIARIO E POLITICO È NATO A CATANZARO CON IL PROCESSO MEDIATICO SU GIORNALI E TV"
Corriere.it

«Dopo questa richiesta di archiviazione, mi chiedo chi mi ripagherà del male che mi è stato fatto». Il giorno dopo della notizia della richiesta di archiviazione della sua posizione di quella Prodi nell'inchiesta «Why Not», Clemente Mastella diffonde un comunicato con un amaro sfogo. «Nacque a Catanzaro con l'inchiesta 'Why Not' il mio calvario giudiziario e politico - commenta Mastella - con una grancassa mediatica sui giornali e soprattutto con trasmissioni televisive, che attinsero a quelle vicende in modo costante e cattivo per farmi apparire davanti agli italiani per quello che non sono».

«Oggi - prosegue l'ex ministro della Giustizia che ha deciso di non ricandidarsi in queste elezioni - viene chiesta l'archiviazione del procedimento nei miei confronti che salda il conto solo con la mia dignità che rimane alta e ferma. Dichiarai all'epoca, per fatti che mi erano del tutto estranei, la mia innocenza. Così come continuo a dichiararla per tutto quello che giudiziariamente da allora in poi mi sta toccando. Non ci fu verso perchè si era deciso che dovevo essere umiliato, lapidato, cacciato dalla scena politica e istituzionale».

«Dopo questa richiesta di archiviazione - prosegue la nota - mi chiedo chi mi ripagherà del male che mi è stato fatto. Un male costruito senza alcun riguardo per fatti che non c'erano. Nonostante tutto voglio dichiarare che la giustizia comunque c'è e che in essa bisogna avere fiducia, e che ci sono in Italia tantissimi magistrati onesti e seri che svolgono le loro funzioni tra indicibili difficoltà»


Dagospia 08 Marzo 2008