ZERO ASSOLUTO - A ROMA MANCANO I PERSONAGGI DI UNA VOLTA, ANCHE I NOBILI COME PEPPA DEL DRAGO CHE PORTAVA IL CANE A SPASSO E MI DICEVA: "A RENATÌ STO CANE SEMBRA LA FONTANA DI TREVI, GUARDA COME PISCIA..."
Maria Corbi per La Stampa
Renato Zero versione stilista (con una sua linea di occhiali) e senza peli sulla lingua. Alle domande «scomode» resiste. Poco. Anche quando si tratta di Loredana Bertè, argomento che dopo il tradimento di lei, in diretta da Chiambretti a Markette, aveva giurato di non toccare mai più. Iniziamo da qui.
La Bertè ha detto testuale: «Renato Zero ... un deficiente. Cattivo? No... lontano». Finita per sempre un'amicizia?
«Quando si fanno questi passi, anche se stai male, in fondo sai quello che fai. Non puoi addolorarmi così, perché allora non hai capito che in tutti questi anni ti ho amata. Ma la responsabile non è lei».
Chi è?
«Chiambretti. Non doveva invitarla sapendo che non stava bene. Si deve rispettare il malessere delle persone. Porgendole la telecamera non poteva non sapere che l'avrebbe usata, ancora una volta, con il risultato di ferire per prima proprio lei, e poi chi l'ha sempre aiutata. Se Chiambretti avesse tenuto un poco a lei non le avrebbe fatto dire quelle cose su Baudo».
E su di lei?
«Ma io sono da sempre il punching ball di Loredana. Quel che ho fatto per lei non l'ho fatto per mia sorella. Semplicemente inizio a pensare che le amicizie che si basano solo sul pronto soccorso non sono amicizie».
Pronto soccorso anche quando si voleva suicidare in un albergo romano.
«Io andai da lei e da lì chiamai Baudo pregandolo di venire. Loredana voleva a tutti i costi andare a Sanremo e vincere il premio della critica, portarsi a casa il trofeo di Mimì. E la cosa che più mi spiace è che se solo avesse voluto oggi Loredana sarebbe ancora prima in classifica».
Parliamo di Sanremo, appunto. Ci tornerà?
«Io da questo santo non sono certo stato miracolato. C'è la presunzione di insistere con una vetrina statica e molto anacronistica. Bisogna fare altro per la canzone. E poi se Sanremo fosse importante come dicono, uno ci si preparerebbe un anno prima, invece io vedo che tutti si affrettano a incollare strofe una settimana prima delle selezioni...».
«X Factor?»
«Già meglio, almeno è un esperimento nuovo che si spalma su mesi e non su una settimana. Fenomenale Mara Maionchi. Ma la verità è che questi ragazzi sono soli perché la discografia è morta. Spero molto nel teatro anche se anche lì..»
Cosa?
«Andate da Maurizio Costanzo e chiedetegli perchè hanno fatto fuori Gigi Proietti».
E la televisione, oltre «X Factor»?
«Veramente io la sera chiudo la tv e apro il frigorifero che almeno è pieno».
Politica. Se dico Beppe Grillo?
«Passiamo a un'altra domanda»
Rutelli o Alemanno?
«Meglio Grillo...».
Ma lei è romano e non si schiera?
«Ma sì, preferirei che le cose rimanessero come stanno, con Rutelli, che ha iniziato il mio progetto di Fonopoli, la città della musica. E poi penso che un governo di destra con una maggioranza così ampia è giusto che venga ospitato in una città di sinistra. Mi sembra più democratico».
Cosa non le piace di Roma?
«Che non te la lasciano vivere.. hai sempre qualche vigile appostato come un falco... E poi a me che sono nato e cresciuto al centro mancano i personaggi di una volta, anche i nobili come Peppa Del Drago che portava il cane a spasso e quando mi incontrava mi diceva: "A Renatì sto cane sembra la fontana di Trevi, guarda come piscia..."».
Torniamo alla politica. E le ultime elezioni?
«Una certa sinistra ha fatto male i conti e ha naufragato. Credo però che tutti debbano avere un loro rappresentante in Parlamento, soprattutto i lavoratori che svolgono mestieri duri e poco retribuiti. Con 1200 euro per tutta la vita è quasi proibitivo permettersi di sognare. E poi gli italiani sono stanchi. Dopo tutti i sacrifici si meritavano una vacanza, anche dalle tasse, non dico tanto ma almeno un premio che li facesse respirare. Chiunque ci sia al governo a questo deve pensare. Ora sento tanto parlare anche di sicurezza, ma il problema non sono gli extracomunitari, è il nostro paese senza regole. Perchè se ci fossero chi entra da noi non si azzarderebbe a far niente di male».
Voterà Rutelli, ma questi sembrano ragionamenti di destra...
«Mai fare l'errore di attribuire a un pensiero una colorazione politica».
E la sua nuova vocazione da stilista con la linea di occhiali «Nero d'autore».
«In fondo mi sono sempre creato le cose che indosso. Ho rivoluzionato anche l'accademico, la classica tuta di lycra per attori, facendoci ricamare di tutto. Tra costumi e accessori avrò 700-800 pezzi. Li conservo in due magazzini. Ho provato a metterli all'asta per beneficenza, ma i miei fan li vogliono per loro. Sarebbe bello mostrare le mie creazioni alla mia maniera, con un carrozzone itinerante. E, poi oggi, scomparsi i vecchi artigiani, siamo in mano ai cinesi, anche i grandi stilisti producono a Taiwan».
Rimane uno dei pochi artisti a cui non hanno rubato lo stile?
«Diciamo che Vasco Rossi e Gianluca Grignani uno sguardo di riconoscenza me lo devono. Prima di me c'era Wanda Osiris. Chi mi ha ispirato è invece Paolo Poli. Io sono stato Pinocchio, la Fatina, con scenografie da favola e messaggi duri nelle canzoni».
Dagospia 22 Aprile 2008
Renato Zero versione stilista (con una sua linea di occhiali) e senza peli sulla lingua. Alle domande «scomode» resiste. Poco. Anche quando si tratta di Loredana Bertè, argomento che dopo il tradimento di lei, in diretta da Chiambretti a Markette, aveva giurato di non toccare mai più. Iniziamo da qui.
La Bertè ha detto testuale: «Renato Zero ... un deficiente. Cattivo? No... lontano». Finita per sempre un'amicizia?
«Quando si fanno questi passi, anche se stai male, in fondo sai quello che fai. Non puoi addolorarmi così, perché allora non hai capito che in tutti questi anni ti ho amata. Ma la responsabile non è lei».
Chi è?
«Chiambretti. Non doveva invitarla sapendo che non stava bene. Si deve rispettare il malessere delle persone. Porgendole la telecamera non poteva non sapere che l'avrebbe usata, ancora una volta, con il risultato di ferire per prima proprio lei, e poi chi l'ha sempre aiutata. Se Chiambretti avesse tenuto un poco a lei non le avrebbe fatto dire quelle cose su Baudo».
E su di lei?
«Ma io sono da sempre il punching ball di Loredana. Quel che ho fatto per lei non l'ho fatto per mia sorella. Semplicemente inizio a pensare che le amicizie che si basano solo sul pronto soccorso non sono amicizie».
Pronto soccorso anche quando si voleva suicidare in un albergo romano.
«Io andai da lei e da lì chiamai Baudo pregandolo di venire. Loredana voleva a tutti i costi andare a Sanremo e vincere il premio della critica, portarsi a casa il trofeo di Mimì. E la cosa che più mi spiace è che se solo avesse voluto oggi Loredana sarebbe ancora prima in classifica».
Parliamo di Sanremo, appunto. Ci tornerà?
«Io da questo santo non sono certo stato miracolato. C'è la presunzione di insistere con una vetrina statica e molto anacronistica. Bisogna fare altro per la canzone. E poi se Sanremo fosse importante come dicono, uno ci si preparerebbe un anno prima, invece io vedo che tutti si affrettano a incollare strofe una settimana prima delle selezioni...».
«X Factor?»
«Già meglio, almeno è un esperimento nuovo che si spalma su mesi e non su una settimana. Fenomenale Mara Maionchi. Ma la verità è che questi ragazzi sono soli perché la discografia è morta. Spero molto nel teatro anche se anche lì..»
Cosa?
«Andate da Maurizio Costanzo e chiedetegli perchè hanno fatto fuori Gigi Proietti».
E la televisione, oltre «X Factor»?
«Veramente io la sera chiudo la tv e apro il frigorifero che almeno è pieno».
Politica. Se dico Beppe Grillo?
«Passiamo a un'altra domanda»
Rutelli o Alemanno?
«Meglio Grillo...».
Ma lei è romano e non si schiera?
«Ma sì, preferirei che le cose rimanessero come stanno, con Rutelli, che ha iniziato il mio progetto di Fonopoli, la città della musica. E poi penso che un governo di destra con una maggioranza così ampia è giusto che venga ospitato in una città di sinistra. Mi sembra più democratico».
Cosa non le piace di Roma?
«Che non te la lasciano vivere.. hai sempre qualche vigile appostato come un falco... E poi a me che sono nato e cresciuto al centro mancano i personaggi di una volta, anche i nobili come Peppa Del Drago che portava il cane a spasso e quando mi incontrava mi diceva: "A Renatì sto cane sembra la fontana di Trevi, guarda come piscia..."».
Torniamo alla politica. E le ultime elezioni?
«Una certa sinistra ha fatto male i conti e ha naufragato. Credo però che tutti debbano avere un loro rappresentante in Parlamento, soprattutto i lavoratori che svolgono mestieri duri e poco retribuiti. Con 1200 euro per tutta la vita è quasi proibitivo permettersi di sognare. E poi gli italiani sono stanchi. Dopo tutti i sacrifici si meritavano una vacanza, anche dalle tasse, non dico tanto ma almeno un premio che li facesse respirare. Chiunque ci sia al governo a questo deve pensare. Ora sento tanto parlare anche di sicurezza, ma il problema non sono gli extracomunitari, è il nostro paese senza regole. Perchè se ci fossero chi entra da noi non si azzarderebbe a far niente di male».
Voterà Rutelli, ma questi sembrano ragionamenti di destra...
«Mai fare l'errore di attribuire a un pensiero una colorazione politica».
E la sua nuova vocazione da stilista con la linea di occhiali «Nero d'autore».
«In fondo mi sono sempre creato le cose che indosso. Ho rivoluzionato anche l'accademico, la classica tuta di lycra per attori, facendoci ricamare di tutto. Tra costumi e accessori avrò 700-800 pezzi. Li conservo in due magazzini. Ho provato a metterli all'asta per beneficenza, ma i miei fan li vogliono per loro. Sarebbe bello mostrare le mie creazioni alla mia maniera, con un carrozzone itinerante. E, poi oggi, scomparsi i vecchi artigiani, siamo in mano ai cinesi, anche i grandi stilisti producono a Taiwan».
Rimane uno dei pochi artisti a cui non hanno rubato lo stile?
«Diciamo che Vasco Rossi e Gianluca Grignani uno sguardo di riconoscenza me lo devono. Prima di me c'era Wanda Osiris. Chi mi ha ispirato è invece Paolo Poli. Io sono stato Pinocchio, la Fatina, con scenografie da favola e messaggi duri nelle canzoni».
Dagospia 22 Aprile 2008