ROMANO SINDACO DI BOLOGNA - I PRODIANI SFIDANO L'"ABUSIVO" COFFERATI: FU MESSO IN PISTA DAI DS DELLA CITTÀ SENZA SENTIRE L'OPINIONE DI PRODI - IL CINESE: "DECIDERÒ A GIUGNO".
Federico Geremicca per "La Stampa"
Sistemato dietro la scrivania, in una piccola sala della biblioteca di Giurisprudenza, il professor Augusto Barbera confessa un certo imbarazzo: «Su questa ipotesi davvero non me la sento di dir nulla, visto che già sbagliai la previsione su Cofferati... Quando si ipotizzò una sua candidatura a sindaco di Bologna, io pensai: "Ma figurarsi se uno come lui, lanciato com'è, viene a fare il sindaco qui"... Invece venne. Allora mi limito a dire che non me la sento di escludere che con Romano possa andare allo stesso modo: e che cioè possa esser lui, la primavera prossima, il candidato alla guida della città».
Che sarebbe, poi, un epilogo possibile dell'estenuante guerriglia - sotterranea ma non segreta - che divide il «cinese» e il Professore fin dal giorno in cui, si può dire, il primo fu messo in pista dai Ds come candidato-sindaco della città: senza nemmeno sentire l'opinione di Romano Prodi, padre dell'Ulivo e bolognese doc.
E alla fine, dunque, in quella sorta di guerra dei nervi apertasi tra il «cinese» e il Professore, si è giunti fin qua: che se Cofferati fa il favore di non ricandidarsi, noi una soluzione l'avremmo, Romano sindaco e non se ne parla più. Lo dicono i prodiani, non Prodi, certo, che - anzi - al diffondersi delle voci rispose: «Farò il nonno, il resto sono balle». Ma da provocatoria che era, l'idea è diventata fascinosa. «Se ne discute fra il divertito e il distaccato nelle facoltà e nei salotti bolognesi», ha annotato Edmondo Berselli su «Repubblica». E poi: «Si pensi a come potrebbe essere felice l'incontro tra il più emiliano degli uomini politici con la sua emilianissima città di vita». Questa, più o meno, l'aria qualche settimana fa: da allora, naturalmente, la faccenda è peggiorata.
Perché, prima di tutto, c'è stato il voto, dal quale il governo Prodi è uscito come è uscito. Perché, poi, il Professore ha comunicato che non intende più fare il presidente di un Pd che lo processa. E perché, naturalmente, anche Cofferati ci ha messo del suo: prima lodando «il lavoro straordinario» di Veltroni, e poi chiedendo al Pd di riconoscere l'esistenza di una questione-Padania, e di attrezzarsi di conseguenza.
Ne è nato un dibattito sul Pd del Nord, nel quale Prodi è stato il primo a intervenire: una stupidata, il Pd ha il suo statuto, è già federalista e non possiamo ricominciare ogni volta da capo. Un paio d'ore ed ecco la replica: dica quel che vuole, resto della mia opinione. E il «duello», rischia di incattivirsi: come quelle liti delle quali non ricordi come fu l'inizio, ma di sicuro non vedi la fine.
Una guerra dei nervi nella quale, naturalmente, ognuno ci mette il suo. Cofferati, gelido, che a chi chiede se si ricandida risponde: «Lo saprete il 18 giugno, non un giorno prima»; e «ambienti prodiani» che intanto dicono in giro che il «cinese» è stanco, che farà il papà e che ha addirittura deciso di trasferirsi a Genova... «Ci tiene tutti in sospeso per sue vicende personali - lamenta Andrea Papini, parlamentare vicino al Professore -. Ma qui ognuno ha le sue questioni personali, e non è che le fa pesare sul partito o sulle istituzioni. Noi abbiamo bisogno di sapere che intende fare. E se vuole la mia opinione, le dico che una ricandidatura di Cofferati potrebbe incontrare difficoltà in città».
Questo per dirne una. E un'altra potrebbe essere la singolare disavventura in cui è incappato Luca Foresti, ex Margherita, responsabile del sito web del Pd bolognese, un cui scritto polemico col sindaco (gli chiedeva bruscamente di comunicare i propri progetti futuri) prima compariva nella homepage, quasi fosse una posizione ufficiale, e poi veniva derubricato a opinione personale.
Ovviamente, ad alimentare le schermaglie non ci sono solo questioni cittadine (per esempio, la tutela e il futuro della rete di poteri che l'arrivo del «cinese» ha letteralmente scompaginato) ma anche visioni differenti del Pd e della sua prospettiva. Cofferati, in questa fase veltroniano convinto, è per pigiare l'acceleratore sul nuovo corso: rottura a sinistra, barra al centro e ambizione maggioritaria; Prodi e i prodiani, al contrario, non nascondono nostalgie unitarie e uliviste: e considerano un azzardo non riuscito l'avventura solitaria del Pd. «Quella maggioritaria non è un'ambizione campata in aria - ripete invece il "cinese" -. Né a Roma né a Bologna: in città, la settimana scorsa, abbiamo superato il 49% dei voti...».
Che è un'enormità: ma comunque non sufficiente - fanno notare alcuni - a vincere la corsa a sindaco la primavera prossima. Ed è questo, in realtà, lo spartiacque politico che divide il Professore e il «cinese»: tanto a Roma quanto a Bologna.
«Io credo che su questo abbia ragione Cofferati e che sia giusto continuare sulla strada tracciata da Veltroni - annota Augusto Barbera, che dirige i "Quaderni costituzionali" del Mulino -. Su altre sue uscite, invece, sono perplesso: intendo la scoperta della Padania, le ronde in città e la rincorsa di certi temi cari ai leghisti. Comunque sia, Cofferati in città è forte, come dimostra l'ultimo voto. Però i salotti che all'inizio gli avevano aperto le porte, le hanno richiuse...».
Magari sono gli stessi salotti, per tornare all'inizio, che discutono - «tra il distaccato e il divertito» - dell'ipotesi di una candidatura del Professore a sindaco della città: «Se Cofferati lascia - annota Andrea Papini - qui si apre il vaso di Pandora. Immagini la folla di candidati... Allora potrebbe essere proprio il Pd a chiedere il sacrificio a Romano. Perché Prodi non ci pensa, non vuole, ma se precipita tutto...».
Sarebbe un bel pasticcio, per il Pd. E per il suo segretario emiliano, Salvatore Caronna. Che però non sembra turbato dal duello tra il «cinese» e il Professore: «Il Pd chiederà a Sergio di ricandidarsi, e la faccenda finirà lì». E se non finisse, segretario? «Se non finisse, rischieremmo dei guai. Ma vedrete che invece finirà lì...».
Dagospia 23 Aprile 2008
Sistemato dietro la scrivania, in una piccola sala della biblioteca di Giurisprudenza, il professor Augusto Barbera confessa un certo imbarazzo: «Su questa ipotesi davvero non me la sento di dir nulla, visto che già sbagliai la previsione su Cofferati... Quando si ipotizzò una sua candidatura a sindaco di Bologna, io pensai: "Ma figurarsi se uno come lui, lanciato com'è, viene a fare il sindaco qui"... Invece venne. Allora mi limito a dire che non me la sento di escludere che con Romano possa andare allo stesso modo: e che cioè possa esser lui, la primavera prossima, il candidato alla guida della città».
Che sarebbe, poi, un epilogo possibile dell'estenuante guerriglia - sotterranea ma non segreta - che divide il «cinese» e il Professore fin dal giorno in cui, si può dire, il primo fu messo in pista dai Ds come candidato-sindaco della città: senza nemmeno sentire l'opinione di Romano Prodi, padre dell'Ulivo e bolognese doc.
E alla fine, dunque, in quella sorta di guerra dei nervi apertasi tra il «cinese» e il Professore, si è giunti fin qua: che se Cofferati fa il favore di non ricandidarsi, noi una soluzione l'avremmo, Romano sindaco e non se ne parla più. Lo dicono i prodiani, non Prodi, certo, che - anzi - al diffondersi delle voci rispose: «Farò il nonno, il resto sono balle». Ma da provocatoria che era, l'idea è diventata fascinosa. «Se ne discute fra il divertito e il distaccato nelle facoltà e nei salotti bolognesi», ha annotato Edmondo Berselli su «Repubblica». E poi: «Si pensi a come potrebbe essere felice l'incontro tra il più emiliano degli uomini politici con la sua emilianissima città di vita». Questa, più o meno, l'aria qualche settimana fa: da allora, naturalmente, la faccenda è peggiorata.
Perché, prima di tutto, c'è stato il voto, dal quale il governo Prodi è uscito come è uscito. Perché, poi, il Professore ha comunicato che non intende più fare il presidente di un Pd che lo processa. E perché, naturalmente, anche Cofferati ci ha messo del suo: prima lodando «il lavoro straordinario» di Veltroni, e poi chiedendo al Pd di riconoscere l'esistenza di una questione-Padania, e di attrezzarsi di conseguenza.
Ne è nato un dibattito sul Pd del Nord, nel quale Prodi è stato il primo a intervenire: una stupidata, il Pd ha il suo statuto, è già federalista e non possiamo ricominciare ogni volta da capo. Un paio d'ore ed ecco la replica: dica quel che vuole, resto della mia opinione. E il «duello», rischia di incattivirsi: come quelle liti delle quali non ricordi come fu l'inizio, ma di sicuro non vedi la fine.
Una guerra dei nervi nella quale, naturalmente, ognuno ci mette il suo. Cofferati, gelido, che a chi chiede se si ricandida risponde: «Lo saprete il 18 giugno, non un giorno prima»; e «ambienti prodiani» che intanto dicono in giro che il «cinese» è stanco, che farà il papà e che ha addirittura deciso di trasferirsi a Genova... «Ci tiene tutti in sospeso per sue vicende personali - lamenta Andrea Papini, parlamentare vicino al Professore -. Ma qui ognuno ha le sue questioni personali, e non è che le fa pesare sul partito o sulle istituzioni. Noi abbiamo bisogno di sapere che intende fare. E se vuole la mia opinione, le dico che una ricandidatura di Cofferati potrebbe incontrare difficoltà in città».
Questo per dirne una. E un'altra potrebbe essere la singolare disavventura in cui è incappato Luca Foresti, ex Margherita, responsabile del sito web del Pd bolognese, un cui scritto polemico col sindaco (gli chiedeva bruscamente di comunicare i propri progetti futuri) prima compariva nella homepage, quasi fosse una posizione ufficiale, e poi veniva derubricato a opinione personale.
Ovviamente, ad alimentare le schermaglie non ci sono solo questioni cittadine (per esempio, la tutela e il futuro della rete di poteri che l'arrivo del «cinese» ha letteralmente scompaginato) ma anche visioni differenti del Pd e della sua prospettiva. Cofferati, in questa fase veltroniano convinto, è per pigiare l'acceleratore sul nuovo corso: rottura a sinistra, barra al centro e ambizione maggioritaria; Prodi e i prodiani, al contrario, non nascondono nostalgie unitarie e uliviste: e considerano un azzardo non riuscito l'avventura solitaria del Pd. «Quella maggioritaria non è un'ambizione campata in aria - ripete invece il "cinese" -. Né a Roma né a Bologna: in città, la settimana scorsa, abbiamo superato il 49% dei voti...».
Che è un'enormità: ma comunque non sufficiente - fanno notare alcuni - a vincere la corsa a sindaco la primavera prossima. Ed è questo, in realtà, lo spartiacque politico che divide il Professore e il «cinese»: tanto a Roma quanto a Bologna.
«Io credo che su questo abbia ragione Cofferati e che sia giusto continuare sulla strada tracciata da Veltroni - annota Augusto Barbera, che dirige i "Quaderni costituzionali" del Mulino -. Su altre sue uscite, invece, sono perplesso: intendo la scoperta della Padania, le ronde in città e la rincorsa di certi temi cari ai leghisti. Comunque sia, Cofferati in città è forte, come dimostra l'ultimo voto. Però i salotti che all'inizio gli avevano aperto le porte, le hanno richiuse...».
Magari sono gli stessi salotti, per tornare all'inizio, che discutono - «tra il distaccato e il divertito» - dell'ipotesi di una candidatura del Professore a sindaco della città: «Se Cofferati lascia - annota Andrea Papini - qui si apre il vaso di Pandora. Immagini la folla di candidati... Allora potrebbe essere proprio il Pd a chiedere il sacrificio a Romano. Perché Prodi non ci pensa, non vuole, ma se precipita tutto...».
Sarebbe un bel pasticcio, per il Pd. E per il suo segretario emiliano, Salvatore Caronna. Che però non sembra turbato dal duello tra il «cinese» e il Professore: «Il Pd chiederà a Sergio di ricandidarsi, e la faccenda finirà lì». E se non finisse, segretario? «Se non finisse, rischieremmo dei guai. Ma vedrete che invece finirà lì...».
Dagospia 23 Aprile 2008