PASTICCIACCIO AL PIGNETO - IO NAZISKIN? MA SE HO IL TATUAGGIO DEL "CHE" - SI COSTITUISCE DARIO CHIANELLI, L'AUTORE DELL'AGGRESSIONE AL BENGALESE - MA QUALE POLITICA, È IL QUARTIERE CHE NON NE PUÒ PIÙ.
Da "Repubblica.it"
Si è costituito alla Digos di Roma l'uomo ritenuto uno degli aggressori responsabili del raid avvenuto al Pigneto di sabato scorso. Dario Chianelli, questo il suo nome, è la stessa persona che ha parlato con Repubblica sotto lo pseudonimo di Ernesto. "Io quei ragazzi che erano con me non li conosco", ha detto, sottolineando che "razzismo e politica non c'entrano". Sarà indagato dal pm.
Alto, capelli bianchi, corporatura robusta, espressione apparentemente rilassata, quello che è ritenuto uno dei responsabili dell'aggressione contro alcuni immigrati è arrivato in questura alle 11.50 accompagnato dal suo avvocato Vittorio Balzani. L'uomo indossava una tuta da ginnastica bianca con uno stemma nazionale dell'Italia. E' stato subito avvicinato da alcuni giornalisti e fotografi e alla domanda se fosse lui l'aggressore del Pigneto, ha risposto: "Io non ho aggredito nessuno, già la domanda è sbagliata. E' scritto tutto sui giornali" ha aggiunto, riferendosi all'intervista rilasciata a Repubblica.
"Non mi sento in colpa per quello che ho fatto perché non ho fatto niente di male. Non sono né di destra né di sinistra, sono per i grandi uomini come Ernesto Che Guevara", ha aggiunto parlando ai microfoni di Repubblica Tv. L'uomo poco prima di recarsi in questura ha detto davanti alle telecamere che in quello che ha fatto la politica non c'entra.
"Io quei ragazzi che erano con me non li conosco - ha sottolineato - L'ho fatto per il quartiere e per una cosa mia personale. Avevano rubato un portafogli a un'amichetta". A chi gli chiedeva della sua appartenenza politica Chianelli ha risposto: "La politica leviamola di mezzo, non mi ha mai interessato. E' tutta una cazzata. Quello che è accaduto dopo è tutta una cazzata organizzata dai centri sociali e da Pifano. L'ho fatto per lo schifo che c'è al Pigneto: basta andare al commissariato di Porta Maggiore e vedere le denunce fatte dai cittadini".
Dopo due ore di colloquio con gli investigatori della Digos, Dario Chianelli ha lasciato gli uffici della questura di Roma. "Ho chiarito la mia posizione, quel giorno non c'è stato nessun razzismo, nessuna xenofobia e nessuna questione politica", ha detto ai giornalisti. Il pm Antonello Racanelli non appena riceverà la denuncia della Digos, procederà all'iscrizione di Chianelli nel registro degli indagati. L'inchiesta che lo vede coinvolto per il raid del Pigneto, al momento ipotizza i reati di danneggiamento e violenza privata aggravati.
Chianelli ha rilasciato delle spontanee dichiarazioni agli investigatori della Digos con l'assistenza del suo legale. "Ho ribadito quanto ho già raccontato al quotidiano La Repubblica - ha continuato ancora Chianelli - ho chiesto solo una cortesia affinché si potesse ritrovare il portafoglio sottratto ad una mia amica. Dopo due giorni mi sono ripresentato al negozio ed ho urlato che sarei ritornato nel pomeriggio alle cinque. Forse qualcuno mi ha sentito il Pigneto è un quartiere piccolo, tutti mi conoscono".
I ragazzi che sono sopraggiunti dopo erano coperti e non li ho riconosciuti, penso che siano della zona ma saranno le indagini a chiarirlo. Dario Chianelli mostra un tatuaggio di Che Guevara che dice di avere da oltre dieci anni. "Ai ragazzi voglio dire che il mio gesto non deve essere imitato, nessuno deve prendere esempio da questi fatti".
L'avvocato Balzani ha inoltre aggiunto che finora al suo assistito non è stata rivolta alcuna contestazione e sarà poi il magistrato a valutare quale reato ipotizzare. "Abbiamo avuto un colloquio corretto con gli investigatori della Digos ed è stata chiarita la posizione di Chianelli - ha dichiarato il legale - non si è trattato di alcun episodio di razzismo e questo è importante sia per tutto il quartiere che per i familiari del mio assistito".
Degli ultimi episodi di violenza avvenuti nella capitale, ha parlato anche il leader del Pd Walter Veltroni: 'E' evidente che c'è un clima che non va bene e che alimenta intolleranza e xenofobia. E' un errore sottovalutarlo e negarlo. L'approccio" del centrodestra "è un approccio che minimizza il rischio".
Dagospia 29 Maggio 2008
Si è costituito alla Digos di Roma l'uomo ritenuto uno degli aggressori responsabili del raid avvenuto al Pigneto di sabato scorso. Dario Chianelli, questo il suo nome, è la stessa persona che ha parlato con Repubblica sotto lo pseudonimo di Ernesto. "Io quei ragazzi che erano con me non li conosco", ha detto, sottolineando che "razzismo e politica non c'entrano". Sarà indagato dal pm.
Alto, capelli bianchi, corporatura robusta, espressione apparentemente rilassata, quello che è ritenuto uno dei responsabili dell'aggressione contro alcuni immigrati è arrivato in questura alle 11.50 accompagnato dal suo avvocato Vittorio Balzani. L'uomo indossava una tuta da ginnastica bianca con uno stemma nazionale dell'Italia. E' stato subito avvicinato da alcuni giornalisti e fotografi e alla domanda se fosse lui l'aggressore del Pigneto, ha risposto: "Io non ho aggredito nessuno, già la domanda è sbagliata. E' scritto tutto sui giornali" ha aggiunto, riferendosi all'intervista rilasciata a Repubblica.
"Non mi sento in colpa per quello che ho fatto perché non ho fatto niente di male. Non sono né di destra né di sinistra, sono per i grandi uomini come Ernesto Che Guevara", ha aggiunto parlando ai microfoni di Repubblica Tv. L'uomo poco prima di recarsi in questura ha detto davanti alle telecamere che in quello che ha fatto la politica non c'entra.
"Io quei ragazzi che erano con me non li conosco - ha sottolineato - L'ho fatto per il quartiere e per una cosa mia personale. Avevano rubato un portafogli a un'amichetta". A chi gli chiedeva della sua appartenenza politica Chianelli ha risposto: "La politica leviamola di mezzo, non mi ha mai interessato. E' tutta una cazzata. Quello che è accaduto dopo è tutta una cazzata organizzata dai centri sociali e da Pifano. L'ho fatto per lo schifo che c'è al Pigneto: basta andare al commissariato di Porta Maggiore e vedere le denunce fatte dai cittadini".
Dopo due ore di colloquio con gli investigatori della Digos, Dario Chianelli ha lasciato gli uffici della questura di Roma. "Ho chiarito la mia posizione, quel giorno non c'è stato nessun razzismo, nessuna xenofobia e nessuna questione politica", ha detto ai giornalisti. Il pm Antonello Racanelli non appena riceverà la denuncia della Digos, procederà all'iscrizione di Chianelli nel registro degli indagati. L'inchiesta che lo vede coinvolto per il raid del Pigneto, al momento ipotizza i reati di danneggiamento e violenza privata aggravati.
Chianelli ha rilasciato delle spontanee dichiarazioni agli investigatori della Digos con l'assistenza del suo legale. "Ho ribadito quanto ho già raccontato al quotidiano La Repubblica - ha continuato ancora Chianelli - ho chiesto solo una cortesia affinché si potesse ritrovare il portafoglio sottratto ad una mia amica. Dopo due giorni mi sono ripresentato al negozio ed ho urlato che sarei ritornato nel pomeriggio alle cinque. Forse qualcuno mi ha sentito il Pigneto è un quartiere piccolo, tutti mi conoscono".
I ragazzi che sono sopraggiunti dopo erano coperti e non li ho riconosciuti, penso che siano della zona ma saranno le indagini a chiarirlo. Dario Chianelli mostra un tatuaggio di Che Guevara che dice di avere da oltre dieci anni. "Ai ragazzi voglio dire che il mio gesto non deve essere imitato, nessuno deve prendere esempio da questi fatti".
L'avvocato Balzani ha inoltre aggiunto che finora al suo assistito non è stata rivolta alcuna contestazione e sarà poi il magistrato a valutare quale reato ipotizzare. "Abbiamo avuto un colloquio corretto con gli investigatori della Digos ed è stata chiarita la posizione di Chianelli - ha dichiarato il legale - non si è trattato di alcun episodio di razzismo e questo è importante sia per tutto il quartiere che per i familiari del mio assistito".
Degli ultimi episodi di violenza avvenuti nella capitale, ha parlato anche il leader del Pd Walter Veltroni: 'E' evidente che c'è un clima che non va bene e che alimenta intolleranza e xenofobia. E' un errore sottovalutarlo e negarlo. L'approccio" del centrodestra "è un approccio che minimizza il rischio".
Dagospia 29 Maggio 2008