RIVOLTA ALL´UNIVERSITÀ DI TRENTO - ALBERONI CONTESTATO DAGLI EX ALLIEVI: "SOCIOLOGO DA SALOTTO, PER SIGNORE DELLA MILANO BENE, NON MERITA PREMI - COSA C´ENTRANO I SUOI LIBRI CON LE SCIENZE SOCIALI?".
Concetto Vecchio per"la Repubblica"
«Sociologo da salotto, per signore della Milano bene». La storia alla rovescia. Quarant´anni fa Francesco Alberoni, direttore della facoltà di Sociologia, contestava i baroni universitari insieme a Renato Curcio e Mauro Rostagno, ai quali dava lezioni private nella sua mansarda e portava a spasso sulla Spider rossa, e oggi i suoi ex allievi, riuniti nell´associazione dei laureati di sociologia a Trento, Ut vivant (200 iscritti, almeno 50 professori sparsi per gli atenei italiani), lo accusano di diffondere «un´immagine mielosa e decadente della sociologia». E si scagliano pubblicamente contro l´assegnazione di un´onorificenza del Comune di Trento, Municipium Tridenti, in programma il 12 giugno: «Alberoni non la merita».
Il padre della rivolta è un suo ex studente inquieto, Piergiorgio Rauzi, che entrò in facoltà da prete e ne uscì capopopolo: si sbarazzò della tonaca, si sposò, fece quattro figli, e adesso insegna sociologia della comunicazione e sociologia del cinema: «Trovo indecente che un personaggio così discusso - ha scritto Rauzi alla stupefatta addetta stampa del Comune che lo aveva invitato alla cerimonia - e che io reputo un abusivo in tutti i posti che è venuto via via occupando dopo la sua dipartita da Sociologia, venga insignito di un titolo che ritengo non meriti per nessun motivo. Un personaggio che a me sembra incarnare quanto di più deleterio la nostra "società dell´apparire" ha seminato negli ultimi decenni: il successo mediatico (e non solo mediatico) che legittima il percorso per raggiungerlo, quale che sia questo percorso. E poi ci lamentiamo che i valori siano andati perduti».
Un sentimento piuttosto diffuso nella cerchia degli accademici. È dura la presa di posizione dell´associazione Ut Vivant. Dice il presidente Fabrizio Ferrari: «Questo premio ci lascia abbastanza stupiti, altri professori avevano qualche merito in più e il tutto è stato fatto a nostra insaputa». Ferrari, che è anche docente di sociologia del lavoro a Padova, ha diffuso una newsletter indignata, subito rilanciata da molti iscritti: «Norberto Bobbio, che diede lustro a Sociologia, avrebbe meritato un simile onore. Franco Ferrarotti anche. Filippo Barbano e Sabino Acquaviva pure. Alberoni no. Negli ultimi anni ha dato l´immagine di una sociologia tinta di rosa, che si occupa di argomenti per le signore che frequentano i salotti della Milano bene. Cosa c´entrano con le scienze sociali libri come Innamoramento e amore?».
Fu una grande cotta quella tra Alberoni e gli studenti di Trento, formatisi sui testi sacri di Statu nascenti e Movimenti e istituzioni. Il giovane professore, cacciato dalla Cattolica perché aveva abbandonato moglie e tre figli per una ragazzina, incarnava la modernità vitalistica dell´Italia del boom. Era come loro. Soprattutto rappresentava la prova che i baroni si potevano sconfiggere. I prof allora erano tutti giovani: Beniamino Andreatta, Chiara Saraceno, Romano Prodi. E parlavano una lingua nuova.
Poi Alberoni ha imboccato un´altra strada, sfornando bestseller di psicologia, di cui discetta a Porta a Porta. «C´è da chiedersi in quale rapporto sia tutta questa produzione con la sociologia, ed ancora se tutto questo abbia giovato ad un´immagine scientifica della cultura italiana» si chiede Ferrari. Molti di Ut Vivant sono ai vertici dell´accademia, come Guido Gambetta, prorettore a Bologna, Salvatore Casillo, il più importante studioso del falso, altri, come Maurizio Magnabosco, hanno fatto brillanti carriere da manager. Il cordone ombelicale col Maestro è definitivamente spezzato. L´idea del premio è del presidente del consiglio comunale, Alberto Pattini. Lui negli anni della contestazione era fascista.
Dagospia 04 Giugno 2008
«Sociologo da salotto, per signore della Milano bene». La storia alla rovescia. Quarant´anni fa Francesco Alberoni, direttore della facoltà di Sociologia, contestava i baroni universitari insieme a Renato Curcio e Mauro Rostagno, ai quali dava lezioni private nella sua mansarda e portava a spasso sulla Spider rossa, e oggi i suoi ex allievi, riuniti nell´associazione dei laureati di sociologia a Trento, Ut vivant (200 iscritti, almeno 50 professori sparsi per gli atenei italiani), lo accusano di diffondere «un´immagine mielosa e decadente della sociologia». E si scagliano pubblicamente contro l´assegnazione di un´onorificenza del Comune di Trento, Municipium Tridenti, in programma il 12 giugno: «Alberoni non la merita».
Il padre della rivolta è un suo ex studente inquieto, Piergiorgio Rauzi, che entrò in facoltà da prete e ne uscì capopopolo: si sbarazzò della tonaca, si sposò, fece quattro figli, e adesso insegna sociologia della comunicazione e sociologia del cinema: «Trovo indecente che un personaggio così discusso - ha scritto Rauzi alla stupefatta addetta stampa del Comune che lo aveva invitato alla cerimonia - e che io reputo un abusivo in tutti i posti che è venuto via via occupando dopo la sua dipartita da Sociologia, venga insignito di un titolo che ritengo non meriti per nessun motivo. Un personaggio che a me sembra incarnare quanto di più deleterio la nostra "società dell´apparire" ha seminato negli ultimi decenni: il successo mediatico (e non solo mediatico) che legittima il percorso per raggiungerlo, quale che sia questo percorso. E poi ci lamentiamo che i valori siano andati perduti».
Un sentimento piuttosto diffuso nella cerchia degli accademici. È dura la presa di posizione dell´associazione Ut Vivant. Dice il presidente Fabrizio Ferrari: «Questo premio ci lascia abbastanza stupiti, altri professori avevano qualche merito in più e il tutto è stato fatto a nostra insaputa». Ferrari, che è anche docente di sociologia del lavoro a Padova, ha diffuso una newsletter indignata, subito rilanciata da molti iscritti: «Norberto Bobbio, che diede lustro a Sociologia, avrebbe meritato un simile onore. Franco Ferrarotti anche. Filippo Barbano e Sabino Acquaviva pure. Alberoni no. Negli ultimi anni ha dato l´immagine di una sociologia tinta di rosa, che si occupa di argomenti per le signore che frequentano i salotti della Milano bene. Cosa c´entrano con le scienze sociali libri come Innamoramento e amore?».
Fu una grande cotta quella tra Alberoni e gli studenti di Trento, formatisi sui testi sacri di Statu nascenti e Movimenti e istituzioni. Il giovane professore, cacciato dalla Cattolica perché aveva abbandonato moglie e tre figli per una ragazzina, incarnava la modernità vitalistica dell´Italia del boom. Era come loro. Soprattutto rappresentava la prova che i baroni si potevano sconfiggere. I prof allora erano tutti giovani: Beniamino Andreatta, Chiara Saraceno, Romano Prodi. E parlavano una lingua nuova.
Poi Alberoni ha imboccato un´altra strada, sfornando bestseller di psicologia, di cui discetta a Porta a Porta. «C´è da chiedersi in quale rapporto sia tutta questa produzione con la sociologia, ed ancora se tutto questo abbia giovato ad un´immagine scientifica della cultura italiana» si chiede Ferrari. Molti di Ut Vivant sono ai vertici dell´accademia, come Guido Gambetta, prorettore a Bologna, Salvatore Casillo, il più importante studioso del falso, altri, come Maurizio Magnabosco, hanno fatto brillanti carriere da manager. Il cordone ombelicale col Maestro è definitivamente spezzato. L´idea del premio è del presidente del consiglio comunale, Alberto Pattini. Lui negli anni della contestazione era fascista.
Dagospia 04 Giugno 2008