AHI, AHI ZAPATERO - SPAGNOLI DELUSI DAI PRIMI CENTO GIORNI DEL SUO SECONDO MANDATO: NON HA CONTRASTATO CARO-VITA E DISOCCUPAZIONE - NEI SONDAGGI, I SOCIALISTI SONO TESTA A TESTA COI POPOLARI.
Michele Calcaterra per "Il Sole 24 Ore"
La popolarità di Josè Luis Zapatero e del Psoe sono in forte ribasso. Gli ultimi sondaggi danno socialisti e popolari testa a testa (solo tre mesi fa erano divisi da quattro punti), mentre la pagella del premier non arriva, per la prima volta, alla sufficienza. Il bilancio dei primi 100 giorni del nuovo Governo, eletto il 19 marzo scorso, è fallimentare. In particolare, l'accusa all'Esecutivo è di non aver varato misure sufficienti per contrastare la crisi economica in cui versa il Paese e di non avere capito quali siano le necessità degli spagnoli colpiti dal caro-vita e dalla crescente disoccupazione.
È come se all'improvviso i socialisti avessero perso il polso della situazione e soprattutto non fossero più capaci di riannodare quel dialogo con l'opinione pubblica che era stato il loro punto di forza lungo tutta la precedente legislatura. La gente inizia a interrogarsi se abbia fatto bene a rinnovare il mandato a Zapatero e a un centro-sinistra che sembra aver perso la spinta rinnovatrice del passato ed è oltretutto isolato in Europa, stretto tra Governi di centro-destra.
Se Zapatero non ha ancora "fatto il suo tempo" sta però attraversando una fase di crisi. Dovuta anche al fatto che il suo Governo non sembra essere coeso come un tempo. L'inserimento nell'Esecutivo di molti giovani, inesperti, fa sentire i suoi limiti nei momenti di crisi. Mentre per quanto riguarda i dicasteri economici, lo sperimentato Pedro Solbes sente la pressione di Miguel Sebastian che regge l'Industria ed è un " protetto" del premier. Mentre il neo ministro del Lavoro, Celestino Corbacho, non sembra essere all'altezza del compito affidatogli.
Anche l'ammissione della crisi economica è arrivata in grave ritardo. La sensazione è che, ormai alle spalle il "boom" economico dell'ultima decade, il Governo si sia trovato improvvisamente a gestire una crisi a cui era totalmente impreparato. Mostrando così severi limiti e cadendo a picco nei consensi popolari come dimostrano gli ultimi sondaggi. Del resto le famiglie, oberate dai debiti, fanno fatica ad arrivare a fine mese, la disoccupazione è ormai avviata al 10%, l'inflazione viaggia sul 5% e i prodotti spagnoli hanno perso in competitività: un quadro che rischia di durare per almeno tutto il 2009.
Finora le misure adottate, per un totale di 18 miliardi di euro in due anni, sono finalizzate a dare un po' di ossigeno all'economia, ma non una risposta ai problemi strutturali del Paese. Che sono sostanzialmente quelli di un modello legato alla vecchia economia e quindi scarsamente proiettato verso l'hi-tech. Con gravi problemi nel prossimo futuro per quel che riguarda sanità e previdenza sociale, per ora in equilibrio.
Zapatero ha dato appuntamento alle parti sociali per domani al fine di esaminare la situazione e tentare di fissare un calendario per avviare le riforme strutturali del caso, come ad esempio quella del mercato del lavoro. Un esercizio non facile se si considera il diffuso scontento nel Paese dimostrato dai recenti scioperi di pescatori, agricoltori autotrasportatori e taxisti, ma anche gli stretti margini di manovra di cui dispone il Governo e quindi l'impossibilità di aumentare i salari per restituire un po' di potere d'acquisto eroso dall'inflazione.
Il primo obiettivo di Zapatero deve essere dunque quello di ridare fiducia alle famiglie e al comparto produttivo del Paese. Il secondo, quello di modernizzarlo (liberalizzando ad esempio molti servizi) per renderlo più competitivo. Tutto questo senza dimenticare di governare con il consenso e l'aiuto dell'opposizione, in modo da mantenere coeso il Paese (le spinte autonomiste stanno aumentando) e combattere con successo il terrorismo dell'Eta. Mentre a livello internazionale, Zapatero dovrà ricucire i legami con gli Stati Uniti e recuperare peso in Europa. In vista del turno di presidenza della Ue nel 2010.
Dagospia 17 Giugno 2008
La popolarità di Josè Luis Zapatero e del Psoe sono in forte ribasso. Gli ultimi sondaggi danno socialisti e popolari testa a testa (solo tre mesi fa erano divisi da quattro punti), mentre la pagella del premier non arriva, per la prima volta, alla sufficienza. Il bilancio dei primi 100 giorni del nuovo Governo, eletto il 19 marzo scorso, è fallimentare. In particolare, l'accusa all'Esecutivo è di non aver varato misure sufficienti per contrastare la crisi economica in cui versa il Paese e di non avere capito quali siano le necessità degli spagnoli colpiti dal caro-vita e dalla crescente disoccupazione.
È come se all'improvviso i socialisti avessero perso il polso della situazione e soprattutto non fossero più capaci di riannodare quel dialogo con l'opinione pubblica che era stato il loro punto di forza lungo tutta la precedente legislatura. La gente inizia a interrogarsi se abbia fatto bene a rinnovare il mandato a Zapatero e a un centro-sinistra che sembra aver perso la spinta rinnovatrice del passato ed è oltretutto isolato in Europa, stretto tra Governi di centro-destra.
Se Zapatero non ha ancora "fatto il suo tempo" sta però attraversando una fase di crisi. Dovuta anche al fatto che il suo Governo non sembra essere coeso come un tempo. L'inserimento nell'Esecutivo di molti giovani, inesperti, fa sentire i suoi limiti nei momenti di crisi. Mentre per quanto riguarda i dicasteri economici, lo sperimentato Pedro Solbes sente la pressione di Miguel Sebastian che regge l'Industria ed è un " protetto" del premier. Mentre il neo ministro del Lavoro, Celestino Corbacho, non sembra essere all'altezza del compito affidatogli.
Anche l'ammissione della crisi economica è arrivata in grave ritardo. La sensazione è che, ormai alle spalle il "boom" economico dell'ultima decade, il Governo si sia trovato improvvisamente a gestire una crisi a cui era totalmente impreparato. Mostrando così severi limiti e cadendo a picco nei consensi popolari come dimostrano gli ultimi sondaggi. Del resto le famiglie, oberate dai debiti, fanno fatica ad arrivare a fine mese, la disoccupazione è ormai avviata al 10%, l'inflazione viaggia sul 5% e i prodotti spagnoli hanno perso in competitività: un quadro che rischia di durare per almeno tutto il 2009.
Finora le misure adottate, per un totale di 18 miliardi di euro in due anni, sono finalizzate a dare un po' di ossigeno all'economia, ma non una risposta ai problemi strutturali del Paese. Che sono sostanzialmente quelli di un modello legato alla vecchia economia e quindi scarsamente proiettato verso l'hi-tech. Con gravi problemi nel prossimo futuro per quel che riguarda sanità e previdenza sociale, per ora in equilibrio.
Zapatero ha dato appuntamento alle parti sociali per domani al fine di esaminare la situazione e tentare di fissare un calendario per avviare le riforme strutturali del caso, come ad esempio quella del mercato del lavoro. Un esercizio non facile se si considera il diffuso scontento nel Paese dimostrato dai recenti scioperi di pescatori, agricoltori autotrasportatori e taxisti, ma anche gli stretti margini di manovra di cui dispone il Governo e quindi l'impossibilità di aumentare i salari per restituire un po' di potere d'acquisto eroso dall'inflazione.
Il primo obiettivo di Zapatero deve essere dunque quello di ridare fiducia alle famiglie e al comparto produttivo del Paese. Il secondo, quello di modernizzarlo (liberalizzando ad esempio molti servizi) per renderlo più competitivo. Tutto questo senza dimenticare di governare con il consenso e l'aiuto dell'opposizione, in modo da mantenere coeso il Paese (le spinte autonomiste stanno aumentando) e combattere con successo il terrorismo dell'Eta. Mentre a livello internazionale, Zapatero dovrà ricucire i legami con gli Stati Uniti e recuperare peso in Europa. In vista del turno di presidenza della Ue nel 2010.
Dagospia 17 Giugno 2008