ANGELINA L'INDECISA - LA JOLIE "GELA" OBAMA: "LA GENTE CREDE CHE IO SIA DEMOCRATICA, IN REALTÀ SONO INDIPENDENTE E NON HO DECISO PER CHI VOTARE" - BARACK E MCCAIN SI SFIDANO SULLA POLITICA ESTERA.

Paolo Valentino per il "Corriere della Sera"


Nel giorno in cui si scambiano le accuse più dure sul terrorismo e la sicurezza nazionale, Barack Obama e John McCain scoprono che hanno anche un'elettrice eccellente da conquistare, l'ambito premio di un appoggio che potrebbe avere effetto d'emulazione per migliaia di fan.

Considerata fin qui di area democratica, soprattutto per le sue battaglie umanitarie in favore dei rifugiati, dei poveri e dei bambini del Terzo Mondo, Angelina Jolie ha sorpreso tutti, rivelando che lei è «registrata come indipendente» e non ha ancora scelto chi votare. In un'intervista a Entertainment Weekly, che già solleva qualche mal di pancia nell'universo progressista del cinema hollywoodiano, l'attrice ha detto che non è stato affatto problematico lavorare con Clint Eastwood, icona conservatrice e arci-repubblicana, nel film Changeling, prossimamente in uscita: «Non è che siamo così in disaccordo come si potrebbe pensare. La gente crede che io sia democratica, ma in realtà sono indipendente e indecisa. Sto considerando sia McCain che Obama». E in verità, nelle scorse settimane, la bella moglie di Brad Pitt ha espresso opinioni molto gradite alla destra americana, soprattutto sul diritto di portare armi, rivelando che lei ne tiene in casa e non esiterebbe a usarle per difendere la sua famiglia.



L'uscita di Jolie è un'altra conferma della natura trasversale dell'attuale corsa alla Casa Bianca, dove entrambi i candidati affascinano gruppi di elettorato che non appartengono ai loro schieramenti tradizionali. Ma questo non toglie che su alcuni temi di fondo la battaglia tra Barack Obama e John McCain segua sentieri più familiari, gli stessi che hanno marcato la vita pubblica americana dopo l'11 settembre 2001. La riprova è venuta negli ultimi giorni, segnati da un duro confronto sulla lotta al terrorismo islamico e i diritti dei detenuti.

Ad aprire il fuoco è stato il campo repubblicano, bollando come «ingenue» e «illusorie » le posizioni di Obama, dopo che questi aveva commentato positivamente la sentenza della Corte Suprema, che ha garantito ai presunti terroristi incarcerati a Guantanamo il diritto costituzionale di ricorrere ai tribunali civili. «La sua è una politica dell'inganno. Obama vive in un mondo pre-11 settembre e non capisce la natura del nemico», aveva detto Randy Scheunemann, uno dei consiglieri di McCain. Mentre l'ex direttore della Cia, James Woolsey, anche lui schierato con il senatore dell'Arizona, aveva definito l'approccio di Obama «molto pericoloso», perché «sembra ignorare che siamo in guerra contro il terrorismo».

Memore di come John Kerry nel 2004 si fosse lasciato inchiodare dall'accusa dei repubblicani di essere «soft on terrorism», Obama non ha esitato un attimo: «Non accetto lezioni - ha detto -, questa è la stessa gente che ha montato la distrazione della guerra in Iraq, quando avremmo potuto catturare chi aveva progettato gli attacchi dell' 11 settembre». Barack ha accusato McCain di voler ancora una volta «usare il terrorismo come una clava, per far paura al popolo americano». A dargli una mano, è stato Richard Clarke, l'esperto antiterrorismo che aveva inutilmente messo in guardia l'Amministrazione Bush sul pericolo di Al Qaeda molto prima dell'11 settembre, ma era stato ignorato: «Sono disgustato dal tentativo della campagna di McCain di usare queste vecchie tattiche per dividere gli americani e trarne vantaggi politici».
Per rafforzare la sua credibilità in politica estera, Obama ha incontrato ieri il suo Senior Working Group sulla sicurezza nazionale, un panel che comprende i 40 maggiori esperti democratici, fra i quali gli ex segretari di Stato Madeleine Albright e Warren Christopher, l'ex senatore Samm Nunn e l'ex consigliere di Bill Clinton per la Sicurezza, Antony Lake, oggi il più ascoltato guru di politica estera di Barack.


Dagospia 19 Giugno 2008