BEACH BOYS ARENATI SULLA SPIAGGIA DELLA TRAGEDIA - LA BAND PIÙ GIOIOSA DEL ROCK, CALIFORNIA E SURF, TRAVOLTA DAL DOLORE, DALLA SCHIZOFRENIA, DAGLI INCUBI DI TUTTI QUEGLI ACIDI, DAL PESO DEL GENIO.
Matteo Persivale per il "Corriere della Sera"
L'estate senza fine del Beach Boy più bello e carismatico, il fondatore - e unico surfista, strana la vita - del gruppo, è stata inghiottita dalle acque scure dell'Oceano Pacifico, dalla vodka e dalla cocaina quasi venticinque anni fa, il 28 dicembre 1983. Un quarto di secolo lungo quanto un ergastolo, come la condanna che schiacciò Dennis Wilson per gran parte dei suoi 39 anni di vita - la condanna a essere sempre marchiato come «il fratello di». Il fratello di Brian Wilson, «il fratello del genio che ha scritto Pet Sounds», «il fratello del più grande compositore americano dopo Gershwin», «il fratello del McCartney californiano».
La condanna che fin da bambino gli aveva fatto subire i pugni e gli insulti di un padre mostruoso, e il nomignolo irridente inventato da Brian che lo soprannominò «il nostro angelo sciocco». Un bellissimo ragazzo che la band si portava dietro giusto perché le California Girls avevano occhi solo per lui (ricambiate), tanto alla musica ci pensavano gli altri, Dennis suonava la batteria e, in caso di bisogno, in sala d'incisione avrebbero chiamato un altro strumentista al suo posto. E come se non bastasse Dennis Wilson era anche il fratello di Carl, voce vellutata e chitarra di tante canzoni indimenticabili, il suono della California trasformata dai Beach Boys nel sogno di sole e libertà dei ragazzi di tutto il mondo.
Dennis che una volta lasciò il gruppo per sei mesi - snobbando i concerti di Monterey e Big Sur - per recitare in un film, Dennis che scriveva canzoni su canzoni che per qualche motivo non erano mai abbastanza belle, secondo i suoi fratelli (un po' come il povero George Harrison, schiacciato tra Lennon e McCartney).
Dennis lo hippie surfista milionario sposato quattro volte (e una storia d'amore bella e intensa con Christine McVie dei Fleetwood Mac che anni dopo gli ha dedicato due canzoni, "Wish You Were Here" e "Only Over You"), sempre circondato dalle ragazze e da tanti tipi strani - compreso Charlie Manson, il massacratore di Sharon Tate che per un anno visse a sbafo nella villa di Dennis. Che fu capace di emergere da quindici anni vissuti in apnea con dodici canzoni malinconiche e delicatissime: nel 1977 diventarono il suo primo (e unico) disco da solista, "Pacific Ocean Blue". Diventò rapidamente un grande successo, un disco di culto, sempre nelle classifiche dei più grandi album di sempre compilate dalle riviste specializzate, dal '77 a oggi.
E' un album dedicato al mare, con le linee melodiche lunghe e delicate dei Beach Boys, ma anche il blues, il Dixieland, la disco, il funk, il jazz, il gospel, attraversando gli stili con l'impressionante semplicità di un surfista tra le onde.
C'è davvero tanta musica che sarebbe uscita molto dopo, in "Pacific Ocean Blue", ammiratissimo (e copiato) da tanti artisti di oggi, dai REM (Peter Buck ha prefato una biografia di Dennis, secondo lui un talento pari a Stevie Wonder), dai Foo Fighters, da Elliott Smith, Badly Drawn Boy, My Morning Jacket, Kings of Leon.
Dennis stava lavorando per incidere il seguito, ma una sera decise di tuffarsi in acqua per fare una nuotata e ripescare cose gettate via in un momento di rabbia, e non emerse più da quelle acque gelide. E ora, venticinque anni dopo, il disco uscito di stampa da quasi un ventennio i cui diritti furono bloccati dalle solite dispute tra eredi e discografici (il cd si comprava da collezionisti a prezzi da borsa nera, anche 300 dollari) è stato finalmente ripubblicato. Un doppio cd rimasterizzato (e vinile blu) con, in aggiunta, le canzoni che avrebbero dovuto diventare "Bambu", il secondo album mai nato.
Taylor Hawkins, batterista dei Foo Fighters, si è accostato «con timore e rispetto e grande riconoscenza» alla canzone "Holy Man", della quale Wilson scrisse e incise la musica, senza le parole. Così alla fine del doppio cd Hawkins canta su quelle note dolcissime un testo scritto da lui.
Senza Dennis e senza Carl (stroncato dieci anni fa da un tumore), Brian è rimasto solo; segnato dal dolore, dalla schizofrenia, dai flashback di tutti quegli acidi, dal peso del suo genio. Ha completato "Smile", la dimostrazione del detto di Picasso «a quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato tutta la vita per imparare a dipingere come un bambino», e Brian oggi è la vedova dei Beach Boys.
Va in tournée per il mondo, accolto dall'ammirazione che di solito si riserva ai grandi statisti, rilascia interviste un po' surreali, spiazzando il bretellato della Cnn Larry King con l'ammissione che «sì, a volte sento ancora voci nella mia testa, dicono cose cattive, poi però se ne vanno». Ma quello che Brian Wilson ama più di ogni altra cosa è suonare il piano, come faceva fin da bambino per coprire le urla di suo padre - ora lo fa ogni sera al tramonto, dietro le grandi vetrate sull'oceano della villa di Malibu: «Rapsodia in Blu» di Gershwin. E il disco di Dennis riemerso dall'oblio? «Sono orgoglioso, molto orgoglioso: era un ottimo cantante», ha dichiarato Brian durante un'intervista, sorridendo felice, con lo sguardo rivolto alle onde di quel profondo oceano blu.
Dagospia 25 Giugno 2008
L'estate senza fine del Beach Boy più bello e carismatico, il fondatore - e unico surfista, strana la vita - del gruppo, è stata inghiottita dalle acque scure dell'Oceano Pacifico, dalla vodka e dalla cocaina quasi venticinque anni fa, il 28 dicembre 1983. Un quarto di secolo lungo quanto un ergastolo, come la condanna che schiacciò Dennis Wilson per gran parte dei suoi 39 anni di vita - la condanna a essere sempre marchiato come «il fratello di». Il fratello di Brian Wilson, «il fratello del genio che ha scritto Pet Sounds», «il fratello del più grande compositore americano dopo Gershwin», «il fratello del McCartney californiano».
La condanna che fin da bambino gli aveva fatto subire i pugni e gli insulti di un padre mostruoso, e il nomignolo irridente inventato da Brian che lo soprannominò «il nostro angelo sciocco». Un bellissimo ragazzo che la band si portava dietro giusto perché le California Girls avevano occhi solo per lui (ricambiate), tanto alla musica ci pensavano gli altri, Dennis suonava la batteria e, in caso di bisogno, in sala d'incisione avrebbero chiamato un altro strumentista al suo posto. E come se non bastasse Dennis Wilson era anche il fratello di Carl, voce vellutata e chitarra di tante canzoni indimenticabili, il suono della California trasformata dai Beach Boys nel sogno di sole e libertà dei ragazzi di tutto il mondo.
Dennis che una volta lasciò il gruppo per sei mesi - snobbando i concerti di Monterey e Big Sur - per recitare in un film, Dennis che scriveva canzoni su canzoni che per qualche motivo non erano mai abbastanza belle, secondo i suoi fratelli (un po' come il povero George Harrison, schiacciato tra Lennon e McCartney).
Dennis lo hippie surfista milionario sposato quattro volte (e una storia d'amore bella e intensa con Christine McVie dei Fleetwood Mac che anni dopo gli ha dedicato due canzoni, "Wish You Were Here" e "Only Over You"), sempre circondato dalle ragazze e da tanti tipi strani - compreso Charlie Manson, il massacratore di Sharon Tate che per un anno visse a sbafo nella villa di Dennis. Che fu capace di emergere da quindici anni vissuti in apnea con dodici canzoni malinconiche e delicatissime: nel 1977 diventarono il suo primo (e unico) disco da solista, "Pacific Ocean Blue". Diventò rapidamente un grande successo, un disco di culto, sempre nelle classifiche dei più grandi album di sempre compilate dalle riviste specializzate, dal '77 a oggi.
E' un album dedicato al mare, con le linee melodiche lunghe e delicate dei Beach Boys, ma anche il blues, il Dixieland, la disco, il funk, il jazz, il gospel, attraversando gli stili con l'impressionante semplicità di un surfista tra le onde.
C'è davvero tanta musica che sarebbe uscita molto dopo, in "Pacific Ocean Blue", ammiratissimo (e copiato) da tanti artisti di oggi, dai REM (Peter Buck ha prefato una biografia di Dennis, secondo lui un talento pari a Stevie Wonder), dai Foo Fighters, da Elliott Smith, Badly Drawn Boy, My Morning Jacket, Kings of Leon.
Dennis stava lavorando per incidere il seguito, ma una sera decise di tuffarsi in acqua per fare una nuotata e ripescare cose gettate via in un momento di rabbia, e non emerse più da quelle acque gelide. E ora, venticinque anni dopo, il disco uscito di stampa da quasi un ventennio i cui diritti furono bloccati dalle solite dispute tra eredi e discografici (il cd si comprava da collezionisti a prezzi da borsa nera, anche 300 dollari) è stato finalmente ripubblicato. Un doppio cd rimasterizzato (e vinile blu) con, in aggiunta, le canzoni che avrebbero dovuto diventare "Bambu", il secondo album mai nato.
Taylor Hawkins, batterista dei Foo Fighters, si è accostato «con timore e rispetto e grande riconoscenza» alla canzone "Holy Man", della quale Wilson scrisse e incise la musica, senza le parole. Così alla fine del doppio cd Hawkins canta su quelle note dolcissime un testo scritto da lui.
Senza Dennis e senza Carl (stroncato dieci anni fa da un tumore), Brian è rimasto solo; segnato dal dolore, dalla schizofrenia, dai flashback di tutti quegli acidi, dal peso del suo genio. Ha completato "Smile", la dimostrazione del detto di Picasso «a quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato tutta la vita per imparare a dipingere come un bambino», e Brian oggi è la vedova dei Beach Boys.
Va in tournée per il mondo, accolto dall'ammirazione che di solito si riserva ai grandi statisti, rilascia interviste un po' surreali, spiazzando il bretellato della Cnn Larry King con l'ammissione che «sì, a volte sento ancora voci nella mia testa, dicono cose cattive, poi però se ne vanno». Ma quello che Brian Wilson ama più di ogni altra cosa è suonare il piano, come faceva fin da bambino per coprire le urla di suo padre - ora lo fa ogni sera al tramonto, dietro le grandi vetrate sull'oceano della villa di Malibu: «Rapsodia in Blu» di Gershwin. E il disco di Dennis riemerso dall'oblio? «Sono orgoglioso, molto orgoglioso: era un ottimo cantante», ha dichiarato Brian durante un'intervista, sorridendo felice, con lo sguardo rivolto alle onde di quel profondo oceano blu.
Dagospia 25 Giugno 2008