PONTE DI BROOKLYN VENDESI - LO STATO DI NEW YORK È IN ROSSO E IL MITICO PONTE FAREBBE GOLA A FONDI USA E AGLI ARABI - MA DA SIMBOLO DELLA CITTÀ FINIREBBE COME UN QUALSIASI PONTE A PAGAMENTO.
Glauco Maggi per "La Stampa"
Per i turisti di tutto il mondo è l'esperienza newyorkese per eccellenza: percorrere i 1825 metri che vanno da Downtown Manhattan a Brooklyn, guardando a destra, lontano, per scorgere la Statua della Libertà; o a sinistra, gli occhi rapiti tra l'Empire State Building e il Chrysler. La fedele macchina fotografica cattura le immagini delle mille skylines: è tutto gratis, la passeggiata sui traversini di legno bruno mentre sotto i pedoni fluisce il traffico incessante delle auto, e l'emozione da portarsi a casa nelle foto. Non ha prezzo, si usa dire. Ed è anche vero per il portafoglio. Ma durerà? Finora è sempre stato così, senza biglietti per chi è andato avanti e indietro, a piedi, in bici e in auto e per i joggers.
Il 24 maggio scorso, durante le celebrazioni per i 125 anni dalla sua costruzione, la municipalità ha anche offerto fuochi artificiali e un gioco di luci cangianti, dal tramonto a notte fonda, per una settimana: il bianco il rosso e il blu della bandiera Usa, come la città è abituata a vedere agli ultimi piani dell'Empire se non ci sono ricorrenze particolari, ed altre combinazioni di sapore psichedelico. Tutto gratis. Ma se il ponte di Brooklyn, uno dei più vecchi del tipo a sospensione, finirà in mani private lo spettacolo avrà la sua tariffa: sarà messo a profitto dai salvatori del bilancio dello Stato di New York, entità ancora tutte da individuare ma che sono già state messe in allerta dalle parole del governatore dello Stato di New York David Paterson, personaggio che può promuovere ciò che sembrava inconcepibile.
Totò vendette la Fontana di Trevi, negli Anni Sessanta, ma era in un film chiamato "Totò Truffa". Poi c'è stata, sempre in Italia qualche anno fa, la paura che la legge delle "cartolarizzazioni" facilitasse la tentazione di fare cassa vendendo, davvero, il Colosseo e gli altri tesori nazionali: fu tanto rumore per nulla. In America non hanno siti millenari, ma che siano capaci di vendere le proprietà pubbliche l'hanno già dimostrato, e proprio nello Stato di New York. Fu il governatore democratico Mario Cuomo, durante la recessione del 1991, a incassare 200 milioni di dollari dalla cessione della prigione di Attica a una agenzia semi-indipendente. Oggi, stretto da un bilancio sempre più in rosso, è un altro governatore democratico, Paterson, a proclamare che i buchi si riempiono con la disciplina fiscale, con meno spese, ma anche con più entrate.
E «potremmo ricorrere alla vendita di ponti, tunnel e strade statali» è l'esplicito messaggio che ha lanciato in un discorso televisivo qualche giorno fa, dopo che gli uffici del suo governatorato avevano corretto la stima del buco nel budget triennale dai 21,5 miliardi di dollari di tre mesi fa ai 26,2 miliardi attuali. Paterson, il primo governatore di colore dello Stato, è subentrato da poco nella carica perché era il vice di Eliot Spitzer, travolto dallo scandalo prostitute. Ha trovato una voragine nei conti e vuole risanare. Non è entrato in dettagli tecnici, ma parlando di «partnership pubbliche-private» ha fatto intendere di considerare l'opzione di cedere i gioielli dello Stato molto concreta.
In America non si scandalizzano a mischiare le aziende private nella gestione di beni pubblici. Mettere all'asta il Brooklyn Bridge, o gli altri ponti che uniscono l'isola di Wall Street alle altre maxi-circoscrizioni metropolitane, troverebbe compratori avidi. Ci sono il Manhattan e il Williamsburg con Brooklyn, e con i Queens il Queensboro, che compirà 100 anni nel marzo del 2009 ed è ben conosciuto, metro dopo metro, dai maratoneti di mezzo mondo che vi arrancano a metà della gara-pellegrinaggio più amata. Come il Verrazano, aperto nel 1964, immortalato nelle foto di avvio della maratona, da Staten Island a Brooklyn. Il George Washington Bridge, tra nord Manhattan e il new Jersey, sull'Hudson River, ha 77 anni ed è cogestito dalla Port Authority di New York e dallo Stato del New Jersey.
Verrazano e Washington sono già ponti a pagamento, come pure i tunnel sotto l'Hudson tra l'isola e il New Jersey: l'Holland, del 1927, lungo 2,6 km, e il Lincoln, del 1937, lungo 2,4. Per dare un'idea del business che potrebbe attirare investitori su queste opere oggi pubbliche, l'Holland ha avuto un passaggio di oltre 34 milioni e mezzo di veicoli nel 2007. Candidati ovvi all'acquisto, se Paterson convincerà il Parlamento dello Stato e le municipalità coinvolte, sono i fondi di private equity: americani ma soprattutto internazionali, da quelli di Singapore o Hong Kong ai bracci finanziari degli emirati arabi. Il fondo di Abu Dhabi, tre settimane fa, ha speso 800 milioni di dollari per il 75% del Chrysler Building, dalla punta "deco" che rivaleggia con il Brooklyn Bridge nel connotare la Grande Mela.
Dagospia 01 Agosto 2008
Per i turisti di tutto il mondo è l'esperienza newyorkese per eccellenza: percorrere i 1825 metri che vanno da Downtown Manhattan a Brooklyn, guardando a destra, lontano, per scorgere la Statua della Libertà; o a sinistra, gli occhi rapiti tra l'Empire State Building e il Chrysler. La fedele macchina fotografica cattura le immagini delle mille skylines: è tutto gratis, la passeggiata sui traversini di legno bruno mentre sotto i pedoni fluisce il traffico incessante delle auto, e l'emozione da portarsi a casa nelle foto. Non ha prezzo, si usa dire. Ed è anche vero per il portafoglio. Ma durerà? Finora è sempre stato così, senza biglietti per chi è andato avanti e indietro, a piedi, in bici e in auto e per i joggers.
Il 24 maggio scorso, durante le celebrazioni per i 125 anni dalla sua costruzione, la municipalità ha anche offerto fuochi artificiali e un gioco di luci cangianti, dal tramonto a notte fonda, per una settimana: il bianco il rosso e il blu della bandiera Usa, come la città è abituata a vedere agli ultimi piani dell'Empire se non ci sono ricorrenze particolari, ed altre combinazioni di sapore psichedelico. Tutto gratis. Ma se il ponte di Brooklyn, uno dei più vecchi del tipo a sospensione, finirà in mani private lo spettacolo avrà la sua tariffa: sarà messo a profitto dai salvatori del bilancio dello Stato di New York, entità ancora tutte da individuare ma che sono già state messe in allerta dalle parole del governatore dello Stato di New York David Paterson, personaggio che può promuovere ciò che sembrava inconcepibile.
Totò vendette la Fontana di Trevi, negli Anni Sessanta, ma era in un film chiamato "Totò Truffa". Poi c'è stata, sempre in Italia qualche anno fa, la paura che la legge delle "cartolarizzazioni" facilitasse la tentazione di fare cassa vendendo, davvero, il Colosseo e gli altri tesori nazionali: fu tanto rumore per nulla. In America non hanno siti millenari, ma che siano capaci di vendere le proprietà pubbliche l'hanno già dimostrato, e proprio nello Stato di New York. Fu il governatore democratico Mario Cuomo, durante la recessione del 1991, a incassare 200 milioni di dollari dalla cessione della prigione di Attica a una agenzia semi-indipendente. Oggi, stretto da un bilancio sempre più in rosso, è un altro governatore democratico, Paterson, a proclamare che i buchi si riempiono con la disciplina fiscale, con meno spese, ma anche con più entrate.
E «potremmo ricorrere alla vendita di ponti, tunnel e strade statali» è l'esplicito messaggio che ha lanciato in un discorso televisivo qualche giorno fa, dopo che gli uffici del suo governatorato avevano corretto la stima del buco nel budget triennale dai 21,5 miliardi di dollari di tre mesi fa ai 26,2 miliardi attuali. Paterson, il primo governatore di colore dello Stato, è subentrato da poco nella carica perché era il vice di Eliot Spitzer, travolto dallo scandalo prostitute. Ha trovato una voragine nei conti e vuole risanare. Non è entrato in dettagli tecnici, ma parlando di «partnership pubbliche-private» ha fatto intendere di considerare l'opzione di cedere i gioielli dello Stato molto concreta.
In America non si scandalizzano a mischiare le aziende private nella gestione di beni pubblici. Mettere all'asta il Brooklyn Bridge, o gli altri ponti che uniscono l'isola di Wall Street alle altre maxi-circoscrizioni metropolitane, troverebbe compratori avidi. Ci sono il Manhattan e il Williamsburg con Brooklyn, e con i Queens il Queensboro, che compirà 100 anni nel marzo del 2009 ed è ben conosciuto, metro dopo metro, dai maratoneti di mezzo mondo che vi arrancano a metà della gara-pellegrinaggio più amata. Come il Verrazano, aperto nel 1964, immortalato nelle foto di avvio della maratona, da Staten Island a Brooklyn. Il George Washington Bridge, tra nord Manhattan e il new Jersey, sull'Hudson River, ha 77 anni ed è cogestito dalla Port Authority di New York e dallo Stato del New Jersey.
Verrazano e Washington sono già ponti a pagamento, come pure i tunnel sotto l'Hudson tra l'isola e il New Jersey: l'Holland, del 1927, lungo 2,6 km, e il Lincoln, del 1937, lungo 2,4. Per dare un'idea del business che potrebbe attirare investitori su queste opere oggi pubbliche, l'Holland ha avuto un passaggio di oltre 34 milioni e mezzo di veicoli nel 2007. Candidati ovvi all'acquisto, se Paterson convincerà il Parlamento dello Stato e le municipalità coinvolte, sono i fondi di private equity: americani ma soprattutto internazionali, da quelli di Singapore o Hong Kong ai bracci finanziari degli emirati arabi. Il fondo di Abu Dhabi, tre settimane fa, ha speso 800 milioni di dollari per il 75% del Chrysler Building, dalla punta "deco" che rivaleggia con il Brooklyn Bridge nel connotare la Grande Mela.
Dagospia 01 Agosto 2008