DOPO IL "SOL DELL'AVENIRE", L'IRA FUNESTA DI BONDI RISCHIA DI FAR SALTARE "MICCIA CORTA", DAL LIBRO DI SERGIO SEGIO, CON SCAMARCIO - CHI SE LA SENTIRĂ€ AL MINISTERO DI FINANZIARE UN FILM DEL GENERE?...

Michele Anselmi per Il Riformista


Attorno a "Il sol dell'avvenire", fino a qualche giorno fa, c'era l'interesse dell'Istituto Luce. Ora non più. Per fortuna il documentario di Pannone e Fasanella, messo all'indice da Bondi alla vigilia dell'esordio locarnese, arriverà in libreria grazie a una piccola casa editrice, "Chiarelettere". Una mezza buona notizia. Resta la gravità di un gesto, censorio e miope, che non fa onore al ministro ai Beni cultuali, su Dagospia subito ribattezzato Don Abbondi. Perché la questione posta ieri dal "Riformista" esiste, eccome.

Bondi assicura di aver impartito "precise direttive" affinché "venga impedito in futuro che lo Stato possa finanziare opere" (come "Il sol dell'avvenire") ritenute prive di qualità culturali, addirittura "immorali" nonché colpevoli di "riaprire drammatiche ferite nella coscienza etica del nostro Paese". Insomma, d'ora in poi "nessun finanziamento su questi temi sarà erogato senza il consenso dei parenti delle vittime".

Si può immaginare lo stato d'animo dei cineasti che, "su questi temi", attendono di sapere se usufruiranno o no di un fondo di garanzia ministeriale. Francesco Patierno lavorò a lungo su "Banda armata", storia dei terroristi neri Mambro e Fioravanti, e non se ne fece nulla. Bocciato ogni volta il progetto, l'ultima su pressione di alti esponenti di Alleanza nazionale. Ci si augura che non tocchi la stessa sorte a "Miccia corta", che Renato De Maria ("Paz!", "Amatemi") ha tratto dall'omonimo libro di Sergio Segio, ex capo di Prima Linea. Ci sono già gli attori, Riccardo Scamarcio e Giovanna Mezzogiorno; la sceneggiatura, firmata da Sandro Petraglia, Ivan Cotroneo e Fidel Signorile; il produttore, Andrea Occhipinti, titolare della Lucky Red.

Il prossimo 30 settembre, dopo l'audizione interlocutoria del 15 luglio, la commissione guidata da Gaetano Blandini è chiamata a decidere se finanziare o no il film per un importo attorno a 1 milione e 700 mila euro, su 5 totali. Ma, a questo punto, dopo la sortita di Bondi, con che animo gli esperti ministeriali potranno ragionare serenamente sul copione?



De Maria preferirebbe non commentare. Poi, misurando le parole, precisa. "La cautela è giustificata. Siamo consapevoli della delicatezza del tema. Ma noi vogliamo fare un film corretto, che non offende la memoria di chi ha già tanto sofferto. Segio e Susanna Ronconi hanno commesso azioni efferate che nessuno intende idealizzare o nascondere". Perché proprio Segio, il famigerato "comandante Sirio"? "Perché fino ad ora il cinema ha preferito concentrarsi sulle Brigate rosse, sulla loro dimensione militare. Prima Linea è un fenomeno diverso, più irrazionale, quasi incomprensibile. Mi sembrava interessante, anche utile, ricostruire la fisionomia di quei due giovani 'rivoluzionari' che hanno provocato tanto dolore, attraverso un racconto utile a comprendere, non a giustificare".

De Maria, dispiaciuto per la polemica legata a "Il sol dell'avvenire", teme di finire nel tritasassi mediatico "dopo due anni di duro lavoro". Si può capirlo. Anche perché "Miccia corta" ricostruisce l'assalto al carcere femminile di Rovigo che Segio pilotò il 3 gennaio 1982. Erano passate da poco le 15.30 quando una carica esplosiva, ben venti chili, distrusse le mura di cinta. Servì a liberare Susanna Ronconi, compagna del terrorista, e altre due detenute, Federica Meroni e Loredana Biancamano.

"Doveva essere un'azione motivata dall'amore e dalla solidarietà verso i nostri compagni. Si risolse invece in un nuovo lutto", riconobbe Segio ventitré anni dopo. In quell'azione trovò la morte un passante sessantaquattrenne, Angelo Furlan, iscritto al Pci, che rimase ucciso dalle schegge. Per quella e altre azioni criminali Segio ha scontato ventidue anni di carcere. Oggi si occupa di volontariato con il gruppo "Abele" di Don Luigi Ciotti.

Segio dice di non aver voluto usare "la memoria come una clava, assolutizzandone alcuni frammenti, per coltivare all'infinito uno spirito di rancore o per mantenere un atteggiamento di reticenza e autoassoluzione". Sapremo, vedremo, se il film restituirà con rigore il succedersi degli eventi, senza indulgere in scivolate "epiche", mantenendo saldo il punto di vista su quel disegno sanguinario e dissennato.

Ma certo non ha torto Fasanella quando, nel suo blog, ammonisce: "Ho visto produttori, distributori, registi, attori, sceneggiatori fare cose imbarazzanti di fronte al potente di turno. Occorrerebbe un sussulto di dignità per sganciarsi dai protettorati politici, cacciare lo Stato dal cinema e creare le condizioni per un'industria non assistita, libera, indipendente, che si regga esclusivamente sulla qualità del prodotto".


Dagospia 11 Agosto 2008