QUANDO LA VITA GAY NON SARÀ SUI MASS MEDIA SOLO PER LA CRONACA NERA O ROSA?
ALL'ARCIGAY REPLICA MERLO: 'SCAMBIATE UN CAMPOSANTO IN UN CAMPO DI BATTAGLIA'
"FISSA SESSUOCENTRICA: SULL'AEREO C´ERANO 153 PERSONE NON SOLO DUE OMOSEX"
ALL'ARCIGAY REPLICA MERLO: 'SCAMBIATE UN CAMPOSANTO IN UN CAMPO DI BATTAGLIA'
"FISSA SESSUOCENTRICA: SULL'AEREO C´ERANO 153 PERSONE NON SOLO DUE OMOSEX"
1 - ARCIGAY: RESTITUIAMO DIGNITÀ A DOMENICO RISO
www.arcigay.it
Il dolore per la scomparsa di un giovane uomo in modo cosi assurdo richiede sempre il massimo rispetto e la capacità di fare un passo indietro, di coltivare il silenzio come atteggiamento adeguato e rispettoso. Ci abbiamo provato per due giorni e abbiamo mantenuto, nonostante la drammaticità dell'accaduto, l'adeguata distanza di chi non è in prima persona coinvolto.
Ma i servizi tv e la rassegna stampa di ieri e di oggi ci hanno ancora una volta indignato.
La vita di Domenico Riso è stata avvolta da una cortina fumogena tragicamente ridicola, e ci siamo chieste e chiesti, quando in questo paese si avrà il coraggio di chiamare le cose con il proprio nome? Quando un gay siciliano che è emigrato, si è costruito una vita nuova, una propria famiglia, potrà ottenere il rispetto dovuto almeno dopo morto? E' possibile che la sua famiglia completamente distrutta in un tragico incidente non sia uccisa una seconda volta dall'ipocrisia, dall'omissione, dal perbenismo?
E' dovere per chi dovrebbe informare correttamente, dare conto di una storia che purtroppo è stata bruscamente interrotta, e che propone una riflessione ampia sulla condizione di milioni di gay e lesbiche in questo paese.
Un tempo, evidentemente non ancora troppo lontano, quando ci si riferiva all'omosessualità si parlava "dell'amore che non osa dire il suo nome" e oggi? Siamo ancora lì?
Quando la vita delle persone omosessuali non sarà più cancellata o trattata sui mass media solo nei casi di cronaca nera o nei pezzi di colore?
Vogliamo salutare a nostro modo Domenico, cui ci sentiamo legate e legati da un sentimento di fraternità e di sorellanza: la sua pur breve vita è la testimonianza di una ferrea volontà di non rinunciare a se stesso, di combattere la sua personale battaglia per la felicità, che in questo paese c'è ottusamente negata. Per lui e per tante e tanti, figlie e figli, amici ed amiche, continueremo a lavorare affinché anche nel vuoto della scomparsa, non sia mai più negata la realtà della famiglia omosessuale.
Andrea Benedino (Gay Pd), Paola Concia (Deputata Pd), Rita De Santis (Presidente Agedo), Riccardo Gottardi (Segretario Arcigay), Cristina Gramolini (Segretaria Arcilesbica), Franco Grillini (Presidente Gaynet), Giuseppina La Delfa (Presidente Famiglie Arcobaleno), Aurelio Mancuso (Presidente Arcigay), Paolo Patané (Arcigay Sicilia), Francesca Polo (Presidente Arcilesbica), Sergio Rovasio (Presidente Certi Diritti Radicali), Agata Ruscica (Arcigay Sicilia).
2 - SE LO STEWARD MORTO È UNA BANDIERA GAY
Francesco Merlo per La Repubblica
Siamo tutti omosessuali, e dunque ci spiace dire che l´omofobia, nella orribile morte del povero Domenico Riso, è un´ossessione sì, ma solo dell´Arcigay, che ha infatti accusato i media italiani di «avere censurato la relazione tra lo steward e il suo compagno francese». Ma noi siamo anche tutti eterosessuali. E dunque ci spiace dire che solo ad un´Arcigay, che è ossessionata dall´idea e non è intelligente dei fatti, poteva venire in mente che in quel forno crematorio all´aeroporto di Madrid non c´erano 153 persone, ma solo due omosessuali dichiarati.
Tutto questo per dire che la sessualità, rispetto a quell´atroce tragedia, è un dettaglio insignificante, come essere milanisti o juventini. E dunque nessuno, e soprattutto l´Arcigay, che non lasceremo mai sola nelle sue battaglie contro le odiose discriminazioni, ha il diritto di strumentalizzare la dimensione intima e privata dello steward italiano morto insieme ad un amico, al proprio figlio di tre anni e ad altre 150 persone, sulle quali l´onorevole Grillini non ha però l´occhio impietrito dall´ossessione e dall´indecenza.
E infatti solo per quei due, per Domenico Riso e per il suo convivente, l´Arcigay trova necessario che «la completezza dell´informazione» frughi tra le lenzuola, e che la loro pulsione d´amore, che vale quanto tutte le altre pulsioni d´amore, sia sbandierata come una militanza, un drammone e una vertigine post mortem.
Ma che c´entrano le abitudini sessuali, le pratiche coniugali, le tradizioni, le convenzioni e gli umori con la morte in un disastro aereo? In base alla logica sessuocentrica dell´Arcigay, i giornali e le tv di un Paese come l´Italia, che ha le sue gravi rogne ma è ancora civile e sa tenere lontana la tragedia dalla farsa, avrebbero dovuto involgarirsi, come purtroppo ha fatto l´onorevole Grillini, e dunque indagare e raccontare - «senza ipocrisia» perbacco - quanti, tra i sessantenni a bordo usavano il viagra, e quanti avevano pratiche feticiste, e quanti erano i transessuali e i bisessuali, e ancore quante mogli e quanti mariti ha avuto ciascuna vittima, e quante erano le vergini e quanti i sodomiti.
Abbiamo, insomma, il fondato sospetto che l´onorevole Grillini sia - proprio lui - l´ossessionato dall´omofobia. È lui ad avere bisogno, sempre e comunque, del nemico per le sue usurate battaglie, al punto da andare fiero della sessualità di una vittima di un disastro aereo e di celebrarlo come un eroe della diversità, del pensiero laterale e dell´anticonformismo.
E c´è forse qualcosa di più. C´è un accenno rivelatore nell´indignazione di maniera dell´Arcigay, la quale si chiede: «Quando un gay siciliano che è emigrato, si è costruito una vita nuova e una famiglia, potrà avere rispetto, almeno dopo morto?». Noi che sappiamo pensare male, temiamo che in questa sottolineatura dell´emigrante siciliano, che solo a Parigi può liberare la propria sessualità, ci sia un avvitamento razzista, probabilmente inconsapevole.
Grillini, insomma, non si rende conto che l´idea che un siciliano debba uscire per riuscire è un´idea criptoleghista, perché appunto i leghisti ritengono che i meridionali solo altrove possono avere opportunità, mentre la loro terra li condanna a un destino di dissipazione sociale e, nel caso dell´omosessuale, di infelicità e di disprezzo. Secondo l´Arcigay, Domenico, se fosse rimasto in Sicilia, avrebbe potuto solo nascondersi e dannarsi. A Parigi, invece: allegria, valori condivisi, fierezza.
C´è insomma uno sguardo di degnazione verso la caverna del Sud, dove - malgrado Grillini e il suo bisogno di arcaismi da aggredire per continuare ad esistere - c´è ormai tutto il ventaglio della sessualità praticata, e anche nelle istituzioni, proprio come a Parigi.
Due parole infine sui giornali e sulle tv italiane che, a conferma di libertà, hanno deciso in maniera molto varia come e quanto tirare in ballo la scelte private e i pudori familiari di Domenico Riso. Ogni giornale, insomma, si comporta come crede, ciascuno ha la propria misura di eleganza, ciascuno ha i suoi titolisti e i suoi cronisti, e ciascuno fa ovviamente anche i suoi errori.
È legittimo criticare, ma la paranoia dell´omofobia, in questa Italia confusa, sta rischiando di trasformare l´Arcigay in una comunità di preti fondamentalisti al contrario, con lo sguardo tutto puntato sulle pratiche sessuali e con la stessa idea di società che ha Rocco Buttiglione, e magari anche con lo stesso Dio sessuomane. Qui in più c´è anche l´orrore di avere scambiato un camposanto in un campo di battaglia.
Dagospia 23 Agosto 2008
www.arcigay.it
Il dolore per la scomparsa di un giovane uomo in modo cosi assurdo richiede sempre il massimo rispetto e la capacità di fare un passo indietro, di coltivare il silenzio come atteggiamento adeguato e rispettoso. Ci abbiamo provato per due giorni e abbiamo mantenuto, nonostante la drammaticità dell'accaduto, l'adeguata distanza di chi non è in prima persona coinvolto.
Ma i servizi tv e la rassegna stampa di ieri e di oggi ci hanno ancora una volta indignato.
La vita di Domenico Riso è stata avvolta da una cortina fumogena tragicamente ridicola, e ci siamo chieste e chiesti, quando in questo paese si avrà il coraggio di chiamare le cose con il proprio nome? Quando un gay siciliano che è emigrato, si è costruito una vita nuova, una propria famiglia, potrà ottenere il rispetto dovuto almeno dopo morto? E' possibile che la sua famiglia completamente distrutta in un tragico incidente non sia uccisa una seconda volta dall'ipocrisia, dall'omissione, dal perbenismo?
E' dovere per chi dovrebbe informare correttamente, dare conto di una storia che purtroppo è stata bruscamente interrotta, e che propone una riflessione ampia sulla condizione di milioni di gay e lesbiche in questo paese.
Un tempo, evidentemente non ancora troppo lontano, quando ci si riferiva all'omosessualità si parlava "dell'amore che non osa dire il suo nome" e oggi? Siamo ancora lì?
Quando la vita delle persone omosessuali non sarà più cancellata o trattata sui mass media solo nei casi di cronaca nera o nei pezzi di colore?
Vogliamo salutare a nostro modo Domenico, cui ci sentiamo legate e legati da un sentimento di fraternità e di sorellanza: la sua pur breve vita è la testimonianza di una ferrea volontà di non rinunciare a se stesso, di combattere la sua personale battaglia per la felicità, che in questo paese c'è ottusamente negata. Per lui e per tante e tanti, figlie e figli, amici ed amiche, continueremo a lavorare affinché anche nel vuoto della scomparsa, non sia mai più negata la realtà della famiglia omosessuale.
Andrea Benedino (Gay Pd), Paola Concia (Deputata Pd), Rita De Santis (Presidente Agedo), Riccardo Gottardi (Segretario Arcigay), Cristina Gramolini (Segretaria Arcilesbica), Franco Grillini (Presidente Gaynet), Giuseppina La Delfa (Presidente Famiglie Arcobaleno), Aurelio Mancuso (Presidente Arcigay), Paolo Patané (Arcigay Sicilia), Francesca Polo (Presidente Arcilesbica), Sergio Rovasio (Presidente Certi Diritti Radicali), Agata Ruscica (Arcigay Sicilia).
2 - SE LO STEWARD MORTO È UNA BANDIERA GAY
Francesco Merlo per La Repubblica
Siamo tutti omosessuali, e dunque ci spiace dire che l´omofobia, nella orribile morte del povero Domenico Riso, è un´ossessione sì, ma solo dell´Arcigay, che ha infatti accusato i media italiani di «avere censurato la relazione tra lo steward e il suo compagno francese». Ma noi siamo anche tutti eterosessuali. E dunque ci spiace dire che solo ad un´Arcigay, che è ossessionata dall´idea e non è intelligente dei fatti, poteva venire in mente che in quel forno crematorio all´aeroporto di Madrid non c´erano 153 persone, ma solo due omosessuali dichiarati.
Tutto questo per dire che la sessualità, rispetto a quell´atroce tragedia, è un dettaglio insignificante, come essere milanisti o juventini. E dunque nessuno, e soprattutto l´Arcigay, che non lasceremo mai sola nelle sue battaglie contro le odiose discriminazioni, ha il diritto di strumentalizzare la dimensione intima e privata dello steward italiano morto insieme ad un amico, al proprio figlio di tre anni e ad altre 150 persone, sulle quali l´onorevole Grillini non ha però l´occhio impietrito dall´ossessione e dall´indecenza.
E infatti solo per quei due, per Domenico Riso e per il suo convivente, l´Arcigay trova necessario che «la completezza dell´informazione» frughi tra le lenzuola, e che la loro pulsione d´amore, che vale quanto tutte le altre pulsioni d´amore, sia sbandierata come una militanza, un drammone e una vertigine post mortem.
Ma che c´entrano le abitudini sessuali, le pratiche coniugali, le tradizioni, le convenzioni e gli umori con la morte in un disastro aereo? In base alla logica sessuocentrica dell´Arcigay, i giornali e le tv di un Paese come l´Italia, che ha le sue gravi rogne ma è ancora civile e sa tenere lontana la tragedia dalla farsa, avrebbero dovuto involgarirsi, come purtroppo ha fatto l´onorevole Grillini, e dunque indagare e raccontare - «senza ipocrisia» perbacco - quanti, tra i sessantenni a bordo usavano il viagra, e quanti avevano pratiche feticiste, e quanti erano i transessuali e i bisessuali, e ancore quante mogli e quanti mariti ha avuto ciascuna vittima, e quante erano le vergini e quanti i sodomiti.
Abbiamo, insomma, il fondato sospetto che l´onorevole Grillini sia - proprio lui - l´ossessionato dall´omofobia. È lui ad avere bisogno, sempre e comunque, del nemico per le sue usurate battaglie, al punto da andare fiero della sessualità di una vittima di un disastro aereo e di celebrarlo come un eroe della diversità, del pensiero laterale e dell´anticonformismo.
E c´è forse qualcosa di più. C´è un accenno rivelatore nell´indignazione di maniera dell´Arcigay, la quale si chiede: «Quando un gay siciliano che è emigrato, si è costruito una vita nuova e una famiglia, potrà avere rispetto, almeno dopo morto?». Noi che sappiamo pensare male, temiamo che in questa sottolineatura dell´emigrante siciliano, che solo a Parigi può liberare la propria sessualità, ci sia un avvitamento razzista, probabilmente inconsapevole.
Grillini, insomma, non si rende conto che l´idea che un siciliano debba uscire per riuscire è un´idea criptoleghista, perché appunto i leghisti ritengono che i meridionali solo altrove possono avere opportunità, mentre la loro terra li condanna a un destino di dissipazione sociale e, nel caso dell´omosessuale, di infelicità e di disprezzo. Secondo l´Arcigay, Domenico, se fosse rimasto in Sicilia, avrebbe potuto solo nascondersi e dannarsi. A Parigi, invece: allegria, valori condivisi, fierezza.
C´è insomma uno sguardo di degnazione verso la caverna del Sud, dove - malgrado Grillini e il suo bisogno di arcaismi da aggredire per continuare ad esistere - c´è ormai tutto il ventaglio della sessualità praticata, e anche nelle istituzioni, proprio come a Parigi.
Due parole infine sui giornali e sulle tv italiane che, a conferma di libertà, hanno deciso in maniera molto varia come e quanto tirare in ballo la scelte private e i pudori familiari di Domenico Riso. Ogni giornale, insomma, si comporta come crede, ciascuno ha la propria misura di eleganza, ciascuno ha i suoi titolisti e i suoi cronisti, e ciascuno fa ovviamente anche i suoi errori.
È legittimo criticare, ma la paranoia dell´omofobia, in questa Italia confusa, sta rischiando di trasformare l´Arcigay in una comunità di preti fondamentalisti al contrario, con lo sguardo tutto puntato sulle pratiche sessuali e con la stessa idea di società che ha Rocco Buttiglione, e magari anche con lo stesso Dio sessuomane. Qui in più c´è anche l´orrore di avere scambiato un camposanto in un campo di battaglia.
Dagospia 23 Agosto 2008