PIT BULL - OGNI MESE MICHELE-CHI?, SANTORO & MARTIRE, BUTTA IN TASCA 50 MILIONI, AL NETTO DELLE TASSE; GIACOMOTTI E SONCINI CONTRO LA "DIRETTORA DELLE STRONZE".
Pit Bull per Prima Comunicazione (www.primaonline.it)
Stralci della rubrica "Star e Stress"
Mi dicono che la Banca di Sarno ha deciso di dare qualche migliaio di euro all'Università libera del Salento per far diventare professore emerito fino all'anno accademico 2004-2005 (quando si terranno le elezioni politiche) il caro Michele Santoro. In parte per risarcire il poveretto da tutte le afflizioni che il nuovo corso politico gli sta provocando, e in parte perché Michelechi vestito da cattedratico, pomposo e un po' bolso, farebbe la sua figura.
Con quella delicatezza di sentimenti che anche i nemici gli riconoscono, il buono e bravo Agostino Saccà, alzando un momento la testa dalla lettura dei pensieri di Sant'Agostino che, come tutti sanno, gli tengono compagnia da mane a sera, ha reso pubblico lo stipendio di Michelechi. Così siamo venuti a sapere che nell'ultimo anno lo sventurato ha guadagnato un miliardo e 470 milioni di lire, che fanno, per tredici mensilità, cinquanta milioni di lire netti al mese, più qualcosa per le spesucce di Natale. Adesso non ci metteremo qui a fare i soliti moralisti, né ci lasceremo rodere dall'invidia (che pure agisce poderosa dentro di noi), né racconteremo, per carità di patria, quello che ci ha detto nostra moglie quando ha letto dello stipendio di Michelechi.
Vorremmo farlo ma non lo faremo. Vorremmo darci martellate sulle palle ma non lo faremo. Vorremmo sputarci in faccia ma non lo faremo. Vorremmo sputare in faccia a una dozzina dei nuovi capetti che non si perdono un girotondo che sia uno, ma non lo faremo. Vorremmo spiegare due o tre cosine a Moretti e alla sua nuova compagna che adora girotondare e che gli ha cambiato la vita e sta contribuendo a cambiare anche la nostra che eravamo onesti ragazzi di sinistra, ma non lo faremo. Ogni volta che ritireremo lo stipendio penseremo serenamente a Michelechi che lancia appelli contro la censura e intasca nel frattempo, mese dopo mese, cinquanta milioni di lire (netti). Ogni trenta giorni lui, censurato e maltrattato da quei porci della destra, butta dentro le tasche cinquanta milioni di vecchie lire, al netto dalle tasse.
Noi continueremo a farci schifo e a chiederci dove abbiamo sbagliato. E non perché al suo confronto siamo dei morti di fame, e magari è giusto che sia così, ma perché se lanciassimo un appello per la nostra professionalità e per le censure che da sempre ci becchiamo, per i caposervizi che ci hanno seviziati e i redattori capo che ci hanno triturato i coglioni e i direttori che si sono divertiti con noi a giocare come il gatto con il topo - ma che dico il gatto, diciamo piuttosto il leone, la pantera, il ghepardo, sempre con il topo di prima - se, insomma, facessimo una cosa del genere, aggiungeremmo una bella figura di pirla a quella di coglione, e perfino a Serventi Longhi scapperebbe da ridere.
Invece il nostro Michelechi, disperato per la censura e perché magari dovrà stare fermo un giro (sempre a busta paga completa, perché nessuno in Rai gli toccherà un euro), ha mandato una lettera aperta a tutti i giornalisti italiani (e alle Rose Funzeche che ancheggiano dentro le nostre stanze ovali) e ha chiesto aiuto e solidarietà. Sbrodolandosi addosso indignazione e commozione, tra un cara contessa e un bella ciao, al quale ha aggiunto in privato anche una canzone di Marinella e quel motivetto che ci piace tanto e fa du-du-du-du-dudà, scrive: "Attenti colleghi, perché quello che è successo oggi a me, domani può capitare ad altri".
Fa tenerezza il ragazzone campano. A forza di frequentare Beppe Giulietti e Roberto Natale, a forza di curziomaltesizzare e di credere che Vincenzo Cerami ha scritto per davvero il soggetto di 'Pinocchio' (come recitano, senza ritegno, i titoli di testa del filmaccío di Benigni), deve essergli andato in pappa il cervello. Ma dove ha vissuto finora? Qualcuno dovrebbe spiegargli che quello che è successo a lui è successo a un sacco di altri giornalisti, ma tanti e tanti che neanche si immagina, che sono stati vessati e censurati da direttori ignobili ed editori vergognosi. Provi a guardarsi intorno in Rai, o a parlare con qualcuno dei colleghi che hanno lavorato da Riffeser, o che lavorano da Caltagirone, o chieda quello che sta succedendo all'Espresso della piccola Hamaui che odia i gay, o si faccia un giro all'Ansa e lasci che gli raccontino due o tre episodi di quelli gustosi. Si ammazzerà dalle risate.
Si faccia ricordare dal suo amico Serventi Longhi la storia del quotidiano romano Il Tempo, e di quando l'editore (edìtore?) Bonifaci cacciava i colleghi dal posto di lavoro e faceva il giornale a casa sua (lo ripeto: nella sua abitazione privata), grazie all'apporto di alcuni crumiri di cui perfino Rosa Funzeca si sarebbe vergognata. Magari mi sbaglio, ma in quelle settimane non mi pare che 'Sciuscià' dedicasse una sola puntata, un solo minuto al problema dei giornalisti licenziati e zittiti. Mi sbaglio?
A proposito di stile. Non è bello che il gruppo dove lavora la volonterosa Fabiana Giacomotti faccia uscire sul suo quotidiano un titolo: 'In pochi rapiti dal nuovo Amica'. Se lo potevano risparmiare. Magari la Giacomotti ha ragione ad avere il dente avvelenato con chi l'ha fatta fuori malamente. Ma è meglio che si disinteressi dei rancori e delle vendette. Deve prendersi le sue soddisfazioni in altro modo, magari scoprirà che ne è capace. Di Amica si dimentichi, e chieda al suo nuovo editore di dimenticarsene.
A sfotticchiare il nuovo mensile della Rizzoli si è divertita quella sciagurata di Guia Soncini con un pezzo memorabile sul Foglio, in cui ha scritto che ad Amica lavorano solo le amiche della direttora MLR. Di più: che Maria Laura Rodotà le ha copiato pezzi e idee. Si aspetta con gusto ed eccitazione la risposta di MLR. Che chiedere di più di uno scontro tra la 'deficiente' e la 'direttora delle stronze', come MLR si è genialmente autodefinita?
E chiudiamo con due chicche scicche. La prima è l'eleganza con cui Carlo Rossella, del quale non lamenteremo mai abbastanza l'unicità nel panorama del giornalismo italiano, ha fatto sapere, senza aprire bocca, di una sua colazione da Berlusconi. Il premier ha pranzato con lui tra un consiglio dei ministri, un caffè con Giuliano Urbani, un faccia a faccia con Tremonti e i vertici Fiat, un incontro con Beppe Pisanu e Fernando Masone e una chiacchierata con Cesare Previti (non si sa mai, oggi domani un concorso). Appena due righe su un trafiletto di Repubblica: che ha fatto tremare Chicco Mentana e sbiancare il povero Baldassarre, l'unico che non aveva visto in anteprima 'Tux e Max', ma rideva lo stessox ai racconti degli amici Del Nox, Vespax, Saccax e Mimux. Caro Rossella, che classe, che stile, che alta società!
La seconda sciccheria è una foto che teniamo ormai sul tavolino nel quale scriviamo e che in questo momento ci fa compagnia. È il dagherrotipo di Paolo Mieli in toga e tocco che riceve dal Magnifico Rettore della Libera università degli studi di san Pio V, che nessuno conosce ma esiste veramente, la laurea 'honoris causa' in scienze politiche. De Bortoli l'ha perfidamente pubblicata sul Corriere del 13 settembre a pagina 53. Diamo tutti questi dettagli perché, se volete, fatevi mandare a casa la copia arretrata del quotidiano. Ne vale la pena. Il sorriso di Mieli stampato su quella sua faccia da crapulone rinascimentale che sbuca sotto il tocco mentre stringe la mano al Rettore è una vera perla. Diciamoci la verità: come prende per il culo il mondo lui, nessuno ci riesce. Tutti gli altri al confronto, Rossella compreso, sono dilettanti allo sbaraglio.
Madame Verdurin (Furio Colombo, nota di Dagospia) ne farà una malattia: quel disgraziato di Mieli insegna all'università e nessuna banca ne paga il conto. Che mondo, che vergogna, che schifo: solidarietà oggi e sempre per quella pazza della Verdurin, la sciantosa più vaporosa del giornalismo nostrano. Le sono venuti i brufoli sul faccino quando ha letto l'altra notizia: Angela Melillo, che dio ce la conservi sempre così com'è adesso, nuova soubrette del Bagaglino, è stata sorpresa in camerino, racconta Cesare Lanza su Panorama, mentre legge 'La goccia cinese', il nuovo libro di Mieli, e pigola (a sproposito) di come le piacerebbe interpretare un film sull'argomento. La Melillo viene descritta mentre "rosicchia con seducente perizia la matita", e spara cazzate in libertà. Dicono che Mieli ne sia entusiasta. Della ragazza, naturalmente, non del suo libro..
Dagospia.com 22 Ottobre 2002
Stralci della rubrica "Star e Stress"
Mi dicono che la Banca di Sarno ha deciso di dare qualche migliaio di euro all'Università libera del Salento per far diventare professore emerito fino all'anno accademico 2004-2005 (quando si terranno le elezioni politiche) il caro Michele Santoro. In parte per risarcire il poveretto da tutte le afflizioni che il nuovo corso politico gli sta provocando, e in parte perché Michelechi vestito da cattedratico, pomposo e un po' bolso, farebbe la sua figura.
Con quella delicatezza di sentimenti che anche i nemici gli riconoscono, il buono e bravo Agostino Saccà, alzando un momento la testa dalla lettura dei pensieri di Sant'Agostino che, come tutti sanno, gli tengono compagnia da mane a sera, ha reso pubblico lo stipendio di Michelechi. Così siamo venuti a sapere che nell'ultimo anno lo sventurato ha guadagnato un miliardo e 470 milioni di lire, che fanno, per tredici mensilità, cinquanta milioni di lire netti al mese, più qualcosa per le spesucce di Natale. Adesso non ci metteremo qui a fare i soliti moralisti, né ci lasceremo rodere dall'invidia (che pure agisce poderosa dentro di noi), né racconteremo, per carità di patria, quello che ci ha detto nostra moglie quando ha letto dello stipendio di Michelechi.
Vorremmo farlo ma non lo faremo. Vorremmo darci martellate sulle palle ma non lo faremo. Vorremmo sputarci in faccia ma non lo faremo. Vorremmo sputare in faccia a una dozzina dei nuovi capetti che non si perdono un girotondo che sia uno, ma non lo faremo. Vorremmo spiegare due o tre cosine a Moretti e alla sua nuova compagna che adora girotondare e che gli ha cambiato la vita e sta contribuendo a cambiare anche la nostra che eravamo onesti ragazzi di sinistra, ma non lo faremo. Ogni volta che ritireremo lo stipendio penseremo serenamente a Michelechi che lancia appelli contro la censura e intasca nel frattempo, mese dopo mese, cinquanta milioni di lire (netti). Ogni trenta giorni lui, censurato e maltrattato da quei porci della destra, butta dentro le tasche cinquanta milioni di vecchie lire, al netto dalle tasse.
Noi continueremo a farci schifo e a chiederci dove abbiamo sbagliato. E non perché al suo confronto siamo dei morti di fame, e magari è giusto che sia così, ma perché se lanciassimo un appello per la nostra professionalità e per le censure che da sempre ci becchiamo, per i caposervizi che ci hanno seviziati e i redattori capo che ci hanno triturato i coglioni e i direttori che si sono divertiti con noi a giocare come il gatto con il topo - ma che dico il gatto, diciamo piuttosto il leone, la pantera, il ghepardo, sempre con il topo di prima - se, insomma, facessimo una cosa del genere, aggiungeremmo una bella figura di pirla a quella di coglione, e perfino a Serventi Longhi scapperebbe da ridere.
Invece il nostro Michelechi, disperato per la censura e perché magari dovrà stare fermo un giro (sempre a busta paga completa, perché nessuno in Rai gli toccherà un euro), ha mandato una lettera aperta a tutti i giornalisti italiani (e alle Rose Funzeche che ancheggiano dentro le nostre stanze ovali) e ha chiesto aiuto e solidarietà. Sbrodolandosi addosso indignazione e commozione, tra un cara contessa e un bella ciao, al quale ha aggiunto in privato anche una canzone di Marinella e quel motivetto che ci piace tanto e fa du-du-du-du-dudà, scrive: "Attenti colleghi, perché quello che è successo oggi a me, domani può capitare ad altri".
Fa tenerezza il ragazzone campano. A forza di frequentare Beppe Giulietti e Roberto Natale, a forza di curziomaltesizzare e di credere che Vincenzo Cerami ha scritto per davvero il soggetto di 'Pinocchio' (come recitano, senza ritegno, i titoli di testa del filmaccío di Benigni), deve essergli andato in pappa il cervello. Ma dove ha vissuto finora? Qualcuno dovrebbe spiegargli che quello che è successo a lui è successo a un sacco di altri giornalisti, ma tanti e tanti che neanche si immagina, che sono stati vessati e censurati da direttori ignobili ed editori vergognosi. Provi a guardarsi intorno in Rai, o a parlare con qualcuno dei colleghi che hanno lavorato da Riffeser, o che lavorano da Caltagirone, o chieda quello che sta succedendo all'Espresso della piccola Hamaui che odia i gay, o si faccia un giro all'Ansa e lasci che gli raccontino due o tre episodi di quelli gustosi. Si ammazzerà dalle risate.
Si faccia ricordare dal suo amico Serventi Longhi la storia del quotidiano romano Il Tempo, e di quando l'editore (edìtore?) Bonifaci cacciava i colleghi dal posto di lavoro e faceva il giornale a casa sua (lo ripeto: nella sua abitazione privata), grazie all'apporto di alcuni crumiri di cui perfino Rosa Funzeca si sarebbe vergognata. Magari mi sbaglio, ma in quelle settimane non mi pare che 'Sciuscià' dedicasse una sola puntata, un solo minuto al problema dei giornalisti licenziati e zittiti. Mi sbaglio?
A proposito di stile. Non è bello che il gruppo dove lavora la volonterosa Fabiana Giacomotti faccia uscire sul suo quotidiano un titolo: 'In pochi rapiti dal nuovo Amica'. Se lo potevano risparmiare. Magari la Giacomotti ha ragione ad avere il dente avvelenato con chi l'ha fatta fuori malamente. Ma è meglio che si disinteressi dei rancori e delle vendette. Deve prendersi le sue soddisfazioni in altro modo, magari scoprirà che ne è capace. Di Amica si dimentichi, e chieda al suo nuovo editore di dimenticarsene.
A sfotticchiare il nuovo mensile della Rizzoli si è divertita quella sciagurata di Guia Soncini con un pezzo memorabile sul Foglio, in cui ha scritto che ad Amica lavorano solo le amiche della direttora MLR. Di più: che Maria Laura Rodotà le ha copiato pezzi e idee. Si aspetta con gusto ed eccitazione la risposta di MLR. Che chiedere di più di uno scontro tra la 'deficiente' e la 'direttora delle stronze', come MLR si è genialmente autodefinita?
E chiudiamo con due chicche scicche. La prima è l'eleganza con cui Carlo Rossella, del quale non lamenteremo mai abbastanza l'unicità nel panorama del giornalismo italiano, ha fatto sapere, senza aprire bocca, di una sua colazione da Berlusconi. Il premier ha pranzato con lui tra un consiglio dei ministri, un caffè con Giuliano Urbani, un faccia a faccia con Tremonti e i vertici Fiat, un incontro con Beppe Pisanu e Fernando Masone e una chiacchierata con Cesare Previti (non si sa mai, oggi domani un concorso). Appena due righe su un trafiletto di Repubblica: che ha fatto tremare Chicco Mentana e sbiancare il povero Baldassarre, l'unico che non aveva visto in anteprima 'Tux e Max', ma rideva lo stessox ai racconti degli amici Del Nox, Vespax, Saccax e Mimux. Caro Rossella, che classe, che stile, che alta società!
La seconda sciccheria è una foto che teniamo ormai sul tavolino nel quale scriviamo e che in questo momento ci fa compagnia. È il dagherrotipo di Paolo Mieli in toga e tocco che riceve dal Magnifico Rettore della Libera università degli studi di san Pio V, che nessuno conosce ma esiste veramente, la laurea 'honoris causa' in scienze politiche. De Bortoli l'ha perfidamente pubblicata sul Corriere del 13 settembre a pagina 53. Diamo tutti questi dettagli perché, se volete, fatevi mandare a casa la copia arretrata del quotidiano. Ne vale la pena. Il sorriso di Mieli stampato su quella sua faccia da crapulone rinascimentale che sbuca sotto il tocco mentre stringe la mano al Rettore è una vera perla. Diciamoci la verità: come prende per il culo il mondo lui, nessuno ci riesce. Tutti gli altri al confronto, Rossella compreso, sono dilettanti allo sbaraglio.
Madame Verdurin (Furio Colombo, nota di Dagospia) ne farà una malattia: quel disgraziato di Mieli insegna all'università e nessuna banca ne paga il conto. Che mondo, che vergogna, che schifo: solidarietà oggi e sempre per quella pazza della Verdurin, la sciantosa più vaporosa del giornalismo nostrano. Le sono venuti i brufoli sul faccino quando ha letto l'altra notizia: Angela Melillo, che dio ce la conservi sempre così com'è adesso, nuova soubrette del Bagaglino, è stata sorpresa in camerino, racconta Cesare Lanza su Panorama, mentre legge 'La goccia cinese', il nuovo libro di Mieli, e pigola (a sproposito) di come le piacerebbe interpretare un film sull'argomento. La Melillo viene descritta mentre "rosicchia con seducente perizia la matita", e spara cazzate in libertà. Dicono che Mieli ne sia entusiasta. Della ragazza, naturalmente, non del suo libro..
Dagospia.com 22 Ottobre 2002