FINIS FIAT - IL CAV. SU TORINO: UN COLPO DI NANO?; LA LIQUIDAZIONE AL FRESCO E I CASSAINTEGRATI AL GHIACCIO; NATALE IN CASA AGNELLI.
1 - AUDACE COLPO
Caro Dago,
ma come si può definire l'azione di Berlusconi sulla Fiat e il Corriere: un colpo di nano?
Eddy Bi
2 - LA LIQUIDAZIONE AL FRESCO E I CASSAINTEGRATI AL GHIACCIO
Franco Bechis per Il Tempo
Cosa c'entra la liquidazione di Paolo Fresco con la grande confusione che in queste ore sta consumandosi al capezzale della Fiat? È un problema di serietà. A poche ore dalla lettera con cui la Fiat lasciava a casa 5.600 cassaintegrati, comunque con poche speranze di rientro, senza spiegare nulla pubblicamente è andato in onda un poco comprensibile ribaltone. La sostituzione di due importanti manager come Fresco e Gabriele Galateri di Genola, non motivata, almeno pubblicamente, da un cambiamento di strategie industriali.
La spaccatura, interna anche allo stesso consiglio di amministrazione Fiat, fra due fronti contrapposti. Capibile solo se si traduce in parole povere: una parte preme per il ritorno alla tradizionale alleanza di potere con Mediobanca. E un fronte che vede Vincenzo Maranghi come fumo negli occhi. I due blocchi raccolgono manager, gruppi industriali, grandi banche, politici e perfino giornalisti. Fresco vuole resistere, resistere, resistere. Ma ieri ha concesso un'intervista in cui si è auto-escluso, tirando bordate su Umberto Agnelli, su Silvio Berlusconi e sul governo. E in serata per quattro ore ha cercato inutilmente di organizzare un fronte partigiano con le banche creditrici in un vertice clandestino. Maranghi ha organizzato il ribaltone scambiandosi con Francesco Cossiga posta riservata e timorosa di intercettazioni attraverso un messo che in questi giorni ha fatto la spola fra Milano e Roma su un aereo privato.
La commedia, quindi, è andata in onda con i suoi atti. Ma nessuno ha spiegato i motivi e le strategie industriali del cambio di rotta. Si può dire ai cassintegrati che era giusto il piano industriale che li ha fatti fuori, ma sbagliati i manager che l'hanno scritto? Qualcuno allora spieghi perché oggi è necessario tagliare spendendo 110 milioni di euro, il costo di Termini Imerese, la testa di Fresco.
2 - NATALE IN CASA AGNELLI
Andrea Marcenaro per il Foglio
Sembrava il solito pezzo politico, quello di Scalfari sulla Fiat, interessante come sempre, bello come al solito. Invece era di più, molto di più, si capiva dall'esordio: "Ci sono quattro attori che si muovono sulla scena Fiat degli ultimi mesi, degli ultimi giorni, delle ultime ore, mentre lampi e scrosci di fosca tempesta si alternano a immense ipocrisie". E da qui si cresceva: "Il consigliere delegato ascolta a testa china il verdetto dell'uomo che fu il più potente d'Italia e che, ora, si arrende al destino con pochi monosillabi di congedo. Le donne, nella sala da pranzo deserta, piangono". Che stile, che pathos! Te le vedevi Susanna e Marella, con Clara e Maria Sole, sedute a una tavola fino a ieri imbandita e ora senza nemmanco un cracker, che piangevano. Perché piangevano, le donne Fiat. Eppure, pazienza. Per uno Spinoza che moriva, un grande drammaturgo era nato. Dopo Eduardo, Eugenio. Lo sentivi. Dopo il Natale a casa Cupiello, il Natale a casa Caracciolo. E a te, turbato, rapito, commosso, un cruccio crudele si affacciava: ma perché non si vendono questa benedetta Toro e ci comprano un panettone per le madamine?
Dagospia.com 12 Dicembre 2002
Caro Dago,
ma come si può definire l'azione di Berlusconi sulla Fiat e il Corriere: un colpo di nano?
Eddy Bi
2 - LA LIQUIDAZIONE AL FRESCO E I CASSAINTEGRATI AL GHIACCIO
Franco Bechis per Il Tempo
Cosa c'entra la liquidazione di Paolo Fresco con la grande confusione che in queste ore sta consumandosi al capezzale della Fiat? È un problema di serietà. A poche ore dalla lettera con cui la Fiat lasciava a casa 5.600 cassaintegrati, comunque con poche speranze di rientro, senza spiegare nulla pubblicamente è andato in onda un poco comprensibile ribaltone. La sostituzione di due importanti manager come Fresco e Gabriele Galateri di Genola, non motivata, almeno pubblicamente, da un cambiamento di strategie industriali.
La spaccatura, interna anche allo stesso consiglio di amministrazione Fiat, fra due fronti contrapposti. Capibile solo se si traduce in parole povere: una parte preme per il ritorno alla tradizionale alleanza di potere con Mediobanca. E un fronte che vede Vincenzo Maranghi come fumo negli occhi. I due blocchi raccolgono manager, gruppi industriali, grandi banche, politici e perfino giornalisti. Fresco vuole resistere, resistere, resistere. Ma ieri ha concesso un'intervista in cui si è auto-escluso, tirando bordate su Umberto Agnelli, su Silvio Berlusconi e sul governo. E in serata per quattro ore ha cercato inutilmente di organizzare un fronte partigiano con le banche creditrici in un vertice clandestino. Maranghi ha organizzato il ribaltone scambiandosi con Francesco Cossiga posta riservata e timorosa di intercettazioni attraverso un messo che in questi giorni ha fatto la spola fra Milano e Roma su un aereo privato.
La commedia, quindi, è andata in onda con i suoi atti. Ma nessuno ha spiegato i motivi e le strategie industriali del cambio di rotta. Si può dire ai cassintegrati che era giusto il piano industriale che li ha fatti fuori, ma sbagliati i manager che l'hanno scritto? Qualcuno allora spieghi perché oggi è necessario tagliare spendendo 110 milioni di euro, il costo di Termini Imerese, la testa di Fresco.
2 - NATALE IN CASA AGNELLI
Andrea Marcenaro per il Foglio
Sembrava il solito pezzo politico, quello di Scalfari sulla Fiat, interessante come sempre, bello come al solito. Invece era di più, molto di più, si capiva dall'esordio: "Ci sono quattro attori che si muovono sulla scena Fiat degli ultimi mesi, degli ultimi giorni, delle ultime ore, mentre lampi e scrosci di fosca tempesta si alternano a immense ipocrisie". E da qui si cresceva: "Il consigliere delegato ascolta a testa china il verdetto dell'uomo che fu il più potente d'Italia e che, ora, si arrende al destino con pochi monosillabi di congedo. Le donne, nella sala da pranzo deserta, piangono". Che stile, che pathos! Te le vedevi Susanna e Marella, con Clara e Maria Sole, sedute a una tavola fino a ieri imbandita e ora senza nemmanco un cracker, che piangevano. Perché piangevano, le donne Fiat. Eppure, pazienza. Per uno Spinoza che moriva, un grande drammaturgo era nato. Dopo Eduardo, Eugenio. Lo sentivi. Dopo il Natale a casa Cupiello, il Natale a casa Caracciolo. E a te, turbato, rapito, commosso, un cruccio crudele si affacciava: ma perché non si vendono questa benedetta Toro e ci comprano un panettone per le madamine?
Dagospia.com 12 Dicembre 2002