"PLAYBOY" SPECIAL/6 - SESSO PROIBITO DA CINECITTA' A HOLLYWOOD: CORINNE CLERY, GLORIA GUIDA, LEONORA FANI, SYLVIA KRISTEL.
Paolo Limiti per Sesso Proibito da Cinecittà a Hollywood - supplemento al n. 3 di Playboy Italia 1982
«Non è quello che faccio, ma come lo faccio. Non è quello che dico, ma come lo dico. Ed è l'espressione che ho mentre lo faccio e lo dico!»
Mae West
Nessun sessuologo al mondo, per quanto bravo, sarebbe mai stato capace di concentrare in una sola, frase e in modo così perfetto il trionfo del sesso nel cinema. Poco importa che a dirlo sia stata una cicciottona, più simile a uno scaricatore con la parrucca che a una tenera Biancaneve in attesa della «caduta». Anzi, questo semmai non ha fatto che evidenziare ancora maggiormente come sesso e recitazione siano indissolubilmente legati e spiega anche perché, ancor oggi, certe cose hanno più successo sullo schermo che in camera da letto.
Ci vuole arte, immaginazione e sogno per trasformare un semplice bacio in un'esperienza indimenticabile ed è quindi un po' grazie anche a Greta Garbo se quasi ognuno di noi nei suoi anni migliori, uscito euforico da una proiezione cinematografica, ha cercato di ricrearsi per conto suo quel torrente di lava a trentacinque millimetri, magari con la parrucchiera sotto casa.
Insomma, cinema e sesso non potevano essere altro che un matrimonio perfetto ed è stato solo per colpa della censura e dei costumi se il fidanzamento è durato quasi ottant'anni prima che il rapporto (in tutti i sensi) venisse ufficializzato. Già nel 1895, anche se Toulouse Lautrec si era dato un gran da fare a pubblicizzare la «Serpentesca danza di Loie Fuller», immortalandola sulla copertina del Libro del Cinema, la censura intervenne pesantemente e piazzò due belle strisce di traverso ai fotogrammi, impedendo così ai primi cinefili di assistere all'esibizione di colei che era stata la sensazione della Fiera di Chicago del 1893. Tuttavia, bisogna convenire che questo fu un caso abbastanza isolato, perché per il resto le produzioni minori inondarono gli sfarfallanti schermi di allora con titoli come: «Nel boudoir di lei» o «Attento, c'è mio marito!».
Nel nostro paese, il pretesto storico ci permise di vedere seni solidi e deretani di respiro appartenenti ora a «Lucrezia Borgia», ora a «Beatrice Cenci». Purtroppo, l'arrivo della prima guerra mondiale irrigidì la censura, e per la prima volta apparvero ordini di tagliare sequenze in cui vi fossero: nudi; scene d'amore eccessivamente passionali; uomini e donne nello stesso letto; scene da bagno oltre i limiti della decenza. E si arrivò al punto che nel film «Zaza» del 1939, alla battuta dell'eroina che per difendersi gridava al cattivone: «Porco! Porco! Porco! Porco! Porco!», la censura impose: «Togliete due porci dalla colonna sonora!». Non più tardi degli anni Cinquanta, d'altro canto, una biondina di nome Marilyn Monroe fu sentita lamentarsi del rigore censorio, dicendo: «Se la prendono tanto perché a una ragazza si vede la riga tra i due seni, dovrebbero prendersela per il contrario, no? ... ».
In ogni caso, fu questo il periodo che diede a Ted Cook l'opportunità di creare e lanciare il famoso motto: «Il cinema ha rovinato molte più serate che morali». Come Dio volle, gli anni Sessanta abbatterono in un tempo brevissimo l'ostruzionismo e l'ottusità accumulatisi nei decenni e per il 1972 Linda Lovelace fu in grado di dimostrare al mondo intero che una mangiatrice di spade aveva la possibilità di guadagnarsi la vita in modo meno pericoloso e più scenografico!
Qui, però, intervenne un nuovo problema per i distributori: se fino ad allora era stato necessario nascondere la povertà dei film e attirare lo spettatore con titoli e trappole più suggestive del loro reale contenuto, ora bisognava trovare il sistema di nascondere tutto quello che si poteva veramente vedere, per lo meno fino a dopo avere comperato il biglietto!
E poiché «mal comune» è mezzo gaudio (anzi, gaudio intero), anche le attrici più belle e più acclamate dell'olimpo dell'ottava meraviglia cominciarono a mostrare generosamente di che stoffa sono fatti i sogni erotici del mondo. Se Liz Taylor richiedeva una controfigura per il suo nudo in «Riflessi in un occhio d'oro» con Marlon Brando, non era tanto per puritanesimo, quanto per scegliersi un corpo perfetto da regalare ai suoi ammiratori.
L'erotismo filtrava così anche negli strati più alti della Cultura cinematografica, diventando un lussuoso capriccio con cui corteggiare la mente umana. Guardando queste pagine, quindi, sarà come godere ancora una volta dei momenti magici in cui le nostre dee hanno voluto rubare i nostri turbamenti, stimolare la nostra fantasia, farci sognare un po' meglio e un po' di più. E come ha detto Baratier: «... Tutta la pornografia è immaginaria. È il folklore del masochismo. Vizioso è chi ne resta offeso. Felice è chi ne gode».
Dagospia.com 12 Marzo 2003