PIC-NIC NORCINO CON MESSA RURAL-CHIC
SCAMPAGNATA A CAMPAGNANO DELLA ROMA POTENTONA
D'URSO SERVE, ANDREOTTI APPARECCHIA, CARDINAL RE MANGIA
SCAMPAGNATA A CAMPAGNANO DELLA ROMA POTENTONA
D'URSO SERVE, ANDREOTTI APPARECCHIA, CARDINAL RE MANGIA
Giovanna Cavalli per il Corriere della Sera
Reportage di Umberto Pizzi
«Eh no, Fausto non c'è, fino al 15 giugno faccio la vedova bianca», ragguaglia Lella Bertinotti, sciarpa verde plissettata, quanti le chiedono dell'onorevole marito. Che prima di ripartire in comizio per Ravenna l'ha scortata per lo sterrato del Macchione, a Campagnano, 40 km di Cassia bis da Roma. Svolta segnalata da un cartone. C'è scritto: Mario D'Urso, più freccia.
Completa la rotta per gli invitati al party spiritual-agreste dell'ex senatore un suo manifesto elettorale (21 aprile 1996), tra le sterpaglie. Qualcuno s'è perso, tornando giù dal Santuario della Madonna del Sorbo dove ieri a mezzogiorno il cardinale Giovanni Battista Re ha celebrato messa all'ombra dei faggi «per gli spiriti affaticati e stanchi che qui possono trovare ristoro».
D'Urso accoglie gli ospiti in giacca e pedule: Giulio Andreotti in cappotto, sottobraccio alla moglie Livia, i principi Sforza e Pia Ruspoli, Domenico Fisichella, Andrea Monorchio, Alberto Arbasino, Susanna Agnelli in camicetta rosa, il consigliere presidenziale Antonio Puri Purini, la marchesa Bona Frescobaldi, Marisela Federici, Carla Fendi. Sandra Carraro, in stivale con zeppa, ed Edoarda Crociani restano sugli scalini. Tra i banchi scodinzola il bassotto di casa D'Urso: Jas, apposta, come Gawronski.
Andate in pace: il cardinal Re, con bastone da montagna, guida il gruppo che taglia a piedi nei prati fino a villa D'Urso (appena venduta - a Isa Parodi, ndD) nel parco di Vejo, dove il tappetino del bagno ha il suo monogramma inciso sulla spugna. Andreotti invece sale in macchina citando il detto: «Chi ha i comodi e non se ne serve non trova confessore che l'assolve».
Il principe Carlo Giovanelli intanto gli racconta di quando a Napoli, il giorno che sono tornati i Savoia, è stato picchiato in testa con l'asta di una bandiera «e meno male che era di plastica». Lo consola il senatore a vita: «Però che onore, per lei, essere malmenato per il suo re».
Buffet in giardino: maccheroni, uova sode, pane e salame, mozzarella, porchetta. D'Urso versa un mestolo di tortellini per l'ambasciatore americano Mel Sembler in camicia a righe bianche, rosse e blu e scarpe coccodrillate, stesso tavolo dell'ex Reginald Bartolomew.
Sandra Verusio spizzica insalata. Si mettono al sole donna Vittoria, Giancarlo e Paolo Leone. Rombo di elicottero: scende dal cielo il petroliere Aldo Brachetti Peretti. Ruspoli bacia la mano di lady Bertinotti (a donna Assunta Almirante dedica pure l'inchino). Lui: «Suo marito è un gran signore, piace a tutti». Lei: «Meno che ai ds, principe, meno che ai ds».
Nota di Dagospia
La mejo battuta della scampagnata a Campagnano va attribuita al cardinale Giovan Battista Re. Duranta la messa nella chiesina della Madonna del Sorbo fa il suo canino ingresso jas, il quattrozampe di Marione D'Urso, nomignolato così per far dispetto a Jas Gavronski all'epoca delle guerricciole che si consumavano intorno alla figura dell'Avvocato. Quando il cardinale si accorge delle passeggiate di Jas tra i banchi e l'altare, sorride e osserva ammiccando alla devota bestiola: "Così nessuno potrà dire che in chiesa non entra nemmeno un cane.".
D'URSO MARIO.
Pietrangelo Buttafuoco per Il Foglio
Settebello. Ex comparsa cinematografica. Comparsa parlamentare. Dice sempre: "Oh, come mi sono divettito, oh, come mi sono divettito. Bellezza mia, bellezza mia!". Da giovane campicchiava sfruttando l'altezza e il fisico prestante, che gli consentivano di strappare qualche apparizione di pochi minuti a Cinecittà. Poi è diventato un avvocato italiano e un banchiere americano. Si vede e si sente spesso con un altro Avvocato: ha conquistato la sua fiducia più di trent'anni fa, ha investito i suoi soldi, ha copiato il suo rotacismo inimitabile. Senatore dell'Ulivo in quota diniana nel beato collegio che un tempo era stato di Silvio Gava: Castellammare di Stabia-Sorrento, più Capri. Chiamalo fesso, lui, si presenta come il "Senatore di Capri". Memorabile la sua campagna elettorale. Si spostava e dormiva a bordo del suo yacht personale, con sei camerieri a servizio (tre nordafricani, due pidiessini e uno di Rifondazione). Alla processione della Settimana Santa, stava per far inquadrare Lamberto Dini (pensa tu, bellezza mia, bellezza mia!) tra gli incappucciati. Fin qui, il suo tempo libero. Per il resto trascorre gran parte dell'anno a trastullarsi con il suo smoking di cerimoniere mondano. Ha organizzato e organizza feste memorabili per il generone europeo. L'ultima foto italiana di Diana viva ritraeva la principessa, due settimane prima del crash-tunnel di Parigi, proprio con il senatove Mavio d'Uvso (la "d" è rigorosamente e aristocraticamente minuscola). Eccentrico per vocazione e per raffinata goffaggine, ruzzola spesso in situazioni bizzarre. Nel 1997 fu uno degli osservatori europei alle elezioni albanesi. Fermato ai posti di blocco, tirò fuori un orsetto di pelouche minacciando il graduato: "Ti faccio movdere!". Per problemi di incomprensione con il presidente finlandese della commissione Osce, capitò in uno sperduto villaggio di montagna che non aveva nessuna Piazzetta, né faraglioni; spaventato arrivò al seggio in tuta mimetica e berrettino da marine, fece radunare tutti i bambini del paesino e distribuì chili di caramelle; dopo due ore le operazioni di voto furono sospese perché centinaia di ragazzini, accorsi anche dai villaggi limitrofi, avevano circondato l'edificio e con un coro da stadio scandivano il nome del senatore-buana: "Ma-rio, Ma-rio, Ma-rio". Nell'agosto scorso D'Urso è ritornato per qualche giorno nel suo collegio turistico-elettorale (in compagnia di Suni Agnelli) e ha illustrato uno dei punti del suo prossimo programma politico: un film con panoramiche della Terra delle Sirene e di Jessica Rizzo: "Porn' a Surriento". Fino a oggi leggeva il Foglio.
Copyright Dagospia.com 30 Aprile 2003
Reportage di Umberto Pizzi
«Eh no, Fausto non c'è, fino al 15 giugno faccio la vedova bianca», ragguaglia Lella Bertinotti, sciarpa verde plissettata, quanti le chiedono dell'onorevole marito. Che prima di ripartire in comizio per Ravenna l'ha scortata per lo sterrato del Macchione, a Campagnano, 40 km di Cassia bis da Roma. Svolta segnalata da un cartone. C'è scritto: Mario D'Urso, più freccia.
Completa la rotta per gli invitati al party spiritual-agreste dell'ex senatore un suo manifesto elettorale (21 aprile 1996), tra le sterpaglie. Qualcuno s'è perso, tornando giù dal Santuario della Madonna del Sorbo dove ieri a mezzogiorno il cardinale Giovanni Battista Re ha celebrato messa all'ombra dei faggi «per gli spiriti affaticati e stanchi che qui possono trovare ristoro».
D'Urso accoglie gli ospiti in giacca e pedule: Giulio Andreotti in cappotto, sottobraccio alla moglie Livia, i principi Sforza e Pia Ruspoli, Domenico Fisichella, Andrea Monorchio, Alberto Arbasino, Susanna Agnelli in camicetta rosa, il consigliere presidenziale Antonio Puri Purini, la marchesa Bona Frescobaldi, Marisela Federici, Carla Fendi. Sandra Carraro, in stivale con zeppa, ed Edoarda Crociani restano sugli scalini. Tra i banchi scodinzola il bassotto di casa D'Urso: Jas, apposta, come Gawronski.
Andate in pace: il cardinal Re, con bastone da montagna, guida il gruppo che taglia a piedi nei prati fino a villa D'Urso (appena venduta - a Isa Parodi, ndD) nel parco di Vejo, dove il tappetino del bagno ha il suo monogramma inciso sulla spugna. Andreotti invece sale in macchina citando il detto: «Chi ha i comodi e non se ne serve non trova confessore che l'assolve».
Il principe Carlo Giovanelli intanto gli racconta di quando a Napoli, il giorno che sono tornati i Savoia, è stato picchiato in testa con l'asta di una bandiera «e meno male che era di plastica». Lo consola il senatore a vita: «Però che onore, per lei, essere malmenato per il suo re».
Buffet in giardino: maccheroni, uova sode, pane e salame, mozzarella, porchetta. D'Urso versa un mestolo di tortellini per l'ambasciatore americano Mel Sembler in camicia a righe bianche, rosse e blu e scarpe coccodrillate, stesso tavolo dell'ex Reginald Bartolomew.
Sandra Verusio spizzica insalata. Si mettono al sole donna Vittoria, Giancarlo e Paolo Leone. Rombo di elicottero: scende dal cielo il petroliere Aldo Brachetti Peretti. Ruspoli bacia la mano di lady Bertinotti (a donna Assunta Almirante dedica pure l'inchino). Lui: «Suo marito è un gran signore, piace a tutti». Lei: «Meno che ai ds, principe, meno che ai ds».
Nota di Dagospia
La mejo battuta della scampagnata a Campagnano va attribuita al cardinale Giovan Battista Re. Duranta la messa nella chiesina della Madonna del Sorbo fa il suo canino ingresso jas, il quattrozampe di Marione D'Urso, nomignolato così per far dispetto a Jas Gavronski all'epoca delle guerricciole che si consumavano intorno alla figura dell'Avvocato. Quando il cardinale si accorge delle passeggiate di Jas tra i banchi e l'altare, sorride e osserva ammiccando alla devota bestiola: "Così nessuno potrà dire che in chiesa non entra nemmeno un cane.".
D'URSO MARIO.
Pietrangelo Buttafuoco per Il Foglio
Settebello. Ex comparsa cinematografica. Comparsa parlamentare. Dice sempre: "Oh, come mi sono divettito, oh, come mi sono divettito. Bellezza mia, bellezza mia!". Da giovane campicchiava sfruttando l'altezza e il fisico prestante, che gli consentivano di strappare qualche apparizione di pochi minuti a Cinecittà. Poi è diventato un avvocato italiano e un banchiere americano. Si vede e si sente spesso con un altro Avvocato: ha conquistato la sua fiducia più di trent'anni fa, ha investito i suoi soldi, ha copiato il suo rotacismo inimitabile. Senatore dell'Ulivo in quota diniana nel beato collegio che un tempo era stato di Silvio Gava: Castellammare di Stabia-Sorrento, più Capri. Chiamalo fesso, lui, si presenta come il "Senatore di Capri". Memorabile la sua campagna elettorale. Si spostava e dormiva a bordo del suo yacht personale, con sei camerieri a servizio (tre nordafricani, due pidiessini e uno di Rifondazione). Alla processione della Settimana Santa, stava per far inquadrare Lamberto Dini (pensa tu, bellezza mia, bellezza mia!) tra gli incappucciati. Fin qui, il suo tempo libero. Per il resto trascorre gran parte dell'anno a trastullarsi con il suo smoking di cerimoniere mondano. Ha organizzato e organizza feste memorabili per il generone europeo. L'ultima foto italiana di Diana viva ritraeva la principessa, due settimane prima del crash-tunnel di Parigi, proprio con il senatove Mavio d'Uvso (la "d" è rigorosamente e aristocraticamente minuscola). Eccentrico per vocazione e per raffinata goffaggine, ruzzola spesso in situazioni bizzarre. Nel 1997 fu uno degli osservatori europei alle elezioni albanesi. Fermato ai posti di blocco, tirò fuori un orsetto di pelouche minacciando il graduato: "Ti faccio movdere!". Per problemi di incomprensione con il presidente finlandese della commissione Osce, capitò in uno sperduto villaggio di montagna che non aveva nessuna Piazzetta, né faraglioni; spaventato arrivò al seggio in tuta mimetica e berrettino da marine, fece radunare tutti i bambini del paesino e distribuì chili di caramelle; dopo due ore le operazioni di voto furono sospese perché centinaia di ragazzini, accorsi anche dai villaggi limitrofi, avevano circondato l'edificio e con un coro da stadio scandivano il nome del senatore-buana: "Ma-rio, Ma-rio, Ma-rio". Nell'agosto scorso D'Urso è ritornato per qualche giorno nel suo collegio turistico-elettorale (in compagnia di Suni Agnelli) e ha illustrato uno dei punti del suo prossimo programma politico: un film con panoramiche della Terra delle Sirene e di Jessica Rizzo: "Porn' a Surriento". Fino a oggi leggeva il Foglio.
Copyright Dagospia.com 30 Aprile 2003