È UN LAVORO DURO, MA QUALCUNO LO DEVE FARE: TORNANO LE PROSTITUTE A BAGHDAD.
È così, il mestiere più antico del mondo, il primo a tornare in tempi di magra, fa di nuovo capolino nelle strade della capitale irachena. È una storia rilanciata dalla Reuters, che racconta della paradossale esistenza delle prostitute ai tempi di Saddam, detestate dai musulmani, sfruttate a lungo dai gerarchi, e poi, all'improvviso, sterminate con metodi di inaudita brutalità perché la loro presenza e la loro ricchezza si stava facendo troppo evidente.
Donne semispogliate e provocanti in un luogo dove spesso la femminilità è nascosta da veli che coprono dalla testa a piedi.
Fiorite nell'Iraq dell'embargo degli anni novanta, oggi le "donnacce" tornano, con maggiore visibilità: "sono dappertutto", dice un tassista, "le riconoscevo anche prima, ma adesso sono proprio evidenti, lo fanno molto più allo scoperto".
Anche i soldati americani se ne sono accorti, spesso uomini iracheni si avvicinano a loro per vendere merce, e tra i servizi offerti, il sesso non manca mai.
Ma il loro ritorno sulle strade di Baghdad non è privo di pericoli. Non sono più i Fedayn di Saddam a fare paura, ma nel caos che regna nella città irachena liberata si può morire per un pacchetto di sigarette come per una scopata.
Dagospia.com 30 Aprile 2003