LA CHAMPIONS DELLA CUCCAGNA - JUVE-MILAN, FINALE DA 100 MILIONI (TUTTO IL CALCIO EURO PER EURO)

Alessandro Rossi per "Economy"


Tranquilli. La notte di mercoledì 28 maggio, la Champions league, il più ambito trofeo del calcio europeo, prende la strada per l'Italia. La finale si gioca all'Old Trafford di Manchester, uno dei più fascinosi stadi del mondo. E mette di fronte la Juventus e il Milan. Quindi non si scappa: dopo otto anni la coppa torna in Italia (l'ultima vittoria italiana era della Juventus nel 1995-96). Ma soprattutto in Italia arrivano ben più di 100 milioni di euro, il ricavato dalle due squadre per il loro cammino nella competizione europea.

Champions league, un business da 514 milioni. La Champions league è una cornucopia. Innalzare la coppa che hanno tenuto in mano campioni come Figo o Beckham fa esplodere di gioia i tifosi e fa esultare i presidenti delle società: arrivare in finale e, meglio ancora, vincerla vale più di 50 milioni di euro, 100 miliardi di vecchie lire. Il tutto in una centrifuga di denaro in cui girano somme impressionanti, pagate in franchi svizzeri (la sede dell'Uefa è a Ginevra), secondo meccanismi che tengono conto di due aspetti principali: potenza televisiva delle società e risultati ottenuti sul campo.

Nella scorsa edizione della Champions league (dati Uefa/Deloitte & Touche), alle 32 squadre partecipanti al torneo di calcio più importante d'Europa sono andati complessivamente 768 milioni di franchi svizzeri (circa 514 milioni di euro, quasi 1.000 miliardi di vecchie lire).
Tutto questo denaro arriva da tre fonti principali: i diritti televisivi, gli incassi delle partite (60% all'Uefa, 40% alle società), più quattro grandi sponsor della manifestazione (Heineken, PlayStation Sony, Ford, Mastercard) che sborsano 5 milioni di euro ciascuno ogni anno.

La torta dei diritti televisivi, da sola, vale oltre 260 milioni di euro.
«Ma attenzione», ammonisce Antonio Marchesi, partner della Deloitte & Touche, dove è responsabile del settore Sport e leasure. «Se a vincere è una squadra italiana o una francese, incassa molto di più di una russa o di una polacca. O anche di una tedesca».
Tutto merito (o colpa) del cosiddetto market pool, un meccanismo che regola la spartizione dei diritti televisivi. È stato studiato dall'Uefa e prevede la retrocessione alle squadre di ogni Paese del 50% del ricavato dai diritti tivù provenienti da quella nazione suddividendoli, al termine dei primi due gironi eliminatori, tra le quattro squadre che meglio si sono comportate nel proprio campionato nazionale.

Prendiamo l'esempio dell'Italia: alla Juventus, prima classificata in campionato l'anno scorso, va il 40%; alla Roma, piazzatasi seconda il 30%; all'Inter e al Milan, arrivate rispettivamente terza e quarta, va il 15% ciascuna del ricavato dei diritti tivù.
L'altra metà dei diritti televisivi viene distribuita sempre tra le squadre di ogni Paese, basandosi sul calcolo delle partite giocate: incasserà di più chi supera il primo turno, ma non è indispensabile superare il secondo. Per aver diritto al market pool basta essere scesi in campo.
Il meccanismo penalizza le squadre «televisivamente» più povere e fa contare quelle «televisivamente» più ricche. Nella scorsa edizione della Champions league, alla Roma sono andati 19,8 milioni di euro di market pool, mentre il Real Madrid, vincitore della Coppa, ha incassato «solo» 14,4 milioni di euro.



Ma quanto sia spietato il meccanismo lo dimostrano ancora i dati relativi alla passata edizione della Champions dove si è assistito al paradosso del Bayer Leverkusen che arrivando secondo ha incassato 33,3 milioni di euro di cui 14,7 milioni di market pool, mentre il Nantes, squadra francese, uscito al termine della seconda fase ha incassato 29,4 milioni di euro complessivamente, ma ben 21,3 milioni di euro derivanti dalla spartizione dei diritti tivù: quasi 7 milioni di euro in più dei cugini tedeschi.

Addirittura il Nantes ha incassato più del Real Madrid, che ha alzato la coppa: gli spagnoli hanno portato a casa, complessivamente più di tutti, 36,5 milioni di euro, ma dalla spartizione dei diritti televisivi hanno ottenuto 14,4 milioni di euro, un filo sotto anche all'altra finalista Bayer Leverkusen. Il fanalino di coda degli incassi da market pool, l'anno scorso, è stato lo Spartak Mosca con poco più di 400 mila euro.

«Il meccanismo della spartizione dei diritti televisivi è senz'altro l'aspetto più importante della Champions league, macchina da soldi, ma non è certo l'unico», dice ancora Marchesi.
Premi, ogni vittoria frutta 680 mila euro. Per ogni partita disputata, dalla slot machine della Champions league fuoriesce infatti altro denaro: a fare la differenza della somma incassata dai club sono solo le vittorie, i pareggi, le sconfitte. La vittoria frutta alla società 680 mila euro, il pareggio 510 mila euro. Ma il cassiere non piange nemmeno quando «i ragazzi» escono mogi mogi: una sconfitta vale comunque 340 mila euro.

Con questo meccanismo le quattro semifinaliste hanno incassato complessivamente oltre 30 milioni di euro così suddivisi: 8,8 milioni di euro il Milan, 8,6 milioni la Juventus, 8,5 milioni l'Inter, 8,5 milioni il Real Madrid. Juve e Milan dovranno poi conteggiare il ricavato di una vittoria (o di una sconfitta): dipende dal risultato della finale.

A queste somme vanno aggiunti altri premi. Per la partecipazione alla prima fase di Champions, ogni squadra incassa 2 milioni di euro, più altri 2 milioni se approda alla seconda. E ancora: 2,7 milioni per i quarti di finale, a cui si aggiungono altri 3,4 milioni per chi passa alle semifinali. Per le due finaliste ci sono poi 4,1 milioni e un premio di 2,7 milioni di euro al vincitore del torneo.
Incassi, 10 milioni arrivano solo dai biglietti. C'è poi il flusso della biglietteria. Il primo derby ambrosiano di semifinale di Champions tra Milan e Inter ha fruttato 2,4 milioni di euro. Nella partita di ritorno l'incasso è salito ancora: 2,5 milioni. Dai tagliandi venduti ai tifosi, Inter e Milan quest'anno hanno ricavato (solo dalla Champions league) oltre 10 milioni di euro.

È andata anche meglio al cassiere della Juventus che per il match di ritorno a Torino con il Real Madrid ha contato banconote per la bellezza di 3,269 milioni di euro, polverizzando il precedente record di incassi che apparteneva a Juventus-Manchester, semifinale di Champions del 1999 con 2,833 milioni di euro.
Non è finita. A tutto bisogna aggiungere che, di solito, lo sponsor ufficiale paga un premio alla squadra vincitrice (alle volte anche a quelle arrivate fino alla semifinale) che si aggira tra i 5 e i 10 milioni di euro. Però escono subito dalle casse della società: servono per i premi dei giocatori che non si accontentano della gioia sportiva di aver vinto la Champions league. Dentro la coppa vogliono sentire il fruscio degli euro.


Dagospia.com 26 Maggio 2003