IL CORRIERE DEI FOLLI - OGGI DE BORTOLI LASCIA E ANNUNCIA IL SOSTEGNO A FOLLI (IN TILT LO SCIOPERO FNSI DEL 6 GIUGNO) - IL TESTO DELLE PROCEDURE SINDACALI PER IL NUOVO DIRETTORE.

Da Il Riformista (www.ilriformista.it)


Fino all'ultimo giorno corrierista nell'animo. Ferruccio de Bortoli lascerà oggi la direzione del primo giornale d'Italia con un gesto di conciliazione: un invito alla redazione a votare unanimamente il gradimento per Stefano Folli. Una decisione nemmeno sofferta, quella di de Bortoli, dettata dal desiderio di sgonfiare al più presto il caso-Corriere. L'ormai ex direttore terrà dunque un discorso di alto profilo. Certo, nel ricostruire le cause che hanno portato al suo avvicendamento, de Bortoli non eviterà di ricordare le pressioni politiche di cui è stato oggetto. Ma ricorderà anche che Folli è una scelta di continuità e non un cedimento a quelle pressioni. Perciò l'ex direttore chiederà ai giornalisti di sostenere il suo successore.

Ma c'è un altro dato che si è fatto strada nelle ultime ore: la scelta di de Bortoli è stata fatta propria anche dai malpancisti della prima ora, molti dei quali (Gian Antonio Stella in testa) sostennero con veemenza la necessità dello sciopero di venerdì scorso. Una sorpresa inaspettata, tanto più se si considera che su Folli si può realizzare così un gradimento vastissimo, superiore a quello ottenuto dai migliori direttori del dopoguerra. Che cosa è accaduto, dunque? Innanzitutto, a gran parte della redazione ha dato fastidio l'atteggiamento tenuto dal partito della polemica, esterno al Corriere, che ha enfatizzato il problema, disegnando un de Bortoli come uomo di una sola parte (la sinistra). Inoltre, la constatazione che - come dimostra lo sciopero di venerdì scorso - la redazione è vigile e autonoma. Un ulteriore elemento di tensione è stato creato dall'associazione del nome di Folli - che tutti al Corsera considerano un serio professionista - alle più disparate manovre affaristico-massoniche. Da qui la necessità, appunto, di spegnere i focolai di polemica e di tornare a fare il Corriere.

Ragionamenti, questi, abbastanza lontani dalle polemiche innestate con l'agitazione proclamata dalla Fnsi per venerdì prossimo. Uno sciopero che rischia di essere più disatteso di altri, e non solo dai giornali di centrodestra, se non altro perché coincide con l'ultimo giorno della campagna elettorale. Tanto è vero che si moltiplicano le spinte per un rinvio. Anche se rimandato, il problema rimarrebbe però inalterato: quante redazioni seguiranno le indicazioni del sindacato? Così poche da portare Serventi a una resa dei conti con i suoi oppositori interni? Edmondo Rho di Quarto Potere, ad esempio? O il sindacalista calabrese Carlo Parisi? E, ancora, Mariagrazia Molinari, di Stampa democratica, che ha addirittura chiesto le dimissioni del segretario? Minoranze rumorose di un sindacato che sembra aver perso appeal.

La forma e i tempi con i quali si è arrivati alla proclamazione dell'agitazione hanno lasciato più di un dubbio. Riguardo alla forma, c'è stata la scelta di non denunciare con un'unica piattaforma le (presunte) violazioni dell'autonomia del Corsera, la vicenda degli ispettori al Tg3 e la latitanza della Fieg rispetto al nuovo contratto nazionale.
Ma a lasciare perplessi, più di ogni altra cosa, è la tempistica. E con de Bortoli che annuncia il sostegno a Folli, il gioco degli equivoci Fnsi si complica ulteriormente. La gran parte delle assemblee di redazione si svolgeranno a partire da oggi pomeriggio. Compresa la redazione del Corsera, che deciderà soltanto a discorso ultimato se scioperare. E mentre la redazione centrale di Milano nicchia, quella di Roma sembra invece ampiamente convinta dell'inutilità dello sciopero. Ci potrebbe essere così un esito paradossale: uno sciopero per il Corriere disertato da gran parte della redazione del Corriere.


IL TESTO DELLE PROCEDURE SINDACALI PER IL NUOVO DIRETTORE
A cura di Dagospia

Milano, 30 maggio 2003

IL PARERE PREVENTIVO DEI GIORNALISTI SULLA NOMINA DEL DIRETTORE

In occasione delle dimissioni-licenziamento di Spadolini dalla direzione del «Corriere», i giornalisti ottennero il parere preventivo non vincolante sulla nomina dei direttori. Ecco qui di seguito l'accordo tra la proprietà e il Comitato di Redazione raggiunto il 10 marzo 1972.

Gli Editori, indipendentemente da ogni considerazione sulla vicenda in corso al «Corriere della Sera», consapevoli che il giornale è un servizio pubblico, riaffermano il loro pieno ed assoluto rispetto dei principi di libertà ed indipendenza dei giornalisti dell'azienda

Sono altrettanto convinti che le loro responsabilità imprenditoriali debbano essere validamente esercitate per garantire la sicurezza del posto di lavoro a tutti coloro che appartengono all'azienda.

L'esercizio di tali responsabilità comprende anche la nomina di coloro ai quali vengono attribuiti compiti direttivi.

Nel contempo ritengono giusto concordare con il Comitato di Redazione particolari intese che ribadiscano e garantiscano l'indipendenza e la libertà dei giornalisti.



In pratica quindi gli Editori, senza voler minimamente interferire nelle trattative nazionali sull'argomento, formulano le seguenti proposte:

1) Instaurare incontri periodici con il Comitato di Redazione per esaminare i fatti di maggiore rilevanza sotto l'aspetto redazionale;

2) Dare tempestiva informazione al Comitato di Redazione, nel caso di mutamenti nelle direzioni responsabili delle testate per consentire al corpo redazionale - attraverso il Comitato di Redazione - di esprimere un parere non vincolante.

3) In occasione del licenziamento di Gino Palumbo dalla direzione del Corriere d'Informazione nel gennaio 1975, fu precisato in una comunicazione richiesta dal sindacato ad Angelo Rizzoli, che questo accordo contempla anche il parere preventivo sulla revoca dell'incarico di direttore e sul licenziamento dei direttori.

PROCEDURA PREVISTA PER IL CAMBIAMENTO DEL DIRETTORE IN BASE AGLI ACCORDI E ALLE PRASSI RICHIAMATI E ACCETTATI DALL'EDITORE RIZZOLI DAVANTI AL PRETORE

L'editore convoca il Comitato di redazione dell'azienda e lo informa di avere intenzione di nominare il giornalista Tizio direttore della testata («Abbiamo fermato la nostra attenzione su ...»; «Sarebbe nostra intenzione nominare Tizio direttore di ...»). In questa sede il CDR chiede di conoscere i motivi formali e sostanziali del cambiamento della direzione.

Il Comitato di redazione indice un'assemblea generale di tutti i giornalisti dell'azienda per comunicare il nome del candidato alla direzione, le cause e le circostanze del cambiamento (Questa assemblea ha la funzione di aprire un dibattito sul significato che il cambiamento di direzione proposto assume per quanto riguarda la politica editoriale dell'azienda, di far emergere eventuali «impedimenti», ecc.).

Il CDR, se lo ritiene opportuno, incontra il candidato alla direzione (prima o dopo l'assemblea generale), ascolta il suo programma e gli chiede di impegnarsi a sottoscrivere tutti gli accordi che regolano i rapporti tra corpo redazionale e direttore (Il candidato firma gli atti «Mi impegno a sottoscrivere questo statuto nel caso di una mia nomina a direttore...»). In questa sede il CDR, se lo ritiene necessario, o se questa opportunità è emersa da precedenti assemblee, chiede al candidato di impegnarsi a sottoscrivere ulteriori garanzie.

Il CDR convoca l'assemblea della testata interessata al cambiamento di direzione. Il CDR valuta l'opportunità di invitare il candidato a presentarsi all'assemblea. In questa assemblea il CDR riferisce ai colleghi sugli incontri avuti con il candidato (dentro e fuori il giornale) sugli impegni che ha preso e sul programma proposto. L'assemblea può proporre modifiche e aggiornarsi.

A conclusione di questa (o queste) assemblee, il corpo redazionale della sola testata interessata vota a scrutinio segreto, su foglio bianco timbrato dal CDR, e senza diritto di delega. Per consentire il voto dei giornalisti lontani da Milano per sede di servizio (a parte le redazioni romane dove si costituisce un seggio) è permesso il voto telefonico nelle mani di un membro del CDR o di un delegato di settore (ogni rappresentante sindacale non può ricevere più di un voto). Lo spoglio è pubblico.

Dopo la votazione del corpo redazionale il CDR dell'azienda Corriere della Sera notifica il parere all'editore.

N.B.
a) Soltanto a conclusione di questa procedura l'editore può nominare il direttore. Ogni patto o contratto precedente non produce effetti giuridici.
b) Diversamente da quanto previsto nel contratto nazionale i lavoro, non esistono vincoli di tempo nell'accordo aziendale o nella prassi per il parere sulla nomina del direttore.


Dagospia.com 3 Giugno 2003