SGARBI & SGORBI - IN FUGA DA SE STESSO E DAI MAGISTRATI, CONDANNATO A RICANDIDARSI PER EVITARE LA GALERA, IL DESTINO CINICO E BARO DI UNA SCHEGGIA IMPAZZITA.
da Il Riformista (www.ilriformista.it )
Che fine ha fatto Sgarbi? Dov'è sepolto? Dove gli si può portare un fiore? Quando fu cacciato dal governo, come un martuscello qualsiasi, Vittorio aveva due possibilità di fronte a sé. Fare una fronda intelligente, esercitare una critica quanto mai necessaria con la parola e con il comportamento, tramutarsi se non in una scheggia impazzita in una variabile non incasellata del berlusconismo. Essere all'altezza del proprio talento, insomma. Oppure vivacchiare tra una tirata in parlamento, un riconoscimento di figlio, una foto su qualche rivista ad alta tiratura, una comparsata tv con gettone, una polemicuzza da quartiere.
La seconda strada. È evidente che, almeno finora, Sgarbi ha scelto la seconda strada. Con qualche ragione, certo. Tra le quali prevale la classica: primum vivere. Fuori dalla prigione, se possibile. Vittorio deve assolutamente essere ricandidato. Perduto quel che resta dell'immunità, rischia di finire dritto in galera. Con tutti quei giudici alle calcagna, ognuno dei quali non disdegnerebbe, oltre al quarto d'ora di notorietà, vendicare la categoria che per anni Sgarbi ha irriso e insultato da tutte le televisioni. È quindi evidente che non potrà mai tagliare completamente i ponti con Berlusconi, che dovrà sempre mantenere un angolino sotto l'ampio mantello protettivo da madonna trecentesca del presidente del Consiglio. Però, insomma, qualche lusso che non sia attaccare il solito Urbani, Sgarbi potrebbe continuare a concederselo.
Salotti. È ancora in tempo. Soprattutto, è ancora al bivio. Tra essere ricordato come cacciatore di signore attempate, giocoliere da salotto (catodico e non), erotomane distratto e inconsapevole dei moderni strumenti anticoncezionali, o invece come un futurista postlitteram, un anarchico imprendibile, un decadente letterario, un esteta impenitente. Dipende da lui. E dipende anche dalla risoluzione di un'altra fondamentale questione. Sgarbi è buono o cattivo? Finora sappiamo soltanto che gli piace apparire malvagio. Spiacere è il suo piacere. Ama essere odiato. Ha tradito amici, cause, idee. Mai le convenienze. Ha conservato il gusto di stupire i borghesi, naturalmente, dicono i suoi nemici, dopo aver firmato generose autentiche delle loro collezioni. Resta uno dei personaggi più popolari d'Italia.
L'amico. Le donne e le ragazze lo inseguono, ad apparente conferma dei vecchi luoghi comuni maschilisti secondo cui le donne desiderano (in)consciamente essere sottomesse (nessuno infatti le disprezza più di Sgarbi). Ma cosa farà Vittorio di questo potere sulle anime? Lo impiegherà per migliorare, se non il paese, se stesso? O continuerà a dissiparlo in piccoli conformismi, in cattiverie meschine, in polemiche astiose? E, ultimo ma non da ultimo: tornerà amico di Alain Elkann?
Dagospia.com 23 Agosto 2003
Che fine ha fatto Sgarbi? Dov'è sepolto? Dove gli si può portare un fiore? Quando fu cacciato dal governo, come un martuscello qualsiasi, Vittorio aveva due possibilità di fronte a sé. Fare una fronda intelligente, esercitare una critica quanto mai necessaria con la parola e con il comportamento, tramutarsi se non in una scheggia impazzita in una variabile non incasellata del berlusconismo. Essere all'altezza del proprio talento, insomma. Oppure vivacchiare tra una tirata in parlamento, un riconoscimento di figlio, una foto su qualche rivista ad alta tiratura, una comparsata tv con gettone, una polemicuzza da quartiere.
La seconda strada. È evidente che, almeno finora, Sgarbi ha scelto la seconda strada. Con qualche ragione, certo. Tra le quali prevale la classica: primum vivere. Fuori dalla prigione, se possibile. Vittorio deve assolutamente essere ricandidato. Perduto quel che resta dell'immunità, rischia di finire dritto in galera. Con tutti quei giudici alle calcagna, ognuno dei quali non disdegnerebbe, oltre al quarto d'ora di notorietà, vendicare la categoria che per anni Sgarbi ha irriso e insultato da tutte le televisioni. È quindi evidente che non potrà mai tagliare completamente i ponti con Berlusconi, che dovrà sempre mantenere un angolino sotto l'ampio mantello protettivo da madonna trecentesca del presidente del Consiglio. Però, insomma, qualche lusso che non sia attaccare il solito Urbani, Sgarbi potrebbe continuare a concederselo.
Salotti. È ancora in tempo. Soprattutto, è ancora al bivio. Tra essere ricordato come cacciatore di signore attempate, giocoliere da salotto (catodico e non), erotomane distratto e inconsapevole dei moderni strumenti anticoncezionali, o invece come un futurista postlitteram, un anarchico imprendibile, un decadente letterario, un esteta impenitente. Dipende da lui. E dipende anche dalla risoluzione di un'altra fondamentale questione. Sgarbi è buono o cattivo? Finora sappiamo soltanto che gli piace apparire malvagio. Spiacere è il suo piacere. Ama essere odiato. Ha tradito amici, cause, idee. Mai le convenienze. Ha conservato il gusto di stupire i borghesi, naturalmente, dicono i suoi nemici, dopo aver firmato generose autentiche delle loro collezioni. Resta uno dei personaggi più popolari d'Italia.
L'amico. Le donne e le ragazze lo inseguono, ad apparente conferma dei vecchi luoghi comuni maschilisti secondo cui le donne desiderano (in)consciamente essere sottomesse (nessuno infatti le disprezza più di Sgarbi). Ma cosa farà Vittorio di questo potere sulle anime? Lo impiegherà per migliorare, se non il paese, se stesso? O continuerà a dissiparlo in piccoli conformismi, in cattiverie meschine, in polemiche astiose? E, ultimo ma non da ultimo: tornerà amico di Alain Elkann?
Dagospia.com 23 Agosto 2003